Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Frank Zappa e la Psicoacustica

Frank Zappa / MOI – Charles Ives_Jam, The Rockpile, Toronto, ON, Canada, 24 maggio 1969 (la scelta della jam è personale, nulla di specifico).

Sebbene non siano stati condotti molti studi sull’argomento, ho cercato di indagare gli effetti della musica sulle persone…
“Si tratta di psicoacustica. In questo campo, osservano gli effetti dei suoni sulla mente”.

Molti osservatori ritengono che la musica sia un formidabile mezzo spirituale, anche se non necessariamente religioso.
“Difatti, la musica arricchisce lo spirito ed ha un effetto davvero positivo sulle persone. Penso sia l’effetto più vicino possibile al paradiso”.

Quindi, la musica è una sorta di esperienza trascendente. Ma è qualcosa che altera le persone in modo permanente o lo fa solo per la durata del pezzo?
“Penso che gli effetti siano permanenti: se ascolti un brano anche una sola volta, quel brano ti cambierà. Devi ascoltarlo davvero e deve trattarsi del ‘tuo’ genere, un genere che ti dia il ritmo, in grado di cambiarti. Anche se ti cambia di un solo atomo, avviene comunque un cambiamento. Se ti appassioni e continuerai ad ascoltare, cambierai completamente. C’è una differenza tra i musicisti e le persone ‘normali’. Forse, sanno qualcosa che le altre persone non sanno, ovvero che la musica è meravigliosa. Questo non li rende necessariamente migliori, ma dà loro accesso ad alcune informazioni che le altre persone non possono penetrare. Conosci o hai mai visto persone che odiano la musica?”.

Pochissimi.
“E’ il tipo di gente che va al governo. Pensaci. Ecco dove vanno. La musica per loro è carta da parati del loro stile di vita”. (Frank Zappa, Sweet Potato, novembre 1979)

“Il concetto armonico di Varèse non assomiglia a quello di nessun altro. Crea sostanze piuttosto che accordi. Usa concetti chimici. Il tipo di tensione che le sue armonie creano è simile a combinazioni isotopiche, alcune stabili, altre instabili – altamente volatili e in procinto di esplodere. Si finisce nel campo della psicoacustica, davvero. Prendi l’intervallo del terzo, per esempio. Quando lo senti, trasmette un messaggio al tuo cervello e produce risposte emotive incontrollabili, alcune delle quali sono prevedibili e altre ancora non comprese. Varèse ha avuto l’audacia di sperimentare questo. Il vero contrasto e il tweezing (progressioni armoniche naturali) sono stati fatti solo da Varèse e Webern”.
(Frank Zappa, Capitol, 1° aprile 1984)

“Il vero effetto della musica sulle persone è un nuovo campo della scienza chiamato psicoacustica: il modo in cui l’organismo si occupa delle molecole d’aria oscillanti. Le nostre orecchie decodificano le molecole d’aria che si dimenano e questo ci fornisce l’informazione di un particolare suono musicale. Il nostro cervello dice: “Questa è musica, questa è una struttura” e ce ne occupiamo in base a determinati strumenti che abbiamo acquisito”.
(Frank Zappa, New Perspectives Quarterly Winter, 1988)

“La mia musica è come una di quelle torture a base di privazione del sonno: quando non dormi per un lungo periodo di tempo, dopo un po’ cominci a vedere e a sentire cose che non esistono veramente, ma che sono comunque molto interessanti. Lo stesso può accadere nello spazio di una composizione, cercando di conoscere in anticipo le reazioni psicologiche a ciò che si scriverà ed incorporandole alla composizione stessa: tu sai quello che gli ascoltatori si aspettano di ascoltare e, proprio negando ciò che si aspettano, puoi riuscire a procurargli delle sensazioni che normalmente non avrebbero…”. (Frank Zappa)

“Ci deve essere abbastanza spazio quando suoni. Questo fa funzionare la musica. Non funziona su carta e nel vuoto ma nell’aria. Lo senti perché le molecole d’aria stanno facendo accadere qualcosa nei tuoi timpani. È così che lo senti, a prescindere che provenga da un giradischi o da un impianto audio o in una sala da concerto. Quindi, senza quelle piccole molecole non hai niente. Ciò di cui parliamo, quando si esegue la musica, è di aria scolpita. I modelli si formano nelle onde radio; tutte le diverse frequenze di tutti gli strumenti che suonano creano schemi e il tuo orecchio li sta rilevando. Al di là della musica, a livello puramente scientifico, queste frequenze provocano alcune reazioni psicologiche e fisiologiche nell’ascoltatore. Una certa frequenza fermerà il tuo cuore, qualcos’altro ti farà cagare, altro ancora ti farà venire il mal di testa o ti farà sanguinare il naso, qualcos’altro stimolerà emozioni. La mia teoria è che non si percepisce la musica o il suono soltanto attraverso le orecchie, ma attraverso tutto il corpo (nella gola, nello stomaco, nelle braccia, nei piedi). Quando usi un certo tipo di amplificazione in una grande sala da concerto, stai facendo qualcosa alle persone oltre ad intrattenerle. Stai influenzando i loro corpi e dovresti esserne consapevole mentre suoni ad alto volume”. (Down Beat, febbraio 1983)

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