Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Tag: violino

  • Don ‘Sugarcane’ Harris meets Frank Zappa, review: 2 violin solo + Directly from your heart to you

    Don ‘Sugarcane’ Harris meets Frank Zappa, review: 2 violin solo + Directly from your heart to you

    The Gumbo Variations (violin solo)
    Little House I Used to Live In (violin solo)
    Directly from your heart to you

    Don Francis Bowman “Sugarcane” Harris, violinista e chitarrista americano di blues e rock and roll, è considerato un pioniere nell’amplificazione del violino.
    Nato e cresciuto a Pasadena, California (Stati Uniti), da giovane studiò violino classico e imparò a suonare altri strumenti tra cui l’armonica, il pianoforte e la chitarra.
    Con il suo amico d’infanzia, il pianista Dewey Terry, iniziò ad esibirsi con un gruppo doo-wop, The Squires. Nel 1956, Harris e Terry formarono il duo Don e Dewey. Negli anni ’60, Harris si esibì nella band di Little Richard.
    Harris ricevette il soprannome di “Sugarcane” (‘Canna da zucchero’) da Johnny Otis a causa della sua reputazione di donnaiolo.
    Dopo la separazione da Dewey Terry negli anni ’60, Harris passò quasi esclusivamente al violino elettrico. Riapparve come sideman con John Mayall & the Bluesbreakers e Frank Zappa, noto soprattutto per le sue apparizioni in Hot Rats e negli album dei Mothers of Invention Burnt Weeny Sandwich e Weasels Ripped My Flesh (1970). La sua voce solista con l’assolo di violino blues su una cover di “Directly from My Heart to You” di Little Richard su Weasels e il suo assolo esteso su “Little House I Used To Live In” su Weeny sono considerati i momenti salienti di quegli album.
    Zappa, che da tempo ammirava il modo di suonare di Harris, lo salvò dal carcere, resuscitando la sua carriera e inaugurando un lungo periodo di creatività per il virtuoso del violino dimenticato. Ha suonato un paio di concerti dal vivo con la band di Zappa nel 1970 e si è esibito in quattro album solisti di Frank Zappa: Hot Rats (1969), Chunga’s Revenge (1970), Apostrophe (1974), The Lost Episodes (1996). Troviamo il suo ipnotico violino elettrico anche in Funky Nothingness (2023).
    Negli anni ’80, Sugarcane fu un membro del gruppo rock sperimentale con sede a Los Angeles Tupelo Chain Sex.
    È stato un tossicodipendente per tutta la sua carriera. Negli ultimi anni, fu affetto da una malattia polmonare. Morì il 27 novembre 1999, nella sua casa di Los Angeles, California, all’età di 61 anni.

    Sugarcane è un uomo che non dirà mai di no a nessuno; il suo buon umore glielo impedirà ma è soprattutto questo desiderio di non apparire superiore che gli farà assumere questo atteggiamento. Lui è la disponibilità stessa e si lascia condurre da chiunque glielo chieda.
    Don Harris è ‘condannato’ a suonare con persone importanti che hanno qualcosa da dire e che hanno bisogno di musicisti come lui per dirlo (sta preparando un album con Harvey Mandel).
    “Ho iniziato a prendere lezioni di violino quando ero molto giovane, quindi ho studiato musica classica per quasi dieci anni. Ho una base classica, fondamentale per suonare il violino. Nonostante questa conoscenza della musica classica, sono stato subito attratto dal rock and roll e dal rhythm and blues. Dato che avevo studiato anche chitarra, ho iniziato a suonare rock and roll con il mio amico Dewey, abbiamo formato un duo chiamato semplicemente “Don & Dewey”; In questo periodo suonavo anche il basso. Poi ho girato l’Europa con Little Richard. Tornato a Los Angeles, le orchestre rock e jazz iniziarono a chiedermi di venire a suonare con loro. L’ho fatto con molto piacere perché mi ha permesso di suonare tutti i tipi di musica e mi ha insegnato moltissime cose. Fu in quel periodo che suonai regolarmente nell’orchestra di Johnny Otis. Ho visto tantissima gente, ed è così che ho conosciuto Frank Zappa il quale mi ha chiesto di suonare con lui, cosa che ho fatto con gioia ma inizialmente con un certo timore perché non mi ero mai avvicinato veramente a quella musica prima. Penso di aver fatto bene anche se non sento questa musica in modo così completo e totale come il blues. In ogni caso, per me è stata una bellissima esperienza che sono ansioso di continuare. In seguito, a Los Angeles, arrivò John Mayall e mi chiese di suonare con lui in compagnia di Mandel e Taylor; Inutile dire che ho subito accettato”.
    “C’è una certa freschezza nel rhythm and blues, c’è qualcosa di sano, di spontaneo che mi piace parecchio, che sento”.
    (Don ‘Sugarcane’ Harris, Rock & Folk, maggio 1971)

  • Frank Zappa & Jean-Luc Ponty: King Kong, Canard du Jour, Music For Electric Violin

    Frank Zappa & Jean-Luc Ponty: King Kong, Canard du Jour, Music For Electric Violin

    “Conoscevo la reputazione di Zappa. Arrivavo dalla Francia ma già allora (’68- ’69) era famoso negli ambienti della musica d’avanguardia come il jazz e il rock. Conoscevo la sua musica, ma era il primo incontro e non sapevo come avrebbe reagito. Sono rimasto sorpreso dal fatto che fosse molto umile. L’idea di incontrarlo è stata del mio produttore (Richard Bock), voleva che facessi un progetto con lui. Bock disse a Zappa: “Ti farò ascoltare una registrazione di Jean-Luc e George Duke”. Frank l’ascoltò e disse: “Cosa volete che faccia? Questi ragazzi sono troppo bravi per suonare con me”. Mi ha sorpreso molto la sua umiltà. Il mio produttore discografico gli ha risposto: “Vorremmo che tu producessi il suo prossimo album e arrangiassi la tua musica per il prossimo progetto di Jean-Luc” e Zappa ha accettato immediatamente. Due settimane dopo, eravamo in studio. È stata una bella sorpresa”.
    “Per l’album Hot Rats ho suonato un solo brano, It Must Be a Camel”.
    “Tutti considerano Zappa un maniaco del rock ‘n’ roll. Amava davvero scrivere musica seria. Era molto creativo e aveva il talento per farlo. Solo che era cresciuto nel deserto della California ed era quasi autodidatta, non ha studiato. Se fosse nato in Europa, sono sicuro che sarebbe andato in una scuola di musica, in un qualche conservatorio per studiare composizione”.
    “Amava il caffè forte, cosa rara all’epoca negli Stati Uniti. Portava con sé un grande thermos di caffè tutto il giorno. Lavorava tutte le sere. Forse grazie al caffè”.
    (Jean-Luc Ponty, Hit-channel.com – 4 agosto 2014)

    “Dove trovi un musicista con le capacità tecniche di un Ponty e la spinta di un Ponty? I musicisti sinfonici generalmente hanno le facoltà tecniche e puoi trovare molti musicisti classici più giovani con lo spirito e la spinta, ma è molto raro che trovi capacità tecnica e spinta in un solo musicista” (Frank Zappa).
    Prima dell’album “King Kong”, Zappa era stato generalmente ignorato dai musicisti jazz ‘seri’. Con quell’album realizzato con Jean-Luc Ponty la comunità jazz è stata costretta ad ascoltare poiché Zappa (non diversamente da Mingus) ha riesaminato e trovato nuovi modi di esprimere le sue idee musicali da brani precedenti. L’album contiene anche i venti minuti di “Music For Electric Violin And Low Budget Orchestra” con transizioni totalmente imprevedibili, segmenti di accordi fortemente strutturati, aree libere improvvisate.
    “C’è una cosa che potrebbe uscire dal mio prossimo album, è un duetto che io e Ponty abbiamo improvvisato (Canard du jour). Io suono il bouzouki, un mandolino greco, e lui suona il violino baritono ed è veramente bello. Il bouzouki ha un collo molto lungo ed è accordato come un mandolino, ma con le prime quattro corde di una chitarra giù di un intero gradino”. (Frank Zappa, Beetle, luglio 1973)

    Jean-Luc Ponty è arrivato sul palco con il suo piccolo violino rosso e ha scatenato una sconcertante orgia sonora offrendo al pubblico i migliori momenti del concerto attraverso la brillantezza del suo modo di suonare, la ricchezza dei suoi suoni e lo stimolo che ha portato al gruppo. Tutti, in quei momenti, iniziarono a rimpiangere che questa riunione con i Mothers fosse solo effimera.
    “Jean-Luc è un musicista meraviglioso, ma non credo che dovrebbe far parte di una band. Ha troppo da dire per limitarsi così, deve assolutamente fare di testa sua” commenta Frank Zappa. (Rock & Folk, febbraio 1971)

    King Kong è l’album che cementa la collaborazione tra Ponty e Zappa: resta un punto di riferimento negli incontri ravvicinati tra mondo jazz e rock ma non solo, in un’ottica diversa da quella davisiana. Nel caso di Ponty e Zappa si potrebbe azzardare la definizione di westcoastiana e non solo in senso geografico, se non addirittura di bianca.
    Il 15 dicembre 1970 al Palais Gaumont, Ponty raggiunge sul palcoscenico i Mothers of Invention in versione vaudeville band per 32 inarrestabili minuti di King Kong con l’amico Duke e il leader. (Roberto Valentino, Musica Jazz, dicembre 2020)

    “È stato il primo contatto con Zappa a farmi fare un grande passo verso il pop. Ciò che apporta al jazz è la ricerca su altri strumenti. Non usavamo più le stesse formule nel jazz. Il pop sta cambiando la strumentazione e ricercatori come Miles Davis avevano capito che stavamo entrando in quest’epoca e che ciò avrebbe aggiunto una dimensione musicale. Mi interessa raggiungere il pubblico più ampio possibile e, grazie a Zappa, questo pubblico è cresciuto notevolmente. (Jean-Luc Ponty, Rolk & Folk, 1971)

    Tracklist:
    King Kong (Palais Gaumont, Paris, Francia – 15 dicembre 1970)
    Canard du Jour
    Music For Electric Violin & Low Budget Orchestra, 1970