
Ricordi qualche aneddoto in particolare?
Tutto il periodo con Zappa è stato un aneddoto.
Perché lasciasti il gruppo? Ragioni personali?
Ho sempre rispettato Frank. Mi rendevo conto che è il tipo di persona che merita molto rispetto per le cose che cerca di fare, che rappresentano autentiche sfide, e sa ispirare i musicisti, fare grande musica: la musica che scrive è magnifica e vuole che sia suonata in un certo modo. Non posso dire di averlo conosciuto profondamente a livello personale, ma professionalmente lui è quello che tiene tutto assieme, merita molta stima per questo. Però, su un piano non personale ma ‘filosofico’ non ero d’accordo su certe cose anche se non sentii mai l’urgenza di discutere con lui questo tipo di filosofia. Parlo dei testi che scriveva: forti affermazioni politiche, forti affermazioni maschili, non concordavo con molte di queste. Penso anche che lui preferisca gruppi che abbiano anche un impatto visivo, probabilmente io ero un po’ meno spettacolare di quello che lui normalmente richiede. Penso che Zappa rimarrà nella storia della musica del ventesimo secolo come una delle figure più importanti per il modo in cui ha saputo sintetizzare musiche diverse.
Puoi dirmi, nella tua esperienza con lui, come trattava certe ritmiche particolari, ad esempio i tempi dispari?
Non direi che Frank utilizzava molto i metri ‘eccentrici’. Gli piaceva manipolare i tempi, producendo costantemente degli slittamenti del tempo, usando gruppi diversi di note su tempi diversi. Per esempio, in una battuta di 4/4, il primo beat poteva essere diviso in quattro semicrome, il secondo in terzine di semiminime, il terzo in quintine ed il quarto in un gruppo di undici note. Le melodie scritte su questi ritmi erano moderne melodie angolari ispirate a compositori del ventesimo secolo come Stravinskij e Varése. Comunque a Frank piacevano il 4/4 e il 3/4. La band di cui ho fatto parte suonava e improvvisava su metri eccentrici, ma penso che gli unici che suonassimo fossero in 5 e in 7. The Black Page era in 4/4 con degli slittamenti di valore delle note, e Frank doveva digerirla. Ha sempre avuto un approccio orchestrale alla strumentazione di tutta la band, inclusa la batteria”.
(tratto da un’intervista a Ralph Humphrey, Percussioni gennaio 1994)
