Ridi dei Mothers e ridi di Frank Zappa. È più facile comunicare con una persona che ride perché tutti noi ci rilassiamo quando ridiamo. Rendi semplice il messaggio perché la risata distrae. Frank Zappa non può mai essere arrestato perché, anche se le sue verità sono evidenti e onnipresenti, nessuno può capire esattamente cosa sta dicendo.
Un evento notevole in un concerto dei Mothers è la quantità di risate nervose da parte del pubblico. Ci sono le Madri che fanno i loro numeri e ogni tanto Frank farà una domanda diretta. Sarà accolto con silenzio o risate. Molti lo guarderanno di traverso perché non capiranno cosa sta succedendo…
Sì e il suo equivalente nella musica. Non riesco a fare il contrappunto. Non riesco a scrivere armonie tradizionali, il che significa che virtualmente sarei disoccupato. Se non fossi io il mio datore di lavoro, sicuramente non avrei un impiego.
La tua più grande forza?
Sicuramente il mio senso dell’umorismo.
Il tuo umorismo sembra avere un particolare riguardo alla situazione penosa degli esseri umani…
Non penso in termini di ‘situazione penosa del genere umano’ perché sicuramente a loro non gliene frega nulla della mia situazione penosa, allora perché mi dovrei preoccupare della loro? Comunque penso che l’etichetta di misantropo non è giusta per me e neanche quella di misogino. La cosa che più mi interessa è il comportamento. Mi ha sempre affascinato. Se un interesse per il comportamento presuppone un ‘riguardo per la situazione penosa’ è soggettivo. Ma credo che perfino a livello scientifico valga la pena di osservare il comportamento. E questo ti può portare alla speculazione sul perché si verifica un certo tipo di comportamento.
“Does humour belong in music?”. Può l’umorismo appartenere alla musica? – si chiedeva Frank Zappa.
Le risposte zappiane al quesito sono molteplici. Teniamo presente che la risata si genera spesso al cospetto dell’interruzione della prevedibilità di un’azione o di uno schema verbale, che crea una situazione inaspettata. In musica può essere ottenuto un risultato simile con un’improvvisa e inaspettata divergenza ritmica, melodica o armonica rispetto alla regolarità di gran parte dei generi musicali.
Lo stesso Zappa affermava: “Qualsiasi composizione (o improvvisazione) che suoni consonante e regolare sempre e comunque mi pare l’equivalente di un film dove ci siano solo i buoni o di una cena a base di ricotta”.
Anche l’accostamento di elementi tra loro normalmente estranei può indurre al riso: ha un effetto assolutamente dirompente ascoltare Stairway to Heaven in versione reggae con tanto di sezione fiati che all’unisono esegue il celeberrimo assolo di chitarra di Page.
Zappa parlava anche di strumenti dal timbro buffo citando alcuni utilizzi della tromba con la sordina, del sassofono basso suonato nel suo registro più grave nonché del trombone a coulisse, che scatenano reazioni di ilarità negli ascoltatori “cresciuti a cliché subliminali che hanno determinato la loro realtà auditiva fin dalla culla”. Per lo stesso motivo utilizzava effetti sonori di stampo rumoristico come nel finale di Peaches En Regalia (Hot Rats, 1969).
La risposta più semplice e superficiale è riscontrabile nell’analisi dei testi dei brani cantati che portano alla risata per via delle tematiche particolarmente pungenti oppure originali o anche per la sfrontatezza con cui l’autore ha saputo discutere nei propri testi di tematiche sessuali di cui tutti parlano o fantasticano nella sfera privata ma che difficilmente si ha il coraggio di portare alla superficie dell’ambito pubblico.
Non bisogna fare l’errore di considerare ‘demenziale’ la musica di Frank Zappa, demenziale nel senso di ‘lontano dalla mente’, ‘fuori di testa’. Questo termine non si addice affatto a una via comica che invece era frutto di un’acutissima ricerca intellettuale.
Sembrerà paradossale ma far ridere non era affatto l’obiettivo primario di Zappa. In realtà, il suo vero scopo era il riconoscimento della sua dignità di compositore ‘serio’ alla stessa stregua dei suoi idoli Varèse e Stravinskij. Realizzava dischi e tour di musica un po’ più vicina alla popular music seppure con un approccio rivoluzionario e unico allo scopo di racimolare denaro per i lavori più impegnati. Come recita un altro titolo di un suo disco: “We’re Only In It For The Money” (1968).
(Frank Zappa by Marcello Zappatore, Coolclub.it febbraio 2009)
“Nella mia mente non c’è differenza tra far ridere qualcuno e far pensare qualcuno. L’uno non è migliore o peggiore dell’altro. Mi piacciono tutti i diversi tipi di musica e penso che siano tutti divertenti da fare e farò quello che mi va di fare. Tutti coloro che pensano di fare rock ‘serio’ possono baciarmi il culo. ‘Serio’ è qualcosa che non fa ridere?”. (BAM, gennaio 1978)
L’umorismo appartiene alla musica (anche quella seria). Per Zappa vale anche il contrario: “Alcune persone non riescono a capire che puoi voler fare seriamente qualcosa che non è serio”. (LA Star, 119-1969)
Il senso dell’umorismo deve essere una delle basi per essere una ‘Madre’: “È importante almeno quanto essere in grado di suonare. Se non hai senso dell’umorismo non puoi suonare la musica correttamente. Non è solo una questione di note giuste…”. (FZ, Melody Maker, 20 luglio 1974)
Per Zappa l’umorismo è uno strumento fondamentale per affrontare i fanatismi politici e religiosi, per criticare stereotipi reazionari nella società americana. Zappa capisce che il cinema, come la musica, è un modo per esprimere idee, un mezzo di cui bisogna tenere conto nell’intero processo di comunicazione, in cui il pubblico è una parte fondamentale. (Author/Recipient Relationships in FZ’S Movies – Manuel de la Fuente)
“I testi di Frank erano solo proposte, ti incoraggiava a pensare… Dietro questo umorismo devastante c’era un discorso molto serio. Con l’umorismo evocava argomenti seri. Frank ha lavorato in questo modo… “. (Gail Zappa, Rolling Stone, ottobre 2012)
“Si dice: ‘Solo chi prende totalmente se stesso e la sua causa seriamente è un vero artista’. Onestamente, non me ne frega niente. La maggior parte delle cose che accadono nella mia vita sono divertenti, quando scrivo di cose che mi sembrano rilevanti, lo faccio nello stesso modo in cui mi sento al riguardo: in modo umoristico, divertente”. (FZ, Music Express Sounds, novembre 1984)
“Sono una persona concreta con un senso dell’umorismo molto creativo”. (FZ)
“La mia più grande forza è il mio senso dell’umorismo. (FZ, Tuttifrutti, febbraio 1994)
“Sì e l’equivalente in musica. Non so fare contrappunto. Non so scrivere l’armonia tradizionale, il che significherebbe per me disoccupazione. Senza ‘me stesso’ non avrei un lavoro”.
Il tuo umorismo sembra mostrare una reale preoccupazione per la difficile situazione degli esseri umani in una cultura in declino.
“Non penso in termini di cose come “la difficile situazione degli esseri umani” perché di certo non si sono preoccupati della mia fottuta situazione, quindi perché dovrei preoccuparmi della loro? Tuttavia, penso che l’etichetta di “misantropo” non sia giusta per me e nemmeno quella di “misogino”. Ciò che mi interessa è il comportamento, è sempre stata una cosa affascinante per me”.
Nelle tue canzoni si nota la tua passione per il R&B e la musica do-wop degli anni ’50.
“Sì. Tenevo lezioni a scuola e cercavo di convincere il resto dei ragazzi che la musica country e jazz era davvero dannosa e che avrebbero dovuto ascoltare rhythm and blues perché era una forma di musica di gran lunga superiore. A quel tempo, al mio liceo, i confini erano chiaramente tracciati tra i consumatori di jazz e i consumatori di rhythm and blues: si picchiavano a vicenda dopo la scuola”.
“Ai tempi in cui era la forma d’arte popolare, il rhythm and blues conteneva un senso dell’umorismo che è totalmente carente nella musica pop di oggi. Se ascolti dischi rhythm and blues della metà degli anni ’50, puoi notare che molti erano una sorta di auto-parodia: alcuni avevano trame molto umoristiche. C’era una sorta di caratteristica stravagante e spensierata in alcuni dei testi che oggi sono scomparsi dalla musica pop. Ho una vasta collezione di dischi R&B, alcuni davvero divertenti”.
“Sono qui per far ridere quante più persone possibile, ma faccio anche altre cose. Se vuoi solo venire ai concerti per ridere, è fantastico, ti accontenterò”.
“Does humour belong in music?”. Può l’umorismo appartenere alla musica? – si chiedeva Frank Zappa.
Le risposte zappiane al quesito sono molteplici. Teniamo presente che la risata si genera spesso al cospetto dell’interruzione della prevedibilità di un’azione o di uno schema verbale, che crea una situazione inaspettata. In musica può essere ottenuto un risultato simile con un’improvvisa e inaspettata divergenza ritmica, melodica o armonica rispetto alla regolarità di gran parte dei generi musicali.
Lo stesso Zappa affermava: “Qualsiasi composizione (o improvvisazione) che suoni consonante e regolare sempre e comunque mi pare l’equivalente di un film dove ci siano solo i buoni o di una cena a base di ricotta”.
Anche l’accostamento di elementi tra loro normalmente estranei può indurre al riso: ha un effetto assolutamente dirompente ascoltare Stairway to Heaven in versione reggae con tanto di sezione fiati che all’unisono esegue il celeberrimo assolo di chitarra di Page.
Zappa parlava anche di strumenti dal timbro buffo citando alcuni utilizzi della tromba con la sordina, del sassofono basso suonato nel suo registro più grave nonché del trombone a coulisse, che scatenano reazioni di ilarità negli ascoltatori “cresciuti a cliché subliminali che hanno determinato la loro realtà auditiva fin dalla culla”. Per lo stesso motivo utilizzava effetti sonori di stampo rumoristico come nel finale di Peaches En Regalia (Hot Rats, 1969).
La risposta più semplice e superficiale è riscontrabile nell’analisi dei testi dei brani cantati che portano alla risata per via delle tematiche particolarmente pungenti oppure originali o anche per la sfrontatezza con cui l’autore ha saputo discutere nei propri testi di tematiche sessuali di cui tutti parlano o fantasticano nella sfera privata ma che difficilmente si ha il coraggio di portare alla superficie dell’ambito pubblico.
Non bisogna fare l’errore di considerare ‘demenziale’ la musica di Frank Zappa, demenziale nel senso di ‘lontano dalla mente’, ‘fuori di testa’. Questo termine non si addice affatto a una via comica che invece era frutto di un’acutissima ricerca intellettuale.
Sembrerà paradossale ma far ridere non era affatto l’obiettivo primario di Zappa. In realtà, il suo vero scopo era il riconoscimento della sua dignità di compositore ‘serio’ alla stessa stregua dei suoi idoli Varèse e Stravinskij. Realizzava dischi e tour di musica un po’ più vicina alla popular music seppure con un approccio rivoluzionario e unico allo scopo di racimolare denaro per i lavori più impegnati. Come recita un altro titolo di un suo disco: “We’re Only In It For The Money” (1968).
(Frank Zappa by Marcello Zappatore, Coolclub.it febbraio 2009)
“Nella mia mente non c’è differenza tra far ridere qualcuno e far pensare qualcuno. L’uno non è migliore o peggiore dell’altro. Mi piacciono tutti i diversi tipi di musica e penso che siano tutti divertenti da fare e farò quello che mi va di fare. Tutti coloro che pensano di fare rock ‘serio’ possono baciarmi il culo. ‘Serio’ è qualcosa che non fa ridere?”. (BAM, gennaio 1978)
L’umorismo appartiene alla musica (anche quella seria). Per Zappa vale anche il contrario: “Alcune persone non riescono a capire che puoi voler fare seriamente qualcosa che non è serio”. (LA Star, 119-1969)
Il senso dell’umorismo deve essere una delle basi per essere una ‘Madre’: “È importante almeno quanto essere in grado di suonare. Se non hai senso dell’umorismo non puoi suonare la musica correttamente. Non è solo una questione di note giuste…”. (FZ, Melody Maker, 20 luglio 1974)
Per Zappa l’umorismo è uno strumento fondamentale per affrontare i fanatismi politici e religiosi, per criticare stereotipi reazionari nella società americana. Zappa capisce che il cinema, come la musica, è un modo per esprimere idee, un mezzo di cui bisogna tenere conto nell’intero processo di comunicazione, in cui il pubblico è una parte fondamentale. (Author/Recipient Relationships in FZ’S Movies – Manuel de la Fuente)
“I testi di Frank erano solo proposte, ti incoraggiava a pensare… Dietro questo umorismo devastante c’era un discorso molto serio. Con l’umorismo evocava argomenti seri. Frank ha lavorato in questo modo… “. (Gail Zappa, Rolling Stone, ottobre 2012)
“Si dice: ‘Solo chi prende totalmente se stesso e la sua causa seriamente è un vero artista’. Onestamente, non me ne frega niente. La maggior parte delle cose che accadono nella mia vita sono divertenti, quando scrivo di cose che mi sembrano rilevanti, lo faccio nello stesso modo in cui mi sento al riguardo: in modo umoristico, divertente”.
(FZ, Music Express Sounds, novembre 1984)
“Sono una persona concreta con un senso dell’umorismo molto creativo”. (FZ)
“La mia più grande forza è il mio senso dell’umorismo.
Frank Zappa, il genio travestito da joker, ha unito la musica colta a quella popolare. Nel mondo di Zappa i confini tra musica colta e popolare sono completamente aboliti nel nome di un’assoluta libertà creativa.
I giullari, facendo i cantastorie, i buffoni e i giocolieri, divennero il maggior elemento di unione tra la letteratura colta e quella popolare.
Erano guardati con sospetto dalla Chiesa cattolica che ne condannava il modello di vita e i canti.
Considerati i primi veri professionisti delle lettere (in quanto vivevano della loro arte), i giullari ebbero una funzione molto importante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo e di intrattenimento vario. Svolgevano la loro attività in diversi modi e si servivano delle tecniche più disparate, dalla parola alla mimica fino alla musica. (What’s Zappa – gruppo Facebook)
Ti consideri una specie di trovatore del Rock, il tuo pionierismo fa parte di una trovata dell’industria discografica e ti senti quindi come un buffone di corte della grande società al vinile?
“Va bene per me, se va bene per voi giornalisti, tanto a me delle critiche non frega un bel niente…” risponde Frank sorridendo, ma poi sottolinea che non si sente un buffone, piuttosto un ambasciatore in un altro regno, che intrattiene con lunghi e fantasiosi racconti le tavole dei commensali, che farà ridere, ma anche pensare.
(Maurizio Baiata)
“Odiavo gli hippy. Per me erano un’altra manifestazione del conformismo nordamericano, della tendenza a raggrupparsi in tribù che accettano un vangelo che li fa sentire superiori agli altri. La mia gente erano i “freaks”, i mutanti che avevano uno stile individuale che li separava radicalmente dal resto della comunità. “Freaks” in senso fisico, sessuale o mentale, emarginati per necessità, non per seguire l’ideologia alla moda”.
(Frank Zappa, El Europeo, maggio 1990 – rivista spagnola)
“C’è una differenza tra freak e hippy. Agli hippy non importa davvero che aspetto hanno, ai freak importa moltissimo. La loro confezione e la costruzione dell’immagine sono una parte molto importante del loro stile di vita. Non ho detto ai ragazzi cosa indossare; ho semplicemente suggerito che il loro modo di vestire fosse conforme a quello che stavamo facendo. Ci è voluto un anno prima che alcuni dei ragazzi cambiassero: vivevano a Orange County e avevano paura di tornare a casa se sembravano troppo strani. Dopo un po’ hanno ceduto. L’immagine è legata alla musica. L’aspetto di un gruppo è collegato alla musica nello stesso modo in cui la copertina di un album è collegata al disco. Dà un indizio di cosa c’è dentro. Migliore è la confezione, più piacerà alla persona che ha ritirato quel pacco”. (Frank Zappa)
“Sono il ‘Mr. Loyal’ di un piccolo circo elettronico musicale”.
(Extra, febbraio 1971)
(Conferenza stampa di Frank Zappa al Grand Hotel di Oslo il giorno prima del Kalvoya Festival).
Come descriveresti la tua musica?
“Complicata… e per di più divertente. Io sono un ramo della tradizione circense, il buon vecchio circo”.
(Cream, gennaio 1972)