Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Frank Zappa

  • Frank Zappa, Muffin Man – meaning

    Frank Zappa, Muffin Man – meaning

    NYC Palladium, live del 30 ottobre 1977

    L’uomo dei muffin, seduto al tavolo della Cucina Sperimentale Polivalente per Muffin, afferra un grosso cucchiaio cromato. Raccoglie una piccola quantità di briciole secche di muffin e se le versa sulla camicia.
    Dice: “Qualcuno preferisce i tortini, a me non frega niente dei tortini! Non esiste nulla di più eccelso sulla faccia della Terra del muffin!”.

    “Ragazza, credevi fosse un uomo, invece era un muffin. Era solo un Pulcinella”.

    Il significato della canzone non è mai stato spiegato del tutto da Frank Zappa e lascia spazio a molte interpretazioni. Può rappresentare una golosità maniacale per un certo cibo o il fanatismo per una certa materia che allontana un individuo da altri interessi nella vita alienandolo.
    La fedele ossessione per il muffin potrebbe essere una parodia della ripetitiva vita borghese che Zappa disprezzava.
    Nel ritornello, una ragazza senza nome sembra aver avuto una relazione con l’uomo dei muffin, talmente concentrato nella ricerca del muffin perfetto da non darle piacere.
    Più in generale, il testo suggerisce l’inaspettato, la consapevolezza che non tutto è sempre come sembra, spesso un uomo non è così forte o capace come può apparire.
    L’accenno a “No cries is heard in the night as a result of him stuffing’” potrebbe essere interpretato come un riferimento all’idea che le azioni hanno delle conseguenze e che la mancanza di conoscenza o capacità del personaggio non porta a nessun risultato positivo.

  • Frank Zappa e Zubin Mehta – 200 Motels, Zappa salva lo spettacolo dal caos

    Frank Zappa e Zubin Mehta – 200 Motels, Zappa salva lo spettacolo dal caos

    Direttore musicale della Montreal Symphony Orchestra, della Los Angeles Philharmonic Orchestra e della New York Philharmonic Orchestra. Zubin Mehta ha diretto anche l’Orchestra Filarmonica d’Israele dal 1970, mentre dal 1998 è stato Direttore Musicale dell’Opera di Stato Bavarese di Monaco.
    Il 15 maggio 1970, Frank Zappa e Zubin Mehta hanno lavorato insieme per il concerto di 200 Motel al Pauley Pavillon dell’UCLA (un’arena di basket con una capienza di circa 14.000 persone) con Zubin Mehta alla direzione della Los Angeles Philharmonic Orchestra.
    Zubin ha voluto fare un paio di esperimenti per dimostrare la connessione tra musica rock e classica.
    Il primo esperimento, nel marzo 1970, fu uno speciale televisivo della NBC intitolato The Switched On Symphony in cui Zubin e la Filarmonica di Los Angeles apparvero con artisti rock come The Who e Jethro Tull ed il cantante soul Ray Charles.
    Con il secondo esperimento Zubin ha collaborato con Frank Zappa anche se, in seguito, si sarebbe pentito di questa decisione.
    Nel primo tempo, Zubin ha condotto Varese e Stravinsky e nel secondo 200 Motels che richiedeva ai musicisti di esibirsi in modo non convenzionale. Vestito con pantaloni a righe gialle, Zappa con la coda di cavallo ha preceduto lo spettacolo con un breve discorso, poi si è rivolto a Zubin e ha detto: “Va bene, Zubin, fallo”.
    I musicisti dovevano sbuffare, grugnire e lanciare coriandoli; il bassista ha dovuto volteggiare come un elefante ubriaco e, ad un certo punto, l’intera orchestra di 104 membri si è alzata ed è entrata nel pubblico improvvisando la propria musica. I musicisti hanno dovuto schioccare le dita sopra la testa e anche ruttare (letteralmente).
    Zappa ha colto l’occasione per una parodia dell’atto teatrale di Jim Morrison; ha rielaborato The End di Jim Morrison con il suo tema dell’incesto e del parricidio.
    Zubi rimase piuttosto disgustato da ciò che stava succedendo; nonostante le proteste di Zappa, tagliò tutta la seconda parte di 200 Motels.

    Zappa salva il suo spettacolo dal caos
    Frank Zappa e le Madri si sono uniti alla LA Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Zubin Mehta all’enorme Pauley Pavillon dell’UCLA (tutto esaurito, 10.000 persone). La prima metà del programma è stato un caos imbarazzante: è stato Zappa a salvarlo dal disastro.
    Sembra che il primo numero dell’orchestra fosse una composizione per nastro elettronico e orchestra di Mel Powell. A metà delle prime battute, è arrivata una voce dal pubblico. “Zubin, Zubin, ZUBIN”. Zubin fermò l’orchestra e si voltò.
    “Mi senti, Zubin?” chiese la voce.
    “Si ti sento. Dì qualcosa.”
    “Il nastro non funziona, Zubin.”
    Dopo alcuni minuti ed altre parole, Zubin si strinse nelle spalle e congedò l’orchestra, che uscì dal palco alla rinfusa. Quel numero avrebbe dovuto aspettare finché qualcuno non avesse capito come far funzionare il nastro…
    Questa debacle è stata seguita da un ensemble che ha suonato un pezzo di Edgard Varese, seguito da Zappa e i Mothers, che sono saliti sul loro palco (sopra e dietro il palco dell’orchestra) con l’aria trasandata e più strana che mai.
    I Mothers hanno eseguito la ‘loro’ versione del pezzo di Varese, ma prima Frank si è lanciato in un lungo monologo sulle infelici vicissitudini della vita adolescenziale in America che non aveva prezzo. È il maestro consumato delle descrizioni parodistiche, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti.
    Zappa è riuscito a prendere in giro se stesso, il pubblico e la vita in America in generale, semplicemente ricordandoci che c’è umorismo ovunque se ci interessa cercarlo.
    Era proprio il promemoria di cui avevamo bisogno, dato che eravamo tutti in rispettosa attesa di trovarci di fronte ad una vera orchestra; tutti gli adolescenti erano seduti in silenzio e nessuno che saltava su e giù perché, beh, non era uno dei tanti concerti rock, sai.
    La seconda parte dello spettacolo è stata dedicata alla composizione di Frank intitolata “200 Motels”, così chiamata perché scritta in frammenti durante due anni di tournée. I Mothers e l’orchestra si sono alternati, esibendosi raramente insieme. La prima parte è stata lenta e noiosa. Verso la fine è diventata molto più vivace, fino a quando non è finito con un enorme whomp e una standing ovation.
    Poi è arrivata la parte migliore dello spettacolo: i due bis. Il primo bis ha visto la partecipazione di alcuni dei musicisti dell’orchestra che sono saliti “al piano di sopra” per suonare con i Mothers, dopodiché il violoncellista ha rubato la scena sedendosi di lato.
    La jam è stata seguita da balli nei corridoi (ma senza correre sul palco), poi è stata la volta di un altro bis, tutto per i Mothers (hanno fatto “Plastic People”).
    Il concerto non è stato registrato, sfortunatamente, ma mi risulta che Frank e il gruppo eseguiranno presto lo stesso programma ad Amsterdam, che probabilmente verrà registrato.
    (Disc and Music Echo, 30 maggio 1970 – rivista inglese)

  • Frank Zappa – 200 Motels, primo lungometraggio su videocassetta, nasce lo spoof rockumentary

    Frank Zappa – 200 Motels, primo lungometraggio su videocassetta, nasce lo spoof rockumentary

    200 Motels è il primo lungometraggio girato e montato interamente su videocassetta. Quando, qua e là, sfrutta gli effetti speciali possibili solo con la registrazione video, fa vacillare l’immaginazione.
    “Per il pubblico che già conosce e apprezza i Mothers” dice Zappa “200 Motels fornirà un’estensione logica dei nostri concerti e delle nostre registrazioni… Per quelli che non sopportano i Mothers e hanno sempre pensato che non fossimo altro che un gruppo di pervertiti sordi, 200 Motels probabilmente confermerà i loro peggiori sospetti”.
    Il film dimostra che è possibile un trasferimento di qualità da nastro a celluloide, anche se è necessario il più alto livello di qualità europeo, apparecchiature video di risoluzione.
    (Audience, dicembre 1971)

    “200 Motels” è definito dallo stesso Zappa un “documentario surrealista”.
    Il documentario è surreale perché la vita in tournée è surreale. Non c’è quindi traccia di una cronologia a cui aggrapparsi, semplicemente perché i musicisti “in tour” perdono rapidamente ogni normale nozione di tempo per lasciarsi guidare solo dal segnale del risveglio, la partenza dell’autobus, treno o aereo, l’ora della conferenza stampa, l’allestimento delle attrezzature, il concerto, il previsto relax dopo il concerto, giorno e notte, per non parlare di eventuali differenze di orario.
    Quanti individui irrompono per un breve istante nella vita del musicista on the road, come uscendo da un altro mondo e passando come un sogno (o un incubo)? (Best, gennaio 1972)

    “Un terzo della sceneggiatura (lungo 320 pagine) non è stato girato affatto. Abbiamo dovuto modificare mentre realizzavamo il film”.
    (Frank Zappa, Sounds, 27 novembre 1971)

    Zappa scrisse tra le ottocento e le mille pagine di musica per il suo film “200 Motels” che racconta dei suoi tour. Gli ci vollero dalle 8 alle 16 ore per impostare ogni pagina di quella partitura, inserendo ogni puntino in modo che tutto fosse registrato, ogni nota musicale, ogni cambio di tempo, ogni parola pronunciata, persino tutti gli squittii e grugniti “improvvisati”. (I-AM, marzo 1977)

    Nel 1971, Zappa realizzò il film 200 Motels con colonna sonora abbinata, probabilmente inventando la forma spoof “rockumentary” sfruttata da Spinal Tap più di un decennio dopo. (The Guardian, 7 dicembre 1993)

    ‘200 Motels’ costerà alla United Artists 650.000 dollari. (Record Mirror, 23 gennaio 1971)

    “Frank Zappa è stato uno dei primi ad usare i cartoni animati, che rimangono la parte migliore del film 200 Motels e per i quali si avvalse della collaborazione di Chuck Swenson. Zappa ha il grosso pregio di aver intuito, quasi 10 anni prima, il discorso del videoclip”.
    (Giandomenico Curi, giornalista e regista, Mangiare Musica giugno 1994)

    Il film di Frank Zappa, “200 Motels” è incredibilmente veloce e dà la sensazione che Zappa abbia segnato i fotogrammi più o meno allo stesso modo in cui esegue la musica, producendo un effetto pulsante continuo.
    (Beat Instrumental gennaio 1972)

    “Ricordo la prima volta che ho visto 200 Motels a colori perché avevamo sempre lavorato su una stampa in bianco e nero. Mi sono seduto lì, non l’ho nemmeno ascoltato. L’ho guardato – non riuscivo a credere a come appariva sullo schermo, e l’ho visto circa quattro o cinque volte dopo. Sapevo cosa c’era nel film, eppure quando l’ho visto mi sembrava di vederlo per la prima volta, non potevo crederci”.
    (Frank Zappa, Time Out, 17-23 dicembre 1971)

    “C’è un bootleg di “200 Motels” ma non è l’album della colonna sonora del film, è un’esibizione che abbiamo fatto dal vivo con la Los Angeles Philharmonic. Abbiamo fatto alcuni tentativi per fermarlo, ma è molto difficile a causa del modo in cui la legge è strutturata negli Stati Uniti.
    Le leggi negli Stati Uniti non fanno molto per proteggere l’artista in alcun modo”. (Frank Zappa, Cream, gennaio 1972)

    Il film fu portato a termine grazie alla pazienza del regista Tony Palmer che litigò costantemente con Frank. Zappa, da buon ‘capo’, lo aveva scelto come regista salvo poi voler girare tutto lui. Palmer fece miracoli in fase di montaggio riuscendo a dare un senso a tutto il materiale.
    Nel film non manca la sana presa per il culo dell’intera società americana, della sessuofobica America e del sistema educativo americano.
    (Classix n.21 – marzo aprile 2009)

    “200 Motels” presenta gli spettacolari effetti visivi elettronici possibili con il processo Vidtronics da videocassetta a film di Technicolor … colori che scorrono l’uno nell’altro man mano che una scena avanza e l’improvvisa dissolvenza dei personaggi in forme geometriche.
    (Billboard, 20 novembre 1971)

    Frank si oppone all’etichetta “opera rock” e preferisce “fantasia musicale surreale”.
    “Questo non è realismo, è più che reale’. Prende la realtà e la estende fino a un limite assurdo”.
    (Frank Zappa, Movies Now, autunno 1971, vol. 1 n.2)

  • Frank Zappa – Workaholic – xenocronia Frank Zappa, Krzysztof Penderecki – xenochrony

    Frank Zappa – Workaholic – xenocronia Frank Zappa, Krzysztof Penderecki – xenochrony

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e Krzysztof Penderecki

    FAIR USE

    “Frank era curioso, polemico, tirannico, workaholic. Faceva e disfaceva le sue band secondo strategie che non intendeva spiegare a nessuno, assorbiva idee da tutti senza mai elemosina di copyright, vessava i collaboratori in nome della Perfezione, metteva ai ceppi o sbarcava gli oppositori secondo il codice di Sir Francis Drake” (Riccardo Bertoncelli)

    Pochi giorni prima di “partire per il suo ultimo tour”, come diceva la sua famiglia, Frank chiedeva di portare il suo letto d’ospedale sotto il suo Synclavier, così avrebbe potuto fare un po’ più di lavoro.
    (Musicfestnews, Scott Hopkins, 29 luglio 2022)

    Nel 1988 (periodo immediatamente precedente alla partenza per il tour mondiale), era questa la giornata tipo di Frank Zappa.
    SVEGLIA E COLAZIONE – Menu: caffè, sigarette.
    MATTINA – Riunione con gli avvocati per dirimere questioni legate alle cause intentate a questa o quella major. Verifica dettagli relativi all’imminente tour intercontinentale (trasporti, sistemazioni in albergo, catering, strutture tecniche, personale coinvolto, promoter locali, dettagli vari, costi generali e specifici). Preascolto del rough mix di alcuni pezzi in corso di lavorazione. Stesura e controllo testi dei booklet inclusi nei prossimi album in uscita. Incontro con gli illustratori al lavoro sulle copertine dei suddetti album. Appuntamento telefonico con stazioni radiofoniche americane per interviste.
    PAUSA PRANZO – Menu: toast con prosciutto, caffè, sigarette.
    POMERIGGIO – Seduta con giornalista di un magazine per intervista e sessione fotografica (incluso incontro con la stilista per preparazione abiti da indossare e oggetti bizzarri da esibire, dai serpenti di plastica ai guanti da cucina al capello a tuba). Supervisione tecnica attività di editing. Montaggio e/o remastering brani vari. Registrazione/mix nuove parti strumentali da inserire. Ascolto nastri live. Serie di telefonate ai vari magazzini di strumenti musicali per ordinare nuova roba in base alle indicazioni dei musicisti della band. Riunione fugace con la responsabile del merchandising e del catalogo venduto per corrispondenza.
    MERENDA/APERITIVO – Menu: toast con burro di arachidi, caffè, sigarette. Chiacchierata con i figli. Dopo la merenda, incontro con i tecnici di palco (mixer, luci) assunti per il tour. Piccolo scambio di pareri e considerazioni con Scott, il cinico e schivo bassista della band che ha il compito ingrato nonché la responsabilità di fare le veci di Zappa e seguire in qualità di luogotenente le prove pomeridiane (con inizio, ogni giorno, alle 13) del repertorio di 90/100 pezzi all’interno del quale pescare i brani da suonare di volta in volta in concerto. E per capire cosa faceva un luogotenente di Zappa, ecco le domande tipiche che si sentiva rivolgere dal Maestro: “Allora Scott, come sta andando il lavoro? Ci sono casini? Quel coglione del sassofonista si è fatto sentire o lo diamo per disperso? A Bob si aggrovigliano ancora le dita durante il solo di Inca Roads? Bruce ha dato i numeri perché non riesce a suonare quella parte in 31/16? Ah, Chad ha perso il suo ombrello, e allora? Tommy dice che se ne vuole andare perché ne ha le palle piene di prendere ordini da un primitivo come te? Cazzo significa che di questo passo ti verrà un esaurimento nervoso? Ok, ok, beh, c’è dell’altro?”.
    SERA – Cena al volo (ricco menu: toast con prosciutto e burro di arachidi, caffè, sigarette). Incontro con la band e prove (dalle 20 alle 2 circa). Riunione post prove per considerare margini di miglioramento ed inclusione di nuovi temi/contenuti verbali/parti musicali. Scrittura nuove pagine da inserire nell’autobiografia in corso di lavorazione. Zapping televisivo alla ricerca di personaggi politici poco raccomandabili, predicatori con problemi ormonali, pellicole di fantascienza di quarta categoria. Trascrittura di un paio di idee per nuovi brani.
    ALBA – A letto per dormire almeno 5 ore e poi ricominciare un’altra fantastica giornata.
    (Maurizio Principato, Jam, settembre 2005)

    In una delle tre immagini Zappa workaholic compone in aereo
    (Prog, giugno 2019)

  • Frank Zappa e Paul Buff, Breaktime (1961) – History of the first record of Frank

    Frank Zappa e Paul Buff, Breaktime (1961) – History of the first record of Frank

    “Breaktime” dei Masters (Frank Zappa, Paul Buff e Ronnie Williams) per l’etichetta indipendente Emmy di Buff (maggio 1961).

    Frank Zappa e Paul Buff, il mago dell’elettronica
    Ho iniziato a parlare con Frank dei suoi primi giorni nel mondo della musica, intorno al 1963, quando i Mothers erano una lontana proiezione del futuro. Ha tirato fuori molti ricordi che non ho mai visto pubblicati da nessuna parte prima, e ho pensato fosse interessante sapere cosa facesse nei giorni pre-psichedelici.
    Tutto ebbe inizio con la collaborazione di un mago dell’elettronica chiamato Paul Buff, nei primissimi anni Sessanta. Buff lavorava per una compagnia missilistica e quando se ne andò decise di costruire uno studio di registrazione a Cucamonga, in California, che secondo Zappa è il posto più improbabile al mondo per un’impresa del genere.
    Essendo un ragazzo ingegnoso, Buff si costruì un registratore a cinque tracce – l’unico al mondo – in un momento in cui la maggior parte degli studi professionali di Hollywood utilizzavano solo macchine a due o tre tracce.
    “È un vero eroe sconosciuto” ha detto Frank “Ha imparato da autodidatta il sassofono, il piano, il basso e la batteria ed ha imparato solo i lick di base del rock ‘n’ roll, in modo da poter fare tutti i dischi sovraincidendo lui stesso”.
    Frank ha lavorato con lui e alla fine ha acquistato il piccolo studio, mentre Buff ha creato diversi prodotti importanti per le apparecchiature di registrazione come l’unità di riduzione del rumore Kepex: ora dirige la sua azienda.
    In quei primi giorni, però, ha continuato Frank, Los Angeles “era molto divertente. Abbiamo fatto dischi che sapevamo di non poter vendere a nessuno, ma ci passavamo giorni sopra. Era tutto così assurdo”.
    Il primo disco di Frank è stato “Breaktime” (1961) dei Masters – composti da Frank, Buff e un ragazzo chiamato Ronnie Williams per l’etichetta indipendente Emmy di Buff.
    Più o meno nello stesso periodo, all’incirca nel 1963, Frank lavorò con “un’etichetta così oscura che se trovassi qualcuno dei loro dischi, probabilmente non varrebbero nulla”. Si chiamava Vigah Records e tra i prodotti c’era ‘The Big Surfer’, su cui usavano un disc-jockey San Bernardino che imitava bene il presidente Kennedy. Il DJ ha impersonato Kennedy mentre giudicava una gara di surf dance per adolescenti: l’ultima riga indicava che il premio del vincitore doveva essere il primo membro dei Peace Corps ad essere inviato in Alabama (commento sociale). La Capitol Records acquistò il master per 700 dollari, ma sfortunatamente Medgar Evers fu ucciso in Alabama proprio mentre veniva pubblicato. Il DJ l’ha suonata nel suo show ed è stato un successo a San Bernardino.
    In giro per la Capitol Records, Frank ricorda di essere stato in studio mentre il produttore Jim Economides stava mixando un paio dei primi brani dei Beach Boys – “Surfer Girl” e “Little Deuce Coupe” – oltre a “Secret Surfer Spot” di Dick Dale, tutti nella stessa sessione.
    Frank è stato anche coinvolto con l’etichetta Original Sound di DJ Art Laboe, e con Ray Collins ha scritto e prodotto la bellissima e ormai classica “Memories Of El Monte” dei Penguins, che è stata tagliata in mono nello studio di Laboe. Il disco celebra e cita alcuni dei successi dell’epoca d’oro dei gruppi vocali: i Flamingos, gli Heartbeats e così via. È presente la cantante Cleve Duncan degli originali “Earth Angel” Penguins, ma il resto dei cantanti era “un gruppo di ragazzi dell’autolavaggio”.
    Zappa amava quel tipo di musica – ha ispirato l’album Ruben & The Jets – e traccia una netta distinzione tra la musica dei gruppi neri della costa orientale e quella occidentale.
    “La musica della West Coast aveva un senso dell’umorismo, la musica dell’est era un po’ disperata. La musica di gruppo è stata portata in California da persone di colore del Texas e la situazione del ghetto a Los Angeles non era così brutta come ad Harlem, quindi ha sviluppato un’aura diversa: conosci ‘Shoppin’ For Clothes’ dei Coasters? Questo è il genere di cose che intendo”
    Ha scritto e realizzato quasi una dozzina di flop per Original Sound – incluso “Mr Clean” di Mr Clean – e il disco dei Penguins non ha venduto affatto anche se ora è un vecchio pezzo piuttosto raro.
    Ha scritto il lato B di “Tijuana Surf” degli Hollywood Persuaders, che è stato “il numero uno in Messico per 17 settimane consecutive”. Il gruppo includeva Paul Buff, che sovraincideva ogni singolo strumento.
    “La scena non è più la stessa ora” ha concluso Frank “La gente sta prendendo tutto troppo sul serio”.
    (Melody Maker, 25 agosto 1973)

    Nel 1960, Zappa si è trasferito a Cucamonga: ha iniziato a fare musica al Pal Recorders dell’amico Paul Buff, uno studio di registrazione a 8040 Archibald Ave.
    Non è mai stato ufficialmente riconosciuto in questa località, neanche con una targa in sua memoria.

  • Frank Zappa – Psychoustic – xenocronia Frank Zappa (chitarra acustica) Gyorgy Ligeti, Tōru Takemitsu

    Frank Zappa – Psychoustic – xenocronia Frank Zappa (chitarra acustica) Gyorgy Ligeti, Tōru Takemitsu

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Gyorgy Ligeti e Tōru Takemitsu

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    Clocks and Clouds – Gyorgy Ligeti
    Atmosphères – 2001 – A Space Odyssey – György Ligeti
    Tōru Takemitsu – Autumn (1973)

    Frank Zappa – 1972 – Nine Types Of Industrial Pollution – Acoustic Guitar
    Frank Zappa – 1979 – Sleep Dirt – Duet on Acoustic Guitar with James Youman
    Frank Zappa – Waltz for Guitar (1958) performed on acoustic guitar by Matthew McAllister Transcription done by Brennen Rigley
    Frank Zappa & The Mothers – King Kong – Essen, 1968

    Noterete che la batteria sembra ‘litigare’ con la chitarra di Frank nel brano Sleep Dirt. Sembra non riuscire a star dietro a Zappa. La cosa è voluta. Un modo strano per ‘raccontare’ che erano pochi i musicisti che potevano ‘assecondare’ al meglio l’imprevedibilità musicale e il genio di Frank.

    L’universo musicale di Frank Zappa è un vero crogiolo di stile, convenzioni ed estetica. L’eclettismo non era solo una caratteristica immanente del suo lavoro, ma anche una delle determinanti della sua strategia artistica. Ci concentriamo sui vari collegamenti di Zappa con il modernismo del ventesimo secolo.
    Quali sono gli stili, le tecniche compositive ed i compositori che hanno influenzato lo sviluppo del suo linguaggio sonoro?
    Le esplorazioni “serie” di Zappa sono qualcosa di unico nel mondo del rock.

    Ecco i compositori che hanno influenzato Zappa:
    Edgar Varèse
    Igor Stravinsky
    Anton Webern
    Arnold Schönberg
    Pierre Boulez
    Karlheinz Stockhausen
    Bela Bartok
    Krzysztof Penderecki
    John Cage
    Luigi Nono
    Charles Ives
    Conlon Nancarrow
    (Lizard, settembre 2020)

    Questa lista di Lizard è incompleta. Il grande assente è Maurice Ravel e compositori di musica contemporanea come Toru Takemitsu, uno dei preferiti di Frank Zappa negli anni Ottanta.

    Incorpori spesso molte cose dell’avanguardia, in particolare di quel periodo negli anni ’50, quando Boulez e Stockhausen erano importanti.
    “Sono ancora abbastanza affezionato alla musica di Boulez, ma non tanto a quella di Stockhausen. Mi piacciono anche altre cose della musica contemporanea, in particolare Toru Takemitsu. È uno dei miei preferiti”.
    (Frank Zappa, Digital Audio, ottobre/novembre 1984)

    “La gente non parla con un ritmo regolare. Nelle conversazioni ci sono pause, inflessioni, diversi tipi di accelerazioni e ritardi, quindi perché non si potrebbe suonare allo stesso modo? Se fai un assolo, in un certo senso ‘parli’ al pubblico, giusto? Dovresti, a meno che tu non sia uno dei Milli Vanilli”. (Frank Zappa, Chitarre n. 73, aprile 1992)

    Air Sculpture
    Lo stile chitarristico di Zappa era completamente originale nel mondo del rock. A differenza della maggior parte dei chitarristi che usavano modelli in scala o forme collaudate sulla chitarra, Zappa creò quella che fu chiamata “Air Sculpture”. Non aveva bisogno di fare affidamento su dispositivi e trucchi musicali collaudati perché aveva la capacità di suonare qualsiasi nota (tutti i dodici toni / scala cromatica) sulla chitarra, su qualsiasi tasto. Questo stile di improvvisazione era usato anche dai chitarristi jazz (senza dubbio cervelloni dall’udito immacolato, barbe e banjo…). Il trucco sta nel sapere in quale ordine suonare le note.
    Zappa era famoso per suonare assoli di chitarra smisurati e autoindulgenti. Laddove altri chitarristi perdevano la concentrazione e rimanevano bloccati in cliché e riff per mancanza di immaginazione, Zappa guadagnava slancio dopo sei o sette minuti dall’inizio dell’assolo.
    (Sun Zoom Spark, gennaio 1994)

    Non suoni molto la chitarra acustica?
    “Raramente. Mi limito ad allenarmi con la chitarra acustica. Mi piace il modo in cui suona sul disco, ma non mi considero un musicista acustico. L’ho usata in We’re Only in It for the Money e Sleep Dirt. C’è un assolo in “Stink-foot” in cui uso una chitarra acustica con un Barcus-Berry su un lato e l’uscita elettrica dell’acustica va su un Mutron sul lato destro. Una cosa ibrida”.
    (Frank Zappa, Record Review, giugno 1982)

  • Frank Zappa e i sindacati – Stick Together

    Frank Zappa e i sindacati – Stick Together

    Dall’album “The Man From Utopia” (1983)

    Parlando di unioni orchestrali, Frank Zappa ne decostruiva l’intero concetto:
    “Fanculo i sindacati è tutto quello che ho da dire…. Funziona così: ogni volta che qualcuno in un sindacato dice ‘Stiamo facendo uno sciopero per ottenere più soldi’ ti fa credere che, una volta vinto lo sciopero, otterrai risultati. Ma lo fanno sempre per dar modo al tizio che dà loro i soldi di aumentare ancora di più il prezzo. Chi ci perde è sempre il consumatore. Stanno prendendo per il culo e neanche se ne accorgono”. (Frank Zappa)
    Frank ha avuto modo di esplorare il tema dei sindacati in “Stick Together”.
    Pur restando un sostenitore della controcultura, spesso si definiva un conservatore classico e si candidava alla presidenza con il biglietto libertario.

    Il rapporto di Frank Zappa con i sindacati non fu molto positivo. Come direttore d’orchestra e compositore è sempre stato costretto ad avere a che fare con i sindacati dei musicisti, di solito a suo svantaggio.
    Era un perfezionista, spesso lavorava ore extra per finire un progetto, ma ogni volta che erano coinvolti i sindacati era costretto a fermarsi: i due risultati più significativi sono stati il film “200 Motels” massacrato, rattoppato e alla fine incompleto, e le sessioni insoddisfacenti con la London Symphony Orchestra.
    “Stick Together” non è la prima canzone di Zappa sui sindacati. Si può tornare indietro fino al 1970 per trovare “Rudy Wants to Buy Yez a Drink”, ed aggiungere tra queste due date “Lonesome Cowboy Burt” e “Flakes”.

  • Frank Zappa – The World’s Greatest Sinner sul grande schermo

    Frank Zappa – The World’s Greatest Sinner sul grande schermo

    L’irregolare e brillante “The World’s Greatest Sinner” di Timothy Carey e il melodramma sulla redenzione di Emilio Fernández “Victims of Sin” arrivano finalmente sul grande schermo.
    Il film di Timothy Carey è stato restaurato dall’Academy Film Archive e dalla Film Foundation, con il finanziamento fornito dalla Hobson/Lucas Family Foundation.
    La colonna sonora è di Frank Zappa.
    (New York Times, 5 ottobre 2023)

    Frank Zappa iniziò a comporre la colonna sonora di “The World’s Greatest Sinner” nel giugno 1961.
    “La colonna sonora è unica” disse “in quanto utilizza ogni tipo di musica”.
    A novembre registrò una sessione per un piccolo gruppo rock-n-roll con 8 musicisti cui seguì una sessione di registrazione con un’orchestra da camera di 20 elementi all’inizio di dicembre e un’orchestra da 55 elementi al Chaffey Auditorium il 17 dicembre 1961, diretta dall’insegnante di musica della Pomona High School Fred E. Graff.
    L’orchestra comprendeva membri della band di Zappa dell’epoca, The Boogie Men, Kenny Burgen eseguiva il sassofono, la chitarra ritmica di Doug Rost e la batteria Al Surratt.
    Zappa si riferiva all’orchestra come all’Orchestra Sinfonica della Valle di Pomona, arricchita da altri strumentisti. La registrazione è stata effettuata con un solo microfono: Zappa descrisse la sessione come “rancida”.
    Frank aveva 20 anni quando scrisse la partitura nell’estate del 1961: dimostra che, in effetti, iniziò come compositore di musica moderna. E’ una musica funzionale per un film realizzata in modo professionale: indica quanto Zappa avesse imparato attraverso le lezioni e l’autoeducazione.

    Timothy Carey, nelle vesti di Elvis, ha scritto, diretto, prodotto, distribuito e recitato nel film “The World’s Greatest Sinner” (1962) da cui è tratto questo video. L’allora 20enne Frank Zappa scrisse l’intera colonna sonora del film, inclusa questa canzone (molto probabilmente ha suonato lui stesso tutte le parti di chitarra della colonna sonora).

    Timothy Carey, regista e protagonista di The World’s Greatest Sinner, in una scena si applica la mosca sul mento che Frank, all’epoca, ancora non aveva.
    Nel film, il protagonista da impiegato diventa una rockstar che si crede Dio.
    (Blow Up 247, dicembre 2018)

  • Dr. Bickford & Mr. Zappa – xenocronia Frank Zappa, Anton Webern, Conlon Nancarrow – xenochrony

    Dr. Bickford & Mr. Zappa – xenocronia Frank Zappa, Anton Webern, Conlon Nancarrow – xenochrony

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Anton Webern e Conlon Nancarrow

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    The Amazing Mr. Bickford è protagonista di questa xenocronia. Non è solo un film, è una vera esperienza.
    Potete vederlo qui

    https://www.youtube.com/watch?v=H2ib-IHejVM

    E’ un film strano, oscuro, inquietante e allucinatorio che Frank Zappa ha pubblicato nel 1987.
    I brani di Zappa abbinati alle animazioni di argilla di Bruce Bickford sono orchestrali.
    Forme in continua trasformazione, figure umane, volti distorti e ambienti surreali. Il processo della continua, inarrestabile mutazione di teste, forme umane e paesaggi che si formano, ri-formano e trasformano è ipnotizzante. Ricorda molto i brani di Zappa che modificava e ricreava ogni volta: non erano mai gli stessi, inclusi gli assoli.
    Di sicuro, Bickford con i suoi personaggi in argilla racconta molto bene l’alchimia musicale tipica di Frank Zappa.
    Ogni elemento del film è in movimento, è un’esperienza simile al sogno e, in fondo, Frank viveva in un mondo tutto suo, sul palco e fuori dal palco.

    Frank Zappa fu fortemente ispirato a Conlon Nancarrow.
    Uncle Meat è stato influenzato dal jazz?
    “Non credo ci siano influenze jazz in Uncle Meat. Se c’è qualche influenza in Uncle Meat è di Conlon Nancarrow. È un compositore che vive in Messico, ma è nato nel Kentucky. Scrive musica per pianista che è umanamente impossibile da eseguire. Scrive tutti questi bizzarri canoni e strane strutture – li colpisce con i rulli del pianoforte. Roba fantastica. Se non l’hai mai sentito, devi ascoltarlo – ti ucciderà. In parte suona come un ragtime totalmente bionico. (Pop & Rock, febbraio 1980 – Grecia)

    FZ è come gli alchimisti, che ripetevano lo stesso esperimento mese dopo mese, a volte per molti anni, finché i materiali con cui stavano lavorando diventavano così instabili da sviluppare nuove proprietà e, un giorno, gelificarsi nella Pietra Filosofale.

    Frank Zappa e l’Alchimia

    https://www.youtube.com/watch?v=D121RVNL0QY&list=PLNIorVgbZlD1S20usXVU6cpL2iyriHJuz&index=6

  • Frank Zappa – The Amazing Mr. Bickford (1987)

    Frank Zappa – The Amazing Mr. Bickford (1987)

    Chiunque abbia familiarità con la musica di Frank Zappa e con l’animatore di argilla Bruce Bickford non dovrebbe sorprendersi per la visione di questo film strano, oscuro, inquietante e allucinatorio.
    The Amazing Mr. Bickford, video pubblicato nel 1987 da Frank Zappa, contiene brani orchestrali di Zappa abbinati alle animazioni di Bruce Bickford.

    Questo filmato, che non è mai stato disponibile su DVD, è una corsa selvaggia e strana di 50 minuti di forme in continua trasformazione, figure umane, volti distorti e ambienti surreali. Il presser di questo film l’ha giustamente descritto come una fusione di “Peter Pan, Ray Harryhausen e The Wild Bunch”.
    L’animazione di Bickford ricorda molto la sperimentazione a ruota libera di artisti jazz come Ornette Coleman e Miles Davis. L’inventiva dell’animazione è ipnotizzante mentre guardi la forma di teste, corpi e paesaggi, che si formano, ri- formano e trasformano.
    Questo film richiederà un paio di visualizzazioni per catturare davvero tutti i dettagli folli in esso contenuti. C’è così tanto racchiuso in ogni fotogramma, ogni elemento è in movimento, il che rende difficile tenerne traccia. Non è diverso dall’esperienza di un sogno.
    The Amazing Mr. Bickford riflette anche l’esperienza dell’artista nella lotta alla guerra del Vietnam. La guerra ha avuto un effetto a lungo termine sulla vita e sull’arte di Bickford: uno dei temi ricorrenti in questo film è la violenza.
    The Amazing Mr. Bickford non è solo un film, è una vera esperienza.

    Trovate il film completo qui
    https://www.youtube.com/watch?v=4ZH1mFkL6e8&t=405s