Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: musica popolare

  • FZ: “tra 200 anni gli studiosi verranno eliminati…

    Frank Zappa e un futuro senza studiosi

    Tra 200 anni, tutto il tuo lavoro sarà esplorato dagli studiosi, alla ricerca di indizi su come si è sviluppata la cultura popolare.

    “Tra 200 anni non credo ci saranno studiosi: saranno eliminati gradualmente. E la curiosità? Sarà proibita. Lo scopo di ogni ricerca sarà l’intrattenimento”.

    Quindi andiamo verso il 1984 di Orwell?

    “Peggio”.

    Pensi che il popolo americano lo sopporterà?

    “Certo. Lo adoreranno! Anzi, lo chiederanno”.

    Hai visto diversi Presidenti andare e venire durante la tua carriera. Ce ne sono stati che ti sono piaciuti?

    “Ho ancora un posto nel mio cuore per Harry Truman – aveva qualcosa di speciale – e mi piaceva Kennedy, ma tutti gli altri sono stati un disastro”.

    Jimmy Carter?

    “Perdente. Nixon era un truffatore. Reagan un idiota. Bush una minaccia”.

    La tua visione cinica dei politici si è rafforzata nel corso degli anni?

    “Certo. La maggior parte di loro non pensa mai alle persone che dovrebbero rappresentare. In ogni Paese ci sono persone intelligenti; il guaio è che nessuna di queste persone intelligenti entra mai in politica. Le persone che finiscono nel pool genetico per i funzionari eletti del mondo sono un gruppo di esemplari davvero spaventoso. Soprattutto in questa stagione e soprattutto i politici statunitensi. Un gruppo di persone incredibilmente ignoranti”.

    (da un’intervista del 1991 pubblicata su Mojo novembre 2018)

  • L’ammirazione di Frank Zappa per i Chieftain 

    L’intervista è stata condotta in toni relativamente bassi e smorzati con un Frank Zappa visibilmente indebolito e dalla pelle giallastra che, solo pochi istanti prima, era stato costretto ad interrompere una sessione di registrazione con Tom Jones e i Chieftains.

    Prendendo Paddy Moloney da parte in studio, aveva spiegato tranquillamente che “a causa della malattia devo tornare nella mia stanza”. A Frank Zappa è stato diagnosticato un cancro alla prostata.

    Anche se non aveva né prodotto né partecipato alla sessione, la presenza di Zappa è stata chiaramente avvertita da tutti, mentre sedeva su una poltrona nella sala di controllo, assorbendo i toni riccamente risonanti di Jones che cantava “Tennessee Waltz” mentre Moloney, Martin Fay, Kevin Conneff, Mall Molloy, Derek Bell e Sean Keane riportavano la voce del cantante gallese nel suolo celtico a cui appartiene.

    A un certo punto durante questa sessione, quando una sequenza particolarmente inflessibile e intricata di note orchestrate stava avendo la meglio su Paddy Moloney, Zappa sembrava semplicemente respirare in quella direzione, suggerendo gentilmente “perché non provare in questo modo?” e in pochi minuti la musica scorreva di nuovo.

    Zappa e i Chieftains condividono un terreno artistico comune: mescolano la spontaneità della musica popolare con costrutti rigidamente radicati, basati sul mondo della musica classica.

    L’ammirazione di Zappa per i Chieftain può essere misurata dal fatto che ha permesso loro di usare il suo studio di registrazione privato mentre erano a Los Angeles, per partecipare alla cerimonia dei Grammy Awards.

    Li ha sentiti per la prima volta “circa cinque o sei anni fa” e sostiene di essere “abbastanza sbalordito” nello scoprire che sarebbero stati considerati “relativamente fuori moda” da molti critici rock e fan in Irlanda, un Paese in cui al contrario gli U2 sono stati praticamente divinizzati.

    “Gli U2 possono essere l’esportazione musicale più popolare e di successo proveniente dall’Irlanda oggi, ma non c’è confronto tra la qualità musicale di ciò che fanno loro e ciò che fanno i Chieftains” ha affermato Zappa. “Suoniamo insieme qui quasi ogni volta che sono in città e adoro i suoni di questi ragazzi. Amo le melodie, i cambi di accordi e soprattutto il modo in cui viene eseguita la loro musica. Ogni membro del gruppo è esperto del suo strumento, non solo in termini di tecnica ma per il concetto di come dovrebbe suonare il prodotto finale dell’ensemble. È qualcosa che otterrai solo con un gruppo che è stato insieme per 30 anni”.

    Zappa “non risponde troppo favorevolmente alle affermazioni secondo cui gli U2 ora sono “rock postmoderni”.

    “‘Rocker postmoderni’ cosa significa? Loro lo sanno?” dice sorridendo ironicamente. “E quale preferiresti? Innovazione mediocre o una discendenza lineare diretta dalla cultura celtica, che è quello che sento nella musica dei Chieftains? Anche se ti imbatti in un’innovazione eccellente, cosa ne farai, come l’apprezzerai se prima non apprezzi la tua cultura?”.

    “I Chieftains sono la loro stessa cultura e nel loro lavoro sento tracce non solo della storia celtica ma anche della storia globale, che riecheggiano all’inizio dei tempi. L’ho notato quando suonano qui a casa mia con musicisti etnici provenienti da tutto il mondo”.

    Noto per le sue esplorazioni di poliritmie e atonalità e per espandere la musica rock in senso sinfonico, Zappa lavora anche su una base più tradizionale, “amo le melodie normali, modali, i cambi di accordi e i ritmi in gruppi di tre, caratteristiche di gran parte della musica dei Chieftains” dice Frank.

    Alla domanda sulla sua salute, Frank dice “non va bene”, poi fa una pausa. Dopo alcuni istanti trascorsi a guardare in silenzio il perno girevole del registratore che sembra ricordargli l’incessante passare del tempo, quasi sussurra: “Ho un cancro alla prostata e si è diffuso alle mie ossa”.

    È terminale, a breve termine? “Tutto è terminale” dice sorridendo. “Ma quanto alla domanda se sia a breve termine, spero di no. Dipende. Devo lasciarti e andare nella mia camera da letto per fare una trasfusione di sangue”.

    (Hot Press, 7 aprile 1993)

    “C’è un’altra cosa ottima a proposito di gruppi come i Chieftains. Suonano dal vivo senza nessuna concessione all’era del video. E’ realtà e non merda, come la maggior parte delle cose che vedi o che senti di questi tempi”. (FZ, Rockstar, febbraio 1994)

  • Frank Zappa’s Style 6: serious & popular music, modified sounds, meganote, rhythmic, chironomy, jam

    Frank Zappa’s Style 6: serious & popular music, modified sounds, meganote, rhythmic, chironomy, jam

    Frank Zappa improvvisa con The Aynsley Dunbar Retaliation, Festival di Amougies, Belgio, 24 ottobre 1969

    In copertina un’opera di Jim Mahfood

    https://www.youtube.com/playlist?list=PLNIorVgbZlD2JxQHgpyF4C3oHQO5eIcno

    Zappa portò l’interesse di Varèse per gli strumenti elettrici un po’ più in là nel regno della modifica elettronica del suono. Ad esempio, alterava la frequenza dei suoni dei clarinetti per farli suonare come trombe o come nessuno strumento mai sentito prima. (The Chronicle, 20 ottobre 1975)

    La chironomia di Zappa
    https://www.youtube.com/watch?v=kdQT_EP0a0c&t=1124s

    Frank Zappa ha unito la musica colta a quella popolare. Nel mondo di Zappa i confini tra musica colta e popolare sono completamente aboliti nel nome di un’assoluta libertà creativa.

    Zappa è stato il primo musicista a portare un orientamento classico nel mondo rock producendo brani che certamente potrebbero essere considerati rhythm and blues sinfonici.
    Con il suo gruppo, The Mothers of Invention, nell’estate del 1967 Frank Zappa portò una teatralità brutale e spontanea sul palco rock del Garrick Theatre, molto prima che lo facesse chiunque altro.
    Da allora ha ampliato ulteriormente la sua visione nei regni della musica classica, rock, jazz e R&B.
    (In Their Own Words, aprile 1975)

    Quando ha fatto suonare la London Symphony Orchestra, FZ ha messo un microfono sotto la sedia di ogni strumentista e, con tecnologia digitale, li ha registrati praticamente uno per uno. Poi, li ha messi assieme in modo che si sentisse una sola nota. Una meganota, fatta dalla somma delle note che ogni strumento stava suonando. Il tutto è più della somma delle parti. Da quella integrazione, viene fuori la bellezza. Andatela a cercare. (Ferdinando Boero, Rolling Stone dicembre 2013)

    FZ: l’arte dell’improvvisazione
    https://www.youtube.com/watch?v=8xCqTsPPg_o&list=PLNIorVgbZlD1S20usXVU6cpL2iyriHJuz&index=2&t=435s

    “Quando compongo, la mia idea principale spesso parte da varie teorie musicali e mi chiedo cosa succede se faccio questo o quello, quali sono i limiti fisici di ciò che un ascoltatore può comprendere in termini di ritmo. Quanto è grande l’”universo dei dati” che le persone possono assorbire e percepire ancora come una composizione musicale? Questa è la direzione in cui sto andando con il Synclavier”.
    (Sound On Sound, febbraio 1987)

    “Ho iniziato suonando lick blues nei miei assoli, ma sono più interessato alle cose melodiche. Penso che la sfida più grande quando vai a suonare un assolo sia cercare di inventare una melodia al momento. Penso anche che un chitarrista possa suonare bene quanto la band che lo accompagna. Se le persone che ti sostengono sono sensibili a ciò che stai suonando suonerai alla grande; se sono solo ‘schiaccia-note’ allora suonerai in modo banale”.
    “Ho sempre lavorato con musicisti capaci nella sezione ritmica, ma non posso dire se siano sempre stati entusiasti di ciò che stavo suonando, se lo comprendessero bene o se si siano davvero divertiti. Se una persona viene dal mondo jazz suonerà un mucchio di notine, sciami di pentatoniche che, in realtà, non valgono un cazzo. Oppure se vengono dal mondo blues vogliono qualcuno che prenda tre note e faccia squirm-squirm-squirm. È difficile spiegare ai ragazzi appena entrati nella band il mio concetto ritmico: si basa su idee di equilibrio metrico: eventi lunghi e sostenuti contro gruppi con molte note su un battito come numerose sestine, settimine e cose del genere. Diverse volte suonerò tredici note su due quarti e cercherò di distanziare in modo uniforme affinché tutto scorra. Tutto questo è un po’ contrario al rock and roll dove tutto è in binario o ternario, dritto su e giù, in modo da battere costantemente il piede su di esso. Preferisco una sezione consapevole della pulsazione ritmica in grado di creare una base che non si muova, per darmi modo di fluire sopra di essa. È difficile da fare, è difficile convincere le persone a farlo ed è anche difficile convincere i musicisti a lasciare un po’ di spazio per le note veloci. I musicisti della sezione ritmica hanno la tendenza a copiare: se sentono qualcun altro suonare frasi veloci iniziano a suonare frasi veloci anche loro e, alla fine, non si sente più nessuna frase veloce. Scompare il contrasto, quando i musicisti si “copiano” l’un l’altro. Ho sempre avuto un buon rapporto ritmico con Aynsley Dunbar, penso sia davvero bravo con la batteria. Terry Bozzio, il batterista dell’attuale gruppo, è eccellente. Ha la tendenza a dare di matto, ma immagino sia solo perché è di San Francisco”. (FZ, Guitar Player, gennaio 1977)

    Zappa e il ritmo
    https://www.youtube.com/watch?v=8AUdZJIcin8&list=PLNIorVgbZlD1S20usXVU6cpL2iyriHJuz&index=9