Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Deep Inside FZ

  • FZ e la massoneria

    FZ e la massoneria

    Frank Zappa e la massoneria

    Una teoria del complotto suggerisce che Frank Zappa fosse un massone. Sua figlia Moon ha pubblicato una foto su Twitter in cui mostra i suoi libri sulla massoneria. Possedeva una spilla da massone. Questa teoria è legata alla scena di Laurel Canyon degli anni ’60: secondo il ricercatore della cospirazione David McGowan, gli hippy dell’epoca venivano usati a titolo di distrazione dal movimento contro la guerra. È stato affermato che, provenendo da un background militare con suo padre, come tutti gli altri musicisti di Laurel Canyon (vedi Jim Morrison), avesse informazioni privilegiate e stesse lavorando con la CIA o con il complesso industriale militare per minare lo sforzo contro la guerra (scaturito da campus universitari e non proprio dagli hippy come molti credono).
    Nel corso di un’asta di Juliens, è stata venduta una giacca di Frank Zappa con una spilla da massone (4 diamanti). Si tratta di una giacca Kenzo in tweed di lana dai toni autunnali: Zappa l’ha indossata all’11° edizione degli American Music Awards 1984 ed a New York in compagnia di sua moglie Gail.

    Nel tweet della figlia Moon si possono notare i libri sulla massoneria di Frank Zappa in alto a sinistra
    https://twitter.com/MoonZappa/status/658355679103610880
    Forse Frank era un massone e Moon ha ereditato quei libri? Chissà. Moon non ha mai risposto a nessuna domanda sul tweet che ha postato.

    Ripenso alla versione con il testo di “The Grand Wazoo”
    “Potresti pensare che il mio cappello sia divertente, ma io non lo sono,
    io sono il Gran Wazoo custode della pergamena mistica e del rotolo di pergamena della loggia. Sono un veterano
    Ogni giorno, durante la pausa caffè al negozio di ferramenta, dico a Fred cosa aspettarsi
    perché facciamo scherzi durante… l’iniziazione Sono il Grand Wazoo, dal negozio di ferramenta
    Fottiti se non ti piace il mio cappello…”.

  • FZ: Fulcanelli e l’alchimia

    FZ: Fulcanelli e l’alchimia

    Frank Zappa Fulcanelli e l'alchimia

    David Ocker, copista e collaboratore di Frank Zappa, si stupì nel sentirgli pronunciare il nome dell’alchimista Fulcanelli alla domanda su quale personaggio storico avrebbe voluto incontrare (intervista online pubblicata sul newsgroup alt.fran.frank-zappa nel 1994). Segno che l’universo zappiano comprendeva anche una particolare attrazione per l’esoterismo. “But who was Fulcanelli?” (Ma chi era Fulcanelli?) è un brano completamente strumentale con un complesso ed imprevedibile assolo di chitarra nel tipico stile Zappiano. Fulcanelli era lo pseudonimo di un famoso e misterioso alchimista, mai identificato con certezza, autore di importanti testi di riferimento per l’ermetismo che trattano del simbolismo presente nelle antiche costruzioni gotiche. Resta un mistero come dalle corde metalliche di una chitarra attraversata dall’elettricità possano venir fuori melodie così cariche di oro musicale. Puoi comprare la stessa chitarra con le stesse corde e la stessa corrente, ma il segreto dell’Oro, la Pietra Filosofale, resta sempre e soltanto nell’essenza dell’Artista.
    Il segreto di Fulcanelli può essere rivelato soltanto passando attraverso le quattro fasi alchemiche. Zappa, alchimista del rumore elettrico, trasmuta in oro l’assolo di St. Etienne.
    Nelle “Dimore Filosofali” Fulcanelli scrive che “Il mercurio comune è il risultato della Natura e Dio ha impedito all’uomo di penetrarne il mistero, mentre il Mercurio dei saggi è prodotto da un artista che, seguendo le leggi naturali, sa ciò che vuole ottenere”.
    Frank è cresciuto con il mercurio e una maschera antigas…
    Il lato esoterico di Frank Zappa è sicuramente da approfondire…

  • FZ e la vita segreta delle piante

    FZ e la vita segreta delle piante

    Frank Zappa e la percezione extrasensoriale

    Gli ho chiesto se leggeva e lui ha scosso la testa, poi ha risposto: “L’ultimo libro che ho letto è stato La vita segreta delle piante “.
    Il libro mi ha fatto pensare che Frank Zappa fosse appassionato di giardinaggio o trovasse intrigante l’idea dell’ESP (percezione extrasensoriale, telepatia).
    Gli ho chiesto se pensava di avere capacità psichiche.
    Ha risposto a bassa voce: “Nessun commento”.
    Sentivo che, forse, questa era la vita segreta di Frank Zappa.
    Ho cercato di scoprire se si considerava filosofico.
    “Sì. La filosofia non è solo un corso che si fa a scuola. Chi ha una visione filosofica raccoglie informazioni e fa valutazioni del proprio universo personale. Cerco di tenere traccia di quello che sta succedendo in relazione a me. Tutto si basa su un sistema estetico ed etico di ciò che sarà la tua morale personale”.
    (BLAST, dicembre 1976)

    Ho notato in varie interviste che veniva fuori la frase “no comment”. E in una di queste, nel ’76, in una rivista rock, ti veniva chiesto dei fenomeni psichici, dell’essere sensitivo. Hai risposto: “Nessun commento”. C’è un motivo per cui diresti “no comment”?
    Sì, perché di solito dipende dalla persona con cui sto parlando.

    Vuoi dire che non pensi che ci siano informazioni da fornire in risposta a quella domanda?
    A volte ci sono alcune persone che non riescono a capire quello che dici.

    Quindi, “no comment” significa che è una riflessione sulla persona con cui hai a che fare.
    Sì.

    (Frank Zappa, dall’intervista di Bob Marshall durata 7 ore del 21-22 ottobre 1988, celebrata come la più grande intervista di Zappa dell’epoca. Le domande sono state preparate da Bob Dobbs. Potete leggerla per intero qui
    https://ionandbob.blogspot.com/2015/11/bob-marshall-frank-zappa-interview.html?fbclid=IwAR3_GpS8btXBwNVSKktLDC9f19_8jfW1dofWs5VDVJAXwy__tPPm_2xhALE

  • FZ in cerca del ‘manuale del negromante’

    FZ in cerca del ‘manuale del negromante’

    Frank Zappa e il manuale del negromante

    “Frankie and Bobby: Growing Up Zappa” è un libro di memorie scritto da Charles Robert Zappa, fratello minore di Frank, che descrive nei dettagli la sua vita dalla fine degli anni ’40 al 1967.
    Fornisce ai lettori storie mai raccontate su eventi che hanno contribuito a plasmare lo sviluppo politico, sociale, intellettuale e creativo di Frank Zappa.
    Il libro, pubblicato ad agosto 2015, inizia con il periodo trascorso dal fratello nel Maryland dalla fine degli anni ’40 fino all’estate del 1967 a New York City, prima che Frank and the Mothers facessero il primo di molti tour europei.
    Bobby racconta una serie di eventi vissuti e gestiti dai due fratelli, divertenti ma anche pericolosi e strani.

    Alle pagine 193/194 Bobby racconta:
    “Una volta Frank è entrato nella mia stanza gridando: Ho appena visto un Ufo! Ero convinto che lo sviluppo di Frank fosse entrato in un’altra orbita, che fosse finito in una zona crepuscolare… Si interessò anche a questioni strane come l’occulto e la magia. Disegnava mostri e creature aliene a matita e carboncino ed ha perfino scritto alcune storie su queste creature.
    Per anni, né io né lui abbiamo frequentato la chiesa. Mi chiedevo dove fossero diretti questi bizzarri interessi di Frank. Un giorno, mi disse che avrebbe cercato di trovare una copia di un libro chiamato “Il manuale del negromante”, un libro su ‘come fare’ magia nera ed incantesimi risalente al Medioevo. Riportava casi giudiziari di persone accusate di aver praticato la magia e conteneva anche istruzioni su come ideare ed utilizzare incantesimi.
    Frank diceva che la negromanzia era la forma più estrema di pratica magica e prevedeva l’evocazione di demoni. Voleva sperimentare se era davvero possibile evocare un demone ed impartirgli ordini.
    Per quanto Frank abbia cercato di spaventare me e gli altri, penso fosse solo curioso e volesse divertirsi. Non ha mai trovato una copia di quel manuale, ma non so quanto sia andato oltre negli anni seguenti. Una volta, in tono criptico, ha detto “Ho fatto un patto con il diavolo”. Forse è per questo che ha avuto tanta sfortuna a Londra e a Montreux e a livello di salute”. 

  • Frank Zappa: strumenti che obbediscono al pensiero

    Frank Zappa: strumenti che obbediscono al pensiero

    Frank Zappa strumenti che obbediscono al pensiero

    CREARE MUSICA COL PENSIERO, IL SUONO DELLA MENTE…

    Edgar Varèse, che ha fortemente ispirato Frank Zappa, disse:

    “La musica per vivere e vibrare ha bisogno di nuovi modi di espressione. Sogno strumenti che obbediscano al pensiero”

    STRUMENTI CHE OBBEDISCANO AL PENSIERO.

    L’UTOPIA DI ZAPPA?

    La prima cosa che mi viene in mente è il Synclavier ma…
    Forse, Zappa sognava di tradurre in suono il momento esatto in cui la mente irrazionale incontra l’ispirazione con un apparecchio in grado di registrarlo?

    Nessuno può saperlo, ma è probabile.

    Oggi esiste Encefalophone, uno strumento musicale controllato dai pensieri che non necessita di alcun tipo di movimento.
    L’Encefalophone raccoglie i segnali del cervello attraverso una cuffia con elettrodi pre-montati che trasforma segnali specifici in note musicali. L’invenzione è connessa con un sintetizzatore, che consente all’utente di creare musica usando un’ampia varietà di suoni di strumenti musicali.
    L’ Encefalophone si basa su BCI (Brain Computer Interface), interfaccia non invasiva che collega il cervello ad un computer; il dispositivo esterno riceve comandi direttamente dall’elettroencefalografo, che misura l’attività elettrica del cervello. Gli scienziati iniziarono a convertire questi segnali in suoni negli anni Trenta e, successivamente, in musica negli anni Sessanta. Ma questi metodi erano ancora difficili da controllare e non erano facilmente accessibili agli utenti non specializzati.

    Ma la questione è un’altra.

    Registrare suoni pensati dalla mente razionalmente o ricevuti a livello inconscio dalla Musa?

    Quella che Frank chiamava la Grande Nota, fonte di ogni vibrazione.

  • Frank Zappa For Leukemia Research

    Frank Zappa For Leukemia Research

    targa assegnata a Frank Zappa per la lotta contro la leucemia

    Il 2 maggio 1981 è stato consegnato un premio a Frank Zappa.
    Si tratta di una targa in plexiglas a forma di lacrima con la scritta
    “Frank Zappa/ The TJ Martell Foundation/ For Leukemia Research/ Thanks to Your Support / The Fight Can Be Won”.
    Questa targa dimostra che Frank faceva beneficenza a favore della lotta contro la leucemia.
    La targa è stata venduta tramite asta Julien il 14 novembre 2016 https://bid.juliensauctions.com/lot-details/index/catalog/200/lot/85291?fbclid=IwY2xjawIgMGVleHRuA2FlbQIxMAABHQNHEt1cX32yRbXenLQuxdVrQPDgblKQOFZG-vnuhmyFRkXCbUdpeQ6LNg_aem_qaZsljC3noiStDjVLGmY7g

  • “Quando sono a casa, se non sto provando, trascorro circa 16-18 ore al giorno in laboratorio…

    “Quando sono a casa, se non sto provando, trascorro circa 16-18 ore al giorno in laboratorio…

    Frank Zappa workaholic

    “Quando sono a casa, se non sto provando, trascorro circa 16-18 ore al giorno in laboratorio a filmare, scrivere musica, digitare… Se non sono qui, di solito trascorro circa 10-14 ore in studio, sette giorni su sette, fino all’inizio del programma delle prove. È fantastico. L’unica cosa che vedrei come pausa utile sarebbe concentrarmi al 100% su un lungometraggio”
    (Circular, 29 aprile 1974)

  • Frank Zappa, “the Lightning before the Thunder” – Roxana Flores interviews Bob Dobbs (thanks Bob)

    Frank Zappa, “the Lightning before the Thunder” – Roxana Flores interviews Bob Dobbs (thanks Bob)

    I’m going to start with talking about the lightning before the thunder. That’s how I define Frank Zappa. So, I grew up in Europe and when I came to New York City in the 50s, I really liked Doo-wop music, which I heard for the first time on the radio in the early 50s in New York. There was a lot of it, which I had never heard in Paris.

    I didn’t have any awareness of American music over there where I grew up, and the music environment was puny compared to what I experienced in New York. So, I got seduced by Doo-wop and then I followed all the other Pop music as Rock ‘n’ Roll came in. I liked it, and through my father, I also had a bit of acquaintance with Stravinsky and the modern composers that were just becoming known in the 50s.

    In 1958, I was in the Mojave Desert on assignment to find out what the UFO flap was all about. There was a lot of talk about UFOs in the 50s around the Mojave Desert area in California. I was sent there by my Intelligence boss in Paris to find out what was actually occuring. And one night, I went to a Bo Diddley show in a club in that area somewhere. I saw two young people talking and they kind of stood out, just like normal, short-haired kids, but they were saying some strange words.

    I heard one of them say, “Fast and bulbous”. I would never forget the phrase, “Fast and bulbous”. And I think I heard, “Tight and tapered”, after that. So, I went over and just sort of hovered near them to see what else they were talking about. And I eventually introduced myself. Well, it turned out to be Frank Zappa and Don Vliet. So, I talked to them and they were in their last year in high school.

    I don’t think Don talked about being in school, but I didn’t really notice much, just that they were intelligent kids to talk to and I don’t remember much of what we said. Then I saw Zappa around that area one more time. But the thing that really struck me was I, meanwhile, met Art Laboe, the owner of Original Sound Records. And he was a big deal as a DJ and music producer in Los Angeles. And he told me about a guy in the Cucamonga area who had a studio that was incredible for its advanced equipment. And the guy’s name was Paul Buff.

    Later I saw Frank on the streets of Lancaster in 1962 because I still went back there occasionally, looking for the UFO thing and seeing what would come out of that, whether it was real or not.

    But at that time I told Zappa – I knew he was interested in music in some way – but he was working in advertising or something. And I told him he ought to go meet this guy, Paul Buff – where to go, and he said, “I’m going over right away, tonight”. And that was that.

    Now, that’s in the spring of ’62, and later I went over to – because I had met Paul Buff through Art Laboe – his studio, and surprisingly, Frank was there in the studio.

    I thought that Frank had taken my advice, gone over there, and became friends with Paul.

    Now what is significant about that is, years later, I figured out he knew of Paul Buff before I had mentioned him to Frank. So, in retrospect, Frank had actually known who I was talking about. He had just said when I mentioned Paul’s name, “Oh, that’s interesting, I’ll go over there”. And that, to me, became symptomatic of the way he was.

    He kept a lot to himself, and of course, he didn’t know who I was, really, yet. He wasn’t going to tell me what he knew, or whatever . That was the thing I remember about that – he “lied to me”. He didn’t indicate that he already knew the guy. So that’s my beginning with Zappa, in a way. Then I managed to get to the studio in ’64, ’65, before Frank lost the studio when he got raided by the cops in March ’65.

    I subsequently was over there a couple of times when Don Vliet was there – and Motorhead. There were other people, I didn’t know who they were, but I got to hear them have fun making music in the studio. By that time, I knew that Zappa had some kind of charisma. I mean, the guy was totally antisocial and not really showing up in society that I could see, other than he had a job. But he didn’t have a job at the time in ’65, I don’t think. He just was obsessed with working in the studio.

    So I got to experience the studio in Cucamonga. Then he got kicked out of the studio, spent 10 days in jail, and then went into L.A.. And the next thing I knew there were some riots in the street – on Sunset Strip in ’66. And I was in L.A. occasionally, and I saw some of these protests. I bumped into Frank around that time, and he told me he was going to New York City. So that would be the end of ’66.

    So he ends up at the Garrick Theater in New York from April ’67 until September ’67, performing every night. I went to some of these performances – at least twice – and they were wild, fun, and unconventional… really interesting.

    Frank went back to L.A. in the spring of ’68 and moved into the legendary Log Cabin. I visited him there and then Woodrow Wilson Drive starting about a year later for the next 20 years…
    (Bob Dobbs)