Frank Zappa – “I don’t even care” con Johnny Guitar Watson
Hai citato spesso Johnny Guitar Watson come una delle tue prime influenze chitarristiche…
“Lo ascoltavo sempre e ascoltavo Clarence ‘Gatemouth’ Brown”.
Cosa hai imparato dai dischi di Johnny Guitar Watson? L’approccio pentatonico?
“Ciò che stava facendo Watson non si limitava ad una scala pentatonica. Una delle cose che ammiravo di lui era il suo tono, quel tono secco, un po’ sgradevole, aggressivo e penetrante. Le cose che suonava spesso uscivano come esplosioni ritmiche sul ritmo costante dell’accompagnamento”.
È qualcosa che hai cercato di incorporare nel tuo modo di suonare?
“Sì. Mi sembrava fosse il modo corretto di affrontarlo perché era come parlare o cantare in sottofondo. C’era un’influenza vocale sul ritmo”. (Guitarist, giugno 1993)
“Ciò che ho preso da Johnny ‘Guitar’ Watson ed altri chitarristi che mi hanno influenzato non è il loro suono, ma il loro atteggiamento. Stilisticamente, credo di essere più vicino a Guitar Slim più di chiunque altro. Ci sono un paio di assoli che ha suonato che pensavo fossero punti di riferimento, ma sono molto oscuri.
Watson è il chitarrista minimalista per eccellenza. L’assolo di “Lonely Nights”, l’assolo di chitarra di una sola nota dice tutto. Ricordo che i chitarristi al liceo imparavano quell’assolo e si chiedevano: “Ma come può farlo suonare in quel modo?” Era davvero una nota. Se riesci a suonare quella nota contro quei cambi di accordo e ottenere lo stesso impatto emotivo che ha ottenuto lui suonando quella nota, allora hai capito qualcosa. Cosa c’è dietro quella nota? Qual è la modalità? Perché continua a suonare la tonica quando arriva l’accordo dominante? Devi imparare a farlo.
Johnny “Guitar Watson” era un chitarrista dal suono estremamente malvagio all’epoca, ma il più oscuro che ho sentito è stato Guitar Slim (Eddie Jones)… pura oscenità. La cosa che mi è piaciuta dei due assoli che ho sentito quando avevo 16 anni e che mi ha davvero incuriosito – l’assolo su “Three Hours Past Midnight” e su “The Story Of My Life” – non era solo il tono dello strumento ma il modo assolutamente maniacale con cui emetteva queste note in una frase con poco o nessun riguardo per il resto del metro, pur essendo consapevole di dove fosse il ritmo. ” (Guitar World, aprile 1987)
Johny Guitar Watson è il vocalist di tre brani di FZ:
– In France
– I don’t even care
– Brown Moses
“Il mio chitarrista preferito in origine era Johnny ‘Guitar’ Watson, non da un punto di vista tecnico ma di ascolto, per ciò che significavano le sue note nel contesto in cui venivano suonate” (Frank Zappa)
Ho sentito dire che sei molto influenzato da Johnny “Guitar” Watson, vero?
“Sì. In realtà è un mio amico. Ho avuto modo di conoscerlo da quando ha registrato uno dei nostri album circa dieci anni fa e, nell’ultimo anno, è stato nel mio studio e ha registrato molte altre cose con noi. Johnny canta nel brano “In France”, nel nostro nuovo album “Them or Us’”. (Express, marzo 1985)
Sei sempre stato un grande fan del blues e dell’R&B, ma non trovo tracce di quel tipo di musica nelle tue composizioni.
“Beh, se ti piace qualcosa non significa che devi imitarla”.
Ma sembra che tu ne sia stato davvero assorbito.
“Sì, lo capisco, so come funziona, ma è come per le persone negli anni ’50 a cui piaceva Chuck Berry e hanno dedicato la loro vita ad imparare a suonare i suoi assoli di chitarra. Non potevo suonare nessuno degli assoli di chitarra di Guitar Slim, di Johnny Guitar Watson o di Clarence Gatemouth Brown, anche se mi piacevano tutti. Penso di essere stato influenzato da loro nel senso che ho compreso il loro approccio melodico, ho capito cosa dovevo fare con quelle note in quella situazione”. (Musician, agosto 1979)
“Per me non c’era differenza…quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”. (M.I., novembre 1979)
“Quando parlava dei chitarristi degli anni Cinquanta che gli piacevano così tanto, come Johnny Guitar Watson o Guitar Slim, diceva che potevano essere più sporchi con una sola nota di chitarra di chiunque altro con tutti i testi osceni che mettevano su un disco. Quello era il suo modello. Nei suoi assoli cercava di racchiudere tutto, dalle melodie più sublimi ai suoni più acidi, ed erano sempre un’avventura improvvisata che sapeva dove iniziava ma non dove sarebbe finita”. (intervista a Román García Albertos, autore del libro “Frank Zappa (1940-1993)