Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Edgar Varèse

  • In cerca di partiture di Varèse, FZ incontra Steve Vai…

    In cerca di partiture di Varèse, FZ incontra Steve Vai…

    Frank Zappa e Steve Vai

    Come hai avuto l’opportunità di suonare con Frank?
    Mentre ero alla Berklee, la cosa importante a scuola era: chi può suonare “The Black Page” di Zappa? Un paio di anni prima, quando avevo 15 anni, avevo avuto il numero di telefono di Frank da un mio amico e chiamavo Frank una volta all’anno – non volevo esagerare – ma non riuscivo mai a contattarlo. Un giorno l’ho chiamato da Berklee e lui ha risposto al telefono! Sapevo che stava cercando alcune delle partiture di Edgar Varése difficili da trovare. La biblioteca pubblica di Boston li aveva, quindi ho detto che li avrei fotocopiati e glieli avrei inviati. Gli ho anche detto che suonavo la chitarra e lui ha detto di mandargli una cassetta. Il pensiero di mandargli una cassetta sembrava folle, perché sentivo che non avrei mai avuto la possibilità di suonare con lui, sembrava completamente fuori dalla mia portata. Ma gli ho mandato una cassetta e gli è piaciuta molto! Ho anche inviato la mia trascrizione di “The Black Page” e le partiture di Varése, e lui mi ha rispedito una copia del suo grafico per “The Black Page”, oltre a questa enorme colonna sonora per un suo pezzo intitolato “Mo and Herb’s Vacation che alla fine si trasformò in “The Second Movement of the Theme from Sinister Footwear”. Non potevo crederci: ricevo un pacco pieno di tutta questa roba da Frank, inclusa una nota scritta a mano che diceva: “Mandami una registrazione di te che suoni ‘The Black Page’ il più velocemente possibile”. (Steve Vai)
    (Guitar World, febbraio 1999)

  • FZ realizza la profezia di Edgar Varèse

    FZ realizza la profezia di Edgar Varèse

    Frank Zappa e Edgar Varèse (fotomontaggio)

    “Sono sicuro che verrà un tempo in cui il compositore, dopo aver realizzato la sua partitura, la inserirà automaticamente in una macchina, che ne trasmetterà fedelmente il contenuto all’ascoltatore”
    (Edgard Varesè, New York Times, 06 Dicembre 1936)


    45 anni dopo, Frank scopre il Synclavier e realizza la profezia del suo mentore.
    “Il compositore può presentare la propria idea nella forma più pura, permettendo al pubblico di ascoltare la MUSICA invece dei problemi di ego di un gruppo di musicisti a cui non frega un cazzo della composizione”
    (Frank Zappa, Zappa L’Autobiografia, 1989)

  • Perché Frank Zappa era tanto attratto da Edgar Varése?

    Perché Frank Zappa era tanto attratto da Edgar Varése?

    L'attrazione di Frank Zappa per Edgar Varèse

    Frank Zappa viene definito uno dei più grandi geni musicali della seconda metà del secolo scorso. Perché?
    Questo saggio risponde tecnicamente alla domanda.
    Nonostante la sua natura istrionica, la sua ironia e le sue stranezze, Zappa ha composto musica ‘seria’, appartenente al mondo dell’Accademia.
    Frank è stato un musicista innovativo piuttosto che un rivoluzionario.
    Si può definire un neoclassicista, ha cercato la purezza dello stile, la proporzione dell’armonia. Il suo è un caos ordinato, una spontaneità controllata.
    Il saggio che linko di seguito risponde alla domanda “Perché Frank Zappa viene definito un genio della musica?” analizzando diversi aspetti della sua musica:
    – Melodia;
    – Armonia;
    – Tonalità;
    – Ritmo;
    – Trama;
    – Orchestrazione e forma.
    Frank Zappa è stato compositore, creatore, interprete, esecutore della sua musica.


    Perché Zappa era tanto attratto da Varése?
    La risposta comprende diversi aspetti:
    – Desiderio di estirpare i sentimenti privati ​​dall’arte e di raggiungere uno stile oggettivo;
    – Tentativo di evocare l’immaginario di una civiltà delle macchine;
    – Rifiuto dell’armonia tonale;
    – Interesse per il primitivismo attraverso la rivitalizzazione del ritmo e l’enfasi sugli strumenti percussivi;
    – Tentativo di riportare la musica alle sue fonti originarie e di plasmarla in forme architettoniche come puro suono.

    (“Frank Zappa and the Enterprise of Serious Contemporary Music” by Peter Kountz, Popular Music & Society, vol. 4 No. 1, 1975)
    Peter Kountz è associato a Roosevelt University

    https://www.afka.net/Articles/1975-00_Popular_Music_and_Society.htm?fbclid=IwY2xjawIjVExleHRuA2FlbQIxMAABHUfTGw_kCPKOhw1zO-xm4e8GOaYJ7xmHBAdCcajsfuhRcFx4F_yOzU2OTw_aem_UsWyyUUQoJCFUqlWUsJvtA

  • Nell’influenza di Varèse risiede la parte più vera di FZ

    Nell’influenza di Varèse risiede la parte più vera di FZ

    La grande influenza di Varèse nella musica di Frank Zappa

    Frank Zappa disse che “il jazz è musica per la disoccupazione” dopo aver fatto un tour jazz e aver visto Duke Ellington nel backstage mentre chiedeva al road manager un anticipo di dieci dollari. Certamente Frank non voleva far parte di quella scena musicale in difficoltà.
    La più grande influenza nella carriera di Zappa è stata la musica classica moderna, in particolare i compositori Stravinsky e Varèse. Quando ha ascoltato per la prima volta le registrazioni di “Ionization” e altre opere di Edgard Varèse, si è subito innamorato di questo strano stile di composizione, poteva relazionarsi con il tipo di mente che creava questi suoni. Questo lo ha portato a sperimentare con musiche e temi atonali, dissonanti, dodici solitari, discordanti.
    IONISATION (1929-31) fu uno dei primi lavori occidentali creati esclusivamente per percussioni. Zappa adorava questa prominenza percussiva; l’idea era nuova per lui. Questo particolare lavoro è stato uno dei migliori lavori di Varèse con cui fece la prima sperimentazione con le percussioni.
    AMERIQUES è stata la prima opera scritta a New York di Varèse dopo essersi trasferito negli Stati Uniti. Era un pezzo orchestrale che conteneva tracce di Debussy, Schoenberg e Stravinsky ed era importante per le persone in questi circoli musicali in quanto conteneva enormi ondate di energia che si riversavano in frasi più morbide e gentili. Di grande importanza, tuttavia, era il nuovo stile di scrittura percussiva nella musica; la nuova massa di percussioni dava mezzi alla potenza, impeti brutali e una base dinamica e ritmica per i suoni di fiati e ottoni che amava così tanto.
    Zappa venne fortemente influenzato dalle opere di Varèse. Lo si nota anche al di fuori delle sue stesse composizioni classiche. Ad esempio, alcuni dei suoi principali marchi musicali sono l’uso di battute extra di musica per provocare il caos in un ritmo altrimenti gestibile, linee melodiche molto veloci e spesso non melodiche utilizzando lo strumento più inaspettato. Questi elementi della musica rock di Zappa sono spesso pensati come comparse musicali umoristiche anche se, in realtà, dopo aver studiato la sua influenza, è probabile che in questi pezzi risieda la maggior parte della sua sincerità.
    (Sun Zoom Spark, gennaio 1994) 

  • Se a 15 anni FZ avesse avuto 2 interurbane a disposizione…

    Se a 15 anni FZ avesse avuto 2 interurbane a disposizione…

    Frank Zappa

    Se a 15 anni Frank Zappa avesse avuto due interurbane a disposizione, avrebbe potuto telefonare (oltre che a Varèse) anche a Marcel Duchamp per farsi confermare quel suo aureo proverbio: “Nessuna associazione è vietata”.
    Fu quello il filo conduttore della sua arte. Zappa era assolutamente horizontal nell’idea di musica, nemico giurato delle gerarchie: alto e basso, serio e frivolo, colto e pop. Era absolutely free.
    (Musica Jazz, dicembre 2020)

  • Una passione comune di Zappa & Varèse: l’alchimia

    Una passione comune di Zappa & Varèse: l’alchimia

    Zappa e Varèse, stessa passione per l'alchimia

    Con il titolo “Arcana” Edgar Varèse allude all’alchimista e filosofo Paracelso, che nel 1500 esplorava i poteri curativi della natura, cercava la conoscenza universale e credeva che le stelle potessero aiutare a comprendere la guarigione umana.
    Un punto in comune con Frank Zappa: l’alchimia.

  • Frank Zappa: la composizione come un oggetto mobile di Calder

    Frank Zappa: la composizione come un oggetto mobile di Calder

    Le composizioni di Frank Zappa come un oggetto mobile di Calder

    Per le mie composizioni adotto un sistema di pesi e misure, equilibri, tensioni e rilasci, simile per molti aspetti all’estetica di Varèse. Le analogie sono più comprensibili se paragoniamo gli stili ad un oggetto mobile di Calder: una roba come-diavolo-la-volete-chiamare, variopinta a penzoloni nel vuoto con grosse gocce di metallo collegate a pezzi di filo elettrico, ingegnosamente in equilibrio con piccoli chicchi di metallo infossati all’altra estremità. Varèse conosceva Calder ed era affascinato dalle sue creazioni. Nel mio caso, quindi, dichiaro che una massa consistente di qualsiasi materiale ne bilancerà una più piccola e densa di qualsiasi materiale, secondo la lunghezza dell’oggetto sul quale oscilla e del punto d’equilibrio scelto per facilitare questa oscillazione”. (The Real Frank Zappa Book).

    Oggetto mobile di Calder

    Questo estratto della biografia è così interessante che valeva la pena di metterlo per intero. Il paragone della composizione con una macchina (un whatchamacallit multicolore che penzola nello spazio), le cui componenti sono in equilibrio grazie a un ingegnoso artificio rivela molto della tecnica compositiva Zappiana. Interessante anche il fatto che la macchina in questione è completamente inutile: Calder le intendeva come sculture, opere d’arte. Un equilibrio del quale bisogna godere per il semplice fatto che c’è ed è appeso al vuoto.

    Zappa aveva un grande talento nel costruire intricate progressioni melodiche scopertamente dissonanti (Little Umbrellas, Streectly Genteel) e nel creare unità ritmico-melodiche solide solo per scuoterle, deformarle, farle collassare (The Grand Wazoo).

    La cura nell’arrangiamento è maniacale, i brani cercano sempre di superarsi in continui guizzi e artifici; insomma, una musica che nella sua godibilità e apparente leggerezza, è estremamente complicata. Ma non basta: una volta che abbiamo la nostra composizione, ben pesata e bilanciata nelle sue parti, viene il processo che Frank chiama “mettere le sopracciglia”: in sostanza, dare una caratterizzazione al pezzo, fare sì che esprima un atteggiamento, una direzione emotiva ben precisa.

    Per dare caratterizzazione al pezzo, Zappa dispiega tutti i suoi strumenti: i “moduli”, una scelta maniacale di timbri, strumenti e onomatopee presi dalla “grande enciclopedia dei suoni”; in studio, tecniche di registrazione e montaggio innovative e ingegnose; in sala prove, riflessioni su uno spunto, una qualunque direzione possibile, a volte anche solo un errore, per esplorare tutte le possibili strade da percorrere per dare un senso a una melodia (“Ogni stecca ripetuta due volta è l’inizio di un arrangiamento”).

    (Filippo Marani Tassinari)

  • Frank Zappa & Edgar Varèse – Nona parte

    Frank Zappa & Edgar Varèse – Nona parte

    Mix The Return Of The Son Of Monster Magnet (remastered, Freak Out 1966) + Ionisation di Edgar Varèse (New York Philharmonic)

    Foto di copertina (immagine di Frank Zappa) di Salvador Luna (Lunatico)

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    “Just give me some stuff and I’ll organize it for you. That’s what I do”. Più della citazione relativa al “present-day composer”, è questo l’aforisma che forse meglio rivela in Zappa un prosecutore della lezione di Edgar Varèse.
    “In Europa – scriveva nel 1922 il compositore francese emigrato negli Stati Uniti – non ho trovato nulla che si possa definire come una tendenza assolutamente nuova in campo compositivo, se si escludono le sperimentazioni che partono dallo stile sincopato del jazz americano. Sono convinto che in questo dopoguerra stia costituendosi una cultura nuova e che in America essa si manifesterà nella forma di un rinascimento musicale”.
    Zappa è varèsiano innanzitutto per una concezione musicale che apre un credito generalizzato a qualsiasi oggetto o linguaggio capace di entrare in un contesto sonoro organizzato: “Qualsiasi cosa suonava bene per me, per qualsiasi ragione, fosse qualche dissonanza fragorosa oppure una bella canzone con cambi di accordi e un ritmo regolare in sottofondo”. “Datemi qualunque cosa e ve la organizzerò” è la dichiarazione di chi ha assimilato la nozione di “suono organizzato” così cara a Varèse.
    Tuttavia, più che nelle pagine per orchestra dove l’omaggio a Varèse è più palese e prevedibile, è forse più interessante stabilire se e in che misura tracce di una prassi o di una mentalità prossime all’avanguardia e alla sperimentazione colta siano operanti sul terreno specifico della musica concepita da Zappa per rock band. Se, indipendentemente da Varèse, siano presenti cioè un tipo di scrittura musicale, un’elaborazione formale e dei materiali o, più in generale, procedure operative di derivazione colta che consentano di definire i termini del pensiero compositivo di Zappa.
    Fin dall’inizio, a suggerire con forza l’idea che questo interrogativo sia poco più di una domanda retorica basterebbero due brani come Help I’m a Rock e, soprattutto, The Return of the Son of Monster Magnet, ossia i due titoli conclusivi di Freak Out!. Il rumorismo diffuso, lo scatenamento orgiastico fra allucinazione freudiana e animalesco-metropolitano, i continui cambi di tempo e soprattutto la complessità poliritmica della trama (ottenuta sovrapponendo alla percussione ossessiva un folto reticolo anch’esso ritmicamente connotato e formato da materiali elettronici, voci denaturate e altro ancora) rivelano un radicalismo linguistico e una complessità strutturale che si lasciano indietro di molto tutto ciò che fino ad allora era apparso nell’orizzonte della musica rock. Nel giro di neppure tre anni, attraverso brani come Brown Shoes Don’t Make It, Mother People, Oh No, The Chrome Plated Megaphone of Destiny fino alla summa rappresentata dall’album Uncle Meat, Zappa opera una sostanziale e irreversibile compenetrazione fra l’idioma rock e il lessico della sperimentazione di area colta, spingendola fino al punto di rendere impossibile il tracciare una linea di demarcazione fra il rock e l’altro. Un rock – se tale ancora si può definire – che dal punto di vista armonico, formale, coloristico e, soprattutto, ritmico, ingloba influssi musicali di tutt’altra provenienza. Varèse, certo, per la prominenza della componente ritmica, Stravinskij con i suoi costrutti poliritmici e politonali. Ma presenze altrettanto forti sono il disinibito collagismo di Ives, Schaeffer e la musica concreta ed elettronica, George Antheil con il suo macchinismo percussivo e l’apoteosi della marimba. Infine Nancarrow, solitario e appartato compagno di un viaggio ideale alla ricerca di un universo ritmico che sfocia nell’utopia.
    (estratto dall’articolo “Frank Zappa: rock come prassi compositiva” di Giordano Montecchi)

    La musica di Varèse enfatizza il timbro e il ritmo: ha coniato il termine di “suono organizzato” riguardo alla sua estetica musicale. Varèse considerava il suono ‘materia vivente’ e lo spazio musicale ‘aperto piuttosto che limitato’. Concepì gli elementi della sua musica in termini di “masse sonore”, paragonando la loro organizzazione al fenomeno naturale della cristallizzazione. Varèse pensava che “per le orecchie ostinatamente condizionate, tutto ciò che è nuovo nella musica è sempre stato chiamato rumore” e pone la domanda: “che cos’è la musica se non rumori organizzati?”.
    L’uso da parte di Varèse di nuovi strumenti e risorse elettroniche lo portarono ad essere conosciuto come il “padre della musica elettronica”. Henry Miller lo definì “Il colosso stratosferico del suono”.

  • Frank Zappa & Edgar Varèse: Ottava parte

    Frank Zappa & Edgar Varèse: Ottava parte

    FZ dirige Edgar Varèse: Ionisation & Intégrales (9 febbraio 1983)

    Zappa si prepara a dirigere, il 9 febbraio 1983, San Francisco Contemporary Music Players (ndr: uno degli ensemble più attivi negli USA dedicati alla musica contemporanea) alla War Memorial Opera House in due opere di Edgar Varèse (“Ionisation” e “Intégrales”), il suo idolo adolescenziale.
    Il programma, una celebrazione del centenario della nascita di Varèse e del compositore viennese Anton Webern, vedrà anche il cofondatore di Contemporary Music Players, Jean-Louis LeRoux, dirigere le selezioni Webern e brani aggiuntivi di Varèse.
    Questa non è la prima volta che Zappa dirige un ensemble da camera classica, ma sarà la prima volta che dirige musica di qualcun altro.
    Frank Zappa aveva 15 anni quando scoprì Varèse, prima in un riferimento denigratorio sulla rivista Look e poi in un album graffiante e usato, The Complete Works of Edgard Varèse, Volume One.
    “Per quattro anni quello è stato l’unico LP che ho posseduto” ha detto Zappa “Lo ascoltavo tutti i giorni e mi sembrava molto normale e naturale”.
    A chi pensa che bisogna avere un orecchio allenato ed una comprensione raffinata per apprezzare Varèse Zappa risponde: “Quando l’ho ricevuto ero un ragazzo di 15 anni senza alcuna educazione musicale. L’ho sentito e ho detto ‘Sì, è del tutto corretto’. Lo amavo. … Sono passato direttamente da Howlin’ Wolf a Edgard Varèse senza alcun problema, a livello animale, credo”.
    “La questione di scrivere un brano musicale” ha spiegato Frank “consiste in questo: hai un pezzo di carta bianco e devi decidere quali punti mettere prima di trasformarli in onde sonore. Le soluzioni di Varèse mi sembrano molto più razionali di altre soluzioni offerte da altre persone nel corso degli anni”.
    “Tutte le norme musicali che insegnano agli studenti a scuola sono, in realtà, raccolte delle varie abitudini di tutti i compositori del passato. I libri di armonia e di contrappunto non contengono regole scolpite in una tavoletta di pietra su una montagna da qualche parte. Sono raccolte di modelli e stili abituali di varie persone. E sembra che Varèse abbia guardato tutto questo e abbia detto ‘Questo non fa per me’: così, ha escogitato un altro modo di fare le cose e mi piace quell’atteggiamento. Molti dei cosiddetti compositori classici non mi trasmettono emozioni perché non c’è mistero in quello che fanno. È musica da formula. Solo perché la roba classica è stata scritta da persone morte non necessariamente la rende musica di qualità”.
    “E’ così fottutamente difficile convincere qualcuno a suonare un’opera innovativa. I ragazzi della London Symphony Orchestra non l’avrebbero suonata se non avessi finanziato io stesso il progetto”.
    “Allora come faranno queste persone a suonare qualcosa di nuovo? O perché dovrebbero quando possono continuare con questa fottuta truffa per secoli perché il pubblico americano non conoscerà mai la differenza? Gli americani si considerano molto moderni, desiderosi di proiettarsi verso il futuro ma non lo sono, ne sono terrorizzati. Artisticamente, questa è forse la nazione più schifosa della Terra. Le persone non proveranno mai nulla perché tutto il loro gusto è già deciso da persone più stupide di loro, con una visione ristretta”.
    “Il problema di base è un problema di salute mentale. Ciò che tiene isolato l’artista è la cattiva salute mentale delle persone che consumano l’arte. Una persona che non fa arte non può concepire come si possa fare arte. È spaventoso per loro e per tutto ciò che è rafforzato dalla TV e dai film. Ogni volta che viene mostrato un artista, è sempre dipinto come una specie di pazzo squilibrato, come se fosse affetto da malattia creativa”.
    “Questo concerto non farà cambiare idea a nessuno e rassicuro i miei fans: non abbandonerò il rock and roll perverso ed esotico prodotto finora perché devo guadagnarmi da vivere e, di certo, non posso farlo dirigendo o registrando un’orchestra con la London Symphony Orchestra. Non c’è modo. Questa è l’America…”.
    (Bay Guardian, 2 febbraio 1983)

    In occasione di un concerto di beneficenza per la celebrazione del doppio centenario Varèse-Webern, il 9 febbraio 1983 Frank Zappa ha diretto Edgar Varèse scegliendo, tra le varie opere del grande compositore francese naturalizzato statunitense, Ionisation e Integrales. Il concerto si è svolto a San Francisco (Contemporary Music Players, al War Memorial Opera House) con Grace Slick come maestra di cerimonia. E’ stato organizzato da Jean-Louis LeRoux il quale ha proposto a Zappa di condividere la direzione (“tu dirigi Varèse, io mi occupo di Webern”).
    FZ ha aperto il concerto dirigendo Ionisation (scritta per 13 percussionisti e 37 strumenti) e l’ha concluso con Intégrales (opera composta per fiati, ottoni e percussioni).
    “Quei musicisti di San Francisco erano molto bravi – ha ricordato Zappa – E’ un peccato che il concerto non sia stato registrato, il tono era buono, il ritmo era buono. E’ stato un piacere dirigerli”.
    (Mother People 33-1986)

  • Frank Zappa: 1979 KPFK-FM LA CA interview Varese, Freak Out, R & B, musical influences

    Frank Zappa: 1979 KPFK-FM LA CA interview Varese, Freak Out, R & B, musical influences

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