Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Frank Zappa

  • Frank Zappa e Chester Thompson – Inca Roads

    Frank Zappa e Chester Thompson – Inca Roads

    Inca Roads: trascrizione di Chester Thompson per Frank Zappa

    Chester Thompson è di Baltimora come Frank. È il terzo afroamericano del gruppo, insieme a Nappy e George. È uno studioso e un tecnico immerso nella tradizione del jazz rock.

    Dichiarazioni di Chester Thompson estratte da Percussioni, gennaio 1994
    “Quando ero con Zappa, un giorno io e Ralph Humphrey andammo alle prove e trovammo sul palco questi due doppi kit della Octaplus. A quel punto, o ti sedevi li dietro con un’aria scema oppure imparavi ad usare quella roba. All’inizio fu una cosa un po’ opprimente: non è il genere di cose di cui vado pazzo. Se non ti applichi molto regolarmente non hai scampo. Dopo l’esperienza con Zappa passai direttamente al Weather Report, dove nessuno ti dà alcuna indicazione: o sei adatto a quel gruppo oppure no. Oggi guardo al periodo di quelle due esperienze in questo modo: con Zappa si imparava come leggere e suonare qualsiasi cosa, mentre col Weather Report si imparava a capire cosa bisognava omettere. Perciò spero di aver sviluppato tra questi due estremi un equilibrio nel sapere sempre quando suonare e quando no. Le cose che faccio adesso coi Genesis non richiedono tanti tempi dispari come con Frank. Le parti di batteria, la musica in generale non è altrettanto complicata ma il groove ha un’importanza incredibile: ci sono tempi dispari, ma la loro esecuzione è lasciata al proprio modo di sentire. Con Zappa anche il feeling era scritto, in un certo senso. Zappa era molto specifico riguardo a quel che si doveva suonare: e una volta che lo suonavi in maniera giusta, il feeling rimaneva quello”. (fonte: Drums and Drumming, estate 1987)

    “Chester Thompson: batterista decisamente solido e stimolante, uno stile totalmente diverso dagli altri ragazzi. È stato divertente suonare con Chester, soprattutto dopo che ha imparato a suonare i poliritmi, perché è entrato nella band fondamentalmente dal mondo dei boogaloo. Suonando assoli di chitarra con Chester il suo ritmo era così contagioso che le persone potevano davvero battere i piedi, indipendentemente da quello che stavi facendo con la chitarra. Il lato negativo era che con i poliritmi la sua batteria non si adattava perfettamente. Ho parlato con Chester, ho cercato di spiegargli in modo non tecnico come dovrebbero essere le cose in certi punti delle composizioni musicali, e lui si è grattato la testa e ha iniziato a modificare; penso si sia aperto apprendendo nuove idee. È stato fantastico anche viaggiare con lui. Un ragazzo divertente”.
    (Rhythm, luglio 1989)

    Chester Thompson, il tuo ex batterista, suonerà con i Genesis, sai?
    Sì. Chester Thompson è un musicista jazz. Mi chiedo cosa potrebbe fare con i Genesis. Immagino sia solo un lavoro…
    Ci sono sempre più band che mescolano rock, jazz, ecc.
    Sì, ma non credo che la maggior parte di questi mix sia molto felice. Immagina un magnaccia che va a un ballo in maschera e vuole vestirsi da coniglio. Prende una corazza del XVI secolo, sarebbe carino un boa, e – perché no? – un turbante in testa, occhiali alla Elton John. È un bel costume, ma non ha alcun senso. Ogni musica esiste secondo una realtà propria. Ma incollare un riff jazz su un ritmo rock non è un matrimonio, è solo un collage.
    Questa è la tua specialità, vero?
    Sì, ma io so che tipo di colla usare…
    (Rock & Folk, marzo 1977)

  • Frank Zappa e Mike Keneally

    Frank Zappa e Mike Keneally

    Mike Keneally – Frank Zappa’s Jazz Discharge Party Hats

    Mike Keneally era un vero fan ardente della tua musica, il dizionario ambulante delle tue canzoni, diverso dagli altri…
    “In realtà, ci sono stati altri due dizionari ambulanti… Arthur Barrow era un dizionario ambulante e in una certa misura lo era anche Ike, ma Keneally è unico. Non è soltanto un dizionario ambulante: non ho mai visto nessuno in grado di memorizzare così velocemente come Keneally. È assolutamente una spugna nel memorizzare i passaggi musicali. Colaiuta potrebbe memorizzare velocemente ma solo per la batteria: Keneally memorizza l’intero pezzo, la melodia, gli accordi, il ritmo, ‘fotografa’ tutto e può replicarlo subito dopo averlo sentito.
    (Frank Zappa, Society Pages 1, aprile 1990)

    “È molto gratificante trovare qualcuno la cui musica ti dia la sensazione che stia parlando direttamente con te. E mentre attraversi la vita, trovi più persone che si sentono come te e lì trovi una comunità. Inoltre, c’era l’arte stessa e quanto variava da un album all’altro. C’era così tanto da scoprire nella musica di Frank, come gli indizi segreti nei testi e nelle melodie che creavano connessioni tra album specifici. All’inizio sembrava di far parte di un club segreto”. (Mike Keneally, Guitar World, febbraio 1999)

    Dichiarazioni di Mike Keneally su Frank Zappa
    “L’istinto di sopravvivenza supera lo stupore e la paura. Non c’è niente di peggio di quando Frank ti chiede di fare qualcosa e non sei in grado di farlo”.

    The Black Page” è stato scritto prima come un assolo di batteria, poi Frank ha usato quei ritmi per scrivere una melodia. Diresti che la natura ritmicamente complessa di molte delle sue melodie era una funzione della sua esperienza come batterista?
    “Deriva dal fatto che la batteria era il suo primo strumento e dal suo amore per la musica di Edgar Varése. Ci sono alcuni intervalli melodici e tecniche di orchestrazione che Frank ha assorbito dall’ascolto di Varése, e questo è decisamente evidente in termini di uso delle percussioni. Il lavoro orchestrale di Frank è fortemente percussivo”.
    “Quando c’ero io, socializzare con la band non era una grande priorità per Frank. Diceva sempre che non aveva amici, che era una delle sue linee di scorta. Posso immaginare che abbia vissuto senza essere coinvolto con molte persone a livello sociale, ma era abbastanza gentile, sensibile e comprensivo da rendersi conto che lui significava molto per le persone quando si impegnava con loro”. (Guitar World, febbraio 1999)

    “Pochi mesi dopo lo scioglimento della band di Zappa del 1988, una sera Frank mi ha sorpreso chiedendomi: ‘Pensi che potresti imparare a suonare la chitarra flamenca?’ Era interessato a formare una specie di band di world music. La band non è mai nata, ma questa domanda mi ha fatto riflettere”. (Mike Keneally, Guitar & Bass, ottobre 2015)

    Da bambino (8 anni), Mike Keneally, il chitarrista ‘acrobatico’ di Frank Zappa, era terrorizzato da lui: trovava inquietante la combinazione del suo viso e del suo nome mentre osservava il suo poster in un negozio di dischi. Inquietante e, al tempo stesso, affascinante.
    E’ entrato a far parte della band di Zappa 5 anni prima della morte dell’iconico musicista ma è un suo fan da sempre. Due suoi amici d’infanzia gli prestavano i dischi di Frank: Keneally ricorda di essere stato particolarmente colpito dal terzo album in studio dei Mothers del 1968 “We’re Only In It for the Money”, che ha “lavorato nel suo DNA” all’età di 11 anni.
    Anni dopo, Mike Keneally si ritrovò a fare un’audizione per il ruolo di “chitarrista acrobatico” di Frank Zappa, che era notoriamente interpretato da Steve Vai nei primi anni ’80.
    Keneally conosceva a memoria gran parte dell’opera di Zappa, il che lo ha reso un candidato inestimabile per il tour di Frank Zappa del 1988. Era ossessionato da lui, ascoltava la sua musica senza sosta: “c’era come un jukebox Zappa nella mia testa”.
    Mike, che ha lavorato come chitarrista e tastierista nel tour dell’88, era capace di suonare le complicate canzoni di Zappa solo grazie alla sua leggendaria memoria: non aveva mai imparato a suonarle correttamente prima.
    Riguardo alla sua relazione personale con Zappa, Keneally ha dichiarato:
    “Frank ha sempre affermato di non essere amico dei membri della sua band. Ma considero la sua presenza nella mia vita molto calorosa. E’ stato molto gentile e generoso con me. Gli ho fatto ascoltare il mio primo album da solista “Hat” (1992): dopo averlo ascoltato, mi teneva fermo in modo da potermi guardare negli occhi e mi ha detto ‘Il tuo disco è fantastico’ “.
    Dopo la morte di Frank Zappa nel 1993, Mike Keneally ha continuato a lavorare con i suoi figli Dweezil e Ahmet, ed è un membro di The Bizarre World of Frank Zappa.
    (Ultimate Guitar, 31 maggio 2022)

    Oggi fa parte di Progject – The ultimate Prog Rock Experience, una super band che spacca.

  • Frank Zappa – Any Downers? Significato del testo

    Frank Zappa – Any Downers? Significato del testo

    Any Downers? Frank Zappa – 1975 – rehearsal band

    “Any Downers?” non è mai stato eseguito o registrato da solo. E’ stato, invece, incorporato in una sequenza di canzoni che si apre con “Society Pages”, “I’m a Beautiful Guy”, “Beauty Knows No Pain” e “Charlie’s Enormous Mouth” terminando con “Conehead”.
    Questa suite manca di unità tematica per formare realmente un’unica composizione.
    E’ stata eseguita nella sua interezza nel 1980 e pubblicata seguendo lo stesso ordine di apparizione nell’album in studio del 1981 You Are What You Is, che include l’intero lato 2 del set originale di due LP. “Any Downers?” era il pezzo più vecchio della sequenza. Fu eseguito per un breve periodo nell’ottobre-novembre 1975 (con testi molto diversi) prima di essere accantonato.
    In “Charlie’s Enormous Mouth”, una ragazza è morta per overdose di cocaina. “Any Downers?” riprende da dove aveva lasciato: gli amici di Charlie sono riuniti attorno alla sua tomba. Mentre la piangono qualcuno chiede altri farmaci, questa volta un sedativo (“downer”). “No, non ne ho più” rispondono gli amici depressi che non riescono ad imparare dall’esperienza della ragazza. Quindi, tutto ciò che resta da fare è accendere la TV, solo per ritrovarsi su uno sketch di “Conehead” al Saturday Night Live: “È una ragazza calva/Con la testa appuntita/Oh no”, che suggerisce il passaggio alla canzone successiva, “Conehead”. (AllMusic)

    “Any Downers?” di Frank Zappa è un commento satirico sull’abuso e la dipendenza dai downers (farmaci depressivi) usati come mezzo per sfuggire alla realtà e anestetizzare il dolore emotivo. La canzone ruota attorno a un personaggio di nome Charlie, probabilmente un pusher o una persona associata all’uso di droghe.
    Il testo inizia con una scena funebre, in cui gli amici di Charlie non riescono a salvare una ragazza dal suo comportamento autodistruttivo.
    Il ritornello ripetitivo riflette la disperazione e il desiderio di droghe. Suggerisce che il narratore sta cercando downers per alleviare la sua angoscia emotiva, ma si rende conto che non ne ha più.
    Le righe successive raccontano come i downers fossero l’unico mezzo che la ragazza avesse per dare sollievo alla sua mente tormentata ed al profondo rimorso. Allude al fatto che l’abuso di droghe è un meccanismo di coping. Il coping è una serie di comportamenti messi in atto per cercare di tenere sotto controllo, minimizzare o affrontare conflitti e situazioni stressanti.
    Tuttavia, con i downers esauriti, alla ragazza non resta altro che la televisione come fonte di distrazione e surrogato di connessione e amore.
    La menzione della “ragazza calva con la testa appuntita” sullo schermo televisivo nelle ultime righe potrebbe essere una rappresentazione metaforica del vuoto e della superficialità di cercare conforto attraverso i media. Evidenzia l’assurdità e l’inadeguatezza di usare una televisione per colmare il vuoto lasciato dall’assenza di droghe.
    (songtell)

  • Frank Zappa – Underground Wazoo – xenocronia Frank Zappa, John Cage, Edgar Varèse – xenochrony

    Frank Zappa – Underground Wazoo – xenocronia Frank Zappa, John Cage, Edgar Varèse – xenochrony

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, John Cage (Roaratorio 1979), Edgar Varèse
    + spot pubblicitario Grand Wazoo Radio Commercial, novembre 1972

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    Brani usati per questa xeno:
    John Cage: Roaratorio (1979)
    Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin (1967)
    Zomby Woof assolo (Live) 1988
    The Girl In The Magnesium Dress
    The Grand Wazoo (The Lost Episodes 1996)
    The Mothers of Invention – Vito Rocks The Floor (Greek Out)
    1984 Frank Zappa on BioTerror (Musicbox) intervista
    Frank Zappa – 1968 – Octandre by Edgar Varèse – Live in Vancouver

    “Potresti pensare che il mio cappello sia buffo, ma non lo è.
    Sono il Grand Wazoo, custode della pergamena mistica
    e del rotolo di pergamena della loggia.

    Sono un veterano.
    Ogni giorno durante la pausa caffè al negozio di ferramenta
    dico a Fred cosa aspettarsi
    perché facciamo scherzi durante l’iniziazione.

    Sono il Grand Wazoo dal negozio di ferramenta.
    Vaffanculo se non ti piace il mio cappello”.
    (Frank Zappa, The Grand Wazoo)

    Il titolo della xenocronia è solo un pretesto per inserire questo testo che mi interessa particolarmente.
    Il resto è un tuffo rapido nel mondo underground dei primi Mothers Invention con brani come “Vito Rocks The Floor (Greek Out)” e “Invocation and Ritual Dance of the Young Pumpkin” (sovraincisi).
    Ho concluso con una parte di intervista del 1984 in cui Frank dice la sua sull’AIDS.

    Le persone si ammalano di AIDS…
    “La seconda volta che ho fatto uno spettacolo della CNN chiamato Cross Fire, l’argomento del dibattito era ‘La musica rock causa l’AIDS?’. Stavo discutendo con il Rev. Jeff Ling del PMRC. La loro logica era questa: la musica rock fa desiderare alle persone di fare sesso e il sesso ti dà l’AIDS. Abbastanza scarsa come argomentazione, non credi? Hanno impostato la domanda e io ho semplicemente risposto “No”. C’è stato un grande silenzio, poi hanno dovuto capire cosa fare con gli altri 29 minuti dello spettacolo. Da allora non sono più stato invitato”.

    Nel tuo libro ti è venuta in mente questa grande questione dell’AIDS, di come fossero probabilmente i missionari che attaccavano le persone con aghi non disinfettati…
    “Non è la mia teoria. L’ho sentito da qualcun altro. La prima volta ho sentito parlare dell’AIDS da una notizia di cronaca: diceva che nel mese di novembre erano morte improvvisamente 700 persone in una certa città. Improvvisamente, un certo gruppo di persone in un determinato luogo si ammala di una certa malattia. Dato che ero cresciuto in una famiglia in cui sapevo dei gas velenosi e della guerra batteriologica, mi è sembrato subito un esperimento, l’utilizzo di civili per i test. Non è inverosimile pensarla in questo modo perché ci sono stati molti altri esempi riportati nei media nazionali di quando il governo ha utilizzato privati per testare contro la loro volontà, comprese persone che sono entrate nell’esercito: è stato somministrato LSD senza dire loro che facevano parte di un esperimento. In un ospedale in Canada, alcuni pazienti sono stati utilizzati per i test dalla CIA. Non è stato ampiamente riportato negli Stati Uniti, ma sicuramente lo sanno in Canada. La CIA è stata sorpresa a farlo.
    Poi c’è stato l’esperimento che ha avuto luogo nella Grand Central Station di New York City, dove è stato emesso un gas per scoprire che tipo di panico sarebbe avvenuto. Diciamo che sei cittadino statunitense. Hai dei diritti, ok? Non credo tu abbia l’obbligo di partecipare involontariamente ad esperimenti di guerra chimica e biologica nella tua città natale. Non credo che faccia parte del tuo obbligo di cittadino statunitense. Se vuoi offrirti volontario, fantastico. Se vuoi portare i ragazzi nel braccio della morte e usarli per testare questa roba, ok. Ma dire: “Beh, andiamo alla stazione dei treni, diamo il gas e vediamo cosa succede…” che cos’è? Che razza di Paese fa questo?”. (Frank Zappa, High Times, dicembre 1989)

    Zappa aveva una teoria particolarmente interessante sull’AIDS. Ha suggerito che è stato creato in un laboratorio ai fini della guerra biologica, ma è sfuggito alla popolazione generale. Pensa che la ricerca del governo stia coltivando germi specifici per razza (“designer”) che potrebbero essere mirati contro un nemico scelto senza danneggiare altri gruppi e che il virus dell’AIDS sia un agente di guerra batteriologica impazzito.
    Ha avvertito che ci sono due strutture di ricerca sulla guerra chimica/batteriologica nel Maryland: Fort Detrick e l’Edgewood Arsenal”.
    (Frank Zappa, Duckberg Times, 25 novembre 1986)

    Zappa ritiene che questo sia più preoccupante delle testate nucleari: “Entrambe le parti vogliono abbandonare le testate perché distruggono proprietà immobiliari”. Inoltre, gli accordi USA-URSS sulle armi “non tengono conto dei fanatici islamici che vogliono qualsiasi cosa esploda per usarla sugli infedeli”. (Duckberg Times, 25 novembre 1986)

  • Frank Zappa – La Chironomia, i gesti sul palco

    Frank Zappa – La Chironomia, i gesti sul palco

    Frank Zappa – King Kong (You can’t do that on stage anymore vol.3) versione reggae

    La chironomia di Zappa
    Zappa muoveva le dita nell’aria e la musica semplicemente avveniva.
    Le linee, i disegni, gli impulsi energetici che il Maestro tracciava fra sé e il gruppo corrispondevano ad un preciso codice gestuale di cui l’autore non ha lasciato il dizionario ma che è possibile ricostruire in parte attraverso filmati e interviste, soprattutto grazie alla memoria di spettatori e collaboratori di Zappa.
    Il codice funzionava nella maniera più semplice e meno arbitraria: allusioni, metafore, associazioni d’idee. Molti dei moduli individuati erano richiamati nella maniera più intuitiva: alzando le cinque dita di una mano per l’ostinato in 5/8, servendosi anche dell’altra mano per quello in 7/8. Se le dita erano allargate anziché strette, l’indicazione valeva per un tempo di 5/4 o 7/4.
    Soprattutto i primi tempi, Zappa indulgeva nella ricerca di effetti squisitamente teatrali ordinando a uno o più membri del gruppo di smettere di suonare e di eseguire un certo comando. Un dito puntato su un occhio voleva dire ‘piangi’. Un triangolo formato unendo pollici e indici delle due mani significava ‘ridi roboticamente’. Grattarsi la testa significava ‘vaga per il palco grattandoti la testa’ come essere in dubbio su cosa suonare.
    Mettersi il pollice in bocca a mo’ di pipa reclamava invece una prestazione più professionale: va’ al microfono più vicino e dici, imitando lo stile di un grande scienziato tedesco, “very inderesting” (sic).
    Poi c’erano i vocal noises, esperienza esilarante anche per i componenti dei Mothers.
    Il gesto delle corna con la mano che si allontana dalla bocca e il braccio che descrive un arco davanti a sé era il segnale per vocalizzare il conato di vomito.
    Un altro gesto partiva con ambedue le braccia stese in avanti e portate verso di sé piegando i gomiti: era il segnale per il vocalizzo ‘uah!’, una via di mezzo tra un wow e un puah! – dunque emblema sonoro della confusione di idee dell’uomo qualunque, del plastic people.
    Le indicazioni di tipo musicale erano rigorose.
    Il gesto-base consisteva nel puntare il dito verso uno dei Mothers: significava ‘suona la prima cosa che ti viene in testa mentre gli altri procedono nella normale esecuzione’.
    Due dita unite servivano, invece, a designare un estremo della gamma vocale: se spinte all’improvviso verso il basso, invitavano ad emettere la nota più grave. Se fatte scattare verso l’alto inducevano la nota più acuta. Il dito puntato e mosso poteva fornire ad un musicista indicazioni di altezza e dinamica, dunque frasi melodiche anche complesse o una nota tenuta (in crescendo o in diminuendo) secondo il movimento del braccio.
    La richiesta di un’improvvisazione collettiva veniva invece trasmessa muovendo un dito circolarmente verso il basso come un cucchiaio in una tazza: gesto che Zappa, col suo innato ésprit de finesse, definiva ‘rimestare la merda’. Tutto questo veniva costantemente orchestrato, sempre in tempo reale.
    Negli anni Settanta e Ottanta, Zappa avrebbe sfruttato meno queste tecniche tranne residui segnalo che gli servivano a montare, in tempo reale, esercizi di stile basati sul riarrangiamento ritmico ‘a comando’ di un brano in scaletta ovvero:
    – Ruotare le dita sul lato destro della testa (come accarezzando un dreadlock ‘rasta’) = suonare in stile reggae;
    – Ruotare le dita su entrambi i lati della testa = suonare in stile ska;
    – Tre dita a M sospese sopra la testa e in leggera vibrazione come una pioggia = suonare alla Weather Report (per via delle previsioni del tempo);
    – Poggiare le mani all’altezza del cavallo dei pantaloni a mo’ di attributi virili = suonare in fiero stile heavy metal.
    (Tratto da libro “Frank Zappa Domani” di Gianfranco Salvatore)

    I concerti di Frank Zappa sono sempre l’occasione per nuovi arrangiamenti: difatti, Zappa non suona mai due volte la stessa canzone.
    Prendiamo “Black Page”: su Zappa in New York troviamo una prima versione con assolo di batteria, aggiunte di percussioni, poi orchestra ridotta; nello stesso album troviamo la seconda versione, che ha un ritmo disco-funk e arrangiamenti molto più roboanti. Su Make a Jazz Noise Here, possiamo ascoltare la versione new age, molto lenta.
    Zappa aveva sviluppato un intero linguaggio dei segni che gli permetteva di indicare in qualsiasi momento ogni cambiamento di interpretazione: quindi, un gesto specifico significava che era necessario suonare in stile reggae o hard rock, ecc.
    Ad esempio, se girava un dito a destra e dietro la testa come se stesse giocherellando con un tappetino rasta, il gruppo suonava reggae, mentre se faceva lo stesso con entrambe le mani il gruppo suonava ska.
    Se portava entrambe le mani all’inguine mimando un grosso paio di testicoli, i musicisti sapevano che dovevano suonare heavy metal.
    Frank poteva modificare la sua composizione nel momento stesso in cui la band la suonava sul palco.

  • Frank Zappa – The Secret Word – xenocronia Frank Zappa, John Cage, Krzysztof Penderecki – xenochrony

    Frank Zappa – The Secret Word – xenocronia Frank Zappa, John Cage, Krzysztof Penderecki – xenochrony

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, John Cage e Penderecki

    FAIR USE

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    (La xenocronia NON è uno stile ma una TECNICA di incisione sviluppata già nei primi anni ’60 da Frank Zappa che l’ha utilizzata in vari album.
    Tutti possono provare a realizzare una xenocronia anche sovraincidendo random due o più brani o parti di brani, parlato, rumori, ecc. Non bisogna essere geni per riuscirci, basta fare un po’ di pratica e capire ciò che si vuole raccontare trovando la ‘materia prima musicale’ giusta.
    Provate anche voi e, mi raccomando, se esce fuori la magia non sentitevi dei geni.
    Il genio resta sempre colui che compone musica originale dal nulla. Frank era un genio: creava xenocronie da sue composizioni. Il resto è sperimentazione).

    Frank Zappa e i Mothers si stavano esibendo in uno dei miei brani preferiti, King Kong, quando è scattato l’allarme per l’incendio divampato al Casinò di Montreux.
    I dettagli di cronaca li trovate qui

    https://www.youtube.com/watch?v=5KQPWyyXTA4

    Con la mente mi sono ritrovata in quel locale, in mezzo al pubblico.
    Nell’imminente pericolo, ho immaginato Frank che continuava a suonare sfidando la morte, prendendo per i fondelli anche lei.
    In una sorta di replica di Joe’s Garage, prevaleva l’immaginazione di Joe, pronto a lanciarsi in assoli immaginari…
    Frank/Joe aveva deciso di cambiare il finale di quello strano film che è la vita dando retta solo a lei, la Grande Nota. In qualsiasi momento, in qualunque dimensione.
    Le fiamme avanzavano ma lui era lì e non aveva nessuna voglia di smettere di suonare. Suonava e rideva… sovraincidendo fantasia e realtà.
    Stava succedendo… tra passato, presente e futuro.
    The Secret Word for tonight is… Fire.
    La voce che pronuncia ‘Fire!’, la folla, il panico, il segnale di allarme… è tutto reale. Tutto è stato registrato in quella dannata notte del 4 dicembre 1971.
    E’ un omaggio a Frank.
    “Il compositore moderno si rifiuta di morire” e Frank, oggi, è più vivo che mai.

  • Frank Zappa – Keep It Greasey, significato del testo

    Frank Zappa – Keep It Greasey, significato del testo

    Keep It Greasey (Live al Paramount Theatre, Seattle, Washington, 1984)

    “Keep It Greasey” di Frank Zappa (tratto dal triplo album Joe’s Garage) è un brano che esplora le complessità delle relazioni di coppia, la lotta per trovare un amore e un legame autentici.
    Con i suoi giochi di parole e le sue allusioni, la canzone offre un commento umoristico e satirico sulle sfide che uomini e donne devono affrontare per trovare partner adatti.
    La frase ripetuta “Keep it greasey so it’ll go down easy” è una metafora della necessità di aggiungere lubrificazione o morbidezza alle relazioni. Il senso di ‘lubrificazione’ è sia figurato che letterale.
    Da un lato, si riferisce alla lubrificazione sessuale (soprattutto il lato B), sottolineando l’importanza di una comunicazione aperta e di una connessione fisica per mantenere una relazione sana.
    Dall’altro, “greasey” può essere visto come una metafora della morbidezza e adattabilità, che implica la necessità di essere flessibili e accomodanti.
    Proprio come la lubrificazione fa in modo che tutto scivoli e scorra facilmente, sia gli uomini che le donne hanno bisogno di portare un certo livello di sforzo, comprensione e compromesso per far funzionare la relazione senza intoppi.
    Il testo di Zappa suggerisce che le donne buone spesso hanno difficoltà a trovare uomini buoni. Zappa sottolinea la scarsità di uomini “buoni”: sono rari e difficili da trovare. Questo concetto è ulteriormente rafforzato dalla ripetizione del verso “The good men, well there just ain’t enough”.
    Se una donna riesce a trovare un uomo buono e lo lascia andare “è probabile che non ne trovi più un altro simile”.

  • Frank Zappa – Advance Romance, significato del testo

    Frank Zappa – Advance Romance, significato del testo

    Advance Romance (Live, 1984)

    Tratto dall’album Bongo Fury, il brano Advance Romance rappresenta una parodia umoristica delle tradizionali canzoni d’amore.
    La canzone descrive un mondo di povertà, alcolismo, promiscuità, prostituzione e furti.
    Racconta di una ragazza molto brava a compiacere il cantante a letto: usando l’esca del sesso ne approfitta per derubarlo. E’ implicito che sia promiscua.
    “Il modo in cui mi ha trattato, ragazzo, potrebbe farlo anche con te”. Lei approfitta anche degli amici del cantante, come “Potato head Bobby”.
    Risulta ovvio che il brano si riferisce alla capacità di certe prostitute di manipolare gli uomini, non alla capacità della ‘donna’ di manipolare un uomo innamorato. La figura della donna non deve essere confusa con il ‘mestiere più antico del mondo’.
    Una mente ‘open’ non può fare l’errore dei credenti: quello di pensare che Eva sia la tentazione e la colpa, mentre Adamo è la povera vittima. Ognuno, nella vita, fa semplicemente delle scelte.

    Vi racconto una storia su Frank.
    Kay Sherman è stata la prima moglie di Frank Zappa.
    Si sono sposati il 28 dicembre 1960 e, tra la fine del 1963 e l’inizio del 1964, divorziarono.
    Lei lavorava in banca, vivevano al 314 G Street Ontario.
    Vivevano in una casa con soffitta e seminterrato che puzzava di vecchio (questo dettaglio poteva essere attraente per lui). Avevano molti gatti, una grande sala da pranzo, un portico schermato.
    Quando Zappa acquistò ciò che sarebbe diventato lo Studio Z, lui e Kay si erano già separati e Frank si trasferì lì.
    Frank Zappa cita la sua prima moglie nella copertina del suo album d’esordio “Freak Out!” (1966):
    “… una ragazza adorabile: le ho quasi rovinato la vita, ha chiesto il divorzio”.

    “Se tua moglie ha un buon cervello e un buon lavoro, e tutto quello che puoi fare è trovare un lavoro in una stazione di servizio, manderei anche lei a lavorare. Ma mi assicurerei che sapesse chi è il capo, una volta tornata a casa. Sono stato sostenuto per due anni dalla mia prima moglie. Era una sensazione spiacevole sapere che qualcun altro stava portando i soldi, ma non avevo molta scelta. Dovevamo sopravvivere. Quindi faceva la segretaria e portava a casa la pancetta. Nel frattempo, ero un compositore solitario che non riusciva a far registrare o vendere nulla. Ho continuato a scrivere…”.
    (Frank Zappa, Discoscene, maggio 1968)

  • Frank Zappa e Vinnie Colaiuta

    Frank Zappa e Vinnie Colaiuta

    Frank Zappa e Vinnie Colaiuta – Black Page (live, 1978)

    Vinnie Colaiuta leggeva la musica a prima vista ma c’è dell’altro…
    “Quando Vinnie guardava la musica non la leggeva, la identificava come un’istantanea mentale…. Suona una battuta, 17/3. Ne ottiene un’immagine mentale e inizia a voltare pagina. Mentre gira la pagina, gli altri suoi arti iniziano a leggere quello che c’era nella pagina precedente e, poco prima di finire di leggere, quello che c’era nella seconda pagina… Non ha perso un colpo!”. (Steve Vai, Musicradar, 2 agosto 2022)

    “Volli uscire dal gruppo innanzitutto per cercare di raggiungere più gente. Con Zappa cominciavo a sentirmi frustrato; avevo fatto con lui già vari tour e diventai poco previdente. Persi di vista il fatto che lui è un genio incredibile mentre io ero arrivato dal nulla. Un giorno avevo fatto un’audizione per la CBS col Group 87 di Mark Isham e tutto era andato meravigliosamente. Da lì andai alle prove con Zappa, e la prima canzone che facemmo era un testo comico che diceva ‘va’ a farti fottere, brutto figlio di puttana’ e continuava in tedesco. Era veramente banale e ormai avevo perso il mio senso dell’humour per queste cose. Frank mi prese da parte e mi invitò a presentarmi nel suo ufficio… Avevo di sicuro un problema di ego e cominciavo a vedere le cose in modo strano. Avevo sempre pensato che sarebbero stati in difficoltà a sostituirmi e bang! Ecco Vince Colaiuta. Quando lui prese il mio posto con la massima facilità mi venne un colpo: lui è dieci volte meglio di me come batterista, tecnicamente è incredibile. Mi sentii completamente schiantato perché non ero il solo a poter fare quello che facevo con Zappa”. (Terry Bozzio da un’intervista su Rhythm, luglio 1989, dichiarazione estratta da Percussioni, gennaio 1994)

    In cosa consistono le audizioni?
    Consistono in una combinazione. Di solito, le più difficili sono le audizioni di batteria. L’ultima volta, avevamo quaranta concorrenti per il provino della batteria e venticinque per quello del basso. Chad Wackerman è una favolosa scoperta della batteria, Scott Thunes è un buon bassista. Vinnie Colaiuta e Terry Bozzio sono stati provini leggendari, lo stesso vale per Arthur Barrow.
    Colaiuta è stato fantastico. Qualunque cosa gli chiedessi di suonare, poteva suonarla. “Tredici in una mano, undici con l’altra, fai qualcos’altro con i tuoi piedi”. Apprezzavo la sua naturalezza. Per i poliritmi, non ho mai visto nessuno che avesse quel tipo di comprensione animalesca di come dovrebbero suonare i poliritmi. È un peccato che abbia finito per fare cose in studio che gli hanno tolto la possibilità di essere il maniaco che è veramente”. (Musician, ottobre 1986)

    I musicisti della tua band sono dei buoni lettori di musica a prima vista?
    “Il miglior lettore a prima vista con cui ho lavorato di recente è Vinnie Colaiuta. I batteristi non dovrebbero essere in grado di leggere così; è contro le leggi della natura. In genere lavoro con i batteristi cantando ciò che devono suonare. È più facile per me (visto che suonavo la batteria) descrivere lo schema, emettere suoni diversi con la mia bocca e indicare su quale batteria devono suonare. Se scrivo fino all’ultimo dettaglio ciò che deve eseguire con la batteria, Vinnie Colaiuta è in grado di riprodurlo. (M.I., novembre 1979)

    “Il mio concetto di percussioni è più melodico rispetto a quello classico di batteria rock. Cerco sempre un batterista in grado di immaginare il tempo suddiviso in altre dimensioni e forme. Qualcuno che si approcci ai diversi strumenti che compongono una batteria come a strumenti melodici e suoni insieme alla chitarra, con un senso musicale. Puoi portare un batterista a suonare in quel modo, ma Vinnie Colaiuta è stato il primo ragazzo che abbia mai incontrato a pensare in quel modo istintivamente. Mi piace anche l’idea che la batteria suoni esattamente quella che è la linea di chitarra”. (Musician, settembre 1988)

    “The Black Page” di Frank Zappa è considerata la composizione più difficile per batteria e percussioni.
    Presenta ritmi più che complessi ed è rigida: segna esattamente quali pelli o piatti colpire non lasciando alcuna scelta al batterista.
    The Black Page include gruppi irregolari da brividi, spesso l’uno dopo l’altro (addirittura troviamo 11 note nella durata di un battito). Molti di questi gruppi irregolari si trovano all’interno di altri gruppi irregolari.
    Il termine inglese per definire questi gruppi è “nested tuplets”.
    La composizione prevede di dividere una battuta da quattro quarti in tre parti uguali, poi di prendere un terzo di battuta e di suddividerlo in cinque parti uguali.
    All’interno di questa composizione si trovano tutti i ritmi più difficili della musica occidentale: chi riesce a suonarla è un vero e proprio maestro del ritmo. Due maestri? Vinnie Colaiuta e Terry Bozzio.

  • Frank Zappa e l’Occulto – seconda parte

    Frank Zappa e l’Occulto – seconda parte

    Titties & Beer (Live al Palladium, New York City, 28 ottobre 1977)

    “L’essenza del cristianesimo ci è illustrata dalla storia del Giardino dell’Eden. Il frutto che era proibito raccogliere si trovava sull’Albero della Conoscenza. Il significato è che tutte le sofferenze sono dovute al tuo desiderio di capire com’è che vanno le cose. Saresti potuto rimanere nel Giardino dell’Eden se solo avessi tenuto chiusa la tua fottuta bocca e non avessi fatto alcuna domanda”. (Frank Zappa)

    “Agli americani piace credere nei miracoli, nella magia: quando consumano la religione non è a livello filosofico, ma a livello miracoloso. Gesù può fare cose per te: si tratta di beni, del trasferimento di beni e servizi dalla nuvola al tuo salotto. Sei al verde, hai perso il lavoro nei primi giorni dell’amministrazione Reagan e, invece di guardare Madonna in TV, vedi questi tizi che insegnano teologia della prosperità. Se mandi i tuoi soldi, dimostri a Gesù che ci tieni davvero e lui ti ricompenserà dieci volte. È come comprare un biglietto della lotteria.
    È sempre il libero flusso di informazioni la principale minaccia allo stile di vita americano. Per le persone di destra, non c’è niente di più pericoloso del libero accesso alle informazioni. Deriva dall’inizio della teologia cristiana, quando Adamo ed Eva erano nel giardino. Come ci siamo messi nei guai? Per la mela, il frutto dell’albero della conoscenza: quindi, l’essenza del cristianesimo si basa sul fatto che nessuno può essere più intelligente di Dio e l’accesso alla conoscenza e il possesso della conoscenza ti dannano. La conoscenza stessa è opera del diavolo. Non dobbiamo avere conoscenza e cosa porta alla conoscenza? Porta all’informazione, da stroncare sul nascere”. (Frank Zappa, Spin, luglio 1991)

    Il 4 novembre 2016 è stata messa all’asta da Julien’s Auctions una collezione di libri sull’occulto degli anni ’60 e ’70, precedentemente di proprietà di Frank e Gail Zappa.

    Ecco la lista dei libri messi all’asta:
    Be Here Now (Sii qui ora) di Ram Dass
    777 di Aleister Crowley
    Aha di Aleister Crowley (Knowing me Alan Partridge, Knowing you Mr Crowley)
    Book 4 by Aleister Crowley
    The Book of Thoth (Il libro di Thoth) di Aleister Crowley
    The Holy Book (Il libro sacro) di Aleister Crowley
    Khing Kang King di Aleister Crowley
    Liber Aleph Vel Cxi: The Book of Wisdom or Folly (Il libro della saggezza o follia) di Aleister Crowley
    Znuz is Znees: Memoirs of a Magician (Znuz è Znees: Memorie di un mago) di C.F. Russell
    Satanism in America (Il satanismo in America) di Shawn Carlson e Gerald Larue
    The Book of Black Magic and of Pacts (Il libro della magia nera e dei patti) di A.E. Waite
    The Lancashire Witches (Le streghe del Lancashire) di William Harrison Ainsworth

    L’iscrizione in inchiostro blu alla premessa nel Liber Aleph recita:
    “Per Frank, vorrei essere schiavo dello schiavo, del tuo genio, né allettante, né restrittivo. Sei di gran lunga la stella più brillante. Non rimarranno ombre”. L’autore di questa iscrizione non è stato identificato.

    Il libro “Il satanismo in America” di Shawn Carlson e Gerald Larue contiene una lettera dattiloscritta a Frank Zappa su carta intestata: suggerisce che il libro potrebbe essere utile nella lotta di Zappa contro la censura musicale. La lettera è firmata dall’autore.

    Un altro libro, “Lamenti di Mulciber l’ Isagoge” di Benjamin A. Franklin presenta un’iscrizione in inchiostro nero sul risguardo anteriore e recita: “A Frank da Andrew Flame…Lucifero”.
    (zeroequalstwo.net, 12 ottobre 2016)

    Un’altra testimonianza a conferma dell’interesse di Frank Zappa per Aleister Crowley arriva da un articolo del magazine inglese The Guardian (agosto 1970):
    “Frank sta leggendo ‘The Confessions of Aleister Crowley’. Apre il libro a pagina 223. Crowley scrive: “La California mi ha fatto innervosire. La vita in tutte le sue forme è diventata retta e disgustosa… Per qualche tempo ho contemplato un poema lirico in cui tutto il mondo dovrebbe essere celebrato in dettaglio”. Ciò è abbastanza vicino all’intenzione di Zappa con il suo nuovo lavoro: “200 Motel”.

    Nel suo brano “Church Chat” Frank Zappa proclama “Well ladies and gentlemen: there ain’t no hell” (“Bene signore e signori: non c’è nessun inferno”).
    Quando Zappa vedeva sul retro di un’automobile l’adesivo con il pesce (simbolo usato spesso dai cristiani statunitensi), diceva che quello era il nemico.
    Non è un caso che il nome di Aleister Crowley compaia (insieme a quelli di Lily Tomlin e Keith Richards) nei ringraziamenti sull’edizione speciale in 4 DVD di “The MOFO – Making of Freak Out: An FZ Audio Documentary” (2006), pubblicata postuma dalla Zappa Family Trust.

    Un segmento particolarmente interessante del concerto di Zappa al Pauley Pavilion dell’UCLA includeva una coreografia in cui il diavolo (Terry Bozzio) rifiutava l’anima di Frank e sceglieva le anime degli imputati nelle cause di Zappa.
    (The Valley News, 30 dicembre 1977)