Frank Zappa's mustache - Music is the Best

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  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 3): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 3): the Story

    Questi Cazzi Di Piccione, Pound For A Brown, G-Spot Tornado

    L’idea per la realizzazione del disco fu del regista tedesco Henning Lohner, che aveva diretto un documentario su Zappa: nel 1991, suggerì al direttore del Festival di Francoforte di commissionare al musicista una composizione per l’edizione del 1992.
    La musica fu affidata all’Ensemble Modern, gruppo tedesco di 18 elementi diretto da Peter Rundel, specializzato in musica d’avanguardia contemporanea.
    Il gruppo trascorse due intense settimane a Los Angeles a luglio del 1991 per provare con Zappa.
    Durante le sessioni allo studio Joe’s Garage di Zappa, il direttore musicale del gruppo Andreas Mölich-Zebhauser fu attratto dalla sagoma di un pesce in fibra di vetro e lo elesse a simbolo del progetto.
    Zappa accettò che i concerti prendessero il nome The Yellow Shark (squalo giallo) a patto che non diventasse il nome della composizione e regalò il pesce a Mölich-Zebhauser.

    Siamo saliti in molti, disordinatamente, come in pellegrinaggio, “per vedere di nascosto l’effetto che fa”: la campagna mitteleuropea di fine estate di Frank Zappa aveva mobilitato energie e affetti.
    La sua opera-testamento, “The Yellow Shark”, veniva ospitata dal 17 al 19 settembre nel cartellone delle manifestazioni dell’Alte Oper di Francoforte, per poi trasferirsi a Berlino e a Vienna, otto repliche in tutto: le ultime, era stato ufficiosamente annunciato, che prevedessero anche la sua presenza sul palcoscenico.
    Non è andata esattamente cosi: il tumore che l’ha aggredito ormai da un paio d’anni è un ospite ingombrante e indesiderato, l’artista è debole e nelle due sole apparizioni di Francoforte Frank ha centellinato gli interventi, dirigendo l’orchestra, per esempio, da seduto, con i movimenti ridotti al minimo.
    Nella sala austera, molto tedesca della Alte Oper, nonostante i prezzi alti, si registrava il tutto esaurito e insolita era la composizione del pubblico, con i presenzialisti che anche in Germania esistono, signorotti rigorosamente incravattati e dame solenni e ingioiellate, al fianco di devoti zappiani, vecchi hippies e giramondo che a Francoforte erano convenuti per l’evento di commiato. Si, perché anche senza dirlo, “The Yellow Shark” era l’occasione di saluto estremo (e chissà quanto sarcasmo o premonizione Frank ha messo nel dettare il saluto alle agenzie, prima di infilarsi nell’aereo che lo riportava negli States: “Vado a morire a casa mia”), un de profundis giocato con garbo e malizia, con il classico vento dissacrante appena percorso da un filo di acidità.
    Sulle bancarelle il tripudio di sempre, T shirt, manifesti, programmi di sala, sovrastati da un’immagine spietata, la fotografia di un uomo stanco, invecchiato, in lotta con qualcosa di più grande di lui.
    “The Yellow Shark”, che è stato ripreso da una pay-tv tedesca e che pare destinato ad aggiungersi entro qualche mese alla filmografia già folta, dovrebbe poi uscire anche su disco per allungare la vorticosa e convulsa girandola di pubblicazioni che proprio da un paio di stagioni ha subito un’impennata.
    Dal punto di vista dello spettacolo, c’è da sottolineare il carattere antologico dell’opera, dove la ripresa di antiche cellule zappiane, pepite scavate dai pozzi di “Uncle Meat” o di “Roxy And Elsewhere”, è stata qui piegata alla volontà del musicista per una rilettura in chiave orchestrale, il drappello di venticinque elementi dell’Ensemble Modern, e supporto dell’amato Synclavier a cui Zappa si è ultimamente dedicato spesso e volentieri.
    A modo suo, pur inscatolato in un teatro come quella dell’Alte Oper, tutto statue e velluti, “The Yellow Shark” si segnala come una sintesi multimediale, perché oltre a qualche rapida pantomima, all’inizio, nelle battute di riscaldamento e le pistole in plastica che sparano a raffica in “Pentagon Afternoon”, a movimentare l’atmosfera ci pensano poi i sei ballerini della compagnia “La La Human Steps Dance”, mobilissimi, sfrenati, agitati nel loro accompagnamento ginnico-gestuale, una vera e propria botta, un impatto che pare una fulminazione. Compaiono solo in un paio di pezzi; è scintillante, sapientemente estremista la loro incursione, quasi a fare da contrappeso ad alcuni disegni particolarmente fragili, sottigliezze pseudo-minimaliste, di scuola comunque classica, che nei due tempi Zappa ha voluto allestire.
    In effetti, il patchwork in alcuni frangenti è sembrato sfuggire di mano al capobanda, certe parentesi si fondavano su partiture e suoni un po’ sbrodolati, ma altrove la tessitura dei fiati, la disposizione degli archi assumevano una delicatezza tutta speciale, una poesia tratteggiata con rigore e con candore. Finale in crescendo per toni e colori orchestrali, gag esclusiva con “Welcome To The United States”, parodia che non si sgualcisce né perde di brillantezza, nemmeno a distanza di tanto tempo. Bene, bravi, bis ed epilogo con applausi torrenziali. Adieu, Mr. Zappa.
    (Hi, Folks! novembre-dicembre 1992)

    continua
    https://www.youtube.com/watch?v=yV9rOIEj6ho

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 2): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 2): the Story

    Dog Breath Variations, Be-Bop Tango, Exercise #4

    L’ultimo progetto di Zappa si chiama The Yellow Shark. È uno spettacolo completo con la musica dell’Ensemble Modern tedesco e la danza del gruppo canadese La La La Human Steps. Il 17, 18 e 19 settembre sarà eseguito all’Alte Oper di Francoforte, il 22 e 23 settembre alla PhilHarmonie di Berlino e il 26 e 27 settembre alla Conzerthaus di Vienna.
    Negli ultimi anni Zappa è stato sempre più richiesto come compositore per orchestre classiche ed ensemble, ma le esperienze negative (tra cui quelle con la Royal Philharmonic Orchestra e la London Symphony Orchestra) lo avevano reso alquanto sospettoso. Tuttavia, sembra funzionare bene con l’Ensemble Modern.
    “L’Ensemble mi ha assicurato un periodo di prove sufficientemente lungo, due settimane a luglio e un’altra settimana o dieci giorni a settembre. In questo modo, posso raggiungere un livello di perfezione impossibile con altre orchestre che non sono disposte a dedicare abbastanza tempo alle prove”.

    Il progetto The Yellow Shark può essere paragonato ad altre tue composizioni classiche?
    “Non proprio. Innanzitutto, il suono sarà diverso a causa della strumentazione specifica. In secondo luogo, l’organizzazione di questo progetto è totalmente diversa dalle precedenti. I musicisti sono venuti a Los Angeles per due settimane l’anno scorso. Ho avuto modo di giudicarli individualmente e ho potuto sentire qual era la specializzazione specifica di ogni musicista. Per un compositore è utile sapere in anticipo in che modo può gestire ogni musicista. C’è una grande varietà di elementi in The Yellow Shark, da pezzi con ritmi complicati a composizioni senza alcun ritmo”.

    Dirigerai The Yellow Shark?
    “Due o tre pezzi, tutte improvvisazioni. Il resto sarà condotto dal direttore abituale dell’Ensemble Modern, Peter Rundel”.

    Si unisce a voi una compagnia di danza canadese, La La La Human Steps. È stata una tua scelta?
    “Sì. Avevo visto una videocassetta del gruppo e ho pensato che fossero speciali. Ho pensato che il loro stile si sarebbe adattato bene al progetto. Balleranno su tre o quattro brani, tra cui Beat The Reaper, una composizione per registratore”.

    The Yellow Shark verrà registrato?
    “Tutti i concerti verranno registrati perché saranno tutti diversi per via delle improvvisazioni. Penso che avrò abbastanza registrazioni per due CD. Saranno rilasciati l’anno prossimo”.

    Pubblicherai altri video?
    “Attualmente, stiamo lavorando a un documentario sul progetto The Yellow Shark. Il prossimo anno ci sarà probabilmente un home-video del concerto”.

    Per anni hai agito contro la censura degli album rock. La battaglia continua?
    “Temo che non si possa più fare molto contro la censura, di certo quando il signor Gore e i suoi signori entreranno nella Casa Bianca”.

    Quindi sarà una scelta difficile tra Clinton e Bush?
    “Non mi fido di nessuno dei due”.

    Hai preso in considerazione l’idea di candidarti alla presidenza, ma hai dovuto annullare l’idea a causa di problemi di salute. Se mai dovessi diventare presidente, quale sarebbe la tua agenda?
    “Per prima cosa, limiterei il più possibile il numero degli avvocati. Uno dei problemi degli Stati Uniti è che ci stiamo degradando in una società senza legge. Uno dei motivi è che c’è troppa legislazione fatta da avvocati che risiedono in Parlamento. Ormai ci sono così tante leggi, che nessuno riesce più a capirci niente. È così che gli Stati Uniti si stanno trasformando in un Paese di criminali. Solo i ricchi possono salvarsi. Coloro che non hanno soldi vengono denunciati per trasgressioni di cui non sono a conoscenza. Il governo federale a questo punto è un fallimento. Sarà necessaria una grande dose di ingegno sociale affinché i cittadini credano che gli Stati Uniti siano davvero necessari”.

    Hai mostrato molto interesse per la politica europea. Il 24 giugno dello scorso anno, il giorno in cui le truppe Sovjet hanno ufficialmente lasciato la Cecoslovacchia, hai inviato ai tuoi fan a Praga il seguente messaggio: “Mantieni unico il tuo Paese”…

    “Sono a favore di Paesi che mantengono la loro unicità. Ciò non implica che io sia per il nazionalismo crudo e illimitato. Un Paese può mantenere la sua unicità e continuare a lavorare con altri Paesi. È un errore dividere la Cecoslovacchia. Le argomentazioni etniche sono sempre sbagliate. La violenza non può compensare le ingiustizie avvenute secoli fa. Quello che sta succedendo in Jugoslavia e in alcune parti dell’ex Unione Sovietica è sbagliato. Questo non risolve un’ira che si è accumulata nel corso dei secoli. Il mondo è troppo fragile, complicato, per essere diviso in pezzi ancora più piccoli”.
    (Oor, 5 settembre 1992)

    continua nella terza parte

    https://www.youtube.com/watch?v=QTIu1Lomm1Q

  • Frank Zappa, The Yellow Shark (part 1): the Story

    Frank Zappa, The Yellow Shark (part 1): the Story

    Welcome To The United States, Uncle Meat, Get Whitey

    L’album dal vivo di “Yellow Shark” fu registrato dalla Ensemble Modern nel settembre del 1991 alla Alte Oper di Francoforte, al Philharmonie di Berlino e alla Wiener Konzerthaus di Vienna, con la direzione di Peter Rundel, oltre allo stesso Frank Zappa. Per quanto debilitato dalla malattia e vicino alla fine, Frank partecipò con entusiasmo all’operazione, in cui condensò il meglio della sua poetica, senza rinunciare alle sue frequenti e consuete invenzioni umoristiche. Il risultato musicale – avanguardia contemporanea con reminiscenze di Edgar Varèse – è uno dei più alti raggiunti dal musicista, ormai libero da preoccupazioni commerciali e dalle lusinghe del mercato. Il successo di critica e di pubblico fu enorme.

    Los Angeles, Natale del 1988. Alla sede centrale della Intercontinental Absurdities, quartier generale di Frank Zappa, arriva un pacchetto anonimo. Il musicista lo scarta. Dentro c’è un manufatto in legno, di colore giallo. Un pesce. Le fauci della bestia sono colorate con schizzi di rosso, come se l’animale avesse appena divorato una preda. C’è anche un biglietto che dice: “completate quest’opera d’arte inserendo qualcosa di vostro gradimento nella bocca del pesce”. Zappa butta via il biglietto, poi guarda meglio l’animale di legno. Capisce che è stato scolpito in una tavola da surf. Lo porta a casa e lo appende sopra il caminetto della sua sala d’ascolto… Non è uno squalo. È un pesce mutante. (filidaquilone.it)

    Dopo “The Yellow Shark”, speri di essere finalmente rispettato come compositore di musica seria?
    Non lo faccio per essere rispettato. Sono sicuro che ci sono persone che odieranno la musica. È come quando faccio musica rock ‘n’ roll. Lavoro con la musica classica così come con la musica rock. Finché mi piace, lo farò.

    Una volta hai descritto la musica come l’organizzazione del suono, simile a una struttura molecolare. Dov’è lo stomaco, il cuore del musicista rock?
    Se vuoi fare una composizione hai bisogno di un qualche tipo di design, un pezzo di architettura. Non importa se è una canzone rock, una canzone da cowboy o una marcia. C’è sempre una struttura che consente alle persone di ascoltare dal punto A al punto B, qualunque cosa accada nel mezzo.

    E l’improvvisazione? I musicisti di formazione classica generalmente trovano più difficile improvvisare rispetto ai musicisti jazz, per esempio.
    C’è un malinteso su cosa significhi improvvisare. Un musicista jazz che improvvisa prende il flusso delle armonie e inventa una linea melodica per accompagnarlo. Nel nostro caso abbiamo a che fare con i suoni stessi, come materia prima per così dire. Di conseguenza, alcune improvvisazioni non riguardano le note, ma le variazioni dei suoni che possono essere prodotte sui singoli strumenti.

    Perché le persone possono ascoltare i tuoi assoli e la maggior parte degli altri no?
    Perché si evolvono, la linea melodica si sviluppa. Non si tratta mai di suonare le scale il più velocemente possibile una dopo l’altra.

    Un’altra frase di Zappa: capire una melodia è come capire un linguaggio umano.
    Esatto. Supponiamo che una melodia sia una sequenza di toni di diversa altezza in momenti diversi. La domanda più importante è quando succede qualcosa. Questo vale per tutto ciò che accade in questo universo, tra l’altro. Le cose sono diverse in momenti diversi. A seconda di quando arriva, una sequenza di toni all’interno di una melodia può avere un effetto completamente diverso. Una melodia è come un discorso: puoi dire una frase con una pausa qui, un’enfasi qui e assume un significato diverso. Una melodia è come una frase. Un particolare gruppo di note non è solo una parola, è un intero concetto. Confrontalo con i caratteri cinesi.

    Hai un esempio?
    Un esempio negativo, le note alla fine di una canzone Dixieland. Funziona così: là là, là là, là daaaa. Che cosa significa in realtà? Niente.

    Da quando sei venuto a conoscenza del tuo cancro, molti dei tuoi sostenitori hanno chiesto informazioni sulla tua salute. Come stai davvero?
    Alcuni giorni buoni, poi di nuovo cattivi.

    È vero che sei in cura da un naturopata?
    Sì, è vero. Sono in cura da un naturopata americano, senza farmaci. È l’antico metodo dell’imposizione delle mani e si basa sulla trasmissione dell’energia e dell’elettricità.

    Questo ti aiuta?
    Ci credo, quindi mi aiuta. Se i dottori avessero voluto, sarei già morto, mi hanno dato sei mesi. E‘ stato due anni fa.

    (da un’intervista pubblicata su Journal Frankfurt n. 19, settembre 1992)

    continua nella seconda parte

    https://www.youtube.com/watch?v=R0wjmt5Lh0M

  • Frank Zappa & gonorrhea, Why Does It Hurt When I Pee? (2 versions): meaning, review

    Frank Zappa & gonorrhea, Why Does It Hurt When I Pee? (2 versions): meaning, review

    Why Does It Hurt When I Pee? (dall’album Joe’s Garage, 1979)
    Why Does It Hurt When I Pee? Live (dall’album You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 3, 1989)

    Caricatura di Andrè Carrilho

    Why Does It Hurt When I Pee? è la settima traccia di Joe’s Garage, triplo concept album di Frank Zappa uscito nel 1979, ambientato in un’America dove la musica è stata resa totalmente illegale.
    Il motivo per cui fa male quando fa pipì? Beh, Joe (il protagonista della storia) ha preso la gonorrea, gliel’ha trasmessa una cameriera di nome Lucille, che compare nella canzone successiva. Ike Willis dà la voce a Joe. Ike è stato un membro di lunga data dell’entourage di Zappa, con cui condivideva il senso dell’umorismo.
    Fa male perché ha preso la gonorrea, “le sue palle sembrano un paio di maracas”. La gonorrea provoca un forte bruciore e prurito durante la minzione.
    Questo tema è supportato da un pomposo pastiche rock, con sfumature sinfoniche in stile prog rock. La strumentazione (compresi i timpani) e gli arrangiamenti (con una sezione strumentale simile a un’opera) sono grandiosi.

    Il pezzo è stato scritto nell’estate del 1978, ispirato dalla domanda non richiesta del tour manager Phil Kaufman. In un’intervista, Kaufman ha attestato che Frank Zappa ha scritto la canzone mentre era sull’autobus, subito dopo aver pronunciato scherzosamente la frase, e l’ha fatta suonare dai musicisti la stessa notte. E’ un brano anteriore alla maggior parte del materiale di Joe’s Garage. Per inserirlo nel concept album, Zappa ha dovuto cambiare completamente la trama.
    La canzone divenne rapidamente una delle preferite dal vivo e fu inclusa in tutti i successivi tour di Zappa. A partire dal 1980, sarebbe stata sempre eseguita dopo “Joe’s Garage”. Una delle interpretazioni migliori (e più scandalose) è documentata in You Can’t Do That on Stage Anymore, vol. 3.

    Sotto la superficie di questa narrazione apparentemente cruda e umoristica si nasconde un’esplorazione più profonda della vulnerabilità, dell’ansia medica e dell’impatto degli incontri quotidiani sul proprio benessere. “Perché mi fa male quando faccio pipì?”. Il ripetersi di questa domanda indica una genuina ricerca di risposte, un desiderio di dare un senso al proprio dolore. È fondamentale riconoscere che il “male” a cui si fa riferimento va oltre il disagio fisico: simboleggia anche il dolore emotivo e la sensazione di aver perso il controllo. Questo dimostra la capacità di Zappa di usare l’umorismo per affrontare argomenti seri.
    Il verso “Non voglio che un dottore mi infili un ago” rivela la paura o l’avversione per l’intervento medico. La resistenza del protagonista a cercare un aiuto professionale evidenzia un tema più ampio di fiducia in se stessi e il desiderio di mantenere l’autonomia sul proprio corpo. L’accenno alla possibilità di contrarre la malattia dalla tavoletta del water introduce un ulteriore livello di complessità.

    La canzone divenne rapidamente popolare tra i fan di Zappa e raggiunse il numero 41 nelle classifiche del Regno Unito. Il titolo curioso, i testi umoristici combinati con la musica funky hanno catturato l’attenzione di un vasto pubblico.
    Lo stesso Zappa soffriva di numerosi problemi di salute. Il testo della canzone si basa sulla sua esperienza personale con un’infezione del tratto urinario e calcoli renali.
    Lo stesso Zappa ha ammesso quanto gli piacesse fare sesso. “Insomma, bisogna essere realisti: parti in tour, vai a letto con un po’ di ragazze, torni a casa e scopri di avere la gonorrea. Che fai? Mantieni il segreto con tua moglie? Io tornavo e le dicevo: ho la gonorrea, vai a farmi fare la ricetta. Lei usciva e tornava con la penicillina, la prendevamo entrambi e finiva tutto lì. Ogni tanto si lamenta, ma sai, è mia moglie”.
    Nel descrivere le differenze tra le groupies in base alle città, Zappa una volta disse:
    “Le groupies di New York sono fondamentalmente snob e tese, pensano di essere grandi. Le groupies di San Francisco sono ok ma pensano che non accada nulla al di fuori di San Francisco. Le groupies di Los Angeles sono senza dubbio le migliori, le più aggressive: l’unico inconveniente è il tasso incredibilmente alto di malattie veneree”. (Rolling Stone del 15 febbraio 1969)

    Dai risultati di diversi studi epidemiologici emerge che la gonorrea è l’evento infiammatorio di origine sessuale in grado di favorire lo sviluppo del tumore della prostata.

  • Frank Zappa & Mothers of Invention, Help I’m A Rock (8 versions): review, meaning

    Frank Zappa & Mothers of Invention, Help I’m A Rock (8 versions): review, meaning

    Tracklist
    Help, I’m A Rock, 1966 (Verve) + It Can’t Happen Here
    Help I’m a Rock original aborted stereo mix, 1966
    Help I’m A Rock + Transylvania Boogie, Amsterdam, 20 ottobre 1968
    Help I’m A Rock, Londra 1968
    Help I’m a Rock, Lawrence University Chapel, Appleton, WI, 23 maggio 1969
    Help I’m a Rock, 200 Motels, Pavillon, Hollywood, Live 1969
    Help, I’m A Rock, FZ Remix 1970, (The MOFO Project/Object)
    Help I’m a Rock, Ahead Of Their Time, 1993 (Zappa Family Trust)

    Frank Zappa non prendeva droghe, ma il suo capolavoro Help, I’m a Rock lanciò milioni di viaggi con l’LSD nel 1966. Questo è “Rock” nel senso di acid rock.
    Zappa spiegò questi nove minuti di follia come il risultato di un gruppo di persone che scherzavano in studio. “Era semplicemente una cosa che veniva fuori” disse Zappa un decennio dopo. “Ciò che stava accadendo era nell’aria quella notte.”
    Quei pazzi erano musicisti fuoriclasse, che hanno tirato fuori un brano jazz in forma libera e psichedelico.
    In questo brano, il giovane Zappa sovrappone urla, richiami di papere, segnali acustici e chiacchiere aliene, canti tribali, un orgasmo femminile – il tutto al servizio del mantra “Aiuto, sono rock”.
    Sono stati inseriti testi incomprensibili in cui il produttore rock Kim Fowley parla in strane lingue…

    Ay-yo ee-ow-ee-ow-ee
    Veni-ma-no too mah
    Veni veni ka toree tor (see’dra votra nee!)
    Vedi-vedi ki-ta-la tom-bay
    Vel-lay ka-la tay -la-tor
    Vel-lay kay-la ta-la-sor
    Vel-lay kay-lay ka-la-tor

    Che lingua è? Può sembrare finto giapponese cantato da un messicano, un ‘gramelot’ improvvisato, un mix di inglese con varie lingue inventate, un mix di suoni e parole in latino, gudjouri…
    Uno scherzo con cui, forse, Zappa ha voluto mostrare che si divertiva ad usare parole al servizio del suono, senza senso.

    Poi sentiamo da Zappa:
    Wow, amico, è una seccatura essere rock
    Vorrei essere tutt’altro che rock
    Diamine, mi piacerebbe anche essere un poliziotto
    Sai, forse se faccio pratica, sai,
    forse se supero l’esame di guida
    potrei ottenere un lavoro alla guida di quell’autobus
    che raccoglie gli squilibrati davanti a Ben Frank, giusto?

    Arriva poi la domanda spettrale: “Chi può immaginare che andrebbero fuori di testa in Kansas?” con altri spot improbabili, una serie di sciocchezze vocali che precedono una deviazione ispirata a Cecil Taylor/Sun Ra nello space jazz, con assolo di piano di Zappa.
    “Help, I’m a Rock” nasce come una “suite in tre movimenti”: “Okay to Tap Dance”, “In Memoriam Edgar Varèse” e “It Can’t Happen Here”. Il retro della copertina dell’album e i master tapes originali di Freak Out! mostrano il titolo semplicemente come “Aiuto, sono rock”. Nell’era dei CD, It Can’t Happen Here cominciò ad apparire come traccia separata e fu inclusa a parte in alcune compilation.
    In concerto, i Mothers mescolavano Help, I’m a Rock con altri primi brani di Frank Zappa, come Hungry Freaks Daddy.
    Nelle note di copertina, Zappa scrive del suo collage sonoro: “’Help, I’m A Rock è dedicata a Elvis Presley. Notate l’interessante struttura formale e la straordinaria armonia del negozio di barbiere in quattro parti verso la fine. Da notare l’evidente mancanza di potenziale commerciale. Uhm.»
    Sul lungo termine, l’allenamento psichedelico ebbe un grande appeal commerciale: le band di Zappa lo suonarono per tutta la carriera del maestro. “Help I’m a Rock” divenne uno dei tanti slogan affibbiati a Zappa nel corso della sua carriera.
    Un abbreviato “Help, I’m a Rock” fu pubblicato come lato B del singolo per soli DJ del 1966 “How Could I Be Such a Fool”.
    I musicisti della registrazione in studio erano Frank Zappa, Ray Collins, Jimmy Carl Black, Roy Estrada (“ragazzo soprano”) ed Elliot Ingber.

    “Help, I’m a Rock” è una canzone scritta da Frank Zappa. Fu registrata da Zappa insieme al gruppo Mothers of Invention nell’album di debutto Freak Out!, pubblicato su Verve Records il 27 giugno 1966.

    Help I’m A Rock è il primo incubo psicanalitico di Zappa. Si apre con una nenia orientale, un’invocazione di muezzin, versi nonsense, come una moltitudine di lamenti in tutte le lingue del mondo che dialogano senza capirsi, sostenute da una pulsazione monotona ossessiva e vagamente caraibica, in una Babela metà manicomio metà jungla. D’improvviso si viene catapultati in una sorta di Virgin Forest, con versi di animali e un orgasmo femminile in primo piano. Dopo un breve intermezzo di cool jazz pianistico si giunge al finale, un pezzo da camera per quartetto vocale al limite dei più audaci esperimenti con lo strumento voce (voci alte e voci basse, loop di nastri, swinganti schiocchi di dita, rumori a bocca aperta, controcanti deformi e nevrastenici).
    (Piero Scaruffi)

  • Frank Zappa & the groupies (part 2), review: Groupie Suite – Live Santa Monica 21 august 1970

    Frank Zappa & the groupies (part 2), review: Groupie Suite – Live Santa Monica 21 august 1970

    “Le donne intorno a Frank tendevano a ricoprire ruoli ben definiti: la moglie manteneva la sua scena domestica correndo come una macchina ben oliata, tutte le groupie assortite e i seguaci del campo che giravano intorno alla band servivano a rendere divertente la vita sulla strada. Io, invece, insistevo per essere il suo pari intellettuale, e questo lo confondeva. Evidentemente non c’era nulla nel suo background che gli permettesse di capire una mina vagante come me. Il fatto che la nostra amicizia fosse sopravvissuta a qualche disaccordo era una testimonianza della sua tenacia e della mia testardaggine”.
    (Nigey Lennon, City Paper, 19 gennaio 1994)

    “In ogni sala da concerto si incontrano ragazze che vengono a scoparsi i musicisti e a cui non interessa cosa suoni. Fanno parte dell’arredamento. Sono contento che esistano perché si occupano dei musicisti e del personale di scena. Allenta la tensione in tournée. Personalmente, non sono interessato a ragazze del genere, ma sono contento che altre persone lo siano. Preferisco le ragazze che hanno qualcosa in testa e sanno come usarla. Ricordo una groupie su cui ho scritto una canzone. Non avrebbe fatto sesso con un musicista finché non le avesse cantato il suo più grande successo”. (Frank Zappa, Playboy, 1982)

    Gail – che aveva vissuto i suoi anni formativi a Londra, nello stesso ambiente dei Beatles e dei Rolling Stones – era stata per qualche tempo una groupie.
    “Una groupie eccellente – disse Frank in un’intervista – Non me ne fregava niente se era andata a letto con altri musicisti”.
    In realtà, secondo Pauline Butcher, lui aveva idee assai più tradizionali sul matrimonio: “Se Gail avesse avuto anche altri uomini, la loro unione non sarebbe durata. Lui ebbe diverse storie, ma non ci fu mai nessuna possibilità che lasciasse Gail e la sua famiglia”. (Classic Rock, luglio 2015)

    Quando Zappa lasciava che una groupie si trasferisse nel seminterrato, tutti in casa dovevano accettarlo.

    Ci sono meno groupie oggi rispetto al passato?
    “Non è una professione così glamour o alla moda come negli anni Sessanta”.
    Perché? Liberazione delle donne?
    “No. Nei primi giorni della rivoluzione sessuale negli Stati Uniti, se annunciavi al mondo che eri una groupie, lasciavi intendere che avevi la licenza per uscire con chiunque. Ora, tutti escono e si uniscono agli altri e non c’è bisogno di specificare che sei una groupie. Puoi semplicemente uscire e farlo, non è più una sorta di vocazione necessaria”.
    Quindi, vuoi dire che le groupie non sono scomparse, ma è diventata la norma di comportamento?
    “Non proprio, perché una groupie è un tipo di attività specializzata: insegue il componente di un gruppo oppure viene chiamata “troia dell’equipaggio”. Ci sono diverse qualifiche, ragazze che seguono i giocatori di baseball o di football, ed hanno tutte un nome. Alla gente piace pensare alle groupie che vanno in giro con la lingua di fuori per seguire il leader di una band ma anche l’autista di un camion, un dottore, qualsiasi professione”.
    (RAM, 4 aprile 1980)

    Live al Civic Auditorium in Santa Monica del 21 agosto 1970. Le canzoni elencate di seguito furono presentate in anteprima sul palco. In seguito, furono incluse negli album Chunga’s Revenge, 200 Motels e Fillmore East giugno 1971

    La band:
    FZ, Mark Volman, Howard Kaylan, Jeff Simmons, Ian Underwood, George Duke, Aynsley Dunbar

    Tracklist
    Intro to Groupie Suite
    Road Ladies
    More intro
    What Will This Morning Bring Me This Evening
    What Kind Of Girl Do You Think We Are
    Bwana Dik
    Latex Solar Beef
    Daddy Daddy Daddy
    Do You Like My New Car (include Happy Together)
    What Will This Evening Bring Me This Morning

  • Frank Zappa & the groupies (part 1), review: Crew Slut, The Groupie Routine, Groupie Bang Bang

    Frank Zappa & the groupies (part 1), review: Crew Slut, The Groupie Routine, Groupie Bang Bang

    “Se non hai groupies intorno vuol dire che non stai facendo sul serio”. (Frank Zappa)

    Avvocato: Chi è una groupie?
    Frank Zappa: Una groupie è una ragazza a cui piace la gente che fa parte dei gruppi rock. Le piacciono molto.
    Giudice: Che cos’è che le piace molto?
    Frank Zappa: Le piacciono I MEMBRI del gruppo, molto.
    Avvocato: Una specie di tifosa, come i tifosi della squadra di calcio?
    Frank Zappa: Solo dei membri.
    Giudice: Non ho capito bene. Credevo che lei avesse detto che la cosa ha a che fare con una ragazza che in realtà è un membro di un gruppo rock.
    Frank Zappa: Mi scusi, le ragazze che seguono I MEMBRI.
    (parte del dialogo in tribunale per la causa intentata da Frank Zappa contro la società che gestiva l’Albert Hall di Londra, che nel febbraio 1971 cancellò l’esibizione della prima di 200 Motels con la Royal Philharmonic Orchestra. La cancellò nonostante la volontà di Bizarre Productions di modificare qualsiasi cosa nel programma per adattarsi all’Albert Hall).

    Nel febbraio 1969 Rolling Stone pubblicò un numero speciale dedicato alle groupie. In seguito, Baron Wolman produrrà il libro intitolato “Groupies and the other girls” di John Burks e Jerry Hopkins (1970, prima e unica stampa). All’epoca, quasi nessuno conosceva il concetto di groupie, si trattava di un fenomeno emergente. Affascinava l’idea di donne che circondavano musicisti famosi dietro le quinte, la loro libera sessualità in un ambiente largamente sessista.
    Questa iniziativa editoriale ha segnato la nascita della ‘groupie’, tra cui muse dal look vintage stravagante e le GTO (Girls Together Outrageously) che formarono la prima e unica groupie/girl band femminile di Frank Zappa con un album intitolato “Permanent Damage”. Questa band includeva Pamela Des Barres, una delle groupie più iconiche.
    Il libro contiene molti riferimenti ai Mothers di Frank Zappa, come pure a Hendrix, Jimmy Page, Marty Balin e molti altri, che provengono da Trixie, Sunshine, Pamela, Gloria Stavers, Harlow e i Plaster Castors.

    Esistono differenze tra le groupies a seconda della città in cui ti trovi.
    “Le groupies di New York sono fondamentalmente snob e tese – pensano di essere grandi. Le groupies di San Francisco sono ok ma pensano che non accada nulla al di fuori di San Francisco. Le groupies di Los Angeles sono senza dubbio le migliori, le più aggressive: l’unico inconveniente è il tasso incredibilmente alto di malattie veneree”.
    “Penso che le ragazze più giovani abbiano paura di me. Colgo l’occasione per annunciare alle groupies di questo paese che sono un tipo molto simpatico, quindi non abbiate paura”.
    Zappa viveva in una comune del Topanga Canyon con sei groupies. “Mi sono trasferito con loro invece di pagare l’affitto da qualche altra parte. È stata una situazione felice per tutti”.
    Ora è un uomo sposato e vive da solo con la moglie e la figlia, Moon Unit. Tuttavia, c’è una guest house sul retro della casa dove risiede Pamela Zarubica, alias Suzy Creamcheese.
    Durante il loro soggiorno di cinque mesi a New York, le Madri furono perseguitate giorno e notte dalle groupies, ragazze molto giovani. “Ci hanno davvero sorpreso. Avevano un’immaginazione incredibile ma, a volte, erano morbose…”
    Zappa potrebbe diventare l’ultimo storico delle groupies: le considera combattenti per la libertà all’avanguardia della rivoluzione sessuale che sta travolgendo la civiltà occidentale. Ha ore di interviste e conversazioni con le groupies su nastro, oltre a tutti i diari delle GTO, centinaia di lettere e foto. Ha già messo tutto insieme in un libro che si intitolerà The Groupie Papers. Il manoscritto è nelle mani della casa editrice Stein & Day anche se Zappa non ha ancora ricevuto alcuna risposta da parte loro.
    “Mi hanno chiesto di scrivere un libro politico, ma avevo una scadenza per il 1° gennaio. Così ho fatto il libro delle groupies. Mi chiedo quale sia stata la loro prima impressione”.
    I suoi nastri contengono varie informazioni delle groupies: commenti su varie rockstar’ (“cockstars”, li chiama Zappa) lunghezza e diametro del pene, pelosità, odore corporeo, durata del rapporto sessuale, numero di orgasmi da parte di lui, numero di orgasmi da parte di lei, tipo di droga preferita, ecc.
    “L’incidenza del lesbismo tra le groupies è molto alta e loro non ci pensano. Preferiscono i ragazzi omosessuali o bisessuali, ragazzi morbidi ed effeminati. È positivo che possano essere bisessuali: dimostra che si stanno adattando ai loro bisogni. Se ti fa sentire bene, fallo!”.
    “È incredibile quello che incontri per strada. Queste ragazze sono pronte a tutto sessualmente”.
    “Le groupies sono molto influenti sul mercato discografico perché conoscono così tante persone. Se hai successo con le groupies, venderai 15.000 dischi solo a Los Angeles”.
    (Rolling Stone, 15 febbraio 1969)

    Tracklist
    Crew Slut, Saratoga Performing Arts Centre, NY, 14 settembre 1984
    The Groupie Routine – Pauley Pavilion, UCLA, CA, 1971
    Groupie Bang Bang. 1966 (traccia inedita delle sessioni di Freak Out!).

  • Frank Zappa – The Nordic Stories (Denmark), Live KB Hallen, Copenaghen, 20 settembre 1974

    Frank Zappa – The Nordic Stories (Denmark), Live KB Hallen, Copenaghen, 20 settembre 1974

    THE NORDIC STORIES
    Zappa nei Paesi nordici 1967-1988
    Libro di Erland Bekkelund, Cege Berglund, Matti Laipio, Ole Lysgaard e Søren Gaden
    (4° edizione, 21 gennaio 2022, in lingua inglese, 256 pagine, Absolutt Forlag)

    Questo libro è stato scritto da uno dei più grandi ammiratori di Zappa in Norvegia, l’autore/editore Erland Bekkelund che ha preso l’iniziativa per il progetto coinvolgendo collaboratori dalla Finlandia, Svezia e Danimarca (Matti Laipio, Cege Berglund, Ole Lysgaard e Søren Gaden), grandi estimatori di Zappa anche loro.
    Il libro documenta i concerti di Zappa nei Paesi nordici dal 1967 alla fine degli anni ’80. In nessun’altra zona europea ha tenuto più concerti come nel Nord Europa. Ha suonato in circa 80 concerti tra Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca.
    Il libro presenta un capitolo per ognuno dei 4 Paesi nordeuropei con storie, interviste e aneddoti, 250-300 foto (in gran parte mai viste) che sono anche documenti storici.
    Contiene una recensione di ogni tour nordico con formazioni, date dei concerti, scalette e recensioni, è illustrato anche con locandine, poster e biglietti.

    Il capitolo di Zappa in Svezia, scritto da Cege Berglund, contiene interviste, storie di persone che lo hanno incontrato, informazioni su esperienze concertistiche e molto altro ancora. Gli Spotnicks furono la primissima band che aprì il primissimo concerto di Zappa e dei Mothers of Invention a Göteborg nel 1967. I musicisti Morgan Ågren e Mats Öberg raccontano la loro storia di quando hanno avuto la possibilità di suonare con Zappa e la band durante il concerto a Stoccolma nel 1988.

    Il capitolo molto speciale su Zappa in Finlandia è stato scritto da Matti Laipio, una delle persone principali che portarono Zappa in questo Paese del Nord Europa. Racconta della loro amicizia: visse con lui a Los Angeles per un periodo a metà degli anni ’70, mentre Zappa lavorava agli album Zoot Allures e Studio Tan. Matti racconta perché e come ha fornito ai Mothers gli spartiti per il tango finlandese Satumaa. Il risultato può essere ascoltato al concerto di Helsinki, che fa parte della serie You Can’t Do That On Stage Anymore. Abbiamo la storia di “Uncle Eric” che ha ispirato Zappa a scrivere la canzone Mrs. Pinky. Il capitolo è illustrato con alcune fantastiche foto scattate da Henrik Schütt.

    Il capitolo sulla visita di Zappa in Norvegia è scritto da Erland Bekkelund.
    Quando i giornalisti norvegesi hanno chiesto a Zappa cosa fosse una società, lui ha risposto:
    “Non abbiamo alcuna società, solo un gruppo di persone che si rincorrono come animali”.
    Il primo concerto che Zappa tenne in Norvegia fu nel 1973 al leggendario festival Kalvøya (isola di Calf) dove Zappa fu l’attrazione principale e il biglietto costava 20 NOK. Zappa stesso decise quando lui e la band avrebbero suonato: cioè quando il sole splendeva meglio sul palco (e su se stesso, presumibilmente). Zappa otteneva ciò che voleva.

    L’ultimo capitolo di Zappa in Danimarca, scritto da Søren Gaden, racconta del suo più grande fan danese, Ole Lysgaard, che alla fine divenne suo amico quasi “perseguitandolo” durante i tour. Una delle storie danesi riguarda John Smothers, la guardia del corpo di Zappa, che diede a Ole l’accesso alla “cerchia ristretta”. Questo capitolo contiene anche la storia dei riferimenti usati nella canzone Dong Work for Yuda. Il capitolo è riccamente illustrato con foto uniche del backstage, poster, biglietti e molto altro. Il capitolo e il libro si concludono con un’intervista inedita di 18 pagine realizzata a Copenaghen nel 1979.

    Absolutt Forlag ha in progetto una riedizione di questo straordinario libro con l’aggiunta di nuovo materiale inedito. Sta raccogliendo fondi per un possibile rilascio.

    Live KB Hallen, Copenaghen (Denmark), 20 settembre 1974 con Frank Zappa, Napoleon Murphy Brock, Tom Fowler, George Duke, Ruth Underwood, Chester Thompson

    Tracklist
    Room Service
    Tush Tush Tush
    Camarillo Brillo
    Oh no
    Son of Orange Country
    More Trouble Every Day

  • Frank Zappa – The Nordic Stories (Finland), Satumaa Finnish tango (1974), Live Helsinki, 1973

    Frank Zappa – The Nordic Stories (Finland), Satumaa Finnish tango (1974), Live Helsinki, 1973

    THE NORDIC STORIES
    Zappa nei Paesi nordici 1967-1988
    Libro di Erland Bekkelund, Cege Berglund, Matti Laipio, Ole Lysgaard e Søren Gaden
    (4° edizione, 21 gennaio 2022, in lingua inglese, 256 pagine, Absolutt Forlag)

    Questo libro è stato scritto da uno dei più grandi ammiratori di Zappa in Norvegia, l’autore/editore Erland Bekkelund che ha preso l’iniziativa per il progetto coinvolgendo collaboratori dalla Finlandia, Svezia e Danimarca (Matti Laipio, Cege Berglund, Ole Lysgaard e Søren Gaden), grandi estimatori di Zappa anche loro.
    Il libro documenta i concerti di Zappa nei Paesi nordici dal 1967 alla fine degli anni ’80. In nessun’altra zona europea ha tenuto più concerti come nel Nord Europa. Ha suonato in circa 80 concerti tra Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca.
    Il libro presenta un capitolo per ognuno dei 4 Paesi nordeuropei con storie, interviste e aneddoti, 250-300 foto (in gran parte mai viste) che sono anche documenti storici.
    Contiene una recensione di ogni tour nordico con formazioni, date dei concerti, scalette e recensioni, è illustrato anche con locandine, poster e biglietti.

    Il capitolo di Zappa in Svezia, scritto da Cege Berglund, contiene interviste, storie di persone che lo hanno incontrato, informazioni su esperienze concertistiche e molto altro ancora. Gli Spotnicks furono la primissima band che aprì il primissimo concerto di Zappa e dei Mothers of Invention a Göteborg nel 1967. I musicisti Morgan Ågren e Mats Öberg raccontano la loro storia di quando hanno avuto la possibilità di suonare con Zappa e la band durante il concerto a Stoccolma nel 1988.

    Il capitolo molto speciale su Zappa in Finlandia è stato scritto da Matti Laipio, una delle persone principali che portarono Zappa in questo Paese del Nord Europa. Racconta della loro amicizia: visse con lui a Los Angeles per un periodo a metà degli anni ’70, mentre Zappa lavorava agli album Zoot Allures e Studio Tan. Matti racconta perché e come ha fornito ai Mothers gli spartiti per il tango finlandese Satumaa. Il risultato può essere ascoltato al concerto di Helsinki, che fa parte della serie You Can’t Do That On Stage Anymore. Abbiamo la storia di “Uncle Eric” che ha ispirato Zappa a scrivere la canzone Mrs. Pinky. Il capitolo è illustrato con alcune fantastiche foto scattate da Henrik Schütt.

    Il capitolo sulla visita di Zappa in Norvegia è scritto da Erland Bekkelund.
    Quando i giornalisti norvegesi hanno chiesto a Zappa cosa fosse una società, lui ha risposto:
    “Non abbiamo alcuna società, solo un gruppo di persone che si rincorrono come animali”.
    Il primo concerto che Zappa tenne in Norvegia fu nel 1973 al leggendario festival Kalvøya (isola di Calf) dove Zappa fu l’attrazione principale e il biglietto costava 20 NOK. Zappa stesso decise quando lui e la band avrebbero suonato: cioè quando il sole splendeva meglio sul palco (e su se stesso, presumibilmente). Zappa otteneva ciò che voleva.

    L’ultimo capitolo di Zappa in Danimarca, scritto da Søren Gaden, racconta del suo più grande fan danese, Ole Lysgaard, che alla fine divenne suo amico quasi “perseguitandolo” durante i tour. Una delle storie danesi riguarda John Smothers, la guardia del corpo di Zappa, che diede a Ole l’accesso alla “cerchia ristretta”. Questo capitolo contiene anche la storia dei riferimenti usati nella canzone Dong Work for Yuda. Il capitolo è riccamente illustrato con foto uniche del backstage, poster, biglietti e molto altro. Il capitolo e il libro si concludono con un’intervista inedita di 18 pagine realizzata a Copenaghen nel 1979.

    Absolutt Forlag ha in progetto una riedizione di questo straordinario libro con l’aggiunta di nuovo materiale inedito. Sta raccogliendo fondi per un possibile rilascio.

    Satumaa Finnish tango, Live Helsinki 1974, vocalist Napoleon Murphy Brock

    Live at the Finlandia Hall Helsinki, 24 agosto 1973 (Road Tapes, Venue 2)
    Frank Zappa – guitar vocals
    Ruth Underwood – percussion
    Ralph Humphrey – drums, cowbells
    George Duke – keyboards, vocals
    Tom Fowler – electric bass
    Jean-Luc Ponty – electric violin
    Bruce Fowler – trombone
    Ian Underwood – bass clarinet, synthesizer

  • Frank Zappa – The Nordic Stories (Norway), Live Drammenshallen, Drammen, 8 may 1982

    Frank Zappa – The Nordic Stories (Norway), Live Drammenshallen, Drammen, 8 may 1982

    THE NORDIC STORIES
    Zappa nei Paesi nordici 1967-1988
    Libro di Erland Bekkelund, Cege Berglund, Matti Laipio, Ole Lysgaard e Søren Gaden
    (4° edizione, 21 gennaio 2022, in lingua inglese, 256 pagine, Absolutt Forlag)

    Questo libro è stato scritto da uno dei più grandi ammiratori di Zappa in Norvegia, l’autore/editore Erland Bekkelund che ha preso l’iniziativa per il progetto coinvolgendo collaboratori dalla Finlandia, Svezia e Danimarca (Matti Laipio, Cege Berglund, Ole Lysgaard e Søren Gaden), grandi estimatori di Zappa anche loro.
    Il libro documenta i concerti di Zappa nei Paesi nordici dal 1967 alla fine degli anni ’80. In nessun’altra zona europea ha tenuto più concerti come nel Nord Europa. Ha suonato in circa 80 concerti tra Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca.
    Il libro presenta un capitolo per ognuno dei 4 Paesi nordeuropei con storie, interviste e aneddoti, 250-300 foto (in gran parte mai viste) che sono anche documenti storici.
    Contiene una recensione di ogni tour nordico con formazioni, date dei concerti, scalette e recensioni, è illustrato anche con locandine, poster e biglietti.

    Il capitolo di Zappa in Svezia, scritto da Cege Berglund, contiene interviste, storie di persone che lo hanno incontrato, informazioni su esperienze concertistiche e molto altro ancora. Gli Spotnicks furono la primissima band che aprì il primissimo concerto di Zappa e dei Mothers of Invention a Göteborg nel 1967. I musicisti Morgan Ågren e Mats Öberg raccontano la loro storia di quando hanno avuto la possibilità di suonare con Zappa e la band durante il concerto a Stoccolma nel 1988.

    Il capitolo molto speciale su Zappa in Finlandia è stato scritto da Matti Laipio, una delle persone principali che portarono Zappa in questo Paese del Nord Europa. Racconta della loro amicizia: visse con lui a Los Angeles per un periodo a metà degli anni ’70, mentre Zappa lavorava agli album Zoot Allures e Studio Tan. Matti racconta perché e come ha fornito ai Mothers gli spartiti per il tango finlandese Satumaa. Il risultato può essere ascoltato al concerto di Helsinki, che fa parte della serie You Can’t Do That On Stage Anymore. Abbiamo la storia di “Uncle Eric” che ha ispirato Zappa a scrivere la canzone Mrs. Pinky. Il capitolo è illustrato con alcune fantastiche foto scattate da Henrik Schütt.

    Il capitolo sulla visita di Zappa in Norvegia è scritto da Erland Bekkelund.
    Quando i giornalisti norvegesi hanno chiesto a Zappa cosa fosse una società, lui ha risposto:
    “Non abbiamo alcuna società, solo un gruppo di persone che si rincorrono come animali”.
    Il primo concerto che Zappa tenne in Norvegia fu nel 1973 al leggendario festival Kalvøya (isola di Calf) dove Zappa fu l’attrazione principale e il biglietto costava 20 NOK. Zappa stesso decise quando lui e la band avrebbero suonato: cioè quando il sole splendeva meglio sul palco (e su se stesso, presumibilmente). Zappa otteneva ciò che voleva.

    L’ultimo capitolo di Zappa in Danimarca, scritto da Søren Gaden, racconta del suo più grande fan danese, Ole Lysgaard, che alla fine divenne suo amico quasi “perseguitandolo” durante i tour. Una delle storie danesi riguarda John Smothers, la guardia del corpo di Zappa, che diede a Ole l’accesso alla “cerchia ristretta”. Questo capitolo contiene anche la storia dei riferimenti usati nella canzone Dong Work for Yuda. Il capitolo è riccamente illustrato con foto uniche del backstage, poster, biglietti e molto altro. Il capitolo e il libro si concludono con un’intervista inedita di 18 pagine realizzata a Copenaghen nel 1979.

    Absolutt Forlag ha in progetto una riedizione di questo straordinario libro con l’aggiunta di nuovo materiale inedito. Sta raccogliendo fondi per un possibile rilascio.

    Live Drammenshallen, Drammen, Norway, 8 maggio 1982
    con Frank Zappa, Steve Vai, Ray White, Scott Thunes, Chad Wackerman, Ed Mann, Tommy Mars, Bobby Martin

    Tracklist
    Treacherous Cretins
    Society Pages
    I’m A Beautiful Guy
    Beauty Knows No Pain
    Charlie’s Enormous Mouth
    Fine Girl
    City of Tiny Lights
    Harder Than Your Husband
    Bamboozled By Love
    Let’s Move to Cleveland
    Tinseltown Rebellion
    Sinister Footwear
    Stevie’s Spanking
    Cocain Decisions
    Nig Biz
    Disco Boy
    Teenage Wind
    Truck Driver Divorce
    Tell Me You Love Me
    Strictly Genteel
    Crowd noise
    No no Cherry
    The Man From Utopia Meets Mary Lou
    Crowd noise
    Bobby Brown
    Zomby Woof