Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Interviews

  • Nick Mason ricorda Frank Zappa

    Nick Mason ricorda Frank Zappa

    In risposta al Festival di Woodstock, l’Europa organizzò dal 24 al 28 ottobre 1969 il Festival d’Amougies (Belgio) promosso dalla rivista francese Actuel.
    Tra i vari nomi chiamati a partecipare al Festival d’Amougies troviamo band prog, jazz, blues, psichedeliche e rock (Yes, Soft Machine, Ten Tears After, Archie Shepp, Nice, Art Ensemble of Chicago, Gong, Pierre Lattès, ecc.). Ci sono anche i Pink Floyd, che da poco avevano perso Syd Barrett.


    In occasione del Festival d’Amougies, venne affidato a Frank Zappa il ruolo di maestro di cerimonie.
    Roger Waters e gli altri componenti della band salgono sul palco per esibirsi in 4 canzoni: “Set the controls of the heart of the sun”, “Green is the colour”, “Careful with that axe, Eugene” e “Interstellar overdrive”. Quando la band si prepara per intonare le note di “Interstellar overdrive”, sale sul palco Frank Zappa che si unisce ai Pink Floyd per una jam leggendaria.
    Nel 1973, il batterista dei Pink Floyd Nick Mason ricordando la jam dichiarò: “Frank Zappa è davvero uno di quei pochi musicisti che possono suonare con noi. Quel poco che ha fatto ad Amougies, l’ha fatto con il piglio giusto. Per la nostra musica e per il modo in cui ci comportiamo sul palco, è davvero difficile improvvisare con noi”.
    A novembre 2016, il video dell’esibizione dei Pink Floyd con Frank Zappa è stato incluso in un dvd contenuto all’interno del mastodontico box “The early years 1965-1972” della band di Waters e Gilmour.

  • Eat That Question: Frank Zappa in His Own Words – trailer documentario + 3 brani da The Grand Wazoo

    2 Trailer film/documentario Eat that question +

    3 versioni di Eat that question (Minimal Art, Eat That Question, Version 1, Take 2, Waka/Wazoo 1972 – Passaic, 1973 – Live 1988 incluso nell’album Make A Jazz Noise Here, 1991) +

    From Eat That Question Theme by Frank Zappa (include filmato tratto da The Yellow Shark, prove e show a Barcelona 1988)

    Prima del documentario “Zappa” (realizzato dal regista Alex Winter), il documentarista tedesco Thorsten Schütte ha realizzato, nel 2016, un’opera indipendente: “Eat That Question: Frank Zappa in his own words” (distribuito da Sony Pictures Classics). Schütte, a differenza di Winter, non ha avuto accesso al leggendario archivio di materiale audio e video della famiglia Zappa, ma è riuscito comunque a documentare con grande precisione le apparizioni pubbliche più significative di Frank. La musica viene usata come stacchetto solo per voltare pagina: nessuna intervista a vecchi compagni di band, nient’altro che Zappa in persona che parla di politica, cultura, filosofia, vita familiare e musica. Apparizioni in qualità di ospite a talk show, deposizioni davanti al Senato degli Stati Uniti, spezzoni di programmi musicali americani ed europei: tutte occasioni per ricevere il messaggio zappiano direttamente da Frank in persona senza alcuna intermediazione. Si tratta di un lungo montaggio di tante piccole performance verbali del genio della musica. In questo documentario, Zappa dimostra anche di essere uno strano tipo di conservatore. Racconta di quanto fossero politicamente confusi e violenti gli studenti tedeschi in rivolta nella Berlino Ovest del 1968. I leader studenteschi avevano invitato Zappa ad andare ad appiccare un incendio ad una base Nato lì vicino e Frank aveva risposto con una domanda: siete pazzi o cosa? Da lì erano cominciate le contestazioni e gli incidenti durante il concerto. Viene documentata anche l’avventura di Zappa in veste di Ambasciatore Culturale e Commerciale degli Stati Uniti nella Cecoslovacchia di Vaclav Havel. Un’avventura da sogno hippy che fu bruscamente interrotta dal Segretario di Stato americano James Baker, il quale disse più o meno ad Havel: “Puoi scegliere se intraprendere regolari rapporti con gli Usa oppure intraprenderli con Frank Zappa, decidi tu”. “Eat That Question” è il ritratto fedele di un uomo libero, scomodo, controcorrente, postmoderno, sempre un po’ a disagio con il resto dell’umanità, estremamente intelligente e fondamentalmente solipsista (individualista).

    Questo film documentario è uno sguardo in profondità nella vita e nell’opera di avanguardia musicale di Frank Zappa. E’ un ritratto di Zappa fatto attraverso un montaggio serrato di interviste (anche rare) rilasciate in 30 anni di carriera sui temi più disparati, dal rapporto col pubblico alla lotta contro la censura. Frank ci parla di se stesso. Il fenomeno Zappa viene, dunque, ricostruito attraverso registrazioni sonore e filmati creduti persi, provenienti da Europa, America, Asia e Australia. Interviste e performance sono state scrupolosamente raccolte dal regista Thorsten Schutte dagli oscuri archivi delle stazioni televisive di tutto il mondo. E’ possibile seguire Zappa dalla giovinezza al periodo dell’intrepido ‘mostro’ fino ai suoi ultimi giorni in cui non ha mai smesso di creare e produrre. Zappa si mostra come un workaholic, un maniaco del lavoro, perfezionista, meticoloso, un compositore carismatico, intransigente, che non ha mai rinunciato a dire la sua e ad esprimere le sue idee e convinzioni, con tutta l’intenzione di liberare il pubblico da ogni conformismo. Schütte ha lavorato per diversi anni su questo film documentario ricevendo il supporto di Gail, la moglie di Frank Zappa, nel 2008, beneficiando anche del coinvolgimento di figli del musicista. I produttori esecutivi del documentario risultano essere, oltre a Thorsten Schütte, Gail e Ahmet Zappa.

    Dweezil Zappa ha commentato così il film documentario: “Eat that question raccoglie percezioni e concetti disparati e li unifica in un film avvincente, espresso con le parole di mio padre. E’ una straordinaria lezione di storia e funge da porta d’accesso alla sua mente musicale”.

    Eat that question: il brano tratto dall’album The Grand Wazoo

    Eat that question è anche un brano strumentale tratto dall’album The Grand Wazoo, che si rifà all’ipercreatività di Uncle Meat. La traccia base era, inizialmente, una semplice improvvisazione di George Duke. L’orchestrazione è scritta intorno a questo interludio e gonfiata con una sequenza di percussioni che evoca lo scontro cerimoniale delle armature.

  • George Duke su Frank Zappa

    George Duke su Frank Zappa

    “Frank è uno dei nostri migliori compositori ma, di solito, è visto più come un musicista rock & roll. Ha della musica incredibile che molte persone non conoscono nemmeno”.

    (George Duke, International Musician And Recording World, giugno 1985)

  • Le confessioni di Howard Kaylan dei Turtles su FZ

    Howard Kaylan su Frank Zappa

    Dopo The Turtles, hai fatto una svolta di 180 gradi. Tu e Mark vi siete uniti ai Mothers 0f Invention come Flo & Eddie. Ad alcuni può sembrare un abbinamento incongruo.

    “Frank sapeva sempre qualcosa che nessun altro sapeva. Poteva vedere il futuro. Negli anni ’70 è stato il primo ragazzo a dirci: “Aspettate e vedrete, nessuno entrerà in una band. Ci saranno questi supergruppi in cui un ragazzo di questo gruppo, un ragazzo di questo gruppo e un ragazzo di questo gruppo si riuniranno e faranno vera musica. In ogni band c’è solo un vero musicista e quando quei musicisti si uniranno per fare musica sarà incredibile e questo è il futuro”. Questo è ciò che pensava. So perché voleva me e Mark nella band. Voleva aggiungere una sensibilità pop ai Morhers che erano sempre stati scartati come la band meno suonabile nella musica. Quindi, quando ha saputo che i Turtles si erano sciolti – eravamo suoi amici – ci ha chiesto di unirci.
    I musicisti della band di Frank erano scioccati. Quando siamo entrati in quella prima prova, Jeff Simmons ha guardato George Duke, Ian Underwood e Aynsley Dunbar, e ha detto: “Cosa diavolo sta facendo Frank?”. Sapevano che avrebbe fatto un’audizione per nuovi cantanti. Sapevano che ci sarebbe stato un nuovo gruppo di Mothers che avrebbe realizzato il film 200 Motels destinato all’Europa. Stavano aspettando chiunque entrasse dalla porta e pensavano che potesse essere qualcuno come Gregg Rolie [Santana] ma nei nostri confronti c’era tanto scetticismo. “Frank, che cazzo stai facendo? Quelli non sono i ragazzi giusti! Sono degli idioti del pop e faranno crollare la band”. Frank rispose: “Non credo, penso che sappiano cosa stanno facendo”. Aveva ragione.

    Abbiamo persino messo in dubbio la sua sanità mentale in quel momento, così come il pubblico per i primi spettacoli in Arizona e in Europa. Poi hanno capito cosa intendeva. Non erano tanto i primi spettacoli in cui dovevamo fare quello che avevano fatto i musicisti degli altri Mothers Of Invention, ovvero cantare nuovi arrangiamenti del materiale di Frank.

    Abbastanza rapidamente è diventato un gruppo affiatato che aveva superato un sacco di ostacoli insieme: l’incendio a Montreaux, in Svizzera, i tour europei, le orge di Berkeley. Tutte queste cose che Frank non aveva fatto con le altre sue band: adesso era diverso. Stavamo condividendo esperienze di fan e lui si stava sballando con noi. È stato molto diverso e sono entusiasta di aver fatto parte di quell’era: è finita in fretta e la sua sfiducia per l’umanità è tornata alla grande dopo quell’incidente in Inghilterra dove è rimasto gravemente ferito. Non è mai stato più lo stesso ed è tornato ad essere il cinico che era stato prima di questa intimità. Non credo che nessun membro della band sia riuscito a permearlo di nuovo. So che alla fine della sua vita ci ha chiesto di tornare. Abbiamo ricordato e parlato, ma era vicino a quel gruppo di Mothers Of Invention e dopo non sono mai più stati davvero i Mothers of Invention. Era diverso”.

    (Record Collector, luglio 2013)

  • Brian May su Frank Zappa

    Brian May su Frank Zappa

    Il chitarrista dei Queen, Brian May, intervistato per il documentario Ein Leben Als Extravaganza – Das Genie Frank Zappa, dichiarò:

    “Ho avuto la fortuna di incontrare Frank Zappa quando era già molto malato (lavoravo con suo figlio a Los Angeles). Gli ho detto che ammiravo la sua bravura e il suo coraggio nell’improvvisare dal vivo davanti a un grande pubblico. Mi ha risposto: ‘Coraggio? Come puoi sbagliare? È il tuo assolo, la tua chitarra e stai suonando un pezzo della tua musica. Chi potrebbe mai dirti che stai facendo un errore?!! ‘”

  • Mark Pinske su Zappa: “aveva un caso di herpes zoster”

    Frank Zappa e l'herpes zoster

    Mix: Hai detto che, quando te ne sei andato, Frank si stava ammalando. Pensavo che il suo cancro non fosse stato diagnosticato prima del 1990.

    Pinske: No, ma prima di allora aveva avuto un caso di herpes zoster. Non so se lo sapevi.

    Mix: No, non lo sapevo.

    Pinske: Aveva un caso di herpes zoster, si è un po’ riempito e ha rallentato per un po’.

    Mix: So che ha fumato per tutta la sua vita adulta.

    Pinske: Era una specie di seccatura. Avevamo un sistema di filtraggio speciale nella sala controllo. Sul retro della sala controllo, c’erano tre sistemi di filtraggio nell’aria condizionata che lasciavamo praticamente sempre accesi. E lui si sedeva… aveva una sedia grigia sul retro e fumava ininterrottamente. Due e mezzo, tre pacchetti al giorno. Praticamente sempre, sigarette e caffè. È piuttosto contrario alla droga, ma…

    Mix: Ha fatto un’eccezione per la nicotina.

    Pinske: Per la nicotina e la caffeina. La caffeina ci ha tenuti in piedi.

    (The Complete Mark Pinske Interview – Day One by Chris Michie, 01/01/2003, mixonline)

  • Luca Francesconi su Hendrix e Zappa

    Luca Francesconi su Jimi Hendrix e Frank Zappa

    “Il rock è morto con Jimi Hendrix. Dopo, l’unica eccezione è stato Frank Zappa. Tutti gli altri sono finiti dentro il mercato. Il nuovo rock è noiosissimo, gli stessi suoni da 40 anni. Una lingua finita”
    (Luca Francesconi)

  • Michael Gray su Frank Zappa

    Michael Gray su Frank Zappa

    “Moltissime rockstar riescono a farsi arrestare con accuse infamanti e più sono famose, più l’avvenimento suscita scalpore. Frank Zappa riuscì a farsi arrestare, in modo tale da suscitare scalpore, molto prima di diventare qualcuno” (Michael Gray)

    “Frank Zappa è un figlio dell’America degli anni Quaranta che è stato adolescente nell’America degli anni Cinquanta. Questo chiarisce molti aspetti importanti sia del suo lavoro successivo come compositore/autore sia della sua personalità, pubblica e privata” (Michael Gray).

  • Fred Frith su Zappa e su Hot Rats

    Fred Frith su Frank Zappa

    “Pochissime persone possono competere con la sua abilità nel combinare gli elementi più disparati, musicali e non musicali, e nell’utilizzare tutte le possibilità offerte dalle tecniche di registrazione più avanzate forgiandole in un insieme coerente e stimolante” (Fred Frith)

    (Sull’album Hot Rats)
    “Ne fummo profondamente impressionati perché era il primo lavoro di Zappa che poteva essere comparato ad altra musica rock. Quello che aveva fatto prima era stato così radicale e in anticipo su tutto il resto che spesso i suoi meriti non vennero riconosciuti come tali neanche nell’ambiente strettamente musicale” (Fred Frith).

  • FZ: “essere intervistati è un processo altamente innaturale”

    Frank Zappa sulle interviste

    Sembra che tu non rispetti gli scrittori.

    “Non è che non li rispetto; li tratto come loro trattano me. La professione giornalistica è un pezzo di fantasia altamente sopravvalutato. Quello che rispetto è il fatto che tutti hanno diritto a guadagnarsi da vivere. Il motivo per cui sei qui è perché questo è il tuo lavoro e il motivo per cui sono qui è perché questo è il mio lavoro. A parte questo, il processo di essere intervistati è altamente innaturale. Probabilmente è più naturale fare sesso con un riccio di mare che essere intervistati perché le persone di solito non si parlano in questo modo. Ti travesti da intervistatore e io mi vesto come un ragazzo seduto in casa a rispondere alle domande. Devi comportarti come una persona che fa domande e io devo comportarmi come una persona che risponde alle domande. E’ tutto è totalmente falso. Devi scriverlo… La maggior parte delle persone in questo settore non è qualificata per possedere o utilizzare una macchina da scrivere e, di certo, non dovrebbe essere autorizzata ad imporre il proprio carico emotivo alle persone che devono leggere queste cose. Stanno usando il mio nome per attirare l’attenzione su un articolo che dice poco o niente di me, ma dice moltissimo sui problemi dello scrittore…”.

    (Relix, novembre 1979)