Frank Zappa's mustache - Music is the Best

The Yellow Shark: una grande suite che dimostra la continuità concettuale

The Yellow Shark dimostra la continuità concettuale di Frank Zappa

Le prove di The Yellow Shark furono difficoltose: l’Ensemble Moderne doveva abituarsi alle rigide metodiche zappiane e il compositore doveva raggiungere il giusto feeling che gli consentisse di interagire correttamente con un gruppo di artisti abituati ad altre strutture, altri schemi e ritmi diversi.

Peter Rundel, direttore dell’ensemble, fu chiaro al riguardo: “All’inizio tutti noi eravamo piuttosto disorientati. Ci sentivamo senza un punto di riferimento preciso, Zappa invece sembrava avere un approccio in ‘divenire’ dell’intero progetto. Infatti, durante le prove ci invitava a suonare determinate partiture e se l’esecuzione non lo convinceva al primo colpo, era solito fin da subito omettere quel particolare brano dalla sessione di prove… Zappa decise di scegliere i brani in base alla ‘seconda prova’”.

Lo stesso Rundel fu all’inizio uno degli ‘osservati speciali’ e fu sottoposto alla classica prova del nove: durante una seduta d’improvvisazione, mentre Zappa dirigeva con i suoi segnali codificati, chiamò Rundel chiedendogli di continuare al suo posto; dovette dirigere i suoi musicisti seguendo l’esempio del compositore. “E’ stato indispensabile prendere una certa confidenza con il suo ‘pensare sonoro’ – raccontò Rundel – Per ovviare a qualche incomprensione, a volte Frank prese anche la chitarra ed eseguì le parti per farci comprendere più facilmente quando indicato nelle partiture, facendoci capire soprattutto quale dovesse essere il suono di alcune frasi musicali e la connessione tra le parti stesse”.

Zappa preparò particolarissime tecniche di monitoraggio e di riproduzione del suono con i suoi tecnici. L’ensemble fu praticamente predisposto attraverso tutti gli ausili impiegati generalmente per i concerti di musica rock. Zappa aveva ricreato in studio l’ambiente nel quale i musicisti avrebbero eseguito le sue composizioni e lo aveva riadattato in base alla peculiarità dei brani. Ogni musicista venne dotato di monitor e amplificato singolarmente: la musica fu diffusa con un sistema bilanciato di sei canali separati, predisposto per ogni sala diversa. Infine, fu utilizzato un particolare sistema di microfoni, sistemati su una specie di anello stile hula hop, in grado di essere calato sopra ogni musicista permettendo al tecnico del suono di amplificare un solo strumento alla volta, abbassando in dissolvenza il resto degli altri. Il tutto era stato perfettamente organizzato (per la prima volta, nella carriera di Zappa), con gli imprevisti del caso, anche per l’esibizione dei ballerini, le riprese video della pay-tv tedesca Première e un’impeccabile registrazione audio in digitale.

FRANK ZAPPA Proben zu THE YELLOW SHARK Ensemble Modern Frankfurt 1992

Frank Zappa aveva costruito la sua orchestra personale attraverso il Synclavier e, ora che musicisti in carne ed ossa erano in grado di suonare le composizioni, l’artista decise comunque di ‘timbrare’ l’esecuzione inserendo musica composta elettronicamente.

Oltre l’Ouverture, Zappa diresse anche Food Gathering in Post-Industrial America, Welcome to the United States e il bis di G-Spot Tornado, utilizzando i suoi particolarissimi schemi ‘direzionali’ nello stesso modo in cui aveva ‘comandato’ le varie band nell’esecuzione di musica rock.

Secondo Zappa, “far roteare le dita a mo’ di carezza sui boccoli di una pettinatura rasta sulla destra della mia testa significa suonare reggae, mentre da tutt’e due le parti significa suonare ska. I ragazzi del gruppo imparano presto norme e manierismi tipici e a quali stili musicali si applicano. Sono così in grado di tradurre all’istante la canzone in uno di quei ‘dialetti musicali’” ha spiegato Rundel.

I musicisti dell’ensemble non si limitano ad eseguire le partiture poiché devono anche interpretarle sul palco all’interno di due pièce teatrali articolate, volte a un entertainment intelligente e dissacrante. L’Ensemble Moderne suona, interpreta e interagisce sul palco come i Mothers del 1968.

L’opera The Yellow Shark, come sostiene Molich Zebhauser, può essere realmente considerata come una grande suite, inerente e contenente tutti gli aspetti della musica colta concepiti, realizzati e non, dal compositore; suite che dimostra la continuità concettuale di temi, musiche, ironia e della teatralità dell’immenso universo zappiano.

(Prog Italia, aprile – maggio 2021)

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