
“Che lezioni ho imparato da FZ? Forse nessuna perché quello che ho imparato lo sapevo già, ma lui lo ha formalizzato e l’ha reso bello. Mi spiego. Io studio ecologia ed evoluzione. La scienza usa un approccio riduzionistico allo studio di quello che “c’è là fuori”: prende una situazione complessa e ne riduce la complessità analizzando separatamente le sue componenti. Raramente, poi, cerca di rimettere tutto assieme. E così la scienza frammenta la realtà e l’affronta da tanti punti di vista. Ogni punto di vista è uno strumento e produce un ‘suono’. Col ‘riduzionismo’, gli strumenti suonano separatamente il loro spartito. Se messi assieme, spesso suonano come le orchestre, all’inizio della rappresentazione, quando ognuno va per conto suo, per accordare gli strumenti.
Quando ha fatto suonare la London Symphony Orchestra, FZ ha messo un microfono sotto la sedia di ogni strumentista e, con tecnologia digitale, li ha registrati praticamente uno per uno. Poi, li ha messi assieme in modo che si sentisse una sola nota. Una meganota, fatta dalla somma delle note che ogni strumento stava suonando. Il tutto è più della somma delle parti. Da quella integrazione, viene fuori la bellezza. Andatela a cercare.
Forte di questa lezione, cerco di fare la stessa cosa nel mio lavoro. Voi lo dovete fare nel vostro, qualunque esso sia. Se riuscite a ‘vedere’ e a ‘sentire’ questo, allora la musica di FZ è la colonna sonora della vostra vita. Se non lo è… mi spiace per voi”.
(Ferdinando Boero, Rolling Stone dicembre 2013)
Sentire il tutto era uno dei doni che rendevano unico Frank Zappa.