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  • Frank Zappa, Rat Tomago (official & original versions): looking for errors for new creative paths

    Frank Zappa, Rat Tomago (official & original versions): looking for errors for new creative paths

    Versione ufficiale dall’album Sheik Yerbouti
    Versione live originale 15 febbraio 1978 (Deutschlandhalle, Berlino)

    In copertina un disegno di Maroonbeard

    FAIR USE

    Frank Zappa aveva perfettamente chiaro il potenziale dell’errore e sapeva sfruttare gli imprevisti in modo magistrale. Per Zappa, naturalmente, visto il livello ultraterreno dei musicisti coinvolti nelle sue band, l’errore non era considerato come pressappochismo o incapacità tecnica, ma come un’accidentale opportunità per far evolvere la musica in direzioni impreviste. Anche per questo Zappa registrava ogni prova e performance della sua band, convinto che ogni imprevisto sonoro potesse aprire nuove strade creative. Le sue registrazioni non erano solo archiviazione, ma un modo per documentare ogni possibile variazione e mutamento, anche inatteso, che arricchiva i brani.
    Una delle sue tecniche più innovative, la xenocronia, prevedeva la sovrapposizione di parti musicali registrate in momenti e su canzoni diverse. In parole povere, Zappa creava dei Frankenstein sovrapponendo – per esempio – alla parte di batteria di una canzone, la linea vocale o di chitarra di un’altra. Questo metodo portava ad errori consapevoli di sincronizzazione ritmica o armonica, che però spesso generavano nuove idee musicali. Zappa credeva che queste incongruenze potessero accendere ispirazioni creative, trasformando l’errore in uno stimolo per l’esplorazione musicale più ardita. Questa arte di estrarre il suono di uno strumento da un brano per piazzarlo in un altro era un procedimento molto amato e usato da Zappa. Quanto Zappa fosse in questo un vero maestro si può sentire per esempio in “Rat Tomago” (Sheik Yerbouti,1979): cinque minuti di puro delirio sonoro, in cui il compositore ci delizia con uno strepitoso assolo di chitarra, preso da una sua esecuzione live del brano “The Torture Never Stops” (registrata durante un concerto del 1978 e tratta dal capolavoro Zoot Allures, 1976) e incollato su una nuova base!
    (dall’articolo “Quando un errore crea un capolavoro nel rock” di RadioFreccia, 15 ottobre 2024)

    “Ogni stecca ripetuta due volte è l’inizio di un arrangiamento” (FZ).

    In ambito scientifico, gli errori hanno portato a scoperte sorprendenti. In fondo, la Musica è Scienza. Scienza significa ‘risultato delle operazioni del pensiero in quanto oggetto di codificazione sul piano teorico e di applicazione sul piano pratico. E’ progresso che ha bisogno di ‘deviazione dalle norme’.

    “Non è possibile alcun progresso senza deviare dalla norma. Ma per farlo con successo, occorre almeno un minimo di familiarità con ogni norma dalla quale contiamo di allontanarci” (FZ).

    “Nel regno delle arti, hai sempre la possibilità di pensare creativo, il che significa deviazione dalla norma, la norma politica prescritta che cercano di imporre. Se riescono a fermare il pensiero creativo, allora hanno maggiori possibilità di mantenere la morsa della stupidità sull’intera popolazione. Il pensiero creativo può, e spesso lo fa, iniziare in tenera età. Quindi se riescono a stroncarlo sul nascere, a scuola, allora è un bene per loro. Vorrebbero sostituire ogni singolo programma artistico con una sorta di sport o altro solo per impedire alle persone di pensare”. (FZ, Best of Guitar Player, 1994)

    Per Frank l’arte non è altro che il prodotto alienante di standard artistici, soggetti alla volontà e ai capricci di chi pagava (re, papi, nobili). “Oggi abbiamo le emittenti, i programmatori, DJ e manager di case discografiche: reincarnazione comune di stronzi che hanno plasmato la musica del passato”.
    L’arte stessa è diventata norma. Per trascendere questa norma, bisogna negare l’arte e ripiegare su una volontà creativa percepita solo come intrattenimento. “Il ‘manuale dell’armonia’ contemporaneo è l’incarnazione dei canoni estetici vigenti, di questi mali elencati sotto forma di catalogazione”.
    (Frank Zappa, 1989)

    Fare arte è tracciare una linea tra il buon gusto e il cattivo gusto, tra il serio e il popolare, secondo criteri definiti; è imporre un limite alla nostra stessa capacità di immaginazione. L’apprendistato musicale di Zappa non considerava i confini tracciati dall’arte, lui si escludeva dai canoni estetici vigenti progettando opere secondo il proprio gusto. Poiché la norma stabilita lo rifiuta, Frank rifiuta la norma stabilita. Se la sua musica non può essere considerata arte è perché l’arte è limitata, pretenziosa (per la sua pretesa di buon gusto). Se la sua musica non è abbastanza seria per essere ritenuta arte, peccato; ‘Lei’ sarà intrattenimento. Così, il compositore arriva a respingere qualsiasi limite normativo alla sua creazione e ci riuscirà tenendo fede al sacro motto della fantasia: “mai prendersi sul serio!”.
    Per Zappa, la musica è una creazione personale che si inserisce nel mondo; è uno spazio di libertà cristallizzata. Il compositore non ha altra scelta che diventare ribelle alle norme della società.

  • Frank Zappa, The Torture Never Stops (Conceptual Continuity album), Rat Tomago original live: review

    Frank Zappa, The Torture Never Stops (Conceptual Continuity album), Rat Tomago original live: review

    Versione tratta da “Conceptual Continuity” registrata nel 1976 e pubblicata nel 1980 (album in edizione limitata, 3200 copie)
    Versione originale live dell’assolo di chitarra classica Rat Tomago, 15 febbraio 1978 (Deutschlandhalle, Berlino, Germania) con FZ, Adrian Belew, Patrick O’Hearn, Terry Bozzio, Ed Mann, Tommy Mars, Peter Wolf

    FAIR USE

    “The Torture Never Stops” di Frank Zappa è una canzone che mostra l’immagine cupa e inquietante di un ambiente simile a una prigione, dove i prigionieri sono sottoposti a tormenti e sofferenze costanti.
    Il testo trasmette un senso di disperazione e di confinamento, sottolineando come i prigionieri non abbiano scampo dalla loro tortuosa esistenza. La mancanza di luce e di conoscenza del mondo esterno sottolinea ulteriormente il loro isolamento e accresce la loro miseria.
    Il “gigantesco soffio di fuoco” menzionato si riferisce a un dispositivo simile a una fornace usato per infliggere dolore, che simboleggia la natura implacabile delle torture subite dai prigionieri.
    La seconda strofa intensifica il lato grottesco dell’ambiente, descrivendo melma, marciume, ratti, moccio, vomito e soldati armati. L’aggiunta di un nano maligno responsabile della pulizia del sangue illustra la natura sadica e disumanizzante del luogo.
    La canzone introduce, poi, un principe malvagio le cui azioni perpetuano ulteriormente il tormento. L’accenno al fatto che egli si conceda di mangiare un maiale in una camera vicina sottolinea la sua crudeltà, il suo disprezzo per la vita, il fatto che si compiace del dolore altrui.
    La ripetizione di “Tutti gli uomini siano maledetti” riflette il potere oppressivo del principe e la paura che impedisce a chiunque di sfidarlo. Ogni dissenso o disaccordo viene punito con insulti e castighi.
    Man mano che la canzone procede, si addentra nel mistero che circonda i prigionieri e le loro identità. Possono essere etichettati come pazzi o santificati… L’ultimo verso suggerisce che i prigionieri sono tenuti in stato di schiavitù e oppressione senza alcun motivo. Il numero zero dipinto su di loro testimonia il fatto che siano resi insignificanti e privi di individualità, abbandonati e dimenticati dalla società. La prigione rinchiude gli ‘indesiderabili’.
    La canzone denuncia la crudeltà e assenza di umanità di coloro che detengono il potere, la natura oppressiva dei sistemi che perpetuano la sofferenza negando i diritti umani fondamentali. Esplora temi di abuso di potere, controllo e disumanizzazione degli individui, indifferenza sociale.
    The Torture Never Stops racconta gli aspetti più oscuri della natura umana in un mondo inquietante dove crudeltà e tormento sono la norma.
    (songtell)

    The Torture Never Stops è un brano incluso nell’album Zoot Allures del 1976.
    Altre versioni appaiono su Zappa in New York, Thing-Fish, You Can’t Do That on Stage Anymore vol 1 e vol 4, The Best Band You Never Heard in Your Life, FZ:OZ, Cheap Thrills, Buffalo, Philly ’76 e Hammersmith Odeon.
    Zappa ha suonato “The Torture Never Stops” in concerto dal 1975 al 1978, nel 1981 e nel 1988.
    La canzone ha debuttato nel 1975 come ” Why Doesn’t Somebody Get Him a Pepsi?” sebbene poche parti strumentali fossero simili alla versione dell’album.
    I critici hanno scritto che durante l’esecuzione della canzone, Zappa risultava calmo ma passivo/aggressivo. Michel Delville, nel suo saggio “Frank Zappa, Captain Beefheart and the Secret History of Maximalism”, ha messo a confronto il tono di The Torture Never Stops con l’album di Brian Eno Ambient 1: Music for Airports.
    (wikipedia)

    In che modo hai registrato le urla di The Torture Never Stops?
    “Ho sistemato un registratore a 4 tracce nel seminterrato, ci ho messo dentro due ragazze su cui lavorare, ho registrato e poi ho messo il nastro sull’altro nastro”.
    Ti sei divertito?
    “Certo”.
    (Frank Zappa, International Times, marzo 1977)

    Un assolo di chitarra classica della canzone, registrato dal vivo il 15 febbraio 1978 a Berlino e intitolato “Rat Tomago”, fu inserito nell’album del 1979 Sheik Yerbouti come “The Torture Never Stops”.
    Contiene la stessa struttura di base, linea di basso e lamenti femminili. “Rat Tomago” è stato nominato per il Grammy Award migliore performance strumentale rock nel 1980 ma è stato, alla fine, superato da Rockestra Theme di Paul McCartney and Wings.

    The torture never stops si ‘sposa’ con Evil Prince nel brano The Torchum Never Stops incluso nell’album Thing-Fish. In questo brano, il principe malvagio sperimenta il virus, maledice i gay e tutti coloro che sono creativi. Il brano culmina nel monologo femminista di Rhonda in Drop Dead.