Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: power of keywords

  • Frank Zappa, Regyptian Strut: the power of keywords according to a certain Egyptian theory

    Frank Zappa, Regyptian Strut: the power of keywords according to a certain Egyptian theory

    Versione dell’album Lather (1996)

    Immagine di copertina di Salvador Luna (Lunatico)

    Regyptian Strut fa parte dell’album Sleep Dirt, registrato tra il 1974 e il 1976 e pubblicato a gennaio 1979. E’ incluso anche nell’album Lather (1996).
    E’ uno dei migliori brani strumentali di Frank Zappa: comprende 13 sovraincisioni di trombone (Bruce Fowler), il magico xilofono di Ruth Underwood ed il piano irrefrenabilmente funky di George Duke. L’incedere R-Egiziano è ricco di sordidi ottoni e stucchevoli note di pianoforte da cabaret. Nell’album Sleep Dirt, la chitarra di Zappa è estrema ma non rock, c’è il basso acustico ma non è jazz, molto materiale scritto ma non è un brano classico. Include riff nodosi, ballate acustiche e jazz-fusion intricate, contributi creativi della sua band all’epoca composta da Terry Bozzio, George Duke, Chester Thompson, Patrick O’Hearn, Ruth Underwood e Bruce Fowler. Insomma, è uno degli album meno classificabili del catalogo di Zappa.
    Le radici di Sleep Dirt affondano in uno scandaloso musical di fantascienza scritto nell’estate del 1972. La sceneggiatura di 81 pagine di Hunchentoot richiedeva 10 attori, un coro di 10 persone e un’orchestra di 22 elementi. Seppure il musical non sia mai stato eseguito (nonostante Zappa abbia, a quanto pare, cercato di assicurarsi Barbra Streisand per il ruolo principale), molte delle sue 14 canzoni sono state sparse in tutto il suo catalogo: ad esempio, “Think It Over” (The Grand Wazoo, 1972) e “The Planet Of My Dreams” (Them Or Us, 1984). “Time Is Money”, “Spider Of Destiny” e “Flambay” furono registrati nel dicembre 1974 al Caribou Ranch in Nederland (Colorado) e inclusi in Sleep Dirt.
    Il maestoso ‘incedere egiziano’ – un mix di bassi, xilofoni e ottoni – è in linea con lo stile di The Grand Wazoo. Si apre in modo piuttosto drammatico prima che fiati e tamburi prendano il sopravvento. La traccia inclusa in Sleep Dirt contiene una parte di chitarra acustica di Zappa e James Youman.

    Da bambino, Frank Zappa leggeva molto e, tra tante letture, gli capitò di immergersi nel mondo dell’antico Egitto. Un particolare contribuì a definire il suo stile espressivo.
    “Zappa aveva introiettato fin da piccolo un atteggiamento tra il dada e il surreale nei confronti dell’espressione verbale, manipolabile fino a livelli allucinatori. In ogni concerto decideva the secret word (la parola segreta della serata). Quella parola costituiva un tormentone negli intercalari e negli interventi parlati della band, finiva per modificare anche i testi delle canzoni. La sua attenzione per il potere della parola era nata quando da bambino aveva trovato, in un vecchio libro, la teoria egizia della trasmigrazione dell’anima e della vita ultraterrena. Il Faraone, fin da piccolo, doveva imparare le parole-chiave che designavano ognuno dei luoghi che l’anima avrebbe dovuto attraversare dopo il trapasso: guai a sbagliare il nome! Ciò suscitò in lui la convinzione che la realtà fosse condizionata dalle parole e che ogni paradosso fosse affidato alla manipolazione del linguaggio. Un’altra forma della sua creatività musicale era invece di carattere grafico e risaliva all’età di circa 14 anni, quando le sue conoscenze musicali andavano poco oltre la lettura di spartiti per percussioni non intonate. Si mise a comporre musica scritta perché era affascinato dalla resa grafica delle note sul pentagramma: si era convinto che, conoscendo le regole combinatorie e il significato delle note sul pentagramma, si potesse diventare automaticamente compositori. Fin da ragazzino applicò metodi complessi come le tecniche seriali e microtonali. Cambiò radicalmente idea sulle sue opere giovanili quando ebbe modo di ascoltarle, e allora si rese conto che la verità musicale è una verità pratica, che il momento in cui un’opera è finita è quello in cui si giudica soddisfacente la sua resa sonora. A decidere, insomma, è l’orecchio. Fu, da questa prospettiva, un totale empirista che però aveva un sesto senso per le relazioni formali di tutti i tipi. Un ‘compositore’ per tutti i media”.
    (Gianfranco Salvatore, musicologo, biografo di Frank Zappa – Mangiare Musica giugno 1994)