Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Interviews

  • Ian Underwood meets Frank Zappa: something about synthesizers

    Ian Underwood meets Frank Zappa: something about synthesizers

    Ian Underwood, Whips It Out (Live At The Falkoner Theater, Copenhagen, 1967)

    “Quando ho ascoltato Frank Zappa e i Mothers Of Invention per la prima volta” ha detto il tastierista/compositore Ian Underwood “mi sono subito innamorato. Era l’agosto del 1966. Ero ospite nell’appartamento di mia sorella a Manhattan. Stava andando al Garrick Theater nel Village per ascoltarli. Non ascolto mai la radio, né ero aggiornato su nessun gruppo pop o rock. Non sapevo nulla di Zappa o dei Mothers, chi ne faceva parte, cosa fossero o cosa facessero. Nel momento in cui li ho ascoltati, ho capito che la musica di Zappa era la cosa più vicina a ciò che veramente mi interessava allora: quella combinazione di Stravinsky, blues, Hindemith, testi sciocchi, Ornette Coleman, battute banali e Stockhausen. Questo è esattamente ciò che mi è piaciuto: musica complessa con un umorismo bizzarro”.
    “Suonare con Frank è stato il mio primo contatto con il mondo reale della musica, al di fuori delle scuole. Musicalmente, è stato sia impegnativo che divertente. Socialmente, era un ambiente nuovo.”
    Prima di suonare con Zappa, Ian Underwood non sapeva nulla di sintetizzatori. Oggi possiede un Oberheim Polyphonic a quattro voci con un programmatore, un ARP 2600, un Mini moog e un ARP String Ensemble. Con queste tastiere utilizza un Echoplex, un Roland Space Echo, due Marshall Time Modulator e un Mu-Tron BiPhase come effetti. Il suo pianoforte elettrico Rhodes 88 Stage Model modificato divide l’uscita della tastiera in bassi, medi e alti, con un interruttore che gli consente di suonare anche con il normale stereo.
    Quando si esibiva dal vivo, usava un Marshall Bass Amp. Negli studi, tuttavia, usava “solo un vecchio amplificatore a valvole Benson con un grande speaker da 15 pollici per il monitoraggio. Quel vecchio Benson serve a tutto, perché ora non mi esibisco più sul palco”.
    Cosa pensa un appassionato e colto amante ed esecutore di musica classica e jazz acustico dell’elettronica contemporanea nella musica?
    “Lo strumento è solo lo strumento, tutto qui” ha detto Underwood “È quello che ne fai che conta. I sintetizzatori espandono notevolmente le gamme dei suoni disponibili. Sedersi davanti a una macchina che funziona bene è come sedersi davanti a un’orchestra. Per me, la qualità del suono è solo un mezzo per raggiungere un fine. Il sintetizzatore è solo un’altra cosa per dire ciò che voglio dire, per creare la musica che è dentro la mia testa. Non sono d’accordo con chi sostiene che i sintetizzatori perdono la loro individualità, diventano anonimi o suonano musica dal suono meccanico. Il sintetizzatore non è ‘impersonale’, in nessun modo. In qualsiasi campo, non solo nella musica, puoi creare uno strumento, una cosa impersonale, un oggetto. Se non ha una ‘personalità’ per cominciare è solo perché non è arrivato nessuno a dargliene una. Niente ‘significa’ niente finché non gli facciamo significare qualcosa. Alla fine, è il suono che conta e cosa ne fai”.
    “In un certo senso, il coinvolgimento nella musica significa controllare i diversi suoni disponibili; qualunque sia quel suono, usalo. Il sintetizzatore è un certo tipo di raccolta di suoni. È ciò che fai con il suono che lo trasforma in musica. Quello che davvero mi interessa è la musica nella mia testa e la mia reazione alla musica che ascolto”.
    (Ian Underwood, DownBeat, 19 maggio 1977)

    Laureato in composizione a Yale nel 1961 e con un master in composizione presso la UC Berkeley nel 1966,
    Ian Underwood si unì a Frank Zappa e ai Mothers of Invention nel settembre 1967 e rimase con la band fino al settembre 1973. Tornò nel 1975 per prendere parte alla Abnuceals Emuukha Electric Orchestra.
    È accreditato in 59 album di Zappa e nei film 200 Motels, Uncle Meat, Video From Hell e The True Story of 200 Motels.
    Ian ha iniziato la sua carriera suonando nei caffè e bar di San Francisco Bay Area con il suo gruppo, i Jazz Mice, ed è diventato un membro dei Mothers semplicemente chiedendo un provino dopo averli visti suonare al Garrick Theatre. Nel brano “Ian Whips it Out” dell’album Uncle Meat, racconta come ha incontrato Zappa suonando il sassofono per lui.
    Ian sposò Ruth Komanoff, polistrumentista che suonava nei Mothers nel 1969, e rimasero sposati fino al 1986.
    Il tastierista Ian Underwood è anche esperto nell’uso del sintetizzatore mini-moog che utilizza nelle colonne sonore di film.
    È stato ospite come artista della Dweezil’s Zappa band nel 2010 e nel 2019 si è esibito al Whiskey suonando con la band Zappa.
    Ian Underwood è stato probabilmente il più importante collaboratore di Frank, lasciando un enorme contributo creativo sulla musica di Zappa.
    (estratto da un post di Ron Dubas, amministratore di ZAPPA FIRST, gruppo FB numero uno dedicato a Frank Zappa)

  • Ed Mann meets Frank Zappa: what means exactly percussionist

    Ed Mann meets Frank Zappa: what means exactly percussionist

    Ed Mann RIP… (14 gennaio 1954 – 31 maggio 2024)

    Frank Zappa – 1977 – The Torture Never Stops (Halloween 77 Live Palladium in NYC, 31/10/1977).

    Ed Mann si unì alla band di Frank Zappa nel settembre 1977 e rimase con lui fino all’ultimo tour nel 1988, ad eccezione dei tour del 1980 e del 1984, quando Frank non utilizzò la sezione percussioni. Ha amato, in particolare, l’esperienza del 1977 con Zappa.
    Ed è accreditato in 47 album di Zappa e nei film Baby Snakes, The Dub Room Special, The Torture Never Stops e Video From Hell. Multi-percussionista, tastierista, batterista, Ed ha pubblicato numerosi album sia come leader della band sia come compositore.

    Che cosa è esattamente un “percussionista”?
    Per molte persone, un percussionista è qualcuno che suona in un’orchestra sinfonica. Per altri, il termine suggerisce qualcuno che suona una varietà di strumenti latini. Altri ancora considerano “percussionista” un sinonimo di “batterista”. “In genere, si è d’accordo sul fatto che abbia qualcosa a che fare con il colpire le cose, ma per molti la funzione esatta di un percussionista rimane piuttosto vaga. Spesso, infatti, le percussioni sono considerate semplicemente come qualcosa di “extra”.
    Ed Mann inizialmente divenne un percussionista perché trovava limitante suonare solo uno strumento. Questa stessa idea di non essere limitato a nessuna singola cosa si applica alla funzione di Ed nella band di Frank Zappa: Ed fa tutto. A volte suona la melodia; a volte armonia; a volte ritmo. A volte suona passaggi complessi che metterebbero alla prova qualsiasi musicista sinfonico; a volte fa i richiami delle papere. A volte supporta, rafforza e colora ciò che stanno suonando gli altri musicisti; a volte la sua parte è la cosa principale. Si adatta ad ogni situazione.

    “Nel 1973 mi trasferii in California e iniziai a studiare con John Bergamo al California Institute of the Arts. John ci ha fatto conoscere la musica percussiva d’avanguardia, tecniche e fonti sonore non ortodosse, poliritmi, percussioni indiane e chi più ne ha più ne metta. Ci ha fatto capire che le percussioni sono illimitate in termini di possibilità strumentali, timbriche, ritmiche e melodiche… L’idea di base di ciò che stavamo facendo era provare ad espandere le percussioni il più lontano possibile e creare fonti sonore alternative”.

    “Molte volte ai percussionisti non viene data un’educazione decente in termini di mondo reale dell’armonia; comprendere il proprio strumento come uno strumento armonico e melodico, non solo come qualcosa che suona in un’orchestra”.

    “Stavo cercando di farmi un’idea di base. Ci sono alcuni schemi ritmici che Frank scrive. Li vedi in pezzi diversi e in posti diversi, ma in un certo senso nasce tutto dalla stessa idea. Non è una formula; è solo una questione stilistica. Certe cose accadono qua e là e puoi metterle in relazione con altri pezzi. Quindi ho usato tutto il mio tempo extra per capire come Frank scriveva, il suo fraseggio e come voleva che le cose suonassero stilisticamente… Frank non è mai facile. Scriverà qualcosa che, al momento, è più difficile di qualsiasi cosa abbia scritto prima, ed è una sfida vedere se riesci a farcela. Passi ore a imparare questa cosa e, una volta che lo fai, quello diventa il nuovo standard. Poi scriverà qualcosa che andrà oltre… La cosa che ho notato da quando sto con lui è che la sua musica sta diventando ritmicamente più difficile. Adesso tutto è oltre il limite e sono tutti strani raggruppamenti e strane suddivisioni. Devi davvero sapere come contare per suonare quella roba. Sente quelle cose nella sua mente, poi le calcola matematicamente per rappresentarle nel modo più accurato possibile”.

    “Ogni strumento ha le sue tecniche sottili, ogni tecnica ti darà un punto di vista diverso sugli altri e, alla fine, tutto si aggiunge ad un’abilità completa. Penso sia possibile specializzarsi su uno ed essere comunque competenti quanto si vuole sugli altri. Le mazze sono la mia specializzazione. È qualcosa su cui ho dedicato abbastanza tempo e mi sento decisamente più a mio agio negli assoli sulle bacchette”.

    “Penso che il lavoro di un percussionista, più di chiunque altro nella band, sia quello di scegliere non solo cosa suonare e quale suono usare, ma anche dove NON suonare”.

    “Con Frank sei sempre spinto al limite delle tue capacità, che poi diventa lo standard, il che significa che devi andare molto oltre. Penso di aver imparato ad essere un vero multi-percussionista grazie al fatto di essere una sezione di percussioni composta da un solo uomo. Ho dovuto coprire molte parti che normalmente richiederebbero due o tre musicisti, non solo in termini di suonare tutto in una volta, ma anche in termini di passaggio rapido da uno strumento all’altro”.

    (Ed Mann, estratto da un’intervista pubblicata su Modern Drummer, agosto-settembre 1982)

  • Frank Zappa & Dweezil Zappa: Sharleena, Stevie’s Spanking, Chunga’s Revenge, Jam

    Frank Zappa & Dweezil Zappa: Sharleena, Stevie’s Spanking, Chunga’s Revenge, Jam

    Stevie’s Spanking (Hammersmith Odeon, Londra, 18 giugno 1982)
    Stevie’s Spanking (Stadthalle, Vienna, 28 giugno 1982)
    Sharleena (registrata all’Universal Amphitheater, Universal City, CA, 23 dicembre 1984)
    Chunga’s Revenge (Live Wembley Arena, Londra, 1988)
    Jam – Zappa Plays Zappa (Tour 2011, Brighton Dome)

    Foto di copertina di Derick Thomas

    Dweezil Zappa ha debuttato all’età di 12 anni all’Odeon Hammersmith di Londra, nel tour europeo di Frank Zappa (1982).

    Frank e Dweezil si sono uniti in concerto sul palco, per la prima volta, a duettare insieme con le loro chitarre il 23 dicembre 1984 all’Universal Amphitheatre di Los Angeles. In questa occasione si esibirono con la versione live di Sharleena. Dweezil aveva 15 anni quando è stata registrata la Soundpage.
    In precedenza, sempre nel 1984, una versione di Sharleena è apparsa nell’LP di Frank Zappa Them Or Us: Dweezil ha anche contribuito con un assolo alla registrazione in studio.
    Nella traccia, a circa due minuti e mezzo, Dweezil inizia il suo assolo; un minuto dopo, suo padre arriva alla chitarra come co-protagonista. È una performance notevole sotto ogni punto di vista; è sorprendente considerando il tempo relativamente breve in cui Dweezil ha suonato la chitarra.

    Quanto tempo avete provato tu e Dweezil prima di eseguire “Sharleena” sul palco?
    “Zero. Fu l’ultimo concerto del tour del 1984. Ero in viaggio da sei mesi ed ero appena tornato in città. Dweezil stava facendo le prove: stavamo lavorando all’Universal Amphitheatre e sapevo che voleva salire sul palco. Aveva suonato un assolo nella versione dell’album, quindi conosceva già la canzone. Ha fatto il soundcheck nel pomeriggio ed ha sistemato la sua attrezzatura. Quella è stata la prima e unica volta che io e lui abbiamo suonato insieme dal vivo. E’ stata una sua idea.
    Non era la prima volta che Dweezil appariva con la band. Ha debuttato sul palco con il gruppo in Europa quando aveva 12 anni nel 1982. Ha suonato con noi all’Hammersmith Odeon di Londra, in uno dei tre giorni in cui siamo stati lì, e anche a Monaco, Vienna ed un’altra città credo. Ma in quelle occasioni io dirigevo: nella performance di Los Angeles per la prima volta io e lui abbiamo suonato la chitarra solista insieme. Quando due chitarristi solisti si esibiscono insieme, si rischia di fare rumore. Ascoltare o partecipare non è una delle cose che preferisco”.

    Cosa ha fatto funzionare così bene questo duetto?
    “Ho avuto il buon senso di stargli alla larga (ride). Il mio obiettivo era fare un pezzo di musica lì, non suonare in modo competitivo. In genere, questo non succede con le jam session. Di solito le jam session sono esercizi di egomania”.

    Dal momento in cui Dweezil ha preso in mano una chitarra per la prima volta, quanto tempo è passato prima che si unisse a te sul palco per quelle date europee?
    “Poco più di un anno. Ha suonato in studio su una melodia heavy metal che stavamo facendo, “Steve Spanking”, che è un altro brano di Them Or Us. Anche se Dweezil aveva molta destrezza manuale quando ha iniziato, aveva problemi sul ritmo, su come regolarsi quando doveva entrare e su cosa fare, proprio come la maggior parte dei musicisti principianti. Era anche limitato nel numero di tasti con cui poteva suonare: ho dovuto modificare un po’ gli arrangiamenti per scegliere una tonalità comoda per lui durante la sua parte dell’assolo. Non è facile in queste condizioni suonare con tuo figlio sul palco. Ma, nel 1984, aveva acquisito abbastanza abilità e una volta aveva anche registrato quella canzone. Dweezil si allena molto, passa circa cinque ore al giorno ad allenarsi”.

    Nella versione live, è Scott Thunes al basso?
    “Sì, e Chad Wackerman alla batteria. I tastieristi sono Alan Zavod e Bobby Martin, i vocalist sono Bobby Martin, Ike Willis e Ray White. Ike e Ray suonano entrambi la chitarra”.
    (Frank Zappa, Guitar Player Magazine, gennaio 1987)

    Dweezil Zappa ha portato Hot Rats sul palco come frontman e forza trainante di Zappa Plays Zappa.
    “E’ sempre stato uno dei miei album preferiti. Il legame che ho con quel disco non è solo musicale: è stato realizzato l’anno in cui sono nato, è dedicato a me. Per me, è uno dei dischi che ha messo in mostra il modo in cui suonava la chitarra mio padre. Se ascolti in particolare Little Umbrellas e It Must Be A Camel pensi che si tratta del lavoro di un compositore, piuttosto che di un cantautore pop. Lo senti davvero andare in profondità nel regno della composizione. Le trame, le armonie, gli strati di strumentazione, l’arrangiamento, il modo in cui manipolava gli strumenti e cambiava il loro carattere: questo è ciò che rende Hot Rats speciale. Non lo sentirai in nessun altro suo disco né, del resto, in nessun altro disco. Anche quando suono liberamente, continuo a filtrare ciò che suono attraverso il suo vocabolario. Conosco un sacco di cose che mio padre preferirebbe, ciò che suonerebbe…”.
    (Guitarist, dicembre 2019)

  • Frank Zappa, The Ocean is the ultimate solution: Terry Bozzio tells how the song was born

    Frank Zappa, The Ocean is the ultimate solution: Terry Bozzio tells how the song was born

    2 versioni (Sleep Dirt + Lather)

    The Ocean is ultimate solution fa parte dell’album Sleep Dirt (1979). E’ un brano strumentale, una traccia epica modificata da una jam di 30 minuti, fortemente caratterizzata dalla stravagante accordatura Fender a 12 corde di Zappa. La canzone, che un tempo doveva essere la title track di Zoot Allures, presenta anche uno degli assoli di chitarra elettrica più fluidi di Zappa e ha segnato l’audizione di successo del bassista Patrick O’Hearn per la sua band. Un brano eccezionale di basso acustico, chitarre acustiche ed elettriche e batteria, con colpi di scena e cambi di marcia, molto carico, ritmato, veloce e avvincente con un assolo finale di chitarra distorta, veloce, potente, emotivo e insistente. Linee di basso difficili, doppia cassa, percussioni irregolari, accordi di chitarra sincopati: questa traccia è in stile Grand Wazoo.

    Da un’intervista a Terry Bozzio:
    “Questa traccia è stata registrata nello stesso studio in cui ho ascoltato per la prima volta Greggery Peccary al Record Plant di Hollywood. Frank aveva sperimentato con i microfoni, le tecniche di registrazione, ecc. un’incredibile accordatura alternativa per la sua Fender 12 corde ed un processo ingegnoso per registrarla (credo che questa chitarra fosse stata modificata da Rex Bogue, che aveva costruito le chitarre personalizzate di Mahavishnu, restaurato la “Hendrix Stratocaster” di Zappa che Jimi aveva dato alle fiamme, oltre ad essere l’inventore dei preamplificatori integrati “Balls Deluxe”). Questa chitarra aveva uscite stereo discrete per corde basse e alte che Frank spostava a sinistra e a destra. Aveva anche un pickup Barcus Berry sepolto nel manico in corrispondenza della paletta, che ha spostato al centro. L’accordatura è stata fatta in modo tale che le tre corde basse fossero accordate sugli intervalli di M7-M7-m7 e le corde alte su un tritono-M3 &m3. Quindi, ogni nota o accordo che suonava era un evento armonico incredibilmente complesso e atonale. Abbinato all’innovativo panning, il risultato è stato questo meraviglioso suono di chitarra ad effetto “frantumazione di vetri”, completamente unico e che io sappia non è mai stato copiato da allora. Così, ha voluto me e il bassista Dave Parlatto (di Orchestral Favorites) in studio per suonare. All’epoca suonavo con il mio kit Gretch nero, contrabbasso, 5 tom (che ora è di proprietà del mio buon amico Wes Falconer e può essere visto nel suo “Explorers Drum Shop” di Kansas City). Ad ogni modo, abbiamo suonato una jam ispirata della durata di 45 minuti. Frank l’ha modificata riducendola a 15 minuti circa, utilizzando le parti migliori. Ricordo, comunque, che alcune sezioni pazzesche non sono state utilizzate, forse un giorno pubblicheranno l’originale nella sua interezza. Qualche tempo dopo, il mio migliore amico, Pat O’Hearn, è venuto a Los Angeles per suonare una settimana al “Light House” di Hermosa Beach con il leggendario sassofonista jazz Dexter Gordon. Ho invitato Pat a stare nella mia piccola casa a Laurel Canyon. Pat ha suonato la prima sera mentre ero in studio a lavorare con Frank, quindi gli ho detto di passare al Record Plant per incontrare Frank ed ascoltare quello che stavamo facendo. Pat aveva il suo grande basso acustico in macchina e non voleva che glielo rubassero, quindi l’abbiamo portato dentro. Frank, dopo aver visto Pat entrare in studio con un basso acustico, ha chiesto eccitato “Suoni quella cosa?!”. Pat annuì: aveva sovrainciso un po’ di chitarra solista sulla versione modificata e voleva che Pat ci provasse un po’ di basso acustico. Gli ingegneri sono entrati in azione montando alcuni dei migliori microfoni che avevano mentre Pat tirava su uno sgabello facendo scivolare il basso italiano del 17° secolo dalla sua custodia morbida ed aggiustando le cuffie. Quando tutto fu pronto, suonarono la traccia e pigiarono il pulsante rosso di registrazione: il mio amico e bassista preferito la fece letteralmente a pezzi!! Frank l’ha adorato e immediatamente hanno sovrainciso una sezione alla volta (con Zappa che dirigeva i centri tonali) e hanno creato i toni di basso più belli e un’esecuzione bruciante che ha davvero dato vita al pezzo! Poi Zappa l’ha fermato pensando che il basso elettrico sarebbe stato migliore nelle sezioni successive. Voleva sapere se Pat suonava il basso elettrico. In un minuto Pat tirò fuori dal bagagliaio dell’auto il basso elettrico (nel quale in realtà non era specializzato all’epoca) e iniziò a tirare fuori il resto del pezzo! Probabilmente era l’alba quando abbiamo finito e Frank sapeva che Pat aveva già suonato 3 set con Dexter, quindi gli ha chiesto di venire di nuovo l’indomani sera per fare ancora qualcosa. Abbiamo trasformato questa jam fortuita in uno dei miei brani preferiti in assoluto: Zappa adorava anche l’umorismo di Pat al punto tale da ispirare il materiale su molti dei brani classici che abbiamo registrato in quel periodo, a metà degli anni ’70”.

  • Larry Wild Man Fischer meets Frank Zappa: FZ anthropologist of Art

    Larry Wild Man Fischer meets Frank Zappa: FZ anthropologist of Art

    The Circle (An Evening With Wild Man Fischer, 1969)
    Derailroaded: Inside the Mind of Larry “Wild Man” Fischer (documentario di Josh Rubin)
    Wild Man Fischer, early 1980’s (documentario)

    “Faccio ricerca negli studi comportamentali dal 1955… La sto ancora facendo…”. (Frank Zappa, Music Canada Quarterly, marzo 1974)

    “Wild Man Fisher è pazzo perché sua madre lo ha mandato al manicomio quando era ancora a scuola. Ora racconta la sua vita nelle sue canzoni e spiega perché pensa di essere normale. E’ difficile ascoltarlo, le sue canzoni sono troppo realistiche”. (Frank Zappa, Actuel, febbraio 1970)

    “I dischi sono studi sociologici sullo stile di vita specifico di persone che erano il prodotto della cultura rock” dice Herb Cohen, manager di Frank Zappa “Sai che ci sono più album di Wild Man Fischer usati nei libri di testo e nelle aule universitarie che album di qualche altro artista?”.
    Herb e Frank ricevono continuamente richieste per il primo, e molto probabilmente l’ultimo, documento di Fischer da psicologi e laureati in sociologia. (Melody Maker, 13 novembre 1971)

    “Ho cercato di aiutare Wild Man Fischer e si è rivelato pazzo come tutti pensavano che fosse. Penso sia pericoloso lavorare con lui. Una volta veniva a casa mia… viveva in strada, aveva i capelli tutti sporchi, viveva con abiti sporchi. L’ho portato qui, mia moglie gli ha fatto lo shampoo: ha iniziato a rompere i giocattoli dei bambini, ha preso a pugni la babysitter e se n’è andato”. (Frank Zappa, Sounds, 28 gennaio 1978)

    “Larry Fischer è ancora su Sunset Strip. Vende ancora canzoni originali per un centesimo, vende il mio indirizzo e il mio numero di telefono per cinquanta centesimi. Porta il suo album sotto il braccio, vuole farne un altro. Dovrebbe chiamarsi “The Cheek of Wild Man Fischer”. (Frank Zappa, New Musical Express, 26 aprile 1975)

    I testi di Zappa sono una testimonianza di tutto ciò che è psicotico e contorto nella personalità umana. Brani come “Imaginary Diseases”, “Dirty Love” e “The Illinois Enema Bandit” raccontano la follia umana.
    (Argus, novembre 1975)

    “In ogni piccola città c’è una persona che è pazza. Ma stranamente quell’idiota del villaggio è rispettato dal resto della comunità. La gente teme quello che non capisce. Nel profondo della loro mente pensano: ‘È possibile che quel matto sappia qualcosa che io non so?’. Ci sono momenti in cui questa strana persona si imbatterà in nuove strade inesplorate di libera espressione”.
    (Frank Zappa, Melody Maker, 26 agosto 1967)

    Larry Wild Man Fischer fu rinchiuso all’età di 16 anni per aver attaccato sua madre con un coltello. Gli furono diagnosticati due disordini mentali: una grave schizofrenia paranoica e un disturbo bipolare. In seguito, al suo rilascio dall’ospedale, Fischer vagò per Los Angeles cantando per strada le sue canzoni per 10 centesimi. Scoperto da Frank Zappa con cui registrò il suo primo album An Evening with Wild Man Fischer (Reprise 1969), Fischer divenne il “padrino della musica underground” e Zappa lo introdusse nel business della musica. Il rapporto tra Zappa e Fischer durò finché Fischer non lanciò una bottiglia che quasi colpì la figlia neonata di Zappa, Moon, mancandola di un soffio. Per questo motivo, anni dopo, Gail (la vedova di Zappa) scelse di non pubblicare l’album di Fischer in CD.

    Fischer ha preso a prestito melodie da canti infantili, filastrocche, bande musicali e ballate tradizionali trasformandoli in una pop-art eclettica e in un flusso di coscienza sfrenato. Caratteristici i suoi applausi e il suo modo di suonare la chitarra, entrambi selvaggi almeno quanto la sua voce stonata, i suoi monologhi che sembrano usciti direttamente da un manicomio.
    Il ritratto documentaristico di Josh Rubin, dErailRoaDed (2005), è la migliore introduzione a questo ‘uomo selvaggio’.

    https://www.youtube.com/watch?v=RaQ88xZ7Syg

    Fischer è morto a Los Angeles nel giugno 2011 per arresto cardiaco, all’età di 66 anni.

    Frank Zappa studiava l’essere umano, era attratto dai ‘casi umani’, dalla follia e dall’assurdità.

    “Penso di fare un album con Crazy Jerry… Immagina un maniaco della velocità di 34 anni senza denti né capelli, perché li brucia. Sta anche cercando di perfezionare il suo corpo con cinghie e catene. Suona il sassofono, l’organo e il pianoforte e, quando la velocità lo fa salire, passa all’elettricità. È stato arrestato diverse volte in California per essere stato vicino ai trasformatori e aver allungato le mani in modo che le scintille gli saltassero sulle mani. Suona il piano guardando in uno specchio che riflette la tastiera. E’ diventato dipendente dall’elettricità dopo essere stato colpito sulla fronte da un fulmine. Ora brama l’elettricità” (Frank Zappa, Melody Maker, 5 ottobre 1968)
    “Una mattina, mia moglie Gail ed io ci siamo svegliati e abbiamo trovato Crazy Jerry appeso per le ginocchia come un pipistrello dal ramo di un albero nel nostro cortile”.

  • Joe Travers meets Frank Zappa (Zappa Plays Zappa, live Trouble Every Day): review, interview

    Joe Travers meets Frank Zappa (Zappa Plays Zappa, live Trouble Every Day): review, interview

    Zappa Plays Zappa, Trouble Every Day (Live 2008)
    con Dweezil Zappa (chitarra solista), Aaron Arntz (tastiere), Scheila Gonzalez (voce, sassofono, tastiere), Billy Hulting – Mallet Percussion (xilofono, percussioni), Pete Griffin (basso), Joe Travers (batteria), Jamie W. Kime (chitarra)
    Ospiti speciali: Napoleon Murphy Brock (voce solista, sassofono), Steve Vai (chitarra solista), Terry Bozzio (batteria)

    Nel 2008, è stato pubblicato un DVD (una doppia collezione di DVD girata a Portland e Seattle) che documenta il tour del 2006 della tribute band Zappa Plays Zappa guidata da Dweezil Zappa, il figlio maggiore di Frank. Questo filmato è estratto dal suddetto DVD.

    Potrebbe non esserci un altro batterista che conosca la musica e i batteristi di Frank Zappa meglio di Joe Travers. In effetti, la sua conoscenza e il suo amore per tutto ciò che riguarda Zappa gli hanno valso l’incarico di custode e responsabile del restauro della sacra tomba della famiglia Zappa. The Vault contiene oltre trent’anni di inestimabili performance, prove, interviste ed altro di Frank Zappa su videocassette e audiocassette, di ogni tipo e formato immaginabile, situati in una stanza a temperatura controllata sotto la casa di Zappa a Los Angeles. Travers sta celebrando il suo dodicesimo anno come Vaultmeister e, con così tanti filmati archiviati da ripristinare e pubblicare, il lavoro di Travers sembra assicurato per molti anni a venire.
    Travers ora occupa la poltrona di batteria nel concerto dei suoi sogni che fa parte del progetto Zappa Plays Zappa. Nella mente di Dweezil, nessun batterista è più qualificato di Travers per il concerto.

    “Sono il responsabile della conservazione dell’intero deposito dei nastri di Frank Zappa, il mio compito è assicurarmi che continuino a vivere. C’è ogni tipo di formato audio e video immaginabile, che abbraccia l’intera carriera di Frank. Anche se i nastri più vecchi sono stati archiviati correttamente, sopravvivranno solo per un certo periodo. Ci sono delle precauzioni che devono essere prese prima di inserire i nastri nei registratori, per garantire la loro qualità prima di digitalizzarli. Devo trattare termicamente i nastri più vecchi prima di metterli sulle macchine, altrimenti l’ossido se ne va dal retro del nastro, cosa che potrebbe rovinarlo per sempre. Una volta trattato il nastro, riesco a riprodurlo solo per un paio di volte prima che la qualità inizi a deteriorarsi. Poi documento ogni nastro e scopro cosa è già stato pubblicato. Dal restante materiale inedito, aiuto a compilare la musica per le future uscite per Zappa Family Trust. Ho avuto la fortuna di incontrare Frank prima che morisse. Mi sono seduto con lui e l’ho visto fare alcune modifiche digitali su un album chiamato Trance-Fusion. Ho anche osservato il suo ingegnere, Spence Christlu, subentrato dopo la morte di Frank. Stava utilizzando un sistema Sonic Solutions e, dopo averlo osservato lavorare per un po’, sapevo che avrei potuto fare il lavoro di Vaultmeister. Dalla giunzione del nastro al montaggio digitale, ho imparato tutto quello di cui avevo bisogno per portare a termine il lavoro, lo faccio dal 1995 e credo che avrò questo lavoro per molto tempo.
    Ascolto la musica di Frank Zappa da quando avevo dieci anni. Avere l’opportunità di suonarlo ufficialmente con la famiglia e gli amici di Zappa è un sogno diventato realtà. Suonare al fianco di Terry Bozzio è qualcosa che non avrei mai immaginato nemmeno nei miei sogni più sfrenati. Suonare “The Black Page” insieme a Terry e scambiarci riff avanti e indietro è stato assolutamente incredibile per me.
    Ci sono tratti forti in ogni batterista che originariamente suonava la musica di Zappa: ognuno di loro ha influenzato il mio modo di suonare in qualche modo. Ralph Humphrey era così intricato e creativo nell’utilizzare le parti di batteria. Chester Thompson aveva un ritmo incredibile. Aynsley Dunbar era un potente musicista jazz/rock. Jimmy Carl Black era un ottimo suonatore di groove, Chad Wackerman era incredibilmente musicale. Terry Bozzio ha portato il rock implacabile nella musica di Frank. Era un ‘animale’ completo dietro il kit. La sua tecnica del contrabbasso è impressa nel mio modo di suonare. Non c’era nessun altro batterista che potesse identificarsi con Frank in senso ritmico meglio di Vinnie Colaiuta. I ‘posti’ in cui Frank e Vinnie andavano durante le sezioni di improvvisazione provenivano da un altro pianeta.
    In realtà, John Bonham è il mio batterista preferito di tutti i tempi. Quando mi chiedono chi sono i miei batteristi preferiti, rispondo ‘John Bonham e poi tutti i batteristi di Frank Zappa’ che avevano qualcosa di speciale”. (Joe Travers, Modern Drummer, febbraio 2008)

    Joe Travers assolo di batteria al Royal Albert Hall (2006)

    https://www.youtube.com/watch?v=dTZoOGb1reI

  • Warren Cuccurullo meets Frank Zappa: interview, review, 5 songs

    Warren Cuccurullo meets Frank Zappa: interview, review, 5 songs

    Transylvania Boogie (1996)
    Willie the Pimp (Live Warren Cuccurullo allo Stone Pony, 1994)
    Frank Zappa – Inca Roads (Live Falkoner Teatret, Copenhagen, Danimarca, 5 marzo 1979) con Warren Cuccurullo
    Thanks 2 Frank, versione acustica (VH-1 England 1995) tributo a Frank Zappa
    The Canarsie Daiquiri dall’album ‘Thanks 2 Frank’ con Vinnie Colaiuta alla batteria e Nick Beggs al basso

    Il modo in cui Warren Cuccurullo è finito nella band di Zappa è tipico della propensione di Zappa a fare audizioni a sconosciuti. Ad Halloween del 1976, Warren saltò su una metropolitana di Brooklyn per vedere il titolo del suo eroe al Madison Square Garden.
    “Sono stato presentato a Frank da uno dei suoi vecchi soundman” ricorda “All’epoca ero un tipografo e indossavo un accappatoio con tutte queste foto di Frank che avevo stampato e che vendevo allo spettacolo, solo per poter guadagnare abbastanza soldi per permettermi i biglietti. Gli ho dato una cassetta con alcune mie registrazioni: suonavo esclusivamente assoli con tempi in chiave dispari. Sembrava piuttosto impressionato”.
    “Poi ho suonato insieme a Frank nel backstage in uno spettacolo l’anno successivo e si è creata un’amicizia. Circa due mesi dopo, mi ha detto: ‘Preparati per l’audizione.’ Aveva un tour europeo in arrivo, quindi ho pensato che intendesse tra sei mesi o giù di lì, ma mi ha chiamato la settimana successiva e mi ha detto di volare a Los Angeles il giorno dopo. Sono andato a casa sua e stava suonando la chitarra, composizioni strane e atonali. Mi lanciava battute e diceva ‘Suona quella’ per vedere quanto velocemente riuscivo a rispondere alla richiesta. Ho superato l’audizione e sono entrato a far parte della band”.
    “Frank può far emergere il lato serio o l’umorismo in un pezzo classico.
    Ha un suo modo di manipolare la musica per evocare emozioni diverse”.
    (Warren Cuccurullo)
    (International Musician And Recording World, giugno 1985)

    Adrian Belew e Warren Cuccurullo erano stati assunti da Zappa a condizione di saper suonare assoli e ritmi in tempi dispari. (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    Hai mai sentito un chitarrista che ti somiglia?
    “Sì. Warren Cuccurullo, è l’unico che mi somiglia. Si siede a casa e memorizza i miei assoli di chitarra. Non riesco nemmeno più a suonare quegli assoli. Sul palco suoniamo “Andy” da “One Size Fits All” e lui fa l’assolo nota per nota. Mi siedo lì e lui la suona. Io ne avevo abbastanza”.
    (Musik Express, maggio 1979)

    Warren Cuccurullo, autentico freak italo-newyorkese (la famiglia era originaria di Nocera Inferiore) ha iniziato a suonare la chitarra all’età di 10 anni copiando i Grand Funk Railroad. Un amico gli prestò Hot Rats e s’innamorò di Willie the pimp. All’età di 13 anni, vide suonare Frank Zappa al Dick Cavett Show, all’epoca in cui suonavano con lui i Turtles. Si emozionò ascoltando dal vivo l’assolo di Who are the brain police.
    Nei primi anni ’70, Cuccurullo divenne un fan sfegatato di Frank Zappa: viaggiò in lungo e in largo per vedere Zappa in concerto. Non passò molto tempo prima che Cuccurullo diventasse amico dei membri della band di supporto di Zappa e, infine, dello stesso Zappa.
    Cuccurullo apparve durante un segmento nel backstage del film-concerto di Zappa, Baby Snakes, e nel dicembre del 1978 ricevette la telefonata che stava aspettando, quando fu invitato a provare per un posto vacante come chitarrista nella band. Alla fine, rimpiazzò Adrian Belew. Ottenne il concerto apparendo in diversi tour di Zappa e in album come Joe’s Garage: Acts 1-3, Shut Up & Play Yer Guitar, Tinseltown Rebellion e i volumi 1, 4 e 6 di You Can’t Do That On Stage.
    Tra le passioni di Cuccurullo: culturismo, pornografia, esibizionismo. Nel 2000 accettò di posare nudo per una rivista gay brasiliana, G Magazine.

    Warren Cuccurullo dovette fare una scelta dopo le sessioni del Joe’s Garage: “La decisione più difficile della mia carriera. La band cambiava continuamente e io volevo una situazione stabile. Fui assunto da Terry e Dale Bozzio (nel gruppo Missing Persons) e avevamo già scritto una decina di canzoni insieme. Avevamo trovato qualcosa di speciale e a Frank piaceva. Quando mi ha richiamato per un tour con lui, gli ho detto che avrei preferito rischiare con questa nuova band. Ci ha augurato tutta la fortuna del mondo. E, con la sua benedizione, ci abbiamo provato”.

    “Ero con John Smothers all’Hyde Park Hotel, nella stanza di Donovan, con la sua famiglia. Stava rollando spinelli con l’aiuto dei suoi figli. John ci guardava per evitare che Frank ci beccasse. Ma è apparso con Gail! Ha immediatamente messo fine alle nostre attività cacciandoci dalla stanza”.
    (Warren Cuccurullo, T’Mershi Duween, 1994)

    Warren Cuccurullo Via Veneto Interview

    https://www.youtube.com/watch?v=AQfhP-oor7Y

  • Allan Zavod meets Frank Zappa (6 songs): interview, review

    Allan Zavod meets Frank Zappa (6 songs): interview, review

    Does humor belongs in Music (live 26 agosto 1984 a “The Pier”, New York City)
    Frank Zappa & Archie Shepp (Let’s Move To Cleveland Solos) Live registrato nel 1984, fa parte dell’album “You Can’t Do That on Stage Anymore, Vol. 4” (Ryko Disk, 1988)
    Advance Romance (Live al Majestic Performing Arts Center San Antonio, Texas, 10 dicembre 1984)
    Nig Biz + Alien Orifice (Stony Brook University, NYC, 3 novembre 1984)
    Chana In De Bushwop (Stony Brook University, NYC, 3 novembre 1984)

    Allan Zavod (16 ottobre 1945 – 29 novembre 2016) è stato un pianista, compositore, musicista jazz e direttore occasionale australiano. Ha suonato con star del jazz e con Frank Zappa. Ha fatto parte del tour mondiale del 1984 ed è accreditato su 10 album di Zappa: appare in “Does Humor Belong in Music?”.
    Ha iniziato la sua carriera nei primi anni Settanta a New York come pianista di big band, lavorando con la Glenn Miller Orchestra, Woody Herman, Mike Gibbs e Gary Burton, Maynard Ferguson e la Thad Jones-Mel Lewis Orchestra, prima di unirsi a Jean-Luc Ponty nel 1976.
    Allan ha lavorato con James Morrison, Eric Clapton, George Benson, Cab Calloway e molti altri.

    Nel 1984, Zavod ricevette una telefonata da un amico a Los Angeles: “Zappa vuole che tu faccia subito il provino”. Percorse 600 km fino a Los Angeles arrivando verso le 3 del mattino.
    “Mi ha messo davanti una musica impossibile che nessuno poteva leggere; era peggio che cercare di leggere una partitura di Stravinskij – ricorda Zavod – Era pieno di 9/3 e 7/16. Ho faticato e ho pensato ‘Mi sta prendendo in giro’. Poi abbiamo suonato insieme spontaneamente e mi ha dato il lavoro all’istante”.
    Allan trascorse l’anno successivo in tournée con il selvaggio Zappa sperimentale. La sua fusione di rock, jazz e musica classica ha favorito l’educazione musicale e l’esperienza di vita di Zavod.
    L’attrattiva di Allan Zavod risiedeva nell’opportunità di oltrepassare i limiti e le convenzioni per assumere un ruolo che Duke Ellington una volta descrisse come ‘il risolutore di problemi’.

    Zappa si comportava come una sorta di figura paterna benevola e come leader della band; diceva ai suoi musicisti che voleva fossero felici, che andassero avanti e si divertissero, ma pretendeva anche l’eccellenza.
    “Dopo un anno in tour con Zappa – racconta Zavod – musicalmente non avevo paura di nulla”.
    “Suonare con Zappa era una sfida, ti permetteva di estendere le tue capacità musicali oltre la più sfrenata immaginazione. Come musicista non è mai stato noioso. Ogni notte era una nuova esperienza. Abbiamo fatto 250 spettacoli in un anno; ogni spettacolo era unico”.
    “Il primo giorno di tre settimane di prove, Frank mi presentò 200 brani e mi chiese se potevo impararli in quel lasso di tempo. Ho iniziato a rendermi conto che non potresti mai imparare tutta la musica di Frank: è un’avventura continua”.

    “I testi di Zappa erano una caricatura degli atteggiamenti sessuali perversi che esistono nella vita americana. Di solito, c’era un messaggio serio dietro i testi strani e talvolta maniacali. L’uomo Zappa non era strano e selvaggio. Era un compositore serio, uno dei musicisti più professionali con cui abbia mai lavorato. Era un disciplinare del tipo più severo quando si trattava di guidare la band in esibizioni serrate. Per i controlli del suono si impiegavano tre ore per le prove su base giornaliera. Abbiamo suonato così tanti stili diversi, tutti eseguiti con sincerità e con enorme sentimento. Abbiamo suonato di tutto: gospel, Broadway, jazz, musica classica atonale del XX secolo, rock e pezzi umoristici con cliché che ricordano Spike Jones. Non abbiamo mai suonato come una band jazz che cerca di suonare altri stili perché abbiamo suonato rock dell’intestino con pura sensazione e, il momento successivo, abbiamo intellettualizzato su un po’ di musica classica, anche con il soul”.
    “Con Frank dovevi stare attento a non rivelare troppo di te stesso o saresti finito in una canzone sul palco che poteva riguardarti”. Durante il tour 1984 di Zappa, Allan indossò per lungo tempo gli stessi pantaloni blu, tanto che Frank nello show cantò qualcosa come “I pantaloni blu di Allan” dicendo quanto fossero disgustosi.
    “Frank raramente si circondava di amici: la sua famiglia era sua amica. Fu uno shock quando a casa sua propose di uscire a cena. Al Brown Derby Restaurant di LA, dove le star del cinema sono all’ordine del giorno, tutte le teste si sono rivolte verso Frank… Zappa ha fan devoti ovunque”.

    Allan era noto per la sua parte “Vulcano”. Frank raccontò che “Allan Zavod, il nostro tastierista del 1984, avrebbe concluso il suo assolo con questa cosa che tutti chiamavano ‘Il vulcano’. Allan è un grande pianista (e compositore di film). Forse – visto che lavorava in una band rock and roll – pensava che quel tipo di assolo fosse il veicolo adatto per proiettare la sua aura in vaste aree continentali”. (autobiografia di Frank Zappa)

  • Chad Wackerman meets Frank Zappa (The Black Page The Black Page #2 Mo ‘N Herb’s Vacation): interview

    Chad Wackerman meets Frank Zappa (The Black Page The Black Page #2 Mo ‘N Herb’s Vacation): interview

    The Black Page #2 (Live at Palladium, New York 1981)
    Peter Rundel Conducts Zappa – Mo ‘N Herb’s Vacation Pt I (2005, Teatro La Fenice, Venezia) con Chad Wackerman alle percussioni
    Terry Bozzio e Chad Wackerman (The Black Page, Drum Solo)

    Dichiarazioni di Chad Wackerman estratte da Percussioni, gennaio 1994
    “Quando suoni con Zappa, molta gente dà per scontato che tu sia un batterista ‘fusoide’ che sa solo suonare molto velocemente. Io non voglio essere identificato come un batterista fusion perché la maggior parte della musica chiamata ‘fusion’ non mi interessa”. (da Modern Drummer, dicembre 1988)
    “Con lui bisogna sempre tenere gli occhi aperti perché ci sono moltissimi segnali visivi. Se Frank tiene la mano sopra la testa con le dita in basso e poi agita le dita avanti e indietro, come una nuvola carica di pioggia, vuol dire: ‘suona come i Weather Report’. Se si tira una ciocca di capelli alla sinistra della testa, come un dreadlock, vuol dire reggae; se lo fa da tutti e due i lati significa ska”. (da Musician n. 70, agosto 1984)

    Nell’autunno del 1981, in occasione di un nuovo tour, entrò nel gruppo l’ultimo batterista zappiano, Chad Wackerman: una specie di computer umano, all’epoca appena ventunenne, capace di produrre al fianco di Zappa suddivisioni ardite, poliritmi intricati e metri additivi d’ogni sorta, esibendo un magistero tecnico ritenuto da alcuni ineguagliabile, una gelida efficienza secondo altri. Wackerman era figlio di un batterista jazz e si era formato fin da piccolo ai seminari di Stan Kenton, per poi dedicarsi al rock durante il college, ma finendo col suonare nella big band di Bill Watrous. L’esperienza con Zappa ne ha fatto comunque un batterista richiestissimo dai chitarristi più impegnativi: lo vedremo, infatti, in seguito al fianco di guitar heroes come Albert Lee, Andy Summers e soprattutto Allan Holdsworth oltre che in una remunerativa esperienza commerciale, quella dei Men at Work, consumata però in soli quattro mesi.
    Il provino a cui partecipò Wackerman durò tre giorni e vi si sottoposero ben 40 strumentisti. Il batterista non lesse a vista The Black Page perché, a suo dire, era in grado di suonare quintine e sestine ma non aveva esperienza delle più complesse poliritmie zappiane, ma Zappa ebbe modo comunque di intuire il suo valore, cogliendone il “favoloso talento batteristico” e lo assunse dandogli la solita lista di suoi album da studiarsi e raccomandandogli di non diventare mai un clone di Bozzio o Colaiuta: “non voglio la replica di qualcuno che ho già avuto”. Ciò fu di grande aiuto a Wackerman nella ricerca di uno stile personale e forse suggerì anche l’adozione della Simmons SDS-7: un’evoluzione abbastanza naturale del modo in cui Zappa aveva missato Joe’s Garage aggiungendo effetti elettronici alla batteria di Colaiuta. Il batterista sostiene che, nella preparazione del primo tour, il brano ritmicamente più complesso era Mo ’n Herb’s Vacation. “Cominciai a sezionarlo battuta per battuta, cercando prima di individuare le suddivisioni, suonandone le note col ritmo e la velocità giusti. Il passo successivo fu di organizzare lo sticking perché le note erano tante e certe alternanze delle bacchette l’avrebbero reso più facile e più fluido. Alla fine vennero le dinamiche, gli accenti, gli ultimi dettagli”.
    A partire dal tour del 1984, Zappa cercò di trovare un diverso equilibrio tra suoni acustici ed elettronici nella sezione ritmica: eliminata la Simmons, Wackerman adottò un set formato da piatti, cassa e rullante normali con l’aggiunta di 10 pads per i suoni elettronici e campionati. La capacità del batterista di usare percussivamente questi effetti impressionò notevolmente Zappa che in un’intervista lo definì “il mio batterista più sperimentale, in grado di sviluppare uno stile basato sui campionamenti”.
    Wackerman si dimostra meno fantasioso di Colaiuta, meno elastico di Bozzio, meno funky di Thompson, ma con un drumming più ‘razionale’ di quello di tutti i suoi predecessori. Ma si farebbe un torto a Wackerman se non gli si riconoscesse una notevole qualità melodica, che lui stesso ha tecnicamente illustrato:
    “Tengo i tom-tom molto aperti: sono la cosa più vicina a note melodiche e dunque penso melodicamente le loro voci, mentre altre cose come i rullanti le penso in maniera percussiva. Altri pezzi ancora come i piatti possono essere pensati come sonorità di ottoni e la cassa come la voce inferiore, quasi un coro sovrapposto alla sezione degli ottoni con alcune cose che dialogano a botta e risposta”.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

    “Frank ha condiviso il mio punto di vista secondo cui è il batterista il motore del gruppo che lo fa andare avanti. È raro trovare un chitarrista che abbia una tale opinione! Un altro membro della band di Frank all’epoca era un sostenitore di questa idea: Steve Vai”. (Chad Wackerman, Music Box n.1 – 2015)

  • Ricky Lancelotti meets Frank Zappa (4 songs): the story of the ‘crazy lion’

    Ricky Lancelotti meets Frank Zappa (4 songs): the story of the ‘crazy lion’

    Wonderful Wino (The Lost episodes,1996)
    Fifty-Fifty (album Over-Nite Sensations, 1973)
    Zomby Woof (album Over-Nite Sensations, 1973)
    For the young sophisticated (album Lather, 1996)

    Ricky Lancelotti (noto anche come Rick Lancelot e soprannominato il ‘leone pazzo’) deve la sua fama soprattutto alla sua collaborazione con Frank Zappa nel 1973. Le 4 canzoni di Frank Zappa interpretate dalla voce fuori dal comune di Lancelotti, che presento in questo video, fanno parte di tre album: Over-Nite Sensations, Lost Episodes e Lather.
    Con il nome d’arte Rick Lancelot, pubblicò diversi singoli per la RCA Records nel 1965-1966 senza successo. Occasionalmente, apparve nella serie musicale Shindig della ABC-TV come cantante dello show (interpretava canzoni R&B famose). Ritroviamo le sue performance vocali anche nel programma The Banana Splits di Hanna-Barbera (l’omonimo album è stato pubblicato da Decca Records nel 1968).
    Il cantante di origini italiane ha lavorato nel gruppo Sky Oats, Peppermint Sticks e nella band Wolfgang.
    Morì di overdose il 7 aprile 1980 all’età di 35 anni: sua cugina Donna Loguidice Barker ha voluto chiarire che è morto in un incidente d’auto.

    La versione di Wonderful Wino dell’album Lost Episodes è particolarmente degna di nota per la presenza di uno dei cantanti più potenti e distintivi che si siano mai esibiti con qualsiasi band di Zappa: Ricky Lancelotti.
    Di lui Frank ha detto:
    “Ha fatto il provino per la band, l’ha superato, è tornato a casa, si è rotto un braccio. Gli ho detto ‘Rick, non farai il tour’. Portava con sé una 45 (ndr: gli piacevano le pistole), aveva una cassetta in cui imitava 100 voci di cartoni animati in 60 secondi. Pensavo che avesse davvero talento. Voleva lavorare come doppiatore di cartoni animati ma non l’ha mai fatto. Strano. Un vecchio duro del New Jersey”.
    In un concerto particolarmente memorabile dei MOI all’Hollywood Palladium (1972) – di cui Zappa conservava affettuosi ricordi di Lancelotti che cantava Smog Sucker – il cantante dalla criniera di leone favoriva il pubblico con feroci scat: ogni volta che FZ lo voleva sul palco, lo chiamavano da dietro le quinte. Zappa apriva e chiudeva la mano in un gesto che simboleggiava una bocca parlante e, a quel punto, Lancelotti appariva magicamente sul palco iniziando a urlare”. (United Mutations)

    Ricky ha iniziato la sua carriera di cantante nel Greenwich Village di New York, dove ha studiato musica (canto). Aveva lo stesso istruttore di canto di Bob Zimmerman. Quando Ricky si presentava alla sua lezione di canto, Dylan se ne andava. Era solito uscire con Lenny Bruce, lo andava a trovare nel backstage prima della performance di Lenny. Ha raccontato che Lenny portava con sé due valigette, una piena di riviste oscene e l’altra piena di narcotici (prescritti dai medici). Lenny si ‘sparava’ Methedrine in un braccio e Morphine nell’altro prima di salire sul palco. Lenny disse a Ricky che se mai fosse stato arrestato (per droga) avrebbe portato con sé l’AMA.
    Ricky, in seguito, si trasferì a Los Angeles e come cantante professionista sarebbe stato il cantante di supporto per Dean Martin e Sammy Davis Jr. a Las Vegas (li sostituiva quando erano malati).
    In seguito, divenne amico di Frank Zappa, usciva con lui durante le sue sessioni di registrazione. Dopo il mastering finale del “Grand Wazoo” (1972), Frank fece ascoltare la registrazione a tutti i membri della band e poi chiese a ciascuno cosa ne pensassero. Ogni musicista ha pensato che la registrazione fosse eccellente. Quando Frank ha chiesto a Ricky la sua opinione, ha detto “Non aveva un ritmo inverso” (Frank rimase scioccato).
    Più tardi Ricky cantò per Frank in “Overnight Sensation”. Ricky ha chiesto a Frank come voleva che cantasse (50-50, Zomby Woof) e Frank ha detto: “Comportati come un matto”.
    La foto di Ricky non è stata stampata sulla copertina dell’album insieme agli altri membri della band perché Ricky non voleva che la sua foto comparisse. Durante questo periodo, Ricky portava Frank in giro con la sua macchina (a Frank non piaceva guidare). Le prove della band si svolgevano principalmente a tarda notte o dopo la mezzanotte. Una notte Ricky si presentò alle prove ubriaco e Frank gli disse di “andare a casa e dormire” (Frank pagava Rick $ 80 l’ora per cantare e non tollerava droghe o alcol al lavoro).
    Ricky abbandonò la band (doveva andare in tour con Frank perché quella era la sua principale fonte di reddito all’epoca). L’amicizia di Ricky con Frank finì male perché Ricky accusò Frank di usarlo per poter imparare a cantare. (United Mutations)

    “Ricky indossava sempre un medaglione di San Giuda, ha frequentato la Scuola di canto Mel Blanc. Aveva un piccolo lupo, gli piaceva il deserto (andare lì e sparare), andare a caccia e pescare. Una volta catturò uno squalo di 7 piedi pescando in acque profonde”. (testimonianza della cugina di Lancelotti, Donna Loguidice Barker, United Mutations)