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    Frank Zappa e Chester Thompson – Inca Roads

    Inca Roads: trascrizione di Chester Thompson per Frank Zappa

    Chester Thompson è di Baltimora come Frank. È il terzo afroamericano del gruppo, insieme a Nappy e George. È uno studioso e un tecnico immerso nella tradizione del jazz rock.

    Dichiarazioni di Chester Thompson estratte da Percussioni, gennaio 1994
    “Quando ero con Zappa, un giorno io e Ralph Humphrey andammo alle prove e trovammo sul palco questi due doppi kit della Octaplus. A quel punto, o ti sedevi li dietro con un’aria scema oppure imparavi ad usare quella roba. All’inizio fu una cosa un po’ opprimente: non è il genere di cose di cui vado pazzo. Se non ti applichi molto regolarmente non hai scampo. Dopo l’esperienza con Zappa passai direttamente al Weather Report, dove nessuno ti dà alcuna indicazione: o sei adatto a quel gruppo oppure no. Oggi guardo al periodo di quelle due esperienze in questo modo: con Zappa si imparava come leggere e suonare qualsiasi cosa, mentre col Weather Report si imparava a capire cosa bisognava omettere. Perciò spero di aver sviluppato tra questi due estremi un equilibrio nel sapere sempre quando suonare e quando no. Le cose che faccio adesso coi Genesis non richiedono tanti tempi dispari come con Frank. Le parti di batteria, la musica in generale non è altrettanto complicata ma il groove ha un’importanza incredibile: ci sono tempi dispari, ma la loro esecuzione è lasciata al proprio modo di sentire. Con Zappa anche il feeling era scritto, in un certo senso. Zappa era molto specifico riguardo a quel che si doveva suonare: e una volta che lo suonavi in maniera giusta, il feeling rimaneva quello”. (fonte: Drums and Drumming, estate 1987)

    “Chester Thompson: batterista decisamente solido e stimolante, uno stile totalmente diverso dagli altri ragazzi. È stato divertente suonare con Chester, soprattutto dopo che ha imparato a suonare i poliritmi, perché è entrato nella band fondamentalmente dal mondo dei boogaloo. Suonando assoli di chitarra con Chester il suo ritmo era così contagioso che le persone potevano davvero battere i piedi, indipendentemente da quello che stavi facendo con la chitarra. Il lato negativo era che con i poliritmi la sua batteria non si adattava perfettamente. Ho parlato con Chester, ho cercato di spiegargli in modo non tecnico come dovrebbero essere le cose in certi punti delle composizioni musicali, e lui si è grattato la testa e ha iniziato a modificare; penso si sia aperto apprendendo nuove idee. È stato fantastico anche viaggiare con lui. Un ragazzo divertente”.
    (Rhythm, luglio 1989)

    Chester Thompson, il tuo ex batterista, suonerà con i Genesis, sai?
    Sì. Chester Thompson è un musicista jazz. Mi chiedo cosa potrebbe fare con i Genesis. Immagino sia solo un lavoro…
    Ci sono sempre più band che mescolano rock, jazz, ecc.
    Sì, ma non credo che la maggior parte di questi mix sia molto felice. Immagina un magnaccia che va a un ballo in maschera e vuole vestirsi da coniglio. Prende una corazza del XVI secolo, sarebbe carino un boa, e – perché no? – un turbante in testa, occhiali alla Elton John. È un bel costume, ma non ha alcun senso. Ogni musica esiste secondo una realtà propria. Ma incollare un riff jazz su un ritmo rock non è un matrimonio, è solo un collage.
    Questa è la tua specialità, vero?
    Sì, ma io so che tipo di colla usare…
    (Rock & Folk, marzo 1977)