
Visse quasi interamente per questo, per i punti neri e le linee che imparò da solo ad arrangiare sui pentagrammi quando era un adolescente (e smise di arrangiare solo quando il suo corpo non gli permetteva più di sedersi alla tastiera). Adorava semplicemente la manipolazione delle onde sonore e il modo in cui gli solleticavano le orecchie. Il suo conciso credo, “La musica è la migliore”, era conciso per una ragione.
Non è davvero un’esagerazione dire che Zappa era un compositore di pulsioni beethoveniane; la sua preoccupazione per la musica era paragonabile a quella del compianto pianista super-genio Glenn Gould. Tempo ed energia erano alleati inaffidabili e inadeguati per Frank; si accontentava di loro, spingendo sempre i loro limiti attraverso notti insonni con le uniche droghe di cui avesse mai abusato: caffeina e nicotina. Si sedeva, spesso fino all’alba, a riflettere su grandi risme di fogli di carta (o, negli anni successivi, sullo schermo di un computer), lavorando con un’urgenza che diventava terribile e struggente con il peggiorare della sua salute…

Centinaia, forse migliaia, sono venuti a rendergli omaggio da tutto il mondo: diplomatici, direttori d’orchestra, compositori, chitarristi, attori, registi, scrittori, un’intera piccola orchestra… persone di orientamento vario come il cantante Tom Jones e il leggendario direttore/compositore novantenne /lessicografo Nicolas Slonimsky…
Pochi giorni prima di “partire per il suo ultimo tour”, come diceva la sua famiglia, Frank chiedeva di portare il suo letto d’ospedale sul suo Synclavier, così avrebbe potuto fare un po’ più di lavoro…
(Originally published in the L.A. Weekly, 2014)
http://www.riprense.com/zappa_drinks.htm?fbclid=IwY2xjawIkg_dleHRuA2FlbQIxMAABHfsXhudhUvNqQU0muVtXV9-0vYfnh0YZUq-PuCiRKVxStNvE9V_Gs24gJQ_aem_9CHdq7h2YjpOSJuPgzljQg