
“Se vuoi andare in tournée devi avere una mentalità tutta particolare. Non importa quanto possa essere bravo un musicista, se non ha la mentalità da topo di strada ci muore, in giro” raccontava Zappa nel 1988.
“Ho imparato a mie spese che esistono persone che sanno suonare benissimo, ma che non reggono di vivere on the road. Non riescono a sopportare la pressione e l’isolamento e, alla fine, scoppiano e devi rimandarli a casa”.
Zappa si definiva “antropologo amatoriale”. Tra gli oggetti dei suoi studi, c’erano i musicisti e la loro vita in tour, che includeva aspetti artistici e umani (come la compagnia delle groupie).
Zappa è stato non solo compositore e musicista, ma uomo (è il compito più difficile), sociologo, politologo, antropologo, provocatore con la faccia come il culo, opinionista, fine intellettuale, anarchico, innovatore, talent scout, fantasista.

Frank ha e può ancora avere un’influenza tale sulla nostra cultura che conoscerlo, capirlo, seguirlo può riservare sorprese per le generazioni presenti e future.
Lo scrisse Edgar Varése e lo riportò Zappa su “Freak Out!”:
“The present day composer refuses to die“.
“Il compositore di oggi si rifiuta di morire”