
A come Anarchia
Si può definire Frank Zappa un artista anarchico, o quantomeno si può definire anarchica la sua musica? Iconoclasta, libero pensatore, antimilitarista, antirazzista, ipercritico nei confronti dell’Amerika dei Nixon e dei Reagan, acerrimo nemico dell’ordine costituito, della sessuofobia imperante nel suo Paese, del falso perbenismo e anche della diffusione e dell’uso di ogni tipo di droga, considerata uno dei tanti mezzi di controllo sociale: Zappa era tutto questo, e molto altro. E la sua musica? La sua musica ha molto a che fare con l’anarchia a patto di abbandonare l’assurdo luogo comune linguistico (e per molti non solo linguistico) che associa l’anarchia al caos. La musica di Zappa, come l’anarchia, è l’esatto contrario del caos, è l’ordine supremo delle cose. Supremo perché non vuole e non riconosce l’autorità di un pre-ordine, di un’istituzione che detti e imponga regole per il perfetto funzionamento del meccanismo, sociale o musicale che sia. La musica di Zappa è anarchica perché è un puzzle in cui ogni tassello/nota sembra sapere autonomamente dove andare con estrema precisione a collocarsi, come se esercitasse il diritto di avere uno spazio tutto suo, nel rispetto irrinunciabile dello spazio destinato a tutto ciò che ha intorno.
(tratto dall’articolo “Il mio Zappa dalla Z alla A” di Giuseppe Ciarallo, A rivista anarchica n. 401, ottobre 2015)