Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Frank Zappa

  • Frank Zappa e il Reggae

    Frank Zappa e il Reggae

    Frank Zappa – Improvisation, Reggae in A Dur (1991) 24. 6. 1991 – Prague, Adieu C.A.

    Frank Zappa ha aggiunto il reggae al suo repertorio intorno al 1978-1979 con “Sy Borg” e il verso di “Eat that pork” di “The Meek Shall Inherit Nothing”.
    Frank spesso dava spunti alla band: se girava un dito a destra dietro la testa il gruppo suonava reggae, mentre se faceva lo stesso con entrambe le mani il gruppo suonava ska.
    Chad Wackerman ha raccontato la storia di uno spettacolo in cui Frank ha dato lo spunto reggae per la prima canzone, poi ha avuto uno scintillio malvagio negli occhi e ha dato lo spunto reggae in ogni altra canzone dell’intero spettacolo.
    Negli anni ’70, il reggae era una grande mania in America. Molti musicisti di quell’epoca citano il reggae come una grande influenza sul loro lavoro. Zappa spesso incorporava le mode della musica pop nelle sue canzoni, quindi perché trascurare il reggae? Era solo un altro strumento per la musica pop, quindi l’ha sfruttato a suo favore. Il reggae è uno stile ritmico efficace per gli assoli di Frank.

    A Zappa piaceva il reggae? Risponde in questa intervista:
    “Non ho una collezione di musica reggae. Mi piace più suonarla piuttosto che ascoltarla. Il reggae è un ritmo ventilato. Se hai intenzione di suonare un assolo con molte note e il tuo accompagnamento ritmico ha molte note, può neutralizzarle. Trovo più intrigante suonare su un sottofondo reggae con pulsazioni frastagliate e grandi buchi, spazi vuoti. La situazione meno comoda su cui suonare reggae sarebbe qualcosa di simile a una veloce band di James Brown. Non saprei che cazzo farmene”.
    (Best of Guitar Player, 1994)

    Frank Zappa non ha mai elogiato esplicitamente il reggae, ma gli piacevano gli NWA e il Tom Tom Club, quindi era decisamente aperto a tutti i tipi di musica.

    Nel repertorio di Frank Zappa, si contano 38 brani:
    Sy Borg Live Chicago 1978
    For Giuseppe Franco Live Washington 1984
    Fidding Higg’s Boson Vienna 1988
    Take your clothes off when you dance Sydney 1976
    The Black Pages 2
    Stick together
    The evil prince Vancouver 1984
    Take me out to the ball game
    King kong original version
    The Black Page new age version
    T’mershi duween
    Ring of fire
    Who need Peace corps?
    Bolero
    Zoot allures
    When irish eyes are smiling
    Stairway to heaven
    Sharleena live 1989
    Carol, you fool
    The untouchables
    The dangerous kitchen
    That’s not really reggae
    Chalk pie
    When no one was no one
    Hotel atlanta incidentals
    Orrin hatch on skis
    Swans? What swans?
    Too ugly for show business
    Things that look like meat
    Drowing witch
    Teen-age wind
    Goblin Girl
    Mudd club
    Panty Rap
    Now you see it – Now you don’t
    Treacherous cretins
    The deathless horses
    Lucille has messed my mind up

  • Frank Zappa & le chiese

    Frank Zappa & le chiese

    Frank Zappa – Dumb all over

    “Un giorno il concetto di ateismo sparirà. Ci saranno, invece, le persone normali e qualche buffo credente”.
    (Frank Zappa)

    “In nessun momento storico, dal Medioevo, così tante persone hanno creduto nel diavolo. La credenza in un tipo con la coda dà la possibilità a personalità instabili di dire ‘Il diavolo me l’ha fatto fare’ e quindi si sentono assolti da qualsiasi responsabilità”.
    (Cash Box, novembre 1988)

    “Il miglior consiglio che posso dare a chiunque voglia far crescere un bambino felice e mentalmente sano è: tenetelo lontano dalle chiese appena potete”.
    (Frank Zappa)

    In “The Real Frank Zappa Book”, nel capitolo “Church & State”, Zappa ha riportato diverse citazioni di personaggi famosi i quali affermano di non credere in Dio o credono che Chiesa e governo dovrebbero rimanere separati.
    Thomas Jefferson
    “Non mi infastidisce che il mio vicino dica che ci sono venti dèi o nessun dio. Non mi ruba in tasca e non mi rompe una gamba. Non trovo nel cristianesimo ortodosso una caratteristica redentrice”.
    Abraham Lincoln
    “La Bibbia non è il mio libro e il cristianesimo non è la mia religione. Non potrei mai dare il mio assenso alle lunghe e complicate affermazioni del dogma cristiano”.
    Thomas Paine
    “Non credo in ciò che professa la chiesa ebraica, romana, greca, turca, protestante o qualsiasi altra chiesa che io conosca. La mia mente è la mia chiesa».
    George Washington
    “Gli Stati Uniti non sono in alcun modo fondati sulla dottrina cristiana”.

    “La musica risveglierà il vostro spirito e rivelerà i suoi effetti positivi. È forse la cosa più vicina al paradiso e non ha nulla a che fare con i soldi che mettete nella cassetta della chiesa. Non c’è altro cielo” (novembre 1979, Frank Zappa).

    Zappa è cresciuto come cattolico, in seguito è diventato ateo.
    Zappa era molto critico nei confronti della religione organizzata, del potere e dell’influenza che ha sulla politica e sulle persone. Durante gli anni ’80 ha scritto diverse canzoni satiriche attaccando i telepredicatori Jerry Falwell, Robert Tilton, Pat Robertson, Jim Bakker e Jimmy Swaggart.
    “Hanno cercato di farmi andare anche alla scuola cattolica. Sono durato pochissimo. Quando il pinguino mi ha inseguito con un righello, ero fuori di lì. Sono andato regolarmente in chiesa fino all’età di 18 anni. Poi improvvisamente, la lampadina si è accesa sopra la mia testa. Tutta quella ‘morbidezza’ e disciplina senza cervello erano piuttosto disgustose: sanguinamento, dolore e niente carne di venerdì. Cos’è questa merda? Beh, penso sia stato possibile fare quello che ho fatto solo perché sono sfuggito alla schiavitù di essere un credente devoto. Per essere un buon membro della congregazione, alla fine devi smettere di pensare. L’essenza del cristianesimo ci viene raccontata nella storia del Giardino dell’Eden. Il frutto che era proibito era sull’albero della conoscenza. Il sottotesto è: Tutta la sofferenza che hai è perché volevi scoprire cosa stava succedendo. Potresti essere ancora nel Giardino dell’Eden se solo avessi tenuto quella fottuta bocca chiusa e non avessi fatto domande”. (intervista su Playboy, 1993)

    Frank Zappa fondò una stravagante ed improbabile chiesa, sarcasticamente denominata CASH (Church of American Secular Humanism), in relazione ad un episodio degli anni ’80, quando un giudice dell’Alabama aveva definito le scuole ‘infestate di Umanesimo Secolare’: secondo il giudice questo fatto violava i diritti civili dei rispettabili cittadini ferventi religiosi.
    A quel punto, Zappa ribatté che “l’Umanesimo Secolare, in realtà, non era ancora stato riconosciuto come religione, dunque era giunto il momento che lo fosse”.
    Presentò la richiesta per l’ufficializzazione di una nuova associazione religiosa: la Chiesa dell’Umanesimo Secolare Americano.
    Zappa annunciò che, se la sentenza del giudice fosse stata confermata, l’Umanesimo Secolare avrebbe avuto diritto agli stessi benefici di cui gode ogni altra religione secondo la legge statunitense: esenzioni fiscali, potere politico impressionante, spese non certificate di ingenti somme per speculazioni immobiliari, azioni segrete in tutto il mondo, ecc.
    Naturalmente fu una provocazione e quando apprese la buona notizia che la sentenza del giudice era stata cassata, Zappa decise di ritirare i documenti e sciogliere la religione.
    (20zero77.it, 4 gennaio 2021)

  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Quinta parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Quinta parte

    Edgard Varèse – Arcana

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    “Il concetto armonico di Varèse non assomiglia a quello di nessun altro. Crea sostanze piuttosto che accordi. Usa concetti chimici. Il tipo di tensione che le sue armonie creano è simile a combinazioni isotopiche, alcune stabili, altre instabili – altamente volatili e in procinto di esplodere. Si finisce nel campo della psicoacustica, davvero. Prendi l’intervallo del terzo, per esempio. Quando lo senti, trasmette un messaggio al tuo cervello e produce risposte emotive incontrollabili, alcune delle quali sono prevedibili e altre ancora non comprese. Varèse ha avuto l’audacia di sperimentare questo. Il vero contrasto e il tweezing (progressioni armoniche naturali) sono stati fatti solo da Varèse e Webern”.
    (Frank Zappa, Capitol, 1° aprile 1984)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/960320941815212/

    “È un grande errore associare Edgar Varèse ai compositori elettronici perché non c’è un compositore elettronico in giro oggi che possa baciargli le scarpe” ha detto Zappa.
    “Riuscì ad ottenere nuovi suoni da strumenti normali. Sognava suoni che erano disegni e forme e che nessuno aveva mai sognato prima; suoni che potrebbero essere facilmente eseguiti oggi con apparecchiature elettroniche. Ha trovato un modo per ottenere quei suoni con un’orchestra e questo è fare qualcosa di significativo”.
    (The Valley News, 30 dicembre 1977)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/777223463458295

    La più grande influenza nella carriera di Zappa è stata la musica classica moderna, in particolare i compositori Stravinsky e Varèse. Quando ha ascoltato per la prima volta le registrazioni di “Ionisation” e altre opere di Edgard Varèse, si è subito innamorato di questo strano stile di composizione, poteva relazionarsi con il tipo di mente che creava questi suoni. Questo lo ha portato a sperimentare con musiche e temi atonali, dissonanti, discordanti.
    Ionisation (1929-31) fu uno dei primi lavori occidentali creati esclusivamente per percussioni. Zappa adorava questa prominenza percussiva; l’idea era nuova per lui. Questo particolare lavoro è stato uno dei migliori lavori di Varèse con cui fece la prima sperimentazione con le percussioni.
    Zappa venne fortemente influenzato dalle opere di Varèse. Lo si nota anche al di fuori delle sue stesse composizioni classiche. Ad esempio, alcuni dei suoi principali marchi musicali sono l’uso di battute extra di musica per provocare il caos in un ritmo altrimenti gestibile, linee melodiche molto veloci e spesso non melodiche utilizzando lo strumento più inaspettato. Questi elementi della musica rock di Zappa sono spesso pensati come comparse musicali umoristiche anche se, in realtà, dopo aver studiato la sua influenza, è probabile che in questi pezzi risieda la maggior parte della sua sincerità.
    (Sun Zoom Spark, gennaio 1994)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/938356564011650/

  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Quarta parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Quarta parte

    Frank Zappa dirige Edgard Varèse – Ionisation (San Francisco, CA, 9 febbraio 1983)

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    Edgard Varèse, nato in Francia nel 1883 e morto nel 1965, è stato un genio incompreso nel mondo della musica.
    La sua ricerca di ‘liberazione del suono’ e della libertà artistica, distante da tradizioni e dogmatismo della musica classica, l’hanno spinto a trasferirsi in America.
    Ha usato strumenti nuovi, in forma di sirene, blocchi cinesi e molti altri tipi di percussioni alla ricerca di una rottura con le tonalità e le strutture tradizionali. Ha utilizzato costruzioni a nastro magnetico – “musique concrete”. Creò in una relativa oscurità, le sue opere non sono mai entrate nel repertorio classico standard.
    Varèse ha influenzato compositori come John Cage, Karlheinz Stockhausen e George Crumb, Joe Zawinul; Charlie Parker ha implorato di essere assunto come allievo di Varèse.
    Nel rock, i primi lavori dei Pink Floyd, come “Atom Heart Mother” e l’album in studio di “Ummagumma”, utilizzano costruzioni su nastro interpolate con la riproduzione in tempo reale di “Deserts” di Varèse.
    Molte persone hanno conosciuto il nome di Varése grazie all’album “Freak Out!” dei Mothers of Invention, per la citazione attribuita a Varèse: “Il compositore dei giorni nostri rifiuta di morire”.
    Frank Zappa è stato uno dei maggiori sostenitori pubblici di Varèse: ha influenzato soprattutto la sua musica più seria, la costruzione dei nastri e gli arrangiamenti, in particolare gli album “Lumpy Gravy” e “200 Motels”.
    (Di seguito, una parte dell’intervista a Frank Zappa pubblicata su Down Beat il 21 novembre 1981).

    Come hai scoperto per la prima volta Edgard Varèse?
    “Ho letto un articolo sulla rivista Look nei primi anni ’50: diceva che Sam Goody era talmente bravo come merchandiser da poter vendere qualsiasi cosa, qualsiasi disco, anche un album chiamato “Ionisation”, descritto in termini molto negativi. Ho pensato che potesse suonare esattamente come il tipo di album che volevo ascoltare perché suonavo la batteria da quando avevo 12 anni. Dopo un paio di mesi di ricerca, ho trovato l’album e l’ho adorato non appena l’ho sentito. Era il 1953”.

    Quindi Edgar Varèse era ancora molto attivo in quel momento?
    “Stava tornando attivo. Smise di comporre più o meno intorno al 1940 perché nessuno avrebbe suonato la sua musica e non poteva guadagnarsi da vivere, quindi ha smesso di scrivere. Quando l’ho chiamato nel 1955, stava lavorando a “Deserts” che aveva iniziato negli anni ’40”.

    Quali aspetti della sua musica pensi siano stati assorbiti dalla musica contemporanea?
    “Ogni volta che guardi uno spettacolo in TV e c’è una scena spaventosa con un accordo sostenuto e uno o due piccoli piccoli bip di percussioni in sottofondo, devi sapere che nessuno l’avrebbe mai fatto se non ci avesse pensato prima Varése”.

    Pensi che avrebbe avuto più successo se avesse potuto usare un sintetizzatore attuale?
    “No, non necessariamente, voglio dire avrebbe scritto un diverso tipo di musica. La cosa fantastica di ciò che ha scritto per strumenti normali è che ne ha ricavato suoni che nessuno si era mai sognato prima. Ad esempio, in “Deserts” ci sono accordi esagerati che producono toni diversi, che non saresti in grado di ottenere in nessun altro modo. Se prendi due intervalli e li suoni molto forte su uno strumento a fiato – per esempio, il punto in cui due ottavini suonano una seconda maggiore o una seconda minore a parte, un’ottava molto alta – quando lo suoni molto forte, senti una terza nota che non c’è. Ciò che faceva con l’elettronica era probabilmente più legato alla scultura piuttosto che all’elettronica stessa. I nastri che ha realizzato erano collage di sorgenti sonore e non necessariamente musica elettronica come la pensa la gente oggi. Era ‘musica concreta’ “.

    Nella biografia di Varèse ci sono momenti in cui la moglie Louise sembra indicare che a Edgar, come a Stravinsky, non piacevano le emozioni nella musica.
    “Dipende da cosa si intende per “emozione”. Dal punto di vista scientifico, il modo in cui i materiali sono assemblati non lo considereresti una procedura emotiva, ma i materiali hanno un impatto molto emotivo quando li senti messi insieme. E’ musica umana: questo è uno dei motivi per cui ne traggo una sensazione così positiva, perché non si basa su una formula matematica. Ha a che fare con il suono: Varèse scrive quella roba perché suona bene”.

    La musica di Varèse va affrontata con orecchie diverse in modo da poter sentire cosa sta succedendo.
    “Esatto. Louise mi ha detto: “Non sono una musicista, non ho alcuna competenza tecnica e mi piace la musica di Edgar. Gli ho chiesto di insegnarmi la musica e lui mi ha risposto che non è necessario. Ha risposto: “Sii come una carta assorbente e assorbila”.
    (Down Beat, 21 novembre 1981)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/785572195956755

  • Frank Zappa – L’arte dell’improvvisazione

    Frank Zappa – L’arte dell’improvvisazione

    Jam 1974 – Civic Center Arena St.Paul, MN.
    Dal gruppo Facebook What’s Zappa (fornisco i link di tutte le citazioni pubblicate e dei video consigliati)

    “Ogni mio assolo di chitarra suonato dal vivo potrebbe essere trascritto e sarebbe una vera composizione che sarei lieto di firmare” (Frank Zappa).

    “Ho una conoscenza meccanica di base del funzionamento dello strumento e ho un’immaginazione. Quando arriva il momento di suonare un assolo, sono io contro le leggi della natura”. (Frank Zappa)

    Frank Zappa è entrato allo Steve Allen Theater, mi ha guardato negli occhi e ha detto: “Suono la bicicletta musicale”. Ho detto: “Cosa?” e lui “Voglio insegnare a Steve come soffiare musica con la bicicletta.”
    Ho detto ok, vai a prendere la tua bici e fammi vedere come si fa. E’ esattamente quello che ha fatto: ha “accordato” i raggi con una chiave prima di pizzicarli. Poi ha soffiato alcune note attraverso l’estremità aperta del manubrio. Andò avanti così per un po’ di tempo con variazioni. La melodia era intrigante anche se non coerente.
    (Los Angeles Free Press, july 8, 1966 by Jerry Hopkins)

    “Amo la musica, mi piace suonare, salire sul palco e improvvisare un assolo di chitarra. Salire sul palco e suonare qualcosa che nessuno ha mai sentito prima è la sfida istantanea di andare contro le leggi della fisica e della gravità. Questo mi piace fare. Questo è … sesso, è meglio del sesso. Ti porta in un regno della scienza e non puoi farlo seduto a casa o in uno studio di registrazione. Non mi darebbe la stessa sensazione… Ci sono molti bravi chitarristi là fuori ma ti garantisco che sono l’unica persona a fare quello che sto facendo. Non sono una star della chitarra. Suono composizioni istantanee con la chitarra. Voglio prendere un cambio di accordi o un clima armonico e voglio costruire una composizione sull’impulso del momento che abbia un senso, che vada in un luogo dove nessun altro vuole andare, che dica cose che nessun altro vuole dire, che rappresenta la mia personalità musicale, con un contenuto emotivo da trasmettere al pubblico”.
    (Frank Zappa, Guitar World, marzo 1982)

    “Il concetto di improvvisazione, che costituisce la normale progressione di una composizione, non esiste più nella scena pop. Questa è una delle maggiori perdite degli anni 80” (Frank Zappa, Guitare & Claviers n. 73, aprile 1987)

    “Mi interessa suonare le melodie così come mi vengono in mente – contro il clima armonico, contro la sezione ritmica. È un atto di composizione, non un atto di esibizione chitarristica. È proprio come scrivere, tranne per il fatto che non c’è nessun copista, non c’è orchestra: inventi e vai” (Frank Zappa, Pop & Rock, febbraio 1980).

    “La mia musica è come una di quelle torture a base di privazione del sonno: quando non dormi per un lungo periodo di tempo, dopo un po’ cominci a vedere e a sentire cose che non esistono veramente, ma che sono comunque molto interessanti. Lo stesso può accadere nello spazio di una composizione, cercando di conoscere in anticipo le reazioni psicologiche a ciò che si scriverà ed incorporandole alla composizione stessa. Tu sai quello che gli ascoltatori si aspettano di ascoltare e, proprio negando ciò che si aspettano, puoi riuscire a procurare loro sensazioni che normalmente non avrebbero…” (Frank Zappa).

    “C’è un vuoto sempre più ampio tra ciò che suono con la chitarra e ciò che scrivo sulla carta. L’intento è sostanzialmente diverso. Quando ho una chitarra tra le mani, quello che voglio esprimere è ciò che sto pensando in quel momento, la progressione di accordi che passa; l’80% delle volte riesco a proiettare ciò che sta accadendo. Sono un compositore che suona la chitarra e quello che voglio fare con lo strumento riguarda non solo le singole note ma il suono generale come se stessi disegnando immagini. Cerco di mantenere il suono più spontaneo possibile”.
    (Frank Zappa, 22 novembre 1969)

  • Frank Zappa e la Xenocronia – xenochrony

    Frank Zappa e la Xenocronia – xenochrony

    Packard Goose (dall’album Joe’s Garage)

    Informazioni raccolte dal gruppo Facebook What’s Zappa il 5 agosto 2022

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    La xenocronia è una tecnica musicale in studio sviluppata già nei primi anni ’60 da Frank Zappa che l’ha utilizzata in vari album.
    Uno degli esempi più importanti di xenocronia è rappresentato dall’opera rock Joe’s Garage (1979): gli assoli sono tutti xenocroni tranne quelli di Watermelon in Easter Hay e Crew Slut.
    Questa tecnica consiste nell’estrarre un assolo di chitarra (o un’altra parte musicale) dal contesto originale ed inserirlo in una canzone del tutto diversa per creare un effetto sorprendente.
    Zappa ha dichiarato che la xenocronia era l’unico modo per ottenere determinati ritmi.
    Il termine deriva dalle parole greche ξένος (xenos), strano o alieno, e χρόνος (chronos), tempo.
    Si trovano ‘strane sincronizzazioni’ in “Rubber Shirt”, un brano dell’album Sheik Yerbouti: è il risultato di due musicisti che non si sono mai incontrati nella stessa stanza contemporaneamente e che suonano a due ritmi diversi, in due stati d’animo diversi, per due scopi diversi, il tutto mescolato insieme.
    Esempi di xenocronia zappiana si trovano in We ‘re Only in It for The Money; la traccia ritmica dal ritornello di “How Could I Be Such A Fool” in Freak Out! (batteria, basso, vibrafono e orchestra) è usato nel finale di “Lonely Little Girl”.
    In Uncle Meat, una frase dell’assolo di chitarra di “Nine Types of Industrial Pollution” appare più tardi alla fine di “Sleeping in a Jar”.

    Frank Zappa fu il primo a sovrapporre brani diversi suonati simultaneamente e sincronizzati in tempo reale, secondo il dettato di Charles Yves, nonché con quel metodo di sincronizzazione sperimentale di assoli e basi ritmiche di provenienza diversa da lui battezzato ‘xenocronia’.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    X come Xenocronia
    Questo è un termine fondamentale per comprendere il genio visionario di Frank Zappa. La tecnica in questione (semanticamente trae origine dalle due parole Xenos e Chronos, che in greco significano rispettivamente diverso, alieno e tempo). Consiste nella sovrapposizione di brani caratterizzati da tempi diversi, anche se Barry Miles in ‘Frank Zappa. La vita e la musica di un uomo absolutely free’, sembra dare una diversa interpretazione: “consiste nel selezionare un certo numero di nastri differenti, tutti con lo stesso tempo, e riprodurli simultaneamente per creare una composizione in cui la relazione tra gli strumenti è totalmente casuale”. La maniacalità con la quale Frank Zappa curava ogni minimo aspetto della sua musica, fa pensare però che la “casualità” avesse ben poco spazio nelle sue sperimentazioni e che i molti pezzi creati con questa tecnica siano frutto della scelta tra un’ampia gamma di diverse combinazioni di brani e strumenti.
    (‘Il mio Zappa dalla Z alla A (in forma di diario enciclopedico)’ di Giuseppe Ciarallo)

    La xenocronia viene definita così da Zappa:
    “la sincronizzazione di base che avviene nel ritmo e forse anche nella tonalità dell’assolo, opposta a qualcos’altro in una tonalità e in un tempo diversi: messe a sandwich una in cima all’altra, queste cose creano una dissonanza ritmica, una frizione ritmica perché la risoluzione non è mai esatta anche se i tempi sono simili”.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    Tra tanti brani realizzati con la tecnica della xenocronia, scegliamo ‘Packard Goose’, che rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore viscerale per la musica e la libertà di espressione e che culmina nel famoso sillogismo:
    Information is not knowledge.
    Knowledge is not wisdom.
    Wisdom is not truth.
    Truth is not beauty.
    Beauty is not love.
    Love is not music.
    Music is the best.
    (L’informazione non è conoscenza. La conoscenza non è saggezza. La saggezza non è verità. La verità non è bellezza. La bellezza non è amore. L’amore non è musica. La musica è la cosa migliore).

    Frank Zappa ha dedicato all’establishment della stampa rock il brano “Packard Goose” per sfogare le sue ostilità contro di essa.

  • Frank Zappa – How Did That Get In Here (Lumpy Gravy)

    Frank Zappa – How Did That Get In Here (Lumpy Gravy)

    Frank Zappa – Lumpy Gravy
    In memoria di Frank, il suo album preferito dal gruppo Facebook What’s Zappa https://www.facebook.com/groups/693158441864798

    “È stato un affare davvero strano. All’epoca in cui mi chiesero di realizzare “Lumpy Gravy”, non mi era mai stato chiesto dalla MGM o da nessun altro di fare musica seria, nessuna possibile variazione dal normale formato rock and roll. Capitol mi ha chiesto di scrivere qualcosa per un’orchestra. Il mio contratto con la MGM era come produttore e non come artista, ma poi la MGM ha minacciato di citare in giudizio Capitol e Capitol li ha a sua volta minacciati. Alla fine, entrambi hanno capito di aver bisogno l’uno dell’altro; la MGM aveva un contratto discografico con Capitol Record Club. Tutto si è risolto in un normale affare americano: compralo da Capitol e pubblicalo su MGM. A quel punto, ero davvero incazzato con la MGM.
    Mi hanno inviato una stampa di prova di “We’re Only In It For The Money” che aveva un sacco di cose censurate. Hanno anche cambiato l’equalizzazione. Hanno rimosso gli alti, aumentato il basso e il centro per oscurare le parole. Quindi mi hanno inviato questa stampa di prova e dovevo firmare un documento dicendo che potevano pubblicarlo. Li ho chiamati e ho detto: “Non puoi pubblicare questo disco!”. Avevano già stampato 40.000 copie. Poi, sei o otto settimane dopo, ho ricevuto una telefonata per “Lumpy Gravy”. Avevano appena stampato 12.000 copie ed erano già state spedite: non mi è stata nemmeno inviata una liberatoria da firmare”.
    (Rolling Stone n. 14, 20 luglio 1968)

    “Chiamare la tecnica usata per realizzare Lumpy Gravy semplicemente “tecnica di montaggio” suona come se qualcuno si fosse seduto lì a eliminare errori. Il montaggio è un’estensione della composizione” (Frank Zappa). (IT, 29 agosto 1969)

    “Lumpy Gravy è uno dei miei album preferiti. E’ fuori dal comune, in termini di taglio dei dialoghi, ritmo, ecc., da modificare insieme per creare un evento. Non è una raccolta di brani, è un evento”.
    (Frank Zappa, Guitar World, settembre 1980)

    “Per Frank, ogni album era solo una parte della stessa composizione: tutto faceva parte di un unico, grande pezzo musicale. Ma i tre ‘pezzi’, in particolare, che considerava i suoi capolavori assoluti erano Lumpy Gravy, We’re Only In It For The Money e Civilization Phase III” ha raccontato Gail Zappa.
    Dopo aver composto l’intero album “Lumpy Gravy” da solo, Zappa si è avvalso dell’assistenza di un gruppo di musicisti di formazione classica che ha soprannominato la Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra.
    L’ensemble musicale di 50 elementi era di prim’ordine, considerato la crème de la crème delle sessionier della West Coast.
    “Lumpy Gravy” è stato ispirato da Edgar Varèse, dal mondo sperimentale della musique concrète, da John Cage, dalla moda per la sperimentazione del nastro tagliato e dall’intera scena avant-garde che si è infiltrata in alcuni filoni del rock intorno al 1966/67. Fu pubblicato per la prima volta in una forma diversa, su una cartuccia a quattro tracce, nel 1967, e poi rieditato nello stesso anno per l’uscita in vinile nel 1968.
    (Gail Zappa)
    (Record Collector, maggio 2009)

    “Nell’album Lumpy Gravy degli Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra c’è una sezione sul lato 2 in cui diversi personaggi non meglio identificati discutono delle origini dell’universo. Uno dei personaggi spiega il concetto di Big Note (Grande Nota): tutto nell’universo è composto fondamentalmente da vibrazioni – la luce è una vibrazione, il suono è una vibrazione – e tutte queste vibrazioni potrebbero semplicemente essere armoniche di qualche incomprensibile tono cosmico fondamentale”.
    (Gig, febbraio 1977)

    “All’inizio di quest’anno vedrai qualcosa chiamato Phase Three: prende tutte le parti di dialogo mancanti di Lumpy Gravy e le integra con musica completamente nuova realizzata con il Synclavier o dal live di questo tour, un mix di 11 elementi con il Synclavier ed il pubblico”.
    (Goldmine, 27 gennaio 1989)

    “Lumpy Gravy” contiene una serie di conversazioni oltraggiose. Sono reali o inventate?
    “Entrambe le cose, sono combinate. Alcune conversazioni sono state guidate in certe direzioni. Basta mettere insieme più persone dicendo loro di parlare di una certa cosa. In realtà, le persone si trovavano con la testa dentro un pianoforte a coda. C’era un peso sul pedale di sostegno, quindi le corde erano risonanti. Tre-quattro persone si trovavano all’interno del pianoforte con 2 microfoni in una stanza buia: sul coperchio del pianoforte è stato sistemato un panno.
    (International Times, marzo 1977)

    “Lumpy Gravy è un pezzo curioso e incoerente che doveva essere un balletto ma non lo è stato”. (Verve Records, 1967)

    “Lumpy Gravy (con orchestra) è costato circa 30.000 dollari”. (Musician, aprile 1982)

  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Terza parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Terza parte

    Edgar dVarèse – Amériques

    Edgard Varèse, con la sua storia unica, fa parte della corrente dell’ultramodernismo.
    Gli ultramodernisti erano interessati a ‘rompere il muro del suono’, cercavano bizzarre combinazioni sonore dell’esperienza stravinskyana e viennese.
    Edgar Varése è stato un condottiero degli ultramoderni negli Stati Uniti, un ‘reverendo’ nella diffusione dell’emancipazione del suono.
    Nei primi anni della sua carriera, ha composto in uno stile a metà fra Debussy e Strauss, poi si interessò alle teorie del futurismo italiano e all’arte del rumore. Nonostante l’iniziale interesse, Varèse riconobbe presto la fallimentare e romantica vocazione dei futuristi alla riproduzione di aspetti della vita quotidiana.
    Giunto a New York nel 1915, Varèse si unì ad una schiera di artisti che stava dando vita ad un movimento d’avanguardia americano. Tale movimento venne chiamato “mistica del grattacielo” come espressione musicale delle luci, dei rumori penetranti, della tensione, intensità e precisione della civiltà industriale.
    I lavori americani di Varèse proseguirono l’idea di Arnold Franz Walther Schönberg (uno dei teorici del metodo dodecafonico) di emancipazione del suono, di abbattimento delle barriere tra suono e rumore.
    Il suono, svincolato dalle funzioni tradizionali, trovò nell’esperienza di Varèse nuova vita.
    La musica di Varèse è violenta, dissonante e stridente, piombò sul pubblico come un feroce attacco uditivo.
    Nel 1923 con Hyperprism Varèse compì il passo definitivo verso un’identità unica e inconfondibile. Se in Amériques e Octrande si sentivano ancora le influenze stravinskiane o debussiane, Hyperprism tracciò le linee del linguaggio musicale di Varèse con maggior chiarezza, in una partitura dedicata quasi interamente a fiati e percussioni.
    Lo sviluppo melodico non esiste, la melodia semplicemente “non avviene”, la finalità è quella di una scomposizione prismatica del flusso sonoro.
    Nel 1925 Intégrales dimostrò il lato più intricato e complesso di Varèse. Con una pressoché totale rarefazione melodica e masse sonore create sull’elaborazione timbrica degli strumenti, il compositore provò a ricreare l’equivalente sonoro della proiezione di una figura su un solido rotante.
    Il progetto di Varèse fu, in questo caso, di dare alla musica una dimensione spaziale. La sua importanza risiede nell’aver trattato direttamente il suono come fenomeno grezzo. In Varèse il timbro non è più “accessorio” ma protagonista.
    A riprova dell’unicità del suo operato si può affermare con buona certezza che la sua musica fu la prima a non poter essere trasferita per l’esecuzione su altri strumenti.
    Personaggio musicalmente diabolico.
    (Musicoff, settembre 2014)

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    “Diventai una sorta di diabolico Parsifal, alla ricerca non del Santo Graal, ma della bomba che avrebbe fatto esplodere il mondo musicale aprendo una breccia dalla quale tutti i suoi suoni avrebbero potuto penetrare, suoni che a quell’epoca – e a volte anche oggi – venivano chiamati rumori”. (Edgard Varèse)
    Edgard Varèse fu ai margini di un gruppo dadaista ruotante attorno a Duchamp, ma non volle mai entrare a far davvero parte di questa corrente.

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    “Sogno strumenti che obbediscano al mio pensiero e, contribuendo con il loro mondo di suoni mai immaginati prima, si pieghino alle esigenze del mio ritmo interiore”. (Edgar Varèse)

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    “Sono sicuro che verrà un tempo in cui il compositore, dopo aver realizzato la sua partitura, la inserirà automaticamente in una macchina, che ne trasmetterà fedelmente il contenuto all’ascoltatore”
    (Edgard Varése, New York Times, 06 Dicembre 1936)
    45 anni dopo, Frank scopre il Synclavier e realizza la profezia del suo mentore.
    “Il compositore può presentare la propria idea nella forma più pura, permettendo al pubblico di ascoltare la MUSICA invece dei problemi di ego di un gruppo di musicisti a cui non frega nulla della composizione”.
    (Frank Zappa, Zappa L’Autobiografia, 1989)

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    L’ammirazione di Frank Zappa per Edgard Varese si è estesa alla registrazione dell’inedito The Rage And The Fury: The Music Of Edgard Varèse con il tedesco Ensemble Modern.
    Ci sono piani per pubblicare The Rage And The Fury?
    È un album molto personale e brillante. A Frank non importava se fosse rilasciato o meno. È stato un progetto realizzato quando la vita di Frank è durata più a lungo di quanto chiunque avrebbe potuto prevedere. Non gli importava se qualcuno l’avesse sentito o no – e io provo lo stesso. Era sufficiente che Frank lo sentisse. Nessuna somma di denaro potrebbe eguagliarlo.
    (Gail Zappa)
    (Record Collector, maggio 2009)
    https://www.youtube.com/watch?v=_QdEXhY7Clc
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  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Seconda parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Seconda parte

    Edgard Varèse – Nocturnal

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2rw9x08v1t7g9WU04CBQ0q

    L’idolo di Frank Zappa, il compositore d’avanguardia francese Edgard Varèse, fu costretto a smettere di comporre per 25 anni perché l’establishment musicale di New York gli stava dando filo da torcere. Frank Zappa, nonostante la disputa con la sua casa discografica Warner Brothers, non ha nessuna intenzione di fermarsi.
    “Mi piace fare musica, provo gioia nel sentire ciò che scrivo. Non credo che Varèse abbia fatto la cosa giusta. Non ho mai incontrato quell’uomo, ma tutto quello che ho letto su di lui mi ha fatto credere che avesse una personalità molto forte e individualista. Non avrebbe dovuto farlo. In 25 anni avrebbe potuto comporre molto: il suo catalogo non è così ampio, vorrei ce ne fosse di più. Mi dispiace che l’America abbia imposto quella situazione a un uomo come Varèse”.
    Una differenza importante tra Zappa e il suo idolo, tuttavia, è che Frank ha accesso ai mass media per la sua musica, Varèse no”.
    (Melody Maker, 28 gennaio 1978)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/778773246636650/

    La famosa frase di Edgard Varèse “Il compositore in America si rifiuta di morire!” è stampata sulla copertina di ogni album di Zappa, ma Zappa era molto legato anche ad un’altra frase di Varèse:
    “I futuri compositori di musica sinfonica consulteranno lo scienziato nel loro laboratorio invece del liutaio nella loro soffitta”.
    I MOI costituivano la prima band di jazz elettrico. Ciò non significa, tuttavia, che Zappa utilizzi un tempo costante o uno schema ritmico come fa la maggior parte del jazz. È incline, come Miles Davis, a spezzare i passaggi oscillanti dopo un po’, spostare il tempo, utilizzare accelerazioni e rallentamenti e cambiare tutto in termini di schema e ritmo.
    (Datebook, 8 dicembre 1968)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/991587132021926/

    Il primo doppio album di debutto di Frank Zappa, “Freak Out”, includeva un intero lato, “Return of the Son of the Monster Magnet”, che era un omaggio a Edgar Varese.
    (The Washington Post, 7 dicembre 1993)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/1009822320198407/

    Un tratto in comune tra Zappa e Varèse è la convinzione espressa da quest’ultimo che la musica debba sempre essere “sintesi d’intelligenza e volontà” conservando un’idea forte di composizione.
    (Ciao 2001, 3 luglio 1990)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/850773996103241/

    “Ogni volta che qualcuno veniva a casa mia doveva ascoltare Varèse. Ero convinto che quella fosse la prova definitiva della loro intelligenza, per loro invece era la prova di come io fossi completamente fuso”.
    (Frank Zappa)
    (Suono, novembre 2012)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/880325763148064/

    Qual è stato il primo disco che hai posseduto?
    “Il primo in assoluto è stato l’album di Edgard Varèse, EMS 401 – The Complete Works Of Edgard Varèse”.
    Non un disco di R&B 45?
    “No, il primo disco R&B che ho posseduto è stato “I” dei Velvets, dell’etichetta Red Robin”.
    Ascoltavi rhythm and blues e musica classica più o meno nello stesso periodo. Le consideravi due attività completamente diverse?
    “Facevo ascoltare Varèse ai ragazzi della band e chiedevo: “Se potessimo fare solo un po’ di questo, non sbalordirebbe le vostre menti?” e loro rispondevano: “Sei fottutamente pazzo!”. Lo odiavano. No, per me non c’era differenza, perché quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”.
    (M.I., novembre 1979)

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    La natura ritmicamente complessa di molte delle melodie di Zappa deriva dal fatto che la batteria era il suo primo strumento e dal suo amore per la musica di Edgar Varése. Ci sono alcuni intervalli melodici e tecniche di orchestrazione che Frank ha assorbito dall’ascolto di Varése, e questo è decisamente evidente in termini di uso delle percussioni. Il lavoro orchestrale di Frank è fortemente percussivo”.
    (Guitar World, febbraio 1999)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/896920894821884

    Zappa portò l’interesse di Varèse per gli strumenti elettrici un po’ più in là nel regno della modifica elettronica del suono. Ad esempio, alterava la frequenza dei suoni dei clarinetti per farli suonare come trombe o come nessuno strumento mai sentito prima.
    (The Chronicle, 20 ottobre 1975)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/962406961606610/

  • Frank Zappa & Edgard Varèse – Prima parte

    Frank Zappa & Edgard Varèse – Prima parte

    Edgard Varèse – Desert Interpolation pt. 1

    Al suo 15° compleanno, Frank Zappa spende i 5 dollari ricevuti in regalo per telefonare al suo idolo. Edgard Varèse non è in casa, così Frank parla con sua moglie Louise. L’anno seguente, Frank gli scrive una lettera per esprimere la sua ammirazione e per condividere con lui la propria visione musicale. Zappa ha già iniziato a comporre.
    Ecco il testo della sua lettera indirizzata a:
    Mr. Edgard Varèse
    188 Sullivan St.
    New York, New York
    “Caro Signore,
    forse si ricorda di me, le ho fatto una telefonata un po’ stupida lo scorso gennaio. Nel caso non ricordasse, mi chiamo Frank Zappa Jr., ho 16 anni… il che potrebbe in parte spiegare perché io l’abbia infastidita lo scorso inverno. Può sembrarle strano, ma dall’età di tredici anni ho cominciato ad interessarmi alla sua musica. Tutto è iniziato quando un negozio di dischi mi ha venduto il primo volume delle “Opere complete di Edgar Varèse”.
    Mi è costato $ 5,40, che a quel tempo sembrava una cifra enorme: considerando la mia età mi ha lasciato al verde per tre settimane. Dopo aver lottato per capire la presentazione di Mr. Finklestein sul retro del disco, ho iniziato a prendere in prestito libri dalla biblioteca sui compositori di musica moderna per imparare tutto ciò che ho potuto su Edgar Varèse. Quando il nostro insegnante di storia ci ha chiesto di raffigurare un americano che ha realizzato qualcosa di importante per gli Stati Uniti, ho scritto di lei, della Pan American League of Composers e la New Symphony. L’insegnante non aveva mai sentito parlare di lei e mi ha accusato di aver inventato tutto. Stupido, ma vero. Nella mia vita, ho sviluppato da solo i talenti e le capacità che Dio mi ha dato. Quando è arrivato il momento per Frank di imparare a leggere e scrivere musica, Frank ha fatto da sé. Compongo da due anni, utilizzo una tecnica rigorosamente dodecafonica producendo effetti che ricordano Anton Webern.
    Questo può sembrare strano per lei, ma penso di avere nuove idee da proporle. La prima è un’elaborazione intorno al principio della dinamica contrappuntistica di Ruth Seeger; la seconda è un’estensione della tecnica dodecafonica che chiamo ‘quadrato di inversione’. Questo permette di comporre musica pantonale armonicamente costruita in strutture logiche e progressioni continuando ad abbassare il segnale di linea.
    Cordiali saluti
    (“Frank Zappa : un intellectuel spécifique” par Marc-André Gagnon, articolo pubblicato su Circuit v14 n3 2004)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/858697328644241/

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    Una volta, hai raccontato di esserti recato a New York e di essere passato davanti alla casa di Varèse in Sullivan Street pensando che fosse rimasto in quella stanza o casa o appartamento per 25 anni, incapace di comporre musica.
    “Si è fermato. Ha smesso di scrivere per 25 anni perché nessuno avrebbe suonato la sua musica. Negli ultimi anni della sua vita, è stato ‘riabilitato’. La Columbia ha deciso di fare delle registrazioni della sua musica…”.
    Le registrazioni di Slonimsky?
    “No. Quella di Slonimsky è stata la prima registrazione di Ionization. La seconda registrazione del materiale di Varèse, per quanto ne so, era quel disco EMS 401 che risale al 1950. Quello che ho comprato. Alla fine degli anni ’60, la Columbia decise di fare alcune registrazioni della sua musica. Hanno fatto due o tre album con, credo, Robert Craft, il ragazzo che ha registrato la maggior parte delle cose di Stravinsky, e ci sono stati alcuni concerti a New York City al Town Hall, quindi Varèse ha ottenuto un po’ di riconoscimento.
    C’è un altro suo album con un’etichetta olandese. Ce l’ho. Ci sono un gruppo di brani per pianoforte e violino. Ha “Ballet mecanique” su un lato con pezzi oscuri: la cosa strana di questi pezzi è il ritmo. Ho messo l’ago nella scanalatura, ho iniziato ad ascoltare e mi sono detto: “Cazzo, avrei potuto scriverlo”. Suonava davvero come “The Black Page”.
    (Best of Guitar Player, 1994)

    Le foto della casa di Varèse sono di Larry Gertner
    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/967448981102408/

    Nel 1965, Tom Wilson offrì un contratto ai Mothers in un locale dove si stavano esibendo. La loro storia decolla da lì. Lo stesso anno Varese morì. La Musica ha fatto incontrare Frank Zappa e Edgar Varése.
    La musica è una bella strega che ride…

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/965791844601455/

    “Edgard Varèse mi ha insegnato tante cose, ma soprattutto mi ha incoraggiato tanto da capire che anch’io potevo fare Musica. Conservo ancora un ritaglio da una rivista con alcune sue parole: ‘Non c’è differenza tra suono e rumore, perché il rumore è un suono che si crea’ “. (Frank Zappa)

    https://www.facebook.com/groups/693158441864798/posts/902646570915983/

    “Non esiste l’avanguardia, solo qualcuno che rimane un po’ indietro” diceva il maestro Edgard Varése.