Non sappiamo quanti alpinisti abbiano scalato lo Zombie Roof senza corda, di sicuro sono pochi.
Zombie Roof è il nome di una scogliera orizzontale situata sullo Smoke Bluff Wall a Squamish, una roccia orizzontale della Columbia britannica in Canada.
Prende il nome da una canzone di Frank Zappa, “Zombie Woof”.
La scala di difficoltà di Zombie Roof è 5.13°/12d.
Di recente, questa scogliera è stata scalata da Gus Ryan, uno degli scalatori più famosi del mondo.
“A Frank piaceva mettere alla prova la gente che suonava con lui. Una volta ci stavamo preparando per andare a suonare in Inghilterra. Tre giorni prima della partenza, lui arrivò e ci disse che ogni brano dello show sarebbe stato eseguito in versione reggae. Era un vero e proprio ordine. Ci facemmo un mazzo tanto per due giorni di seguito. Dopodiché lui arrivò tutto contento e disse: “Bene, ho cambiato idea, non facciamo più nulla in versione reggae”.
Bologna, ’73. Zappa e i Mothers post-Grand Wazoo festeggiano il primo decennale. Per conto mio, la sera stessa, incontro colei che cinque anni più tardi diventerà mia moglie. Nella nostra memoria affettiva dunque, viziata per di più da un’inguaribile passione per la musica dell’italo-americano, Zappa acquista un posto d’onore tutto particolare.
Los Angeles, ’82. Una session per l’Uomo Vogue apre le porte di casa Zappa a Laurel Canyon. Tre giorni indimenticabili, trascorsi tra il missaggio dell’album Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch, l’arrivo di Kent Nagano per discutere l’esecuzione orchestrale di Sinister Footwear, la partenza per le vacanze di Dweezil, una visita guidata nel bunker ad alta sicurezza in cui sono conservate migliaia di registrazioni audio video, l’ascolto di nastri inediti e di vecchi singoli dei Penguins, le risate della moglie Gail.
Alla fine, l’irresistibile richiesta di un autografo. FZ ghigna beffardo all’aneddoto del mio primo incontro con Letizia. “A quale concerto vi siete conosciuti?” chiede. “Bologna ’73” è la risposta immediata e lui giù a vergare a tutte maiuscole: “A Guido e Letizia, vedete cosa succede a fare gli stupidi ad un concerto rock a Bologna?”.
Gli umoristi – siano essi musicisti, scrittori o attori – hanno sempre avuto spesso tratti depressivi; alcuni comici si sono persino suicidati.
“Non mi vedo come una persona depressa. L’unica volta che ho preso seriamente in considerazione il suicidio è stato quando ero malato terminale. Il mio unico pensiero era trovare il modo più rapido e semplice per liberarmi del mio dolore. Penso che sia una ragione accettabile per suicidarsi e sono sicuro che chiunque abbia mai sofferto sarebbe d’accordo con me, ma ucciderti perché pensi che la vita sia una tragedia e il mondo sia una valle di lacrime no, non è il mio stile”.
“Frankly A Cappella: The Persuasions Sing Zappa” è un album del 2000 del gruppo The Persuasions.
Frank Zappa li sentì al telefono mentre cantavano in un negozio di dischi sulla East Coast e li portò a Los Angeles per registrare il loro primo LP, nel 1969, per l’etichetta di Zappa.
L’album nasce da un’idea di Rip Rense, un amico di Zappa, come tributo al compianto compositore. Rense è stato produttore esecutivo e ha lavorato con il cantante/arrangiatore Jerry Lawson nella selezione dei brani e degli artisti ospiti, tra cui gli ex allievi di Zappa Bruce Fowler, Robert Martin e Mike Keneally.
Gary Mankin e Lawson hanno co-prodotto la musica e Gail Zappa ha ottenuto l’approvazione finale del progetto.
Jerry Lawson, cantante dei Persuasions, è morto a Phoenix mercoledì all’età di 75 anni.
Il suo sistema immunitario era debole perché aveva la sindrome di Guillain-Barre, un raro disturbo neurologico. I Persuasions, guidati dal baritono morbido e caldo di Lawson, hanno suonato R&B, rock, blues, gospel e pop senza strumenti.
Frank Zappa pubblicò il loro primo album, “Acappella” con la sua etichetta Straight nel 1970. Joni Mitchell li portò in tour come suo atto di apertura nel 1979 e li fece cantare in due tracce del suo album “Shadows”. e Light”, uscito l’anno seguente.
Boyz II Men, Take 6, Rockapella e altri gruppi vocali hanno tutti affermato di essere stati influenzati da loro.
I Persuasions hanno realizzato circa 20 album, alcuni dei quali erano tributi a Frank Zappa, ai Beatles e ai Grateful Dead.
A scuola trovai alcuni insegnanti che mi aiutarono. Il signor Kavelman, insegnante della banda alla Mission Bay High, fu in grado di risolvere una delle questioni musicali più brucianti della mia giovinezza. Non capivo perché “Angel In My Life”, la mia canzone preferita di R&B in quel periodo, potesse piacermi così tanto. Pensai che lui, essendo insegnante di musica, potesse saperlo. “Ascolti questo e mi dica perché mi piace tanto” gli chiesi portando con me una copia del disco. La conclusione fu: “Quarte parallele”. Il signor Kavelman fu la prima persona che mi parlò della musica dodecafonica, pur non essendo un appassionato; ma almeno menzionò la sua esistenza e di questo gli sono grato perché altrimenti non avrei mai ascoltato Webern.
(tratto da “The Real Frank Zappa Book”, l’autobiografia)
John Smothers aveva tutte le caratteristiche tipiche della più tipica guardia del corpo: quasi due metri d’altezza, fisico a tre ante, preferibilmente ricoperto da un kimono mimetico.
John era la guardia del corpo di Frank Zappa. Nato a Baltimora, come Frank, quando parlava in pubblico di argomenti che dovevano restare segreti, usava un particolarissimo slang proveniente da quella zona del Maryland: nessuno avrebbe capito.
Ma non era questa l’unica lingua anomala parlata o scritta da Frank. In effetti, una delle caratteristiche principali dell’intera opera zappiana è forse quella che risulta meno appariscente a chi non si sia profondamente introdotto nella logica illogicità del Grande Progetto-Oggetto: così come Frank Zappa è riuscito a stravolgere la banale comune sequenza del pentagramma rock introducendovi tempi, interventi e colorazioni così personali da non risultare presenti altrove, nello stesso momento ha scelto di manipolare il linguaggio e i contenuti dei suoi testi a tal punto da creare una propria, talvolta difficilmente interpretabile, lingua.
Se l’ironia e la dissacrazione sono le reali chiavi di lettura dell’opera omnia compositiva, il sarcasmo e la corrosività dei contenuti sono le originali, uniche, caratteristiche dei suoi testi. Il linguaggio zappiano sboccato e sfrontato, ironicissimo e irriguardoso è un meraviglioso esempio di come si possono creare gustosissimi neologismi mescolando slang nero a dialetti italiani, raffinati francesismi alle peggiori trivialità anglosassoni. Il tutto non solo senza divenire minimamente volgare o dozzinale, ma risultando addirittura l’unico complemento metrico alla scansione musicale zappiana.
Nel mondo di Frank Zappa la fantasia diventa realtà e i figli si chiamano Moon Unit, Dweezil, Ahmet e Diva, e l’unico nome plausibile per uno studio di registrazione sotterraneo è “La cucina per la ricerca dell’utilità della brioche” (The Utility Muffin Research Kitchen).
Nel 1988, Frank Zappa vinse un Grammy Award per il suo album strumentale “Jazz From Hell”.
Nel 2009, 21 anni dopo, suo figlio Dweezil, leader della band Zappa Plays Zappa, vinse un Grammy Award per la migliore performance rock strumentale di “Peaches en Regalia” di Frank Zappa.
E’ difficile dire perché le canzoni strumentali avevano maggiore importanza prima degli anni ‘80 rispetto ad oggi.
Il cantautore e musicista folk rock John Denver, scomparso 25 anni fa, nel 1985 aveva testimoniato al fianco di Frank Zappa all’udienza del congresso sugli sforzi di censura del “Parents Music Resource Center” (PMRC) di Tipper Gore, che era una crociata contro sesso, violenza, droga e occultismo associati al pop e al rock.
Denver ha pronunciato un leggendario discorso a favore dell’arte e della libertà di parola.
Ecco il video
Dee Snider dei Twisted Sister è stato il terzo testimone in questa udienza insieme a Zappa e Denver.
In questa pagina pubblicitaria di “Freak Out!”, pubblicata sulla rivista Los Angeles Free Press il 2 settembre 1966, compare a destra Little Gary Ferguson, un piccolo fenomeno di 6 anni.
Gary e The Mothers of Invention hanno suonato allo Shrine un po’ più tardi. Tuttavia, la carriera di Gary si è bloccata quando ha compiuto 8 anni, ma dobbiamo ringraziare Hoss Allen per questo filmato del 1966 del piccolo verso la fine della sua carriera.