
“Ascolto musica, posso chiudere gli occhi e sentire cosa sta succedendo davvero. Questa per me è la musica, non guardare un video musicale. Quando guardi un video musicale in TV, la parte visiva prevale su quella sonora. La musica è subordinata all’immagine, quindi non è più musica. Ecco perché la chiamano musica di sottofondo. Quindi, il risultato finale di un video è qualcosa di anti-musicale. Costringe la tua canzone, così com’è, in una posizione secondaria mentre le persone prestano attenzione alle immagini (immagini non tue). Le immagini sono del tizio che ha fatto lo spot. Per aggiungere al danno la beffa, paghi tu. L’azienda non paga, tu paghi. Dai via gratis il video a qualcuno che lo mostra in televisione e che ci guadagna vendendo ‘tempo commerciale’. Nei media parlano di quanto siano fantastici i video, per convincere i poveri artisti a pensare che non si può vivere senza. Fanno resoconti esagerati di come i video influenzino le vendite dei dischi… Non ci credo perché la cosa che fa vendere dischi è la radio, lì dove puoi sentire la canzone. Se un video va su MTV, è probabile che la stazione radiofonica lo rilevi: le vendite saranno motivate dalla radio, non da MTV”.

“Oggi, gran parte di ciò che viene commercializzato per scopi di intrattenimento è tutto materiale di breve durata. Non lavoro in questo modo. Di conseguenza, ciò limita il mio lavoro per come viene consumato e limita la dimensione del pubblico”.
(Gold Coast Free Press, 5 gennaio 1984)