Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Frank Zappa

  • Frank Zappa & Pornography: quotes, censorship

    Frank Zappa & Pornography: quotes, censorship

    Porn Wars (dall’album The Mothers of Prevention, 1985)
    Porn Wars (estratti dall’udienza del Senato – USA Cable Network, 1985)

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    “La pornografia è un mezzo utilizzato per eccitare qualcuno con un problema sessuale, progettato per ‘eccitare’. La volgarità è un linguaggio offensivo per chiunque sia sensibile a quel tipo di linguaggio e si basa su norme culturali… Non c’è suono che puoi emettere con la bocca che possa farti andare all’inferno o che possa comportare una qualche responsabilità sociale”.
    (Frank Zappa, Manhattan Arts, novembre 1985)

    “Non credo nell’oscenità o nella pornografia come concetto. Sarebbe una buona idea per i dirigenti aiutare a spiegare alle persone che la parola —- su un disco non le ucciderà”.
    (Frank Zappa, Billboard, 10 maggio 1969)

    “Non credo che la pornografia esista. Se la pornografia non esiste, come può esserci nella mia musica?”
    (Frank Zappa)

    L’impegno di Frank Zappa nel difendere il diritto alla libertà di espressione andando contro la censura (in generale e, in particolare, nell’industria musicale) è noto a tutti i suoi fan.
    Il 19 settembre 1985, Frank Zappa si è battuto contro il PMRC, in un’audizione presso il Senato degli Stati Uniti d’America durata 5 ore. Un discorso memorabile con cui ha ricordato, in apertura, che il Primo Emendamento della Costituzione Americana difende la piena Libertà di Espressione.
    “Il Parents Music Resource Center (PMRC) ha in mente queste etichette: ‘X’ per testi di sesso o sessualmente espliciti, ‘P’ per volgarità, ‘DIN’ per droghe e alcol, ‘V’ per violenza e “O” per occulto. Cosa dovrebbe succedere se un venditore di dischi inavvertitamente vendesse un disco classificato O al piccolo Johnny? L’FBI dovrebbe inseguirlo con una pinzetta calda? Quello che chiedono è una violazione del Primo Emendamento”.
    (Frank Zappa, Metro Times, 11 settembre 1985)

    “Pensare di poter combattere la violenza sessuale e di altro tipo vietando la musica pop è stupido quanto prevenire la forfora mediante la decapitazione”. (Frank Zappa, Humo, dicembre 1993, cit.)

    Zappa crede con fervore che l’oscenità sia solitamente generata dall’ignoranza umana.
    “Direi che l’oscenità esiste per l’edificazione delle persone nella professione legale. Le persone nel business della politica e della religione perpetuano un mito del genere per ottenere il controllo di alcuni settori della coscienza umana. Al di fuori della guerra e di certi tipi di distrazione fisica, non esiste un atto osceno. Si manipola una parola. Di solito, la morte e la distruzione non sono considerate oscene, sono commerciali!”.
    “Posso vedere la pornografia sotto una luce diversa, quando la guardo in termini di fotografie radicalmente orientate o cose che puoi collocare in quella categoria progettata allo scopo di stimolare una sensazione erotica. La pornografia è qualcosa di progettato per stimolarti sessualmente. Per le persone che vengono stimolate da immagini o libri hot, svolge una funzione nella società quando non hanno un accesso immediato ai rapporti sessuali o se è difficile per loro trovarli. La pornografia ha una funzione per quelle persone e dovrebbe essere messa a loro disposizione. Perché coloro che sono disadattati sessualmente finiranno per farsi coinvolgere in cose come guerre, omicidi e simili a causa della repressione”.
    (New Musical Express, 5 febbraio 1972)

    Frank Zappa: “C’è una certa mentalità che presuppone che il sesso debba essere una cosa orribile. C’è una differenza tra la conoscenza del sesso e della pornografia ed il caso di adulti che abusano di bambini; crimini che hanno più a che fare con la violenza. Il governo di destra vede il sesso come una sensazione gratuita. Non può accettare che le persone abbiano troppe sensazioni perché questo le renderebbe felici. Il sesso è uno degli antidoti al fattore paura. Meno sesso c’è, più paura c’è; più paura c’è, più vendite e più produzione nazionale ci sono. Ma le persone hanno questa energia dentro, che devono liberare o attraverso il sesso o attraverso l’omicidio. Una nazione di destra preferirà una popolazione di assassini, contribuirà a creare una Grande Armata, mentre noi vogliamo una nazione che faccia l’amore”. (Apocrypha, 1988)

    “Se vuoi liberarti tutto quello che devi fare è toglierti i pantaloni e fare sesso. E’ l’unico modo per liberarti davvero. Bisogna pensare al sesso in modo naturale, per come è realmente: chi ti annuncia che il sesso è sporco non lo fa perché è davvero sporco, è solo un espediente per il controllo mentale governativo”.
    (Frank Zappa, Nuggets, aprile 1977)

    “Ho sempre parlato di sesso da quando ho iniziato a fare canzoni. Non c’è motivo per cui nessuno debba parlarne. Fingere che il sesso non esista è sciocco. (Frank Zappa, 1985).

    https://www.youtube.com/watch?v=kRzMr_ZYXrY&t=1306s

  • MUDRAS Joke – xenocronia Frank Zappa e Ravi Shankar xenochrony

    MUDRAS Joke – xenocronia Frank Zappa e Ravi Shankar xenochrony

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Ravi Shankar.

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    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    “Ero interessato allo Zen da molto tempo. E’ ciò che fortunatamente mi ha allontanato dall’essere cattolico. Ma penso che le religioni orientali siano meravigliose se vivi ovunque tranne che negli Stati Uniti. Il meglio che possono fare per te qui è darti una certa sensazione di calma, se riesci a praticare la meditazione e l’astinenza da solo, lontano da tutto ciò che sta accadendo. Il vero obiettivo della religione orientale, con l’esperienza mistica e tutto il resto, quegli obiettivi sono difficili se non impossibili da raggiungere in una società industriale. Penso che la maggior parte delle persone che affermano di aver fatto satori da qualche parte negli Stati Uniti oggi ti prenda in giro. Le persone tendono a identificarlo con una sorta di intelletto onnisciente. Cosa che non accade”.
    (Frank Zappa, East Village Other, 1-15 febbraio 1967)

    Bunk: “Hai bisogno di disciplina”
    Ian: “Vai e fai qualche esercizio di yoga”
    (dal brano “Progress”)

    Probabilmente, Frank Zappa ha sperimentato lo Zen per curiosità. Ha giocato sul palco con certi gesti che corrispondono a diversi mudra. Ne ho trovati diversi, tra le tante foto di archivio. Li avrà usati per creare un effetto scenico, per ‘entertainment’, per sperimentare. E’ tutto un gioco…

    Shuni Mudra
    Shuni Mudra (il sigillo della pazienza) è un gesto caratterizzato dal contatto della punta del pollice con quella del dito medio.
    Il pollice significa saggezza, mentre il medio rappresenta il coraggio di mantenere i propri impegni e le proprie responsabilità. Calma la mente.

    Chin Mudra
    La punta del pollice si unisce alla punta dell’indice allungando le altre dita.
    Chin Mudra simboleggia il collegamento della coscienza umana (l’indice) con il divino (il pollice).
    E’ un rimedio universale per migliorare gli stati di tensione e disordine mentale, per stimolare la memoria e la concentrazione.

    Apaan Mudra
    Il ‘saluto rock’ corrisponde all’Apaan Mudra, un gesto (o sigillo) yoga noto anche come Gesto dell’energia o Mudra della purificazione.
    Rappresenta la purificazione a livello fisico e spirituale. Sviluppa la creatività, calma la mente, libera dallo stress, aumenta energia e vigore, la fiducia in se stessi.

    Buddhi Mudra
    Il Buddhi Mudra (sigillo della chiarezza mentale) è caratterizzato dal contatto della punta del pollice con quella del mignolo. Il mignolo rappresenta l’acqua e la comunicazione, mentre il pollice rappresenta la natura divina e il fuoco. La loro unione significa comunicazione fluida e accesso alla propria conoscenza interiore.
    Questo sigillo apre e potenzia la mente, dona maggiore consapevolezza e concentrazione. Nella pratica tradizionale dello yoga, si ritiene che Buddhi Mudra consenta di sviluppare un’energia psichica intuitiva.

    Gyan Mudra
    Gyan Mudra è il gesto della conoscenza che aiuta a liberare la mente. Consiste nel rivolgere i palmi delle mani verso l’alto unendo il pollice con l’indice. Il pollice rappresenta la saggezza, l’indice la consapevolezza. Unendo queste due dita si raggiunge la completa conoscenza con il passaggio dall’oscurità alla luce.
    Può aiutare a risolvere problemi di concentrazione o insicurezza, a superare momenti di depressione, a calmare la mente, potenziare la memoria, prevenire stress e rabbia, favorire un senso di equilibrio.

    Kali Mudra
    Kali Mudra rappresenta il potere del coraggio che abbiamo nel combattere le difficoltà. Può essere usato per protezione, forza e potenza. Allontana stress ed emozioni negative, migliora il flusso di energia interno ed esterno, disintossica gli organi.

    Adi Mudra o Primo Gesto
    Adi Mudra è un potenziatore di energia e dell’umore. E’ un gesto della mano nello yoga che assomiglia a un pugno con il pollice infilato nel palmo della mano. Stringere il pugno può attivare alcune regioni del cervello. La mano destra può essere utilizzata per migliorare la memoria, quella sinistra per richiamare informazioni.
    Promuove quiete, stabilità ed equilibrio mentale.
    Migliora le capacità logiche del cervello ed il sistema nervoso, aumenta il flusso sanguigno al cervello facendo sentire più vigile e sveglio, stimola le ghiandole endocrine per una sana secrezione ormonale.

    Kidney Mudra
    L’anulare e il mignolo devono essere posizionati alla base del pollice, mentre il pollice sopra queste dita. Le altre due dita dovrebbero essere mantenute dritte.
    Il Kidney mudra calma la mente e distende il sistema nervoso migliorando l’umore.

    Chinmaya Mudra
    La chiave del gesto Chinmaya Mudra è la consapevolezza del respiro. Aumenta l’energia e la sicurezza in se stessi. Migliora la memoria, la concentrazione e la chiarezza mentale.

    Tarjani Mudra
    Il Tarjani Mudra è un gesto di ammonimento, di avvertimento. L’indice è disteso e allungato verso l’alto, mentre le altre dita sono chiuse a pugno.

    Il dito medio non corrisponde a nessun mudra. Peccato….

    Nota: “Progress?” è una sceneggiata sul contrasto tra conservatori e avanguardisti del rock.

  • HELP I’m in Loop: xenocronia Frank Zappa e Charles Ives – xenochrony

    HELP I’m in Loop: xenocronia Frank Zappa e Charles Ives – xenochrony

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Charles Ives.
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    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    “Help I’m a rock” è come un mantra e anche il loop lo è. Per “HELP I’m in Loop” non potevo che scegliere questo brano jazz in forma libera, acid rock e psichedelico in cui Zappa ha sovrapposto urla, richiami di papere, segnali acustici e chiacchiere aliene, canti tribali, un orgasmo femminile – il tutto al servizio del mantra “Aiuto, sono rock”.

    https://www.youtube.com/watch?v=hI5C4rnIJaU&t=354s

    Ho scelto Charles Ives per accompagnare questo mantra condito di assoli di Zappa sovraincisi.
    Charles Ives aveva almeno tre punti in comune con Zappa: la passione per le dissonanze, la passione per la sperimentazione e la forte influenza della musica folk e popolare che ascoltava da ragazzino. Suonava la batteria a 7 anni (più tardi, pianoforte e organo).
    Charles Ives ha esplorato la bitonalità, una tecnica musicale nel procedimento compositivo per cui tra due o più parti (o voci) in concerto, alcune seguono una tonalità e altre una diversa. Ha sperimentato anche i poliritmi (due o più ritmi contrastanti allo stesso tempo).
    Ives produsse, in un periodo incredibilmente breve di non più di 12 anni (1902-1914), centinaia di composizioni che non solo costituiscono gli unici parallelismi musicali con i nostri capolavori letterari del diciannovesimo secolo, ma che anticipano anche quasi ogni tecnica e sviluppo della pratica musicale del XX secolo: neoclassicismo, scrittura dodecafonica, serialismo, cluster tonali, armoniche quartali, struttura statica dell’altezza, “rumore”, contrappunti di masse sonore, composizione provvisoria e aperta, collage, citazioni, giustapposizioni stilistiche, contrasti di sfondo in primo piano, metodi aleatori, scelta di ensemble “speciali”, gruppi non sincronizzati, musica spaziale e uso di poliritmi, poliarmonie e politonalità. Era interessato alla multidimensionalità strutturale.
    Ives sapeva che nel mondo della Creazione la legge relativa alle forme era una legge di successione e di cambiamento continuo (“variazioni”): le forme erano immutabili e non successive (“vera musica”). Nelle sue composizioni, Ives ha tentato di presentare simultaneamente e quindi di riconciliare il Reale e il Trascendentale, la storia e il cosmo.
    Ha utilizzato trasposizioni, loop, metri multipli, musica trascendentale.

    Tra i pionieri del looping, negli anni Settanta, troviamo Frank Zappa, Jimi Hendrix, Beatles e Pink Floyd.
    Frank Zappa fu influenzato da Halim El-Dabh: utilizzò i tape loop per formare il suono unico della sua band, i Mothers of Invention. Il suono di Zappa era un mashup di vari generi, dalla musique concrete all’R&B, al jazz e al primo rock n’ roll, che combinava suoni di chitarra elettrica con frammenti di commenti politici e filmati di performance dal vivo. Ha usato il nastro non solo come formato di registrazione e come strumento pratico in studio, ma anche come strumento in sé. La sua musica è stata fonte di ispirazione per molti artisti di oggi, dai Kraftwerk ai Primus a Bobby Sanabria, abbracciando una vasta gamma di generi e stili musicali.
    Cos’è il looping?

    https://www.youtube.com/watch?v=iNFhXEnYiS4&t=84s

  • Frank Zappa, verbal and musical language: Did FZ believe in the power of the word or not?

    Frank Zappa, verbal and musical language: Did FZ believe in the power of the word or not?

    The Mud Shark (Live At Fillmore East, giugno 1971)

    “La gente non parla in 4/4 o 3/4, parla dappertutto. La mia chitarra tende a seguire la cadenza naturale del linguaggio parlato: per me, la cosa più difficile è suonare ‘dritto’, battere e levare”. (Frank Zappa)
    Questo interesse per la lingua parlata trapela spesso nella musica di Frank Zappa tanto nelle composizioni vocali quanto in quelle strumentali. Certe figurazioni ritmiche complesse fanno sospettare che siano in qualche modo ispirate alla scansione del linguaggio parlato, quasi alla ricerca di una natura ritmica alternativa o antagonistica alla misurazione metronomica. Anche The Black Page sembra non di rado assumere le movenze tipiche di un parlare fortemente concitato.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    “Una melodia è come un discorso: puoi dire una frase con una pausa qui, un’enfasi qui e assume un significato diverso. Un particolare gruppo di note non è solo una parola, è un intero concetto. Confrontalo con i caratteri cinesi”.
    (Frank Zappa, Journal Frankfurt n. 19, settembre 1992)

    “La gente non parla con un ritmo regolare. Nelle conversazioni ci sono pause, inflessioni, diversi tipi di accelerazioni e ritardi, quindi perché non si potrebbe suonare allo stesso modo? Se fai un assolo, in un certo senso ‘parli’ al pubblico, giusto?”.
    (Frank Zappa, Chitarre n. 73, aprile 1992)

    “Il linguaggio può comunicare certe cose ma, rispetto a ciò che puoi trasmettere con un paio di buone note, è piuttosto grezzo. Ci sono un paio di buone note da suonare con una chitarra impossibili da descrivere a parole, che trasmettono significati vasti, interi panorami di informazioni che proprio non puoi scrivere. Ti danno una reazione fisica istantanea. Ovunque colpiscano, vedrai i volti delle persone accartocciarsi e inizieranno a reagire direttamente. Ecco perché mi piace la musica molto più della lingua scritta”.
    (Record Review, aprile 1979)

    “Ho sempre odiato la poesia, mi fa venire i brividi. Drammi, sofferenze, mani sul petto a pugno chiuso, testa chinata, foglie che cadono dagli alberi, tutta quella merda la odio”.
    “Non mi piacciono i libri. Leggo molto raramente. Gli scrittori hanno a che fare con qualcosa che è quasi obsoleto (ma non lo sanno ancora) che è il linguaggio. Il linguaggio come sottoprodotto della crescita tecnologica della civiltà ha… beh, pensate a cosa è successo alla lingua inglese a causa dello slogan pubblicitario: i significati delle parole sono stati talmente corrotti che, da un punto di vista semantico, come si può trasmettere un’informazione accurata con questa lingua?
    “Penso che, idealmente, le parole dovrebbero essere usate solo a scopo di divertimento perché la parola pronunciata, il suono delle parole … mi divertono le differenze nei meccanismi di produzione del rumore delle persone. Riguardo alle informazioni comunicate con le parole, sarebbe meglio se le persone potessero comunicare telepaticamente”.
    (In Their Own Words, aprile 1975)

    “Zappa aveva introiettato fin da piccolo un atteggiamento tra il dada e il surreale nei confronti dell’espressione verbale, manipolabile fino a livelli allucinatori. In ogni concerto decideva the secret word (la parola segreta della serata). Quella parola costituiva un tormentone negli intercalari e negli interventi parlati della band, finiva per modificare anche i testi delle canzoni. La sua attenzione per il potere della parola era nata quando da bambino aveva trovato, in un vecchio libro, la teoria egizia della trasmigrazione dell’anima e della vita ultraterrena. Il Faraone, fin da piccolo, doveva imparare le parole-chiave che designavano ognuno dei luoghi che l’anima avrebbe dovuto attraversare dopo il trapasso: guai a sbagliare il nome! Ciò suscitò in lui la convinzione che la realtà fosse condizionata dalle parole e che ogni paradosso fosse affidato alla manipolazione del linguaggio.
    (Gianfranco Salvatore, Mangiare Musica giugno 1994)

    “Le parole sono interessanti, sono come sostanze chimiche. Le metti insieme con una certa composizione ad una certa temperatura e produrranno un determinato composto. Varialo anche leggermente e potresti ottenere un composto completamente diverso”.
    “Ogni volta che uso una parola, devo spiegare a chiunque debba cantarla come pronunciarla”.
    (Frank Zappa, The Dallas Times Herald, 19 ottobre 1975)

    Frank Zappa ha scelto di manipolare il linguaggio e i contenuti dei suoi testi a tal punto da creare una propria, talvolta difficilmente interpretabile, lingua.
    Il linguaggio zappiano sboccato e sfrontato, ironicissimo e irriguardoso è un meraviglioso esempio di come si possano creare gustosissimi neologismi mescolando slang nero a dialetti italiani, raffinati francesismi alle peggiori trivialità anglosassoni.
    (Giancarlo Trombetti, Sonora n. 4 – 1994)

  • Frank Zappa, The Black Page #1 & #2: improvisation mother of the composition?

    Frank Zappa, The Black Page #1 & #2: improvisation mother of the composition?

    The Black Page #1 (dall’album Lather, 1996)
    The Black Page #2 (dall’album You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 5, 1992)
    The Black Page #2 (Live Palladium, New York, 1981)
    The Black Page #2 (Live Zappa Plays Zappa con Steve Vai e Terry Bozzio, 2006)
    The Black Page (versione inedita 1981-82)

    The Black Page è come un gioco di specchi: musica scritta che, mentre simula l’improvvisazione, svela invece la sua natura di testo scritto. L’ascolto di The Black Page è un’esperienza che ha a che fare con l’impossibilità, una sensazione analoga a quella che suscitano certi momenti virtuosistici della musica indiana, quando due maestri improvvisano all’unisono sulle forme del raga e del tala o quando il percussionista, con assoluta precisione, scandisce a voce la sequenza dei colpi che poi eseguirà sui tablas.
    In The Black Page logica compositiva e logica improvvisativa alludono l’una all’altra in modo virtuale, simulato. Ma è una simulazione che rimanda a uno dei metodi compositivi forse più originali e suggestivi di Zappa, vale a dire l’utilizzare le registrazioni di brani improvvisati particolarmente riusciti come piattaforma su cui costruire una composizione. E’ difficile stabilire se e fino a che punto la scrittura di The Black Page sia eventualmente debitrice di qualche improvvisazione precedentemente registrata. Se così fosse la cosa non stupirebbe più di tanto. Ugualmente difficile è stabilire in che misura Zappa abbia fatto ricorso a questa tecnica compositiva e in quali brani essa abbia trovato applicazione. Secondo la testimonianza di David Ocker e anche secondo quanto afferma Ben Watson, “la dialettica di improvvisazione/trascrizione dal nastro/composizione è sempre stata uno dei metodi di Zappa”. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, alcuni degli assoli trascritti da Steve Vai, ritrascritti a loro volta per altri strumenti, e la stessa Black Page divennero materiali d’uso corrente su cui si esercitavano i componenti della band oppure vennero rielaborati in ulteriori composizioni. “Tutti all’epoca – ricorda Ocker – suonavano The Black Page e circolavano anche altri lavori del genere”. Sinister Footwear III, While You Were Art, Manx Need Women sono solo alcuni dei brani dove si rielabora un materiale nato dall’improvvisazione. Queste pagine ci documentano un rifiuto testimoniando l’incompatibilità del segno scritto con una materia la cui natura estemporanea e istintiva non accetta di farsi decifrare e misurare con uno strumento limitato quale è la scrittura musicale. Viene a galla quanto insegnano gli studiosi della comunicazione ovvero il fatto che la nostra epoca – l’epoca in cui il compositore rischia l’estinzione – ci mette di fronte al profondo gap esistente tra cultura del segno scritto e cultura dell’oralità. E’ in questa interzona che abita e lavora Frank Zappa ricercando i modi attraverso cui questi due universi possono interagire fra loro sul terreno musicale.
    Come partitura il Guitar Book è un fallimento o meglio l’emblema di una cultura musicale che annaspa impotente a dar conto di una realtà sonora altra, che sfugge alla sua capacità di lettura e di comprensione. In questa veste cartacea, Zappa sembra godere nel mettere in corto circuito le due polarità.
    (estratto dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    The Black Page” è stato scritto prima come un assolo di batteria, poi Frank ha usato quei ritmi per scrivere una melodia.
    (Guitar World, febbraio 1999)

    “The Black Page” di Frank Zappa è considerata la composizione più difficile per batteria e percussioni.
    Presenta ritmi più che complessi ed è rigida: segna esattamente quali pelli o piatti colpire non lasciando alcuna scelta al batterista.
    The Black Page include gruppi irregolari da brividi, spesso l’uno dopo l’altro (addirittura troviamo “undicimine” ovvero 11 note nella durata di un battito). Molti di questi gruppi irregolari si trovano all’interno di altri gruppi irregolari. Il termine inglese per definire questi gruppi è “nested tuplets”.
    La composizione prevede di dividere una battuta da quattro quarti in tre parti uguali, poi di prendere un terzo di battuta e di suddividerlo in cinque parti uguali.
    All’interno di questa composizione si trovano tutti i ritmi più difficili della musica occidentale: chi riesce a suonarla è un vero e proprio maestro del ritmo.
    Due maestri? Vinnie Colaiuta e Terry Bozzio.

    La “Pagina Nera” allude alla trascrizione su pentagramma della composizione: l’obiettivo di Frank Zappa era quello di tendere ad una complessità tale da riempire di nero (senza, del resto, riuscirci) l’intero spazio della scrittura.

    Nell’album dal vivo Zappa in New York, Zappa parla di “statistical density” (densità statistica) del brano The Black Page. Zappa intendeva descrivere la sua complessità ritmica con uso estensivo di gruppi irregolari molto elaborati, il tutto però incluso in una cornice “regolare” di un metro in 4/4.

  • Gas Maskerade – xenocronia Frank Zappa, John Cage – xenochrony

    Gas Maskerade – xenocronia Frank Zappa, John Cage – xenochrony

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e John Cage

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    La maggior parte dei ricordi del Maryland di Frank Zappa “sono collegati principalmente alla cattiva salute” ha detto. “Nei miei primi anni il mio migliore amico era un vaporizzatore con il muso che mi soffiava quel vapore in faccia. Stavo male tutto il tempo”.
    Oltre ad essere soggetto a forti raffreddori, Frank era asmatico, il che lo teneva molto in casa. La madre attribuisce a questo il fascino per la lettura sviluppato dal maggiore dei suoi quattro figli.
    “Per tutto il tempo che doveva stare a letto e riposare, avrebbe avuto tutti i suoi libri sul letto” ha detto.
    La lettura precoce e ampia, supportata poi dallo studio autonomo presso le biblioteche pubbliche, soddisfaceva la sua super curiosità.
    “Vivevamo in una casa fatta quasi di cartone. Erano duplex fatti di assicelle… roba davvero fragile. A quei tempi a Edgewood producevano gas mostarda e ogni membro della famiglia aveva una maschera antigas appesa nell’armadio nel caso in cui i serbatoi si fossero rotti. Quello era davvero il mio giocattolo principale in quel momento. Quello era il mio casco spaziale. Ho deciso di prendere un apriscatole e aprirlo. Questo gesto ha soddisfatto la mia curiosità scientifica ma ha reso inutile la maschera antigas. Mio padre era così sconvolto quando lo scoprì… Ero affascinato dal gas velenoso… dall’idea che si potesse creare una sostanza chimica, e poi tutto quello che dovevi fare era annusarlo e morire… Per anni al liceo, ogni volta che dovevamo studiare scienze, riferivo sempre ciò che sapevo sul gas velenoso”.
    (The Baltimore Sun Magazine, 12 ottobre 1986)

    Il padre di Frank Zappa lavorava all’Edgewood Arsenal Chemical Warfare Facility gestito dall’esercito USA. Quella struttura ospitava gas mostarda e molti sospettano che fosse stato anche un deposito di agenti di guerra batteriologica su cui gli Stati Uniti stavano lavorando.
    Il padre di Zappa portava a casa regolarmente attrezzature da laboratorio piene di mercurio dandole a Frank per giocare. Da bambino, Frank era spesso malato, soffriva di asma, mal d’orecchi, problemi ai seni paranasali trattati con la radioterapia che può contribuire allo sviluppo del cancro. Come il gas mostarda, il mercurio liquido è cancerogeno. Gli effetti a lungo termine dei test di Edgewood nel Maryland rimangono ancora poco chiari.
    Documenti declassificati mostrano che i test umani erano in corso nel sito già nel 1948 (Zappa aveva 7 anni all’epoca). I primi test conosciuti (che hanno coinvolto soggetti umani) si concentravano sulle formule per 3 nuovi gas nervini sviluppati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale (tabun, soman e gas sarin).
    Da un rapporto riservato intitolato “Guerra psicochimica: un nuovo concetto di guerra” prodotto nel 1949 da Luther Wilson Greene (direttore di Edgewood) si apprende che alcuni composti psicoattivi creerebbero gli stessi effetti collaterali mentali debilitanti di quelli prodotti dai gas nervini. Sono stati avviati esperimenti su 254 diverse sostanze chimiche tra cui LSD, derivati del THC, benzodiazepine e BZ. Circa 7mila militari statunitensi e 1.000 civili sono stati sottoposti ai test per quasi 30 anni. Si dice che fossero volontari ma le sostanze chimiche testate pare abbiano contaminato le acque sotterranee intorno alla base con effetti dannosi sui residenti locali (inclusi Frank Zappa e la sua famiglia).
    Nel settembre 1975, il programma di volontariato per la ricerca ‘medica’ fu interrotto. Il fondatore e direttore del programma, dott. Van Murray Sim, fu chiamato davanti al Congresso e rimproverato dai legislatori. E’ possibile che eventuali decessi siano stati opportunamente attribuiti ad altre cause, per esempio alcuni tipi di cancro.
    (estratto da un articolo di Justin Beckner del 22 gennaio 2023, Ultimate Guitar)

    Edgewood Arsenal è un centro di ricerca dell’esercito USA nel Maryland specializzato in armi chimiche fin dalla Prima Guerra Mondiale. Qui, negli anni ’50 e ’60, la CIA condusse il progetto MK-ULTRA, programma illegale e clandestino di esperimenti di controllo mentale sugli esseri umani.
    Oltre 7.000 soldati sono stati sottoposti ad ogni tipo di test, inclusi quelli per gli effetti dell’LSD.
    Lo scopo del progetto MK-ULTRA era individuare droghe e procedure che, insieme ad altre tecniche di tortura, spingevano le persone ‘trattate’ a confessare. Il programma mise in atto molte attività illegali: vennero usati come ‘cavie’ inconsapevoli anche cittadini statunitensi e canadesi.

    Bob Marshall: “Uno degli istituti coinvolti nel programma di controllo mentale MKULTRA della CIA, nel ’55, si chiamava Human Ecology Society. Usavano il termine “ecologia”, ma era ecologia “umana”, intesa in senso gestionale, non come inquinamento”.
    Frank Zappa: “Ingegneria umana”.
    (Intervista di Bob Marshall, 1988)

    Tuo padre si guadagnava da vivere lavorando con i gas velenosi. Ne capivi le implicazioni?

    “Sì. L’ho preso come un dato di fatto e basta. Nel posto dove vivevamo eravamo obbligati a tenere appese al muro delle maschere antigas, nel caso in cui i serbatoi si fossero rotti, perché erano letali. Ripensandoci, se quei serbatoi si fossero rotti quelle maschere antigas non ci avrebbero salvato.

    C’erano dei serbatoi di iprite vicino agli alloggiamenti dell’esercito dove vivevamo. Quella merda era proprio in fondo alla strada. All’ingresso avevamo un attaccapanni con la maschera di papà, la maschera di mamma e la maschera di Frank. Indossavo sempre la mia. Era il mio casco spaziale. C’era una lattina alla fine del tubo che conteneva il filtro, e mi domandavo sempre che cosa ci fosse lì dentro. Ho preso un apriscatole e l’ho aperta, per scoprire come funzionava. Mio padre si è arrabbiato molto quando l’ho aperta, perché l’ho rotta e lui avrebbe dovuto procurarmene un’altra, cosa che non ha mai fatto. Ero senza difese”.

    (Playboy, aprile 1993, intervista di David Sheff a Frank Zappa)

  • Frank Zappa & Looping: 2 Jams in Loop + Bonus

    Frank Zappa & Looping: 2 Jams in Loop + Bonus

    Loops / I am the Walrus – Illinois Enema Bandit (live Le Zenith, Parigi, 20 maggio 1988)
    Loops / Sofa (live Le Summum, Grenoble, 19 maggio 1988)

    Frank Zappa – chitarra solista, voce
    Mike Keneally – chitarra ritmica, sintetizzatore, voce
    Ike Willis – chitarra ritmica, voce
    Robert Martin – tastiere, voce
    Walt Fowler – tromba, flicorno, sintetizzatore
    Bruce Fowler – trombone
    Kurt McGettrick – sax baritono, sax basso, clarinetto contrabbasso
    Albert Wing – sax tenore
    Paul Carman – sax alto, sax soprano, sax baritono
    Ed Mann – vibrafono, marimba, percussioni elettroniche
    Scott Thunes – basso elettrico, Minimoog
    Chad Wackerman – batteria, percussioni elettroniche

    Tra i pionieri del looping, negli anni Settanta, troviamo Frank Zappa, Jimi Hendrix, Beatles e Pink Floyd.
    Frank Zappa fu influenzato da Halim El-Dabh: utilizzò i tape loop per formare il suono unico della sua band, i Mothers of Invention.
    Il suono di Zappa era un mashup di vari generi, dalla musique concrete all’R&B, al jazz e al primo rock n’ roll, che combinava suoni di chitarra elettrica con frammenti di commenti politici e filmati di performance dal vivo.
    Ha usato il nastro non solo come formato di registrazione e come strumento pratico in studio, ma anche come strumento in sé. La sua musica è stata fonte di ispirazione per molti artisti di oggi, dai Kraftwerk ai Primus a Bobby Sanabria, abbracciando una vasta gamma di generi e stili musicali.

    Cos’è il looping?
    La tecnica chiamata looping permette di riprodurre sempre lo stesso suono o la stessa parte di un brano.
    Tanto nella musica elettronica quanto nell’hip-hop o nel pop molti dei suoni e dei campioni più belli vengono usati per i loop.
    Per il looping, vengono utilizzati dispositivi looper, pedali o plugin.
    Il termine looping è nato con le macchine a nastro a bobina, prima dell’avvento dell’audio digitale. Quando il nastro analogico rappresentava il formato standard, occorreva tagliare fisicamente il nastro con una lama di rasoio e ricollegarlo con il nastro per effettuare qualsiasi modifica.

    Il looping è nato prima degli anni ’70, con il movimento della musica elettroacustica degli anni Quaranta. Musicisti come Pierre Schaeffer e Halim El-Dabh, tra gli altri, iniziarono a fare musica combinando strumenti acustici con suoni elettronici. Il risultato era una sorta di collage musicale.
    El-Dabh utilizzò per la prima volta un filo magnetico per registrare, anziché un nastro magnetico. Utilizzando un concetto simile a quello del nastro magnetico, un filo magnetico veniva tirato attraverso una testina di registrazione, che crea un segnale audio utilizzando i campi magnetici. El-Dabh tagliò il filo magnetico e successivamente il nastro magnetico per incollare insieme vari brani musicali.
    L’artista d’avanguardia John Cage ha tagliato 600 suoni diversi per il suo pezzo “The Williams Mix”. Li ha poi riassemblati su nuove tracce di nastro.
    Con l’evoluzione e il miglioramento della tecnologia di registrazione, i musicisti iniziarono a portare il formato del nastro magnetico in un nuovo territorio, unendo la testa e la coda del nastro e riproducendo il loop ripetutamente, doppiandolo su una nuova traccia. Questo stile di composizione fu molto utilizzato da artisti dub come King Tubby e più tardi, negli anni Settanta, da artisti hip-hop come Grandmaster Flash.
    Nel 1963 il compositore Terry Riley iniziò a creare “musica ostinata”, ovvero musica basata su loop. Costruì uno strumento hardware per eseguire loop su nastro utilizzando due macchine a nastro sincronizzate tra loro. Lo chiamò Time Lag Accumulator e lo utilizzò per registrare il trombettista jazz Chet Baker, oltre a vari loop di organi e altri strumenti. Questo è essenzialmente un esempio di uno dei primi casi di campionamento e il Time Lag Accumulator è stato uno dei primi looper hardware.
    (estratto da un articolo di Julian Blackmore, 6 settembre 2022)

    Quando è entrato in scena il wah-wah?
    “Dopo il fuzztone, intorno al 1966 o 1967. Sono stato uno dei primi ad usarne uno, l’ho adorato. Nell’ultimo tour, però, non ho usato nessun wah-wah. Ho utilizzato tre DDL [delay digitali] per diverse funzioni: uno per darmi un leggero ritardo con un po’ di pitch shift in modo da creare un vibrato e addensare il suono, e gli altri due per passaggi che riproduciamo più e più volte, come per registrare loop”.
    (Down Beat, febbraio 1983)

    Zappa col supporto dei suoi nuovi computer sta creando nuova musica: l’ultimo esempio è “Porn Wars”, il suo musique concrete pastiche che presenta le voci dei senatori Danforth, Hollings, Gore, Tribel ed Exon, insieme al reverendo Jeff Ling e anche Tipper Gore, in infiniti loop di nastro, a testimoniare la loro inclinazione per il rock.
    È passato da Lumpy Gravy e Valley Girls al Senato degli Stati Uniti.
    (Music Connection, 9 dicembre 1985)

  • Frank Zappa, My Guitar wants to kill your mama: the origin My Guitar (Proto I—Excerpt) 1967-68

    Frank Zappa, My Guitar wants to kill your mama: the origin My Guitar (Proto I—Excerpt) 1967-68

    versione tratta dall’album Weasels ripped my flesh (1970)
    versione tratta dall’album You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 4 (1991)
    versione tratta dall’album You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 5 (1992)

    “My Guitar Wants to Kill Your Mama” potrebbe essere la migliore sintesi dei Mothers of Invention originali. Nel giro di tre minuti Frank Zappa confeziona una canzone rock contagiosa e un frenetico bridge strumentale con tonnellate di sovraincisioni (una tecnica ampiamente utilizzata negli album We’re Only in It for the Money e Uncle Meat).
    “La mia chitarra vuole uccidere tua madre/La mia chitarra vuole bruciare tuo padre/Divento davvero cattivo quando mi fa arrabbiare” canta Zappa, mentre la madre della sua ragazza lo caccia di casa.
    I testi ricordano “Hungry Freaks, Daddy” e tutte quelle canzoni di We’re Only in It for the Money in cui i freak sono descritti come una minaccia (o un imbarazzo) per i bravi cittadini di periferia.
    Un solido riff di chitarra è supportato da riff di ottoni e da una vertiginosa sezione di bridge in cui quattro strumenti si scambiano assoli in un brevissimo lasso di tempo.
    La versione in studio, pubblicata come lato B del singolo “WPLJ” di Bizarre del 1970, apparve sull’LP Weasels Ripped My Flesh più tardi nello stesso anno. Esiste anche una versione precedente in studio, più lenta e senza bridge, che fu rilasciata due decenni dopo in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 4 (1991) e vol. 5 (1992). Una delle canzoni di Zappa più conosciute e tuttora molto apprezzata è stata inclusa nella raccolta di successi Strictly Commercial. Parte della scaletta dei Mothers nel 1968-1969 trovò un nuovo pubblico durante i tour del 1984 e del 1988 grazie alla cover del figlio Dweezil Zappa, che divenne un piccolo successo a metà degli anni ’80.

    Questa canzone di Zappa esplora i temi della ribellione, lo scontro fra generazioni, il potere della musica.
    I versi iniziali, “You know your mama and your daddy / Saying I’m no good for you / They call me dirty from the alley / Til I don’t know what to do”, gettano immediatamente le basi per una narrazione della disapprovazione sociale e di un amore proibito. Zappa si ritrae come una figura ribelle, vista come un outsider dai genitori della ragazza. Questa opposizione alle figure autoritarie convenzionali è un tema ricorrente nella musica di Zappa. “Sono così stanco di muovermi di nascosto solo per arrivare alla tua porta sul retro. Ho strisciato oltre la spazzatura e tua madre salta fuori urlando ‘Non tornare più!’ “. Zappa è disposto a superare le barriere fisiche e la disapprovazione degli altri, evidenziando la forza del suo desiderio e la frustrazione di non poter esprimere liberamente i propri sentimenti. Usa la violenza come metafora del potere della sua musica e dell’impatto emotivo che ha su di lui. La sua chitarra è un’estensione della sua voce e della sua espressione, rappresenta la sua ribellione contro un’industria che non ha mai avuto un’influenza su di lui.

    My Guitar Wants To Kill Your Mama è anche il titolo di un album originale di Dweezil Zappa pubblicato nel 1988 dalla Chrysalis Records. Si tratta di una raccolta di riff di chitarra ‘rubati’ da Eddie Van Halen tramite Steve Vai. Dweezil canta di ideali positivi come “stai lontano dalla droga o ti porterà nella tomba”.

    L’origine di My Guitar Wants To Kill Your Mama è My Guitar (Proto I—Excerpt) tratta da Meat Light: The Uncle Meat Project/Object (2016, Zappa Family Trust), un brano probabilmente registrato agli Apostolic Studios, New York, 1967-1968. Pare non sia mai stata eseguita dal vivo fino al novembre 1968.

    Potete ascoltarla qui

    https://www.youtube.com/watch?v=UN8N9KdIEV0

  • Frank Zappa, Apocrypha (4 songs): review

    Frank Zappa, Apocrypha (4 songs): review

    In Memorium, Hieronymus Bosch (1967)
    The Squirm (1977)
    Whiskey Gone Behind At The Broadside (Pomona, 1964)
    The Story of Electricity (1963, Cucamonga)

    La veste iconografica di Apocrypha riesce a catturare anche chi non è zappiano e, forse, a convincerlo ad acquistare 4 cd di materiale prezioso e non.
    Zappa il saggio, il trasgressore, l’iconoclasta, il perfezionista. Per lui sono stati coniati e usati svariati appellativi, ma tutto è spiegabile in un solo concetto: musica intelligente e difficile che aumenta la sua fruibilità grazie alle caratteristiche del personaggio, dei suoi gesti e dei suoi atteggiamenti che si prestano a mille commenti. Frank era serissimo, ma riusciva a dire cose che non lo facevano sembrare tale: usava un modo di comunicare che attirava l’attenzione. Se così non fosse stato, gli adepti al culto zappiano sarebbero stati molti di meno.
    Il libretto contiene una bella intervista inedita di qualche anno fa e anche lì si incontrano difficoltà nel cercare di stabilire chi o cosa sia stato effettivamente Frank Vincent Zappa.
    Il booklet è straordinario anche per altri versi; presenta una realizzazione grafica ineccepibile, moltissime foto, schede informative sulle band che lo hanno assistito nel corso degli anni e su tutte le esecuzioni inserite nel box. Nel campo del rock è stato l’unico musicista dotto che sia riuscito a mantenere alto lo standard della sua produzione nel corso degli anni e la sua particolarità sta proprio in questo. Rivoluzionari non sono stati solo alcuni album ma tutta la sua opera.
    Zappa è un oggetto di culto che può affascinare, ipnotizzare con il suo andamento logorroico o tediare in attesa dello spunto geniale.
    Apocrypha contiene 61 tracce che coprono un lasso di tempo che va dal 1958 al 1985.
    In Lost In A Whirlpool, che risale al ’58 aprendo la lunga lista, Zappa si presenta dicendo di essere un musicista rock’n’roll, compositore e autore di film. Ascoltando il resto bisogna tenere sempre a mente questa affermazione perché il box è una specie di Helzapoppin. Ci sono brani di lunghezza diversa, sequenze improvvise, assoli, interventi parlati, brevi introduzioni, scherzi e prove.
    Il materiale proviene da session in studio e dal vivo; può rappresentare l’ideale colonna sonora di una giornata intera. Ascoltando a cascata le sue composizioni provenienti da diversi periodi, si arriva a comprendere come intuizioni e idee appena abbozzate negli anni ’60 siano, poi, state incastonate successivamente in alcune appassionanti tracce dei decenni successivi.
    (Il Mucchio Selvaggio, settembre 1994)

    Il cofanetto di Apocrypha, contenente 4 CD bootleg per un totale di 61 tracce, è stato pubblicato in Italia a maggio del 1994 (Great Dane Records). E’ corredato da un booklet a colori di 40 pagine in inglese che include l’intervista di Bob Marshall del 22 ottobre 1988 (conversazione inedita, trascritta come esclusiva per Apocrypha).
    Le note di copertina appaiono all’estrema destra su ogni pagina di destra, nello stile della serie YCDTOSA. I dettagli della band sono imprecisi e incompleti (ad esempio, si afferma falsamente che il Bob Harris del 1971 sia lo stesso Bob Harris del 1980).
    Il cofanetto che racchiude 30 anni di musica targata Zappa è raro, di non facile reperibilità, considerando che è stato pubblicato in edizione limitata.

    Track listing

    Disc 1

    1 Lost in a Whirlpool
    2 Do It in C
    3 Anyway the Wind Blows
    4 Fountain of Love
    5 Deseri
    6 The Story of Electricity
    7 Metal Man Has Hornet Wings
    8 I Was a Teenage Maltshop
    9 Whiskey Gone Behind
    10 Mondo Hollywood
    11 Sandwich Song
    12 How Could I Be Such a Fool?
    13 Agency Man
    14 Randomonium
    15 Lumpy Gravy (Dialogue Outt.)
    16 In Memoriam, Hyeronymus Bosch
    17 In the Sky
    18 Remington Electric Razor
    19 Directly From My Heart to You
    20Twinkle Tits

    Disc 2

    1 Magic Fingers
    2 Studebaker Hoch
    3 Interview
    4 RDNZL
    5 Inca Roads
    6 T’Mershi Duween
    7 Stink Foot
    8 Duck Duck Goose
    9 The Purple Lagoon
    10 Son of St. Alfonzo
    11 Black Napkins
    12 Heidelberg
    13 The Squirm
    14 Doing Work for Yuda
    15 Moe’s Vacation / Black Page

    Disc 3

    1 Suicide Chump
    2 Nite Owl
    3 Heavy Duty Judy
    4 Pick Me, I’m Clean
    5 Teenage Wind
    6 Harder Than Your Husband
    7 Bamboozled By Love
    8 Falling in Love Is a Stupid Habit
    9 This Is My Story
    10 Whipping Post
    11 Clownz on Velvet
    12 Frogs With Dirty Little Lips
    13 In France
    14 Broken Hearts Are for Assholes
    15 Texas Medley
    – Norwegian Jim
    – Louisiana Hooker With Herpes
    – Texas Motel
    16 I Am the Walrus
    17 America the Beautiful

    Disc 4

    1 The World Greatest Sinner
    2 Gypsy Air
    3 Some Ballet Music
    4 The Jelly
    5 The Revenge of the Knick Knack People
    6 Spontaneous Minimalist Composition
    7 Sinister Footwear
    8 The Black Page
    9 While You Were Art No. 1

  • Frank Zappa, Brown shoes don’t make it: review, meaning (3 versions)

    Frank Zappa, Brown shoes don’t make it: review, meaning (3 versions)

    Versione originale dall’album Absolutely Free (1967)
    Road Tapes, Venue #2 (Live Finlandia Hall, Helsinki, 23-24 agosto 1973)
    Dall’album The Manchester Mystery (2023)

    Foto di copertina di Guido Harari

    “La maggior parte delle mie canzoni non sono politiche, sono sociologiche. La gente dice che parlo di questioni politiche, ma l’unico brano che posso considerare lontanamente politico è “Brown Shoes Don’t Make It” perché tratta dei legislatori. Tutti i temi che riguardano le mie canzoni sono sociologici piuttosto che politici. “Brown Shoes” si riferisce a persone emotivamente disturbate, che finiscono per entrare in politica e fare leggi per regolare la condotta di altre persone”.
    (Frank Zappa, Melody Maker, 5 gennaio 1974)

    Apparso nel secondo album dei Mothers of Invention (Absolutely Free, 1967), il brano Brown shoes don’t make it è un audace atto d’accusa. Zappa si rivolge a quei disgraziati che confezionano leggi e ordinanze inique, forse inconsapevoli del fatto che le restrizioni da loro imposte ai giovani siano il risultato delle loro frustrazioni sessuali. “I vecchi sporcaccioni non dovrebbero guidare il vostro Paese”.
    Il titolo della canzone, in realtà, si riferiva ad un’osservazione del presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson, che indossava scarpe marroni e un abito grigio (pessimo abbinamento, che fu percepito dal pubblico come indicativo di un presidente incapace di prestare attenzione ai dettagli).
    Zappa equiparava il potere politico all’immoralità personale (“Un mondo di segrete brame pervertono gli uomini che fanno le vostre leggi”) puntando il dito sugli insulsi passatempi di cittadini ottusi (“Fai il tuo lavoro e fallo bene…) o su attività banali che contrastano con i desideri e le aspirazioni personali. Evidenzia gli effetti umilianti del lavoro sull’individuo (“Sii un leale robot di plastica per un mondo che se ne frega”).
    Le scarpe marroni sono il simbolo del conformismo che non porta alla realizzazione personale. Sono anche un commento sull’ipocrisia e sulla corruzione intrinseche al sistema politico.
    Zappa mette in discussione l’idea di classe sociale e di successo sociale, evidenziando la pressione a perseguire certi percorsi di carriera. Invita a non cadere nella trappola del conformismo imposto dalla società e dai mezzi di comunicazione, che limita l’espressione individuale.
    Il brano che fa parte dell’album Absolutely Free è una versione live che, successivamente, è stata inclusa in Tinseltown Rebellion (registrata nel 1979 e pubblicata nel 1981).

    “Brown Shoes Don’t Make It è una canzone sulle persone che guidano il governo. Queste persone fanno leggi che ti impediscono di vivere il tipo di vita che dovresti condurre. Fabbricano leggi e ordinanze ingiuste, forse ignare del fatto che le restrizioni che impongono ai giovani nella società sono il risultato delle loro frustrazioni sessuali nascoste”.
    (Let It Rock, giugno 1975)

    “Gran parte delle persone, quando ascolta il brano Brown Shoes Don’t Make It (da Absolutely Free), sente solo le parole. Le persone non si rendono conto che c’è, nel mezzo di quella canzone, un quartetto d’archi di 12 toni completamente accademico e rigoroso in sottofondo. L’altra cosa divertente di quel brano era che suonando “God Bless America”, “Star-Spangled Banner” e un paio di altre canzoni patriottiche alla fine, tutte allo stesso tempo, stavo facendo una battuta musicale su Charles Ives”.
    (Keyboard, febbraio 1987)

    A proposito di scarpe…
    “Quando incontrai Frank la prima volta, aveva un aspetto molto strano: t-shirt stropicciata e pantaloni da smoking tenuti su da bretelle. Era così magro che ce ne potevano stare due nei pantaloni. E scarpe enormi, molto appuntite. Si muoveva come un burattino appeso ai fili. Lavorava tutta la notte, io ero distrutta”.
    (Gail Zappa, Classic Rock, luglio 2015)

    Frank Zappa sale sul palco. Indossa un cardigan viola del liceo, pantaloni di maglia e scarpe color caramello con punte appuntite e risvoltate… (Cheetah, ottobre 1967)

    Frank Zappa fa causa a Playboy ed Esquire per 4 milioni di dollari per aver inserito un’immagine non autorizzata del leader dei Mothers of Invention apparsa in un collage di illustrazioni di tipo psichedelico per una pubblicità di Dexter Funky Shoes pubblicata su entrambe le riviste nel novembre 1970.
    La causa intentata presso la Corte Superiore di Los Angeles affermava che l’implicazione fuorviante che Zappa stesse approvando le scarpe aveva danneggiato irreparabilmente la sua reputazione e il diritto alla privacy.
    (Billboard, 4 settembre 1971)

    “Gli scienziati chiamano questa malattia ‘bromidrosi’, ma noi gente normale che possiamo indossare scarpe da tennis o, di tanto in tanto, gli stivali di pitone conosciamo questo mirabile piccolo inconveniente col nome di ‘piede puzzolente’ (Frank Zappa, da Stink-foot, “Apostrophe”).