Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: Johnny Guitar Watson

  • Blues Muses – xenocronia Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, J. Beck, Guitar Slim, A. Holdsworth

    Blues Muses – xenocronia Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, J. Beck, Guitar Slim, A. Holdsworth

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Johnny ‘Guitar’ Watson, Jeff Beck, Guitar Slim, Allan Holdsworth, Edgar Varèse

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    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD1eJlE31TCypMf1eLhjcfBc

    Nel corso degli anni, Frank Zappa ha elogiato diversi chitarristi.
    I magnifici 4, i suoi chitarristi preferiti in assoluto, restano:
    – Johnny ‘Guitar’ Watson: “Il mio chitarrista preferito in origine era Johnny ‘Guitar’ Watson, non da un punto di vista tecnico ma di ascolto, di ciò che significavano le sue note nel contesto in cui venivano suonate”. E’ il vocalist di tre brani di FZ: In France, I don’t even care e Brown Moses;
    – Jeff Beck: “E’ uno dei miei chitarristi preferiti in assoluto da un punto di vista melodico e in termini di concezione di ciò che suona. È favoloso”. “Secondo me, il chitarrista che ha contribuito di più al rock, oggi più bravo di ieri, è Jeff Beck” (FZ, “Talking with Frank” by Fabio Massari, 1991);
    – Guitar Slim: “E’ stato il primo chitarrista che abbia mai sentito ad avere una distorsione, negli anni ’50. Penso che il mio stile deriva dal suo approccio alla chitarra per gli assoli che ho sentito allora”;
    – Allan Holdsworth: “E’ il miglior chitarrista che abbia mai sentito. Mi sento intimidito dal suonare la chitarra quando penso a come suona lui” (FZ). Holdsworth è considerato tra i più influenti e importanti chitarristi nel jazz rock, prog e fusion.

    “Ascoltavo sempre Johnny ‘Guitar’ Watson e ascoltavo Clarence ‘Gatemouth’ Brown. Ciò che stava facendo Watson non si limitava ad una scala pentatonica. Una delle cose che ammiravo di lui era il suo tono, quel tono secco, un po’ sgradevole, aggressivo e penetrante. Le cose che suonava spesso uscivano come esplosioni ritmiche sul ritmo costante dell’accompagnamento”. Il suo modo di suonare “era come parlare o cantare in sottofondo. C’era un’influenza vocale sul ritmo”. (FZ, Guitarist, giugno 1993)

    “La canzone di Watson del 1956, ‘Three Hours Past Midnight’ mi ha ispirato a diventare un chitarrista”. (Frank Zappa)

    “Per me non c’era differenza…quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”. (FZ, M.I., novembre 1979)

    “Ciò che ho preso da Johnny ‘Guitar’ Watson ed altri chitarristi che mi hanno influenzato non è il loro suono, ma il loro atteggiamento. Stilisticamente, credo di essere più vicino a Guitar Slim più di chiunque altro. Ci sono un paio di assoli che ha suonato che pensavo fossero punti di riferimento, sono molto oscuri. Watson è il chitarrista minimalista per eccellenza. L’assolo di “Lonely Nights” di una sola nota dice tutto. Johnny ‘Guitar’ Watson era un chitarrista dal suono estremamente malvagio all’epoca, ma il più oscuro che ho sentito è stato Guitar Slim (Eddie Jones)… pura oscenità. La cosa che mi è piaciuta dei due assoli che ho sentito quando avevo 16 anni e che mi hanno davvero incuriosito – l’assolo su “Three Hours Past Midnight” e su “The Story Of My Life” – non era solo il tono dello strumento ma il modo assolutamente maniacale con cui emettevano queste note in una frase con poco o nessun riguardo per il resto del metro, pur essendo consapevoli di dove fosse il ritmo”. (FZ, Guitar World, aprile 1987)

    “Non potevo suonare nessuno degli assoli di chitarra di Guitar Slim, Johnny Guitar Watson o Clarence Gatemouth Brown, anche se mi piacevano tutti. Penso di essere stato influenzato da loro nel senso che ho compreso il loro approccio melodico, ho capito cosa dovevo fare con quelle note in quella situazione”. (FZ, Musician, agosto 1979)

    “Quando parlava dei chitarristi degli anni Cinquanta che gli piacevano così tanto, Zappa diceva che potevano essere più sporchi con una sola nota di chitarra di qualsiasi testo osceno. Nei suoi assoli cercava di racchiudere tutto, dalle melodie più sublimi ai suoni più acidi, ed erano sempre un’avventura improvvisata che sapeva dove iniziava ma non dove sarebbe finita”. (intervista a Román García Albertos, autore del libro “Frank Zappa (1940-1993)

    “Quando ascolto musica, apprezzo la sostanza e non necessariamente lo stile di un musicista. E’ l’uomo che senti attraverso il suo modo di suonare. Coinvolge la sua personalità, la sua individualità nella sua musica”.
    (FZ, Guitare & Claviers n. 73, aprile 1987)

    “Penso che l’oscenità verbale sia una fantasia, la chitarra è capace di bestemmiare. Può essere lo strumento più blasfemo sulla faccia della terra. Ecco perché mi piace. Il puzzo disgustoso di una chitarra elettrica troppo rumorosa: questa è la mia idea di divertimento. (FZ, Sound International, aprile-maggio 1979)

  • BlueSoul – xenocronia Frank Zappa, Johnny “Guitar” Watson, John Cage, György Ligeti – xenochrony

    BlueSoul – xenocronia Frank Zappa, Johnny “Guitar” Watson, John Cage, György Ligeti – xenochrony

    Xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa, Johnny “Guitar” Watson, John Cage, György Ligeti

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    Zappa odiava i critici perché pensavano di sapere di cosa trattasse la sua musica quando ovviamente (per lui) non lo sapevano.
    “Devi conoscere quattro cose per capire la mia musica. Devi sapere molto sul rhythm ‘n’ blues. Devi avere una conoscenza pratica di tutta la musica d’arte occidentale negli ultimi 100 anni. Devi avere una conoscenza pratica completa di tutti i miei LP dal 1964. E devi aver visto uno dei miei spettacoli almeno una volta all’anno”.
    (Toronto Observer, dicembre 1993)

    “È un errore comune del pubblico ascoltare vecchi dischi di Rhythm & Blues e dimenticare che si tratta di musica folk. Anche se questi dischi sono stati prodotti commercialmente, sono davvero pezzi di arte popolare”.
    (Mojo, dicembre 1998)

    “Non credo che Elmore James prendesse il suo collo di bottiglia e facesse “reedledee-deedelee-deedelee-deedee” per stimolare la capacità di qualcuno a produrre un cambiamento sociale. Non penso che fosse questo il motivo. Penso che l’idea secondo cui il blues sarebbe una musica “di lotta” sia soltanto una meschinità inventata dalla gente bianca per giustificare il fatto che lo ascoltano. Se c’è una cosa che tutte queste nullità accademiche bianche hanno in comune è che non sanno apprezzare le emozioni! Penso che la ragione della maggior parte di quella roba sia semplicemente che quel tale la voleva suonare e voleva fare quel rumore. Questo è il suo messaggio: ha condensato tutta la sua estetica in quel “reedledee-deedelee-deedee”. Non si preoccupava se qualcuno in un’università da qualche parte lo intendesse come una forza propellente del cambiamento sociale”. (Frank Zappa)

    “Il blues nel rock bianco è ridicolo e imbarazzante. È imbarazzante sentire la maggior parte dei cantanti rock bianchi cantare il blues. È imbarazzante che loro non siano imbarazzati. I musicisti blues bianchi si illudono…”.
    (Frank Zappa, GO Magazine, 17 ottobre 1969)

    Stilisticamente il mio approccio è simile a quello di Guitar Slim, musicista blues della metà degli anni ’50. La prima volta che lo sentii, pensai: “Che cazzo sta facendo? Ma è veramente incazzato quando suona”. Il suo stile infatti sembrava andare oltre le note, era più un modo di essere che una tecnica strumentale. Quel che ne veniva fuori non era la somma totale di “certi alti contro certi accordi contro certi ritmi”, al mio orecchio era ben altro. Oltre a questo modo di essere, Guitar Slim era anche il primo esempio, per quanto possa ricordare, di chitarra elettrica distorta su disco. Non posso dire di suonare proprio come lui, però quel suo modo di suonare ha avuto molta influenza sullo sviluppo del mio stile. Le altre due influenze che riconosco sono Johnny “Guitar” Watson e Clarence “Gatemounth” Brown. (autobiografia)

    Zappa è stato il primo musicista (ed è forse ancora l’unico) a portare un orientamento classico nel mondo rock producendo brani che certamente potrebbero essere considerati rhythm and blues sinfonici.
    (In Their Own Words, aprile 1975)

    Gli analisti più raffinati affermano che Frank Zappa è in grado, su ciascuna delle sue tante chitarre, di passare indifferentemente da una scala temperata a una scala blues a una modale e di percorrerle in sequenza nel corso dello stesso assolo. (Il Mucchio Selvaggio novembre 1984)

    “Negli anni ’50, i bianchi erano davvero socialmente ritardati e ho avuto modo di notare che le persone che appartenevano ai cosiddetti gruppi minoritari (i neri) si stavano divertendo più di noi. Quando finalmente è diventato possibile per i bianchi godersi un po’ dello stesso tipo di musica per competere con i neri… sono riusciti a mettere insieme forme di musica che tendevano ad esprimere lo stile di vita con cui volevano identificarsi come la musica surf, la musica hot rod e il folk-rock”.
    “Penso che all’inizio la maggior parte del R&B che ascoltavo a scuola fosse musica estremamente onesta, gli atteggiamenti espressi dalle persone che cantavano e suonavano erano molto semplici. Tutto ciò che sapevano era che amavano quello che stavano facendo. Il blues era in loro e facevano funky autentico. Per competere con i neri, gli sfortunati bianchi hanno alterato quella musica perché non sapevano di cosa si trattasse. Gran parte delle band blues bianche oggi suonano versioni molto inferiori rispetto alle canzoni di Muddy Waters, [Howlin’] Wolf e John Lee Hooker. Ho riso quando ho sentito i Rolling Stones cantare “I’m a King Bee” perché avevo questa versione di Slim Harpo quando ero a scuola: lo stesso vale quando sento Paul Butterfield suonare le canzoni di Muddy Waters. Penso “non suona nel modo giusto”.
    “Sto ancora cercando un gruppo blues bianco che esprima un tipo di blues che non debba fare affidamento su un’imitazione della musica nera. Non presto molta attenzione per i bianchi blues…”. (Frank Zappa)

    Frank Zappa provava una profonda simpatia per la musica e la vita degli afroamericani perché riguardavano le cose reali della vita: “Sesso, sopravvivenza e morte”. Momenti esistenziali per Frank non solo nel rhythm and blues ma anche in quella musica dall’odore strano chiamata jazz.

  • Frank Zappa e Johnny “Guitar” Watson

    Frank Zappa e Johnny “Guitar” Watson

    Frank Zappa – “I don’t even care” con Johnny Guitar Watson

    Hai citato spesso Johnny Guitar Watson come una delle tue prime influenze chitarristiche…
    “Lo ascoltavo sempre e ascoltavo Clarence ‘Gatemouth’ Brown”.
    Cosa hai imparato dai dischi di Johnny Guitar Watson? L’approccio pentatonico?
    “Ciò che stava facendo Watson non si limitava ad una scala pentatonica. Una delle cose che ammiravo di lui era il suo tono, quel tono secco, un po’ sgradevole, aggressivo e penetrante. Le cose che suonava spesso uscivano come esplosioni ritmiche sul ritmo costante dell’accompagnamento”.
    È qualcosa che hai cercato di incorporare nel tuo modo di suonare?
    “Sì. Mi sembrava fosse il modo corretto di affrontarlo perché era come parlare o cantare in sottofondo. C’era un’influenza vocale sul ritmo”. (Guitarist, giugno 1993)

    “Ciò che ho preso da Johnny ‘Guitar’ Watson ed altri chitarristi che mi hanno influenzato non è il loro suono, ma il loro atteggiamento. Stilisticamente, credo di essere più vicino a Guitar Slim più di chiunque altro. Ci sono un paio di assoli che ha suonato che pensavo fossero punti di riferimento, ma sono molto oscuri.
    Watson è il chitarrista minimalista per eccellenza. L’assolo di “Lonely Nights”, l’assolo di chitarra di una sola nota dice tutto. Ricordo che i chitarristi al liceo imparavano quell’assolo e si chiedevano: “Ma come può farlo suonare in quel modo?” Era davvero una nota. Se riesci a suonare quella nota contro quei cambi di accordo e ottenere lo stesso impatto emotivo che ha ottenuto lui suonando quella nota, allora hai capito qualcosa. Cosa c’è dietro quella nota? Qual è la modalità? Perché continua a suonare la tonica quando arriva l’accordo dominante? Devi imparare a farlo.
    Johnny “Guitar Watson” era un chitarrista dal suono estremamente malvagio all’epoca, ma il più oscuro che ho sentito è stato Guitar Slim (Eddie Jones)… pura oscenità. La cosa che mi è piaciuta dei due assoli che ho sentito quando avevo 16 anni e che mi ha davvero incuriosito – l’assolo su “Three Hours Past Midnight” e su “The Story Of My Life” – non era solo il tono dello strumento ma il modo assolutamente maniacale con cui emetteva queste note in una frase con poco o nessun riguardo per il resto del metro, pur essendo consapevole di dove fosse il ritmo. ” (Guitar World, aprile 1987)

    Johny Guitar Watson è il vocalist di tre brani di FZ:
    – In France
    – I don’t even care
    – Brown Moses

    “Il mio chitarrista preferito in origine era Johnny ‘Guitar’ Watson, non da un punto di vista tecnico ma di ascolto, per ciò che significavano le sue note nel contesto in cui venivano suonate” (Frank Zappa)

    Ho sentito dire che sei molto influenzato da Johnny “Guitar” Watson, vero?
    “Sì. In realtà è un mio amico. Ho avuto modo di conoscerlo da quando ha registrato uno dei nostri album circa dieci anni fa e, nell’ultimo anno, è stato nel mio studio e ha registrato molte altre cose con noi. Johnny canta nel brano “In France”, nel nostro nuovo album “Them or Us’”. (Express, marzo 1985)

    Sei sempre stato un grande fan del blues e dell’R&B, ma non trovo tracce di quel tipo di musica nelle tue composizioni.
    “Beh, se ti piace qualcosa non significa che devi imitarla”.
    Ma sembra che tu ne sia stato davvero assorbito.
    “Sì, lo capisco, so come funziona, ma è come per le persone negli anni ’50 a cui piaceva Chuck Berry e hanno dedicato la loro vita ad imparare a suonare i suoi assoli di chitarra. Non potevo suonare nessuno degli assoli di chitarra di Guitar Slim, di Johnny Guitar Watson o di Clarence Gatemouth Brown, anche se mi piacevano tutti. Penso di essere stato influenzato da loro nel senso che ho compreso il loro approccio melodico, ho capito cosa dovevo fare con quelle note in quella situazione”. (Musician, agosto 1979)

    “Per me non c’era differenza…quello che sentivo nel rhythm and blues trascendeva quello che esprimevano le note e il tema della performance. Sentivo la stessa cosa con Varèse. C’era qualcosa nella musica che era a parte, al di sopra e al di là dei punti reali scritti sulla pagina. Era l’atteggiamento. Per me, era come se la linea melodica di Octandre fosse nella stessa vena dell’assolo di chitarra di Johnny Guitar Watson in “Three Hours Past Midnight”. Entrambi avevano un atteggiamento aggressivo”. (M.I., novembre 1979)

    “Quando parlava dei chitarristi degli anni Cinquanta che gli piacevano così tanto, come Johnny Guitar Watson o Guitar Slim, diceva che potevano essere più sporchi con una sola nota di chitarra di chiunque altro con tutti i testi osceni che mettevano su un disco. Quello era il suo modello. Nei suoi assoli cercava di racchiudere tutto, dalle melodie più sublimi ai suoni più acidi, ed erano sempre un’avventura improvvisata che sapeva dove iniziava ma non dove sarebbe finita”. (intervista a Román García Albertos, autore del libro “Frank Zappa (1940-1993)