Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Esplorando Frank Zappa uomo, compositore, musicista, filosofo e genio della musica 

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  • Il postumo Frank Zappa parla con Bob Marshall (1994)

    Intervista a Frank Zappa dall'Aldilà

    Estratti dall’intervista speciale a FZ intitolata Posthumous Frank Zappa Talks To Bob Marshall” suddivisa in 3 parti datate rispettivamente 29 settembre 1994, 3 ottobre 1994 e 15 ottobre 1994, pubblicata su Flipside 101, aprile/maggio 1996. E’ stata condotta da Bob Marshall attraverso il medium Michael Black Read, il quale ha ‘canalizzato’ gli Evergreens (da 6.500 a 7.000 entità che funzionano da filtro nel contatto con Frank).

    https://ionandbob.blogspot.com/2018/06/the-evergreens-posthumous-frank-zappa.html

    “Vorrei essere di nuovo un musicista in un’altra vita ma non lo sarò nelle prossime vite che vedo”.

    (FZ, dall’intervista “Il postumo Frank Zappa parla con Bob Marshall”, Parte 1-29 settembre 1994)

    Bob Marshall: “Nel 1972 hai dichiarato:

    ‘Credo che la sostanza di base dell’universo sia nella forma delle onde, non delle particelle subatomiche. Se le due componenti dell’universo (le onde e il tempo) sono effettivamente una e se un’onda è uguale a un’onda, tutto il tempo è uguale a tutto l’altro tempo e non andrai da nessuna parte perché ci sei già stato. Osservando tutto questo meccanismo da lontano, sarebbe solo un oggetto solido’.

    Ho incontrato un uomo di nome Irving Dardik che sta sviluppando un’intera teoria della fisica basata sull’idea che tutto ondeggia, che la realtà è fatta di onde che ondeggiano. Mia moglie, coinvolta nel lavoro con lui, quando ha letto la citazione di Zappa, ha detto che è quello che sta dicendo Irving Dardik. Gli Evergreens direbbero che Dardik avrà un’influenza sul pensiero della fisica in futuro?


    Evergreens: “E’ un’onda sull’onda sull’onda sull’onda sull’onda sull’onda sull’onda sull’onda. E’ la visione del Tempo… è una curva a S. Ti avvicini alla curva a S e scopri che c’è un’altra curva a S all’interno di quella. C’è un’altra curva a S in questa. C’è un’altra curva a S in questa. È un tempo frattale.


    Bob Marshall: “Dardik è vicino a quell’idea, vero?”.

    Evergreen: “Sì”.


    Bob Marshall: “Ora, Frank, ci stavi pensando quando ne parlavi vent’anni fa?”.

    FZ: “Ho considerato il tempo più come un’onda perché aveva più senso come onda che come particella… Il tempo è stato creato per impedire che tutte le cose accadano in una volta… Tutto esiste. L’ho scoperto ora che sono qui… La teoria di Dardik sarà legata alla fisica quantistica in misura maggiore di qualsiasi altra. Scoprirete che questa onda (impressa sull’onda impressa sull’onda impressa sull’onda…) dà la risposta in varie aree della fisica quantistica che non sono state trovate in questo momento.


    Bob Marshall: “Questo si riferisce alla riscoperta della risonanza atlantidea?”.

    FZ: “Sì”.


    (FZ, dall’intervista “Il postumo Frank Zappa parla con Bob Marshall”, Parte 1-29 settembre 1994)

    Bob Marshall: “Hai dedicato la tua autobiografia a Stephen Hawking. Sei stato influenzato da Hawking quando hai parlato con me dell’idea del tempo? Voglio dire, abbiamo avuto il colloquio nell’ottobre ’88. Il libro fu terminato nell’agosto ’88. Sei venuto a conoscenza di Hawking più tardi, all’inizio dell’89, per dedicare il libro?”.


    Frank: “Certo, mi ha influenzato”.


    Bob Marshall: “Hai letto il suo lavoro prima che facessimo la nostra intervista nell’88?”.


    Frank: “Sì”.


    Bob Marshall: “Nella nostra intervista, dici che uno scienziato un giorno dimostrerà le tue idee sul Tempo – che tutto sta accadendo tutto in una volta, allo stesso tempo. E’ lui lo scienziato che lo dimostrerà?”.


    Frank: “In parte, ma c’è dell’altro in arrivo”.


    (FZ, dall’intervista “Il postumo Frank Zappa parla con Bob Marshall”, Parte 1-29 settembre 1994)

    Evergreens: “Varese ha evidenziato che da ciò che ha fatto lui a ciò che ha fatto Zappa c’era una progressione. Ora, la discussione tra i due è: quanta influenza ha un compositore su un altro compositore? Quanto incide questa influenza su un compositore? Il punto di Zappa è che la musica stessa diventa derivata, una tortuosità che perpetua uno stile particolare finché qualcuno non esce dagli schemi. Varese è d’accordo con questo ma la discussione tra i due è: rompere gli schemi significa che è opposto a ciò che già esiste e inizia qualcosa di nuovo? O che, essendo opposto a ciò che già esiste, è stato creato dal ciclo tortuoso? Dov’è allora la creatività di un compositore? Come si può distinguere tra ciclo esistente ed inizio di un nuovo ciclo? Cos’è l’originale e cosa è il derivato? Questo pensiero ha seguito la mente di Zappa per anni. Ma ora ha la possibilità di lavorare e interagire con Varese in modo che ci sia un dialogo. Altri sono coinvolti in questo, specialmente quei sostenitori di Stravinsky, Prokofiev, per quanto riguarda la dissonanza culturale. Anche l’individuo Adolphe Sax, l’inventore del sassofono, ha voce in capitolo. Dice che voleva un suono particolare che non fosse prodotto da altri strumenti e che avesse il suono più rotondo e più ronzante in contrasto con il suono più acuto di una tromba o il suono dei legni. La creazione di questo strumento ha causato polemiche perché era uno strumento nuovo. In precedenza, non veniva considerato uno strumento per uso orchestrale. Era considerato un intruso.


    Bob Marshall: Come il sassofono, Zappa ha introdotto un nuovo ambiente?


    Evergreens: “Sì. Ora, ciò che Zappa sta sottolineando è fino a che punto può arrivare la dissonanza. Perché ciò che un’epoca considera risonante, un’altra epoca considera dissonante, specialmente un’era futura, in quanto il sassofono suonato per la prima volta veniva percepito dalle orecchie spesso come dissonante con quello a cui erano state abituate. Il suono del sassofono era per coloro che lo percepivano come un suono squillante. Non aveva il suono controllato. Zappa sottolinea che la musica stessa era controllata dallo strumento. L’introduzione di nuovi strumenti può produrre nuova musica. La nuova musica può produrre nuovi strumenti. Sono gli strumenti che alterano la direzione della musica, e ciò che appare dissonante alla fine comincia ad apparire risonante”.


    Bob Marshall: “Per me, in questo caso, Frank sta applicando il concetto di figura/suolo di Marshall McLuhan in relazione alle nuove tecnologie musicali”.


    Evergreens: “Sì”.

    (FZ, dall’intervista “Il postumo Frank Zappa parla con Bob Marshall”, Parte 2, 3 ottobre 1994)

  • Blood on the Canvas: the Frank Zappa & Eric Bogosian tape, recorded and never released, why?

    Intervista radiofonica con Eric Bogosian e Frank Zappa dell’11 luglio 1986 condotta da Greg Fitzgerald della WGBH, Boston

    Grazie ad uno short pubblicato su @BOBONZAPPA, il canale YouTube del ricercatore Bob Dobbs, ho scoperto il progetto Blood on the Canvas. Ringrazio Bob Dobbs per questo short

    Registrato su cassetta all’UMRK nel 1986, “Blood on the Canvas” viene descritto da Patricia A. Dreyfus (Money magazine, settembre 1986) come “una satira sullo spettacolo, una commedia musicale sulla castrazione e la morte sul palco”.

    Blood on the Canvas è stato scritto da Frank Zappa ed Eric Bogosian con musiche per Synclavier di Zappa. Fu eseguito da Eric Bogosian e prodotto/diretto da Zappa.

    Nel corso dell’intervista di Patricia A. Dreyfus, Frank Zappa con un luccichio diabolico negli occhi dichiarò: “Probabilmente, è la cosa più blasfema che qualcuno abbia mai sentito”.

    Blasfema? Avendo letto i testi delle varie tracce della cassetta pubblicati su Wiki Jawaka direi di sì. Il linguaggio non è semplicemente provocatorio ma esplicito, i testi seguono fedelmente la storia. Una storia oltraggiosa e irriverente. Tra i vari personaggi, troviamo un regista porno, un vecchio ebreo, un cristiano, prostitute, fumatori di crack, ubriaconi, pusher, fondamentalisti e… un artista performativo.

    Cosa intende Frank per ‘artista performativo’? Un artista disposto a tutto, ma proprio a tutto pur di ottenere una parte e sperare nel successo.

    “Se vuoi essere nello show business, devi dare il massimo; devi andare fino in fondo”. L’attore, in tutta la storia, deve essere disposto a tutto, anche a farsi evirare o a morire sul palco.

    “Ti paghiamo per morire. Abbiamo sbrigato tutte le pratiche con i sindacati, pagato la P&W; abbiamo fatto tutto noi…” dice Bobby all’attore Tony.

    Attore, comico, drammaturgo, sceneggiatore e romanziere statunitense, noto per i suoi monologhi teatrali, Eric Bogosian raccontò di questa sua esperienza con Zappa in un’intervista. Il progetto fu commissionato dal Los Angeles Museum of Contemporary Art. Avrebbe dovuto essere disponibile su cassetta presso la libreria del museo ma, dopo l’anteprima, lo stesso museo che richiese l’opera alla fine la bandì.

    Non si ha notizia di alcuna copia distribuita: l’intero programma era accompagnato da un avviso sul contenuto linguistico e si consigliava ‘discrezione’.

    “Frank e io abbiamo registrato il nastro nel 1986 nel suo studio sulle colline di Hollywood. Ho scritto ed eseguito tutto (tranne la musica). Frank ha curato e prodotto il mio materiale. A fine lavoro, Frank voleva controllarne i diritti d’autore. Quando morì, gli eredi di Frank hanno continuato a volerne il controllo totale. Mi sono offerto di condividere i diritti d’autore e non sono interessati. Adoro il pezzo e mi piacerebbe che la gente lo ascoltasse, soprattutto i fan di Zappa”. (Eric Bogosian)

    Bob Stone ha affermato che il pezzo radiofonico Blood on the Canvas non è mai stato pubblicato perché “la versione che ho sentito prevedeva una disputa sulla partecipazione ai diritti d’autore. Eric voleva più di quanto Frank fosse disposto a concedere per la sua partecipazione”. (Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles)

    “E’ stato fantastico lavorare con Frank Zappa, mi sentivo imparentato con lui a livello psichico. Zappa aveva plasmato la mia mente adolescenziale con un certo cinismo e un certo senso dell’umorismo. Negli anni Sessanta, furono MAD Magazine e Frank Zappa a dirmi come avrei dovuto pensare al mondo… All’epoca, era molto coinvolto nella questione dei Dead Kennedys perché erano stati censurati. Voleva realizzare una cassetta che sostanzialmente doveva essere censurata. Nessuno la trasmetteva mai alla radio tranne che a Boston. Avevamo un accordo con il Museum of Modern Art di Los Angeles per un’edizione limitata di 10.000 copie”.

    (Eric Bogosian intervistato dal regista Richard Linklater,The Austin Chronicle, novembre 1995)

    Blood on the Canvas

    Lato A

    1. Bobby, This is Tony
    2. Cue 1
    3. WXTC
    4. Massaggio Galore (BOTC)
    5. Cue 2
    6. It’s the Eighties
    7. Cue 3
    8. Get The Makeup
    9. Cue 4
    10. I Can Get Us In
    11. Cue 5
    12. I’m Going To Have To Put You On Medication
    13. Cue 6
    14. We’re Gonna Kill Ya
    15. Cue 7
    16. Chewin’ On The Wires
    17. Reagan At Bitburg (BOTC)

    Lato B

    Intervista radiofonica con Eric Bogosian e Frank Zappa dell’11 luglio 1986 condotta da Greg Fitzgerald della WGBH, Boston, prodotta in collaborazione con il LA Museum of Contemporary Art.

    La serie di tracce ‘Cue’ include brani strumentali. Massaggio Galore è la stessa di Jazz from Hell ma sfuma dopo circa un minuto.

  • Frank Zappa: Blood on the Canvas by Patricia A. Dreyfus, Money Magazine, Sept. 1986

    Il rocker iconoclasta Frank Zappa divenne famoso nel 1967 quando fu fotografato seduto sul water. Ancora oggi, Zappa si diletta ad oltraggiare la borghesia. La sua ultima fatica, in collaborazione con il monologhista Eric Bogosian, è una satira sullo spettacolo intitolata Blood on the Canvas. Può essere descritta come una commedia musicale sulla castrazione e la morte sul palco.

    “È probabilmente la cosa più blasfema che si sia mai sentita” esulta Zappa con un luccichio diabolico negli occhi castano-neri…

    (Patricia A. Dreyfus, Money Magazine, settembre 1986)

  • THE BAR (Dupree’s Paradise): xenochrony with music by Frank Zappa & George Gershwin

    xenocronia realizzata da Roxa con musiche di Frank Zappa e George Gershwin

    Per questa xenocronia ho utilizzato i seguenti brani: Dupree’s Paradise

    • Live Solliden, Stoccolma, Svezia, 21 agosto 1973
    • Live Cheaper Than Cheep, 21 giugno 1974
    • Live Berkeley Community Theatre, 16 febbraio 1974
    • Live Helsinki, Finlandia 1974, You Can’t Do That On Stage Anymore, Vol. 2 – The Helsinki Concert
    • Live 1988, Make A Jazz Noise Here
    • An American in Paris (George Gershwin)
    • Rhapsody in Blue (George Gershwin)
    • Summertime (George Gershwin).

    Le immagini lievemente rallentate dello storico Live a Solliden (Stoccolma) del 21 agosto 1973 non sono sincronizzate con la xenocronia.

    “Dupree’s Paradise è il nome di un bar a Watts dove andavamo per le jam session delle 6 del mattino”. (Frank Zappa, International Herald Tribune, 10 gennaio 1984)

    In effetti, la lunga suite polimetrica Dupree’s Paradise di Frank Zappa è ispirata ad una caotica jam session mattutina in un bar sull’Avalon Boulevard a Watts, Los Angeles, di una domenica del 1964. Catturando l’atmosfera di questa scena, il brano presenta un gruppo eterogeneo di personaggi tra cui ubriaconi, musicisti, degenerati e poliziotti, il tutto sullo sfondo della cultura beatnik. Zappa combina elementi come ritmi derivati da modelli linguistici e stili musicali che ricordano George Gershwin e il serialismo.

    In lingua inglese, il termine ‘bar’ non si riferisce soltanto al classico locale dove recarsi per gustare un caffè o consumare cibo e bevande a tutte le ore. Nel linguaggio musicale, ‘bar’ si traduce in ‘barra, battuta, misura’ che contiene un certo numero di note e pause. In origine, il termine inglese ‘bar’ indicava, oltretutto, la sbarra o bancone che separa il barista dai clienti.

    Il tour di debutto del brano risale a febbraio/luglio 1973 durante cui emergono due talenti: George Duke alle tastiere e Jean-Luc Ponty al violino elettrico, protagonisti di storici assoli insieme all’impressionante trombone di Bruce Fowler ed agli inconfondibili assoli di Frank Zappa con alle percussioni una Ruth Underwood in gran forma.

    Dupree’s Paradise appare in diversi album per altrettante versioni:

    Over-Nite Sensation 50th Anniversary Super Deluxe Edition, Piquantique e Unmitigated Audacity (BTB 1),

    Road Tapes Venue 2,

    Halloween 73,

    The Roxy Performances,

    Roxy By Proxy,

    Apostrophe (‘) 50th Anniversary Edition,

    Zappa/Erie,

    Cheaper Thank Cheep,

    You Can’t Do That On Stage Anymore Vol. 2 e Vol. 5,

    Studio Tan (Lather),

    The Perfect Stranger,

    Strictly Genteel,

    Make A Jazz Noise Here.

    “Zappa è, in qualche modo, il Gershwin del rock alternativo, rappresenta la capacità di usare tutto nella stessa maniera.

    (Gino Castaldo, critico musicale, Mangiare Musica giugno 1994)

    “Mi piace pensare la musica come una scienza emozionale”. (George Gershwin)

    Il compositore, pianista e direttore d’orchestra statunitense Jacob Gershowitz (in arte George Gershwin, 1898/1937) è ritenuto l’iniziatore del musical americano.

    Le sue composizioni combinano la musica classica con le sonorità tipiche della musica popolare (in particolare, del jazz). Un grande punto in comune con Frank Zappa.

    La principale innovazione di Gershwin sta nel fondere elementi classici (schema rigido, perfezione nello stile, ecc.) con ritmi e melodie jazz fortemente radicate nella musica nera americana.

    Iniziò a suonare il piano senza metodo all’età di 10 anni. Prese lezioni di pianoforte per due anni in modo dilettantistico: cercava di riprodurre le melodie ascoltate ai concerti per orchestra e studiava per suo conto il metodo classico dei grandi maestri europei.

    Insieme a suo fratello Ira, nel 1928 George Gershwin si recò a Parigi per dedicarsi allo studio della composizione. Diversi compositori, tra cui Maurice Ravel, si rifiutarono di fargli da insegnanti. Temevano che il rigore della classicità potesse reprimere la sua propensione per il jazz.

    Gershwin fu fortemente influenzato dai compositori francesi del tardo XIX secolo come Debussy e Ravel ma anche da Igor Stravinskij e Arnold Schonberg. Un altro punto in comune con Zappa.

    The Guardian stabilì la sua appartenenza massonica insieme ad altri grandi del jazz come Glenn Miller, Paul Whiteman e Irving Berlin.

  • Absolutely Free, il libretto completo: parole e musica di Frank Zappa (1967)

    Absolutely Free: il libretto completo con tutte le parole sul disco

    ABSOLUTELY FREE – THE COMPLETE LIBRETTO

    ABSOLUTELY FREE – THE MOI AMERICAN PAGEANT

    Entrambi i libretti completi accompagnano la registrazione VERVE V/V6-5013 delle MOTHERS of INVENTION.

    Parole e musica di FRANK ZAPPA (1967)


    PREFAZIONE

    Secondo John Tasker Howard, la musica ha sempre mostrato in che modo le persone pensano e sentono. Probabilmente ha ragione. La musica delle MOTHERS rappresenta i sentimenti di quella che potrebbe essere descritta come LA VASTA MINORANZA. I sentimenti delle persone ai margini di tutto… quelle a cui non importa di essere IN o OUT… non importa di essere HIP, HEP, SWINGIN’ o ZORCH. Questo è il pubblico che le MOTHERS vogliono raggiungere… quei pochi che hanno dentro di sé il potere di causare o motivare il cambiamento sociale ma non l’hanno mai usato per un motivo o per l’altro. Se stai leggendo questo e lo capisci (anche se hai i capelli corti e guardi la TV 18 ore al giorno), è ora che tu capisca CHI e COSA SEI. È ora che tu capisca cosa significano le parole delle nostre canzoni.

    Questo album fu registrato la settimana prima del Giorno del Ringraziamento, nel novembre del 1966, a Los Angeles, presso i Sunset Highland Studios della TTG Inc., in una serie di 4 sessioni (circa 25 ore di studio). Fu editato e rimixato a New York City, presso gli MGM Studios, in 5 sessioni (circa 35 ore di studio) la settimana successiva. L’album fu finalmente pubblicato intorno al 26 maggio 1967… il motivo del ritardo? In parte a causa di questo libretto. Il piano originale era di includere nell’album i testi di questa brochure. La casa discografica tentò di censurare i testi e ne seguì una lunga e complessa discussione. Fummo costretti a realizzare questo prodotto.

    La musica in sé ha richiesto diversi anni di composizione (America Drinks & Goes Home è stata scritta nel 1964… la maggior parte degli altri segmenti sono stati scritti prima o subito dopo l’uscita di Freak Out! (il nostro primo album, nel 1966). Ci auguriamo che questo materiale vi aiuti ad apprezzare il nostro lavoro a un livello più personale.

    Grazie
    Frank Zappa per The Mothers of Invention

    INTRODUZIONE AL TESTO

    La seguente introduzione al testo di Absolutely Free è apparsa sul quotidiano underground britannico The International Times (Frank Zappa, “Mothers of Invention; The Lyrics Are Absolutely Free.” The International Times 18.1/6 – 31 agosto – 13 settembre 1967 – 10-12.):

    QUESTE sono le parole dei brani del nostro nuovo album “Absolutely Free”. Non si tratta di una ristampa del libretto originale pubblicato negli Stati Uniti per accompagnare questo disco. È un tentativo frettoloso di dare all’ascoltatore britannico la possibilità di comprendere più a fondo il messaggio insito nell’album.

    Pauline Butcher, segretaria personale, in una massacrante sessione di cinque ore, è stata sottoposta al terribile compito di tradurre le incomprensibili assurdità del nostro album in un formato che spero la maggior parte di voi possa comprendere.

    Alcuni termini, abbreviazioni ed espressioni colloquiali utilizzati nei testi potrebbero non essere familiari agli ascoltatori britannici. Oltre alle parole delle canzoni, questa versione speciale del libretto includerà brevi spiegazioni tecniche. (Frank Zappa)

    PLASTIC PEOPLE

    Gli stronzi insinceri che governano il Paese di quasi tutti sono persone di plastica. Riferimenti a Sunset Boulevard, Pandora’s Box, CIA e Laurel Canyon, tutti legati alle prime rivolte giovanili a Los Angeles l’anno scorso. (segue il testo)

    THE DUKE OF PRUNES

    The Duke of Prunes è una canzone d’amore surreale. L’immaginario sessuale eufemistico popolare nei brani country blues, con cui molti di voi potrebbero già avere familiarità, viene trasposto in questo particolare brano dal semplice “… me, suck me, till my eyes roll back baby” a “prune me, cheese me, go-kart…” o qualcosa del genere. Questa canzone è molto strana. (segue il testo)


    AMNESIA VIVACE

    Un affascinante duca cerca di rimorchiare due cheerleader in un parcheggio che lo colpiscono in faccia con una pietra, portando Amnesia a mormorare tra i denti: “Duca, duca, duca, duca… Prugne, prugne, prugne, prugne… È bello rivederti… Sarai la mia duchessa delle prugne, la mia duchessa delle prugne…”.

    THE DUKE REGAINS HIS CHOPS

    (segue il testo)

    CALL ANY VEGETABLE

    L’indizio migliore per questa canzone potrebbe risiedere nel fatto che le persone inattive in una società, le persone che non sono all’altezza delle proprie responsabilità sono verdure. Credo che queste persone, anche se inattive, apatiche o indifferenti, possano essere motivate verso un tipo di esistenza più utile. Credo che se chiami una verdura qualsiasi, questa ti risponderà. (segue il testo)

    INVOCATION & RITUAL DANCE OF THE YOUNG PUMPKIN

    La giovane zucca danza e suda attorno a una scrivania, portando all’Amnesia.

    SOFT SELL CONCLUSION AND ENDING

    (segue il testo)

    AMERICA DRINKS

    Su questo lato dell’album ci sono due versioni del testo. Questa versione che apre il secondo lato è, in effetti, un’astrazione (in anticipo) del testo che chiude il secondo lato. I versi iniziali di “One, two, buckle my shoe” e “doopie, doopie” derivano da un periodo chiamato “My Little Red Book”. (segue il testo)


    STATUS BACK BABY

    Status Back Baby è una canzone sulla giovane America acneica e sulle sue prove e tribolazioni quotidiane. È un peccato che molti giovani americani si preoccupino davvero di perdere il loro status al liceo. De Molay è un’organizzazione religiosa giovanile negli Stati Uniti. Una Pom Pom Girl è una ragazza che taglia strisce di carta crespa per tutta la settimana dopo la scuola per creare un oggetto noto come pom pom, ovvero una palla gonfia composta da strisce di carta crespa. Dopo aver creato il suo pom pom, andrà alla partita di football e salterà in aria con il suo pom pom in mano gridando, mentre lo fa, queste parole immortali: “Abbiamo una squadra che è sulla trave, davvero brava. Forza tigri, scuoiamole vive” oppure “Spingiamole indietro, spingiamole indietro. Ci piace, sissboombah”. Poi bevono birra e rimangono incinte nel retro dell’auto di qualcuno. (segue il testo)


    UNCLE BERNIE’S FARM

    Uncle Bernie’s Farm è una canzone sui giocattoli brutti e sulle persone che li producono. È implicita la possibilità che le persone che comprano i giocattoli brutti possano essere brutte quanto i giocattoli stessi.
    (segue il testo)

    SON OF SUZY CREAMCHEESE

    Son of Suzy Creamcheese è l’emozionante saga di una giovane groupie. Le sue azioni sono tutte motivate dal desiderio di essere sempre “in” (alla moda). Da qui l’abuso di droghe (perde la testa per l’assunzione di troppo acido), il furto della scorta nascosta di droga del fidanzato e la partenza da Los Angeles per una marcia di protesta a Berkeley. (segue il testo)


    BROWN SHOES DON’T MAKE IT

    Brown Shoes don’t make it è una canzone sulle persone che gestiscono il governo: creano leggi e ordinanze inique, forse inconsapevoli del fatto che le restrizioni che impongono ai giovani in una società sono il risultato delle loro frustrazioni sessuali nascoste. I vecchi sporcaccioni non hanno alcun diritto di governare il tuo Paese.
    (segue il testo)

    AMERICA DRINKS AND GOES HOME

    America Drinks And Goes Home è una parodia poco sottile del comportamento degli adulti nei cocktail bar di quartiere americani. L’umorismo è rivolto a:

    1. il tipo di musica che i tuoi genitori amano ascoltare;
    2. il modo in cui amano che venga eseguita (la mancanza di sincerità del cantante da night club nel suo discorso di chiusura agli alcolisti al bar);
    3. il modo in cui il pubblico persiste nel parlare a un livello superiore a quello della musica durante l’esecuzione (il che smentisce la loro mancanza di rispetto per l’arte e per chiunque sia coinvolto nell’esecuzione musicale)

    (segue il testo)

  • FZ e MOI al Village Theatre di NY nel 1967 per una curiosa beneficenza

    FZ e MOI al Village Theatre di NY 1967

    Il 28 giugno 1967 al Village Theatre di New York i Mothers of Invention hanno partecipato al Festival Bread For Heads, un evento di beneficenza a sostegno della difesa legale per i fumatori di marijuana arrestati.

    E’ davvero curioso considerando quanto Frank Zappa fosse contrario all’uso di qualsiasi tipo di droga ma era anche a favore della legalizzazione delle droghe.

    Tra i vari partecipanti al Festival: The Fugs, Allen Ginsburg e Tim Buckley.

  • Frank Zappa e Mark Pinske: 1000 modifiche in fase di remix della LSO

    Frank Zappa e Mark Pinske

    Frank Zappa e l’ingegnere del suono Mark Pinske realizzarono circa 1000 modifiche al nastro durante il remix delle registrazioni della London Symphony Orchestra.

    Mick Ekers (autore di Zappa’s Gear)

  • Frank Zappa: 35 chitarre Hagstrom per Lumpy Gravy?

    Frank Zappa con una chitarra Hagstrom
    Frank Zappa in Lumpy Gravy

    Nel 1967 Frank Zappa registrò uno spot radiofonico per l’agente statunitense della Hagstrom, in cui dichiarava di aver usato 35 chitarre Hagstrom per l’album Lumpy Gravy!

    (Mick Ekers, autore del libro Zappa’s Gear)

  • David Walley su Frank Zappa: controversie con il libro “No Commercial Potential”

    David Walley (autore del libro “No Commercial Potential") con Frank Zappa al Newport Jazz Festival, 1969

    Frank Zappa era infuriato con lo scrittore David Walley. Disse che Walley gli aveva inviato la bozza quando avevano già stampato 10.000 copie. Sottolineò che c’erano grosse inesattezze che non avrebbero mai potuto essere corrette.

    “Walley è andato in giro intervistando molte persone, non ha mai fatto riferimenti incrociati, non ha mai esaminato nulla che qualcuno avrebbe detto su qualcun altro. Ha semplicemente messo insieme un sacco di citazioni” (FZ).

    David Walley, nel corso di un’intervista condotta da Paul Remington, ha detto la sua.

    (estratto dall’intervista a David Walley di Paul Remington pubblicata su Zappa Wiki Jawaka)

    “Ero uno dei pochi scrittori a New York che stava dalla sua parte, che sapeva come scrivere di quello che faceva. Frank mi disse: ‘Sei una delle poche persone che capisce quello che faccio’. Mentre stavo concludendo il mio soggiorno a Los Angeles, gli dissi che ero troppo sopraffatto dal materiale, che mi turbava il fatto che lui potesse vivere in un tale caos (la situazione interna alla band, le questioni familiari dietro le quinte, ecc.) e tuttavia essere così solo. Mi guardò in modo molto strano e non disse una parola, ma sapevo di aver colto nel segno. Ricordo di avergli detto che non potevo scrivere il libro, che non sapevo cosa fare. Rispose: ‘Certo che puoi farlo, sai cosa sta succedendo. Sei un bravo scrittore’.

    Credo che avesse difficoltà ad essere onesto con le persone perché pensava che gli avrebbero fatto del male…”.

    “Ho analizzato la musica di Frank Zappa da storico culturale. Era interessante non solo dal punto di vista di ciò che scriveva (testi, assemblaggi musicali di stili), ma anche di come lo faceva. Se fosse stato solo una rock star, pur potendo apprezzare quello che faceva non ne sarei stato così ossessionato…  Era qualcosa di più di una semplice star del rock and roll. Era un compositore che usava il rock and roll come un’altra forma di musica americana. Sono rimasto colpito dal suo uso di forme musicali di ogni genere, così come dal tono satirico dei suoi testi. Aveva le parole e aveva anche la musica, ed era un personaggio americano unico, molto simile a Charles Ives e Howlin’ Wolf… Era anche una figura ‘seria’ e all’epoca ‘controculturale’, ma non nel senso del termine che si dà alla moda…

    Era il 1967. Vidi i Mothers al Garrick Theater di New York City. Quando mi trasferii a New York City ed iniziai a lavorare per Jazz and Pop, recensii We’re Only In It for the Money e Uncle Meat. Dato che il mio editore era amico di Frank, riuscii ad incontrarlo al Newport Jazz Festival, dove lesse l’articolo e mi disse che ero una delle poche persone a sapere cosa stesse facendo. Così continuai a scrivere di Frank e fui uno dei pochi critici della stampa underground a dargli più voce…”.

     “La prima reazione di Zappa al libro fu questa: era divertito, ma non eccessivamente entusiasta… Molti dei soci di Zappa mi hanno contattato e mi hanno detto che avevo scritto un libro esplosivo. Tuttavia, mi hanno detto di NON dirlo a Frank perché li avrebbe licenziati. Ho rispettato i loro desideri, naturalmente, ma ho trovato un certo grado di soddisfazione nel loro consenso per ciò che avevo cercato di fare. I membri della band dovevano stare attenti a quello che dicevano in sua presenza o sulla stampa… Quando Frank licenziò i primi Mothers, lui aveva il controllo: era il leader. Li pagava e loro lavoravano per lui, non con lui… Il libro ha offeso solo Frank, tutti gli altri mi hanno detto che, che gli piacesse o no, era fatto così… A mio parere, la teoria della ‘spinta negativa’ è venuta da Frank stesso, che ha pensato a quello che avrei potuto dire ma non ho detto. Forse avrebbe potuto gestirla molto, molto meglio se l’avessi fatto io. Ma continuo a non capire cosa ci sia di negativo nell’affermare che gli esseri umani sono fallibili. Era un essere umano in un universo umano. Era un grande artista, forse un genio. Anche i geni a volte possono essere stronzi, e allora? Frank passava molto tempo a dare degli stronzi agli altri, cosa che era un suo diritto, ma non riusciva mai a guardare se stesso con altrettanta chiarezza… So quanta cura, sudore e fatica ho impiegato nella scrittura del libro e nella ricerca…

    Nessuno, né Zappa né Mutt Cohen (fratello di Herbie), aveva fatto intendere che avrebbero fatto causa. Il mio editore era in difficoltà, pensando che non avessi mai ottenuto il permesso ma lo consegnai anche se andò perso alla morte del contabile dell’editore e i documenti rimasero bloccati sulla scrivania per sei mesi…Ero persino pronto a rimuovere personalmente i testi offensivi (al di sopra del quoziente di fair use), a far firmare il libro ad ogni persona che aveva contribuito e a scrivere sulla copertina “Censurato”, il che avrebbe certamente aumentato il valore del libro, almeno come reperto storico. Quando finalmente abbiamo trovato il permesso, abbiamo inviato i soldi che ci hanno restituito. Alla fine abbiamo detto “fanculo” e abbiamo pubblicato il libro. Sembra che alla lunga sia andato tutto bene, eh? Ciò che Frank ha detto pubblicamente era spesso in contrasto con il suo modo di agire…

    Chiunque abbia un minimo di buon senso comprende che il libro contiene una mia interpretazione personale in base al modo con cui ho assimilato i fatti (che è prerogativa dello scrittore). Quindi, non ho mai capito perché Frank abbia continuato a passare anni della sua vita (gran parte degli anni Settanta) a criticarmi. Ricordo di avergli detto che se il libro non gli piaceva, non c’era bisogno che lo dicesse. Zappa ha rilasciato interviste su Gallery e Penthouse definendomi uno psicotico – una persona disturbata che non capiva minimamente cosa lui rappresentasse. Ha affermato nelle interviste che dovevo essermi inventato tutto, che niente di tutto ciò aveva alcun fondamento! Sono rimasto davvero ferito dalla reazione di Frank al mio libro, dato che nutrivo solo rispetto per il suo lavoro e per ciò che stava cercando di fare. Ho pensato che fosse una reazione incredibilmente paranoica, ma suppongo che fosse il prodotto della sua visione del mondo, oltre al fatto che in effetti era piuttosto protetto, o meglio, pretendeva di esserlo. Frank era bravo a criticare tutti gli altri, ma non riusciva a reggere le critiche… Professori di università e college mi hanno detto che se uno vuole conoscere l’America degli anni Sessanta, il mio libro lo introduce in modo rapido, accurato e abile. Non dimenticare che mi sono sempre considerato uno storico culturale, anche quando scrivevo di musica pop”.

    “Il suo cinismo era la sua difesa contro il fallimento critico. Ciò che Zappa aveva più di ogni altra cosa era una volontà nuda e cruda, che si manifestava nei suoi sforzi compositivi. In ogni caso, si considerava un outsider nella classica modalità di Colin Wilson (grande classico sull’alienazione). Guarda, il mondo è un posto piuttosto assurdo, le persone sono strane, giusto? Se non puoi riderne, devi piangere. Chi ha bisogno di questo? C’è anche una certa risata cosmica nella satira di Zappa, sebbene a tratti si sia fatta un po’ troppo pesante. Credo che ciò fosse dovuto al suo assecondare i gusti del suo pubblico man mano che si evolvevano…”.

    “Ho scritto la postfazione il giorno della morte di Frank Zappa, l’ho revisionata parecchio e l’ho inviata al New Yorker Magazine. Quando ho finito l’aggiornamento, ho deciso che la volevo anche nel libro; come la mia voce, i miei pensieri. Avevo fatto il mio lavoro di biografo di Zappa e ho pensato che fosse ora di uscire dalle luci della ribalta e fare il mio piccolo discorso. Se il libro non fosse stato ripubblicato, la postfazione sarebbe rimasta nel mio hard disk come uno spazio elettronico vuoto… Onestamente, ero in conflitto con lui. Amavo davvero quell’uomo e il suo lavoro. Non mi piaceva come mi trattava quando non gli avevo fatto nulla. Credo che, considerando quello che avrei potuto scrivere, sono stato decisamente piuttosto “gentile” con lui da questo punto di vista. Comunque, che senso avrebbe avuto scrivere un libro che distruggeva qualcuno di cui rispettavo la musica e la cui visione in qualche modo condividevo? Gli scrittori non dovrebbero esprimersi? Lui era un grande esempio di onestà e di sincerità. Ho pensato che fosse giusto che esprimessi le mie opinioni. Peccato che la postfazione non sia apparsa nel New Yorker…”.

    “Per Frank le visite personali erano uno ‘sforzo’. Lo faceva con tutti. Era a disagio con se stesso (disagio con il linguaggio) ed era veramente felice solo quando lavorava e scriveva. In pubblico aveva questa personalità, geniale ma distaccata. Beh, almeno per me era un atteggiamento un po’ autoritario… Per la cronaca, Frank ha sempre sostenuto, dopo l’uscita del libro e quando ancora parlavamo, che io abusavo della sua amicizia ​​e non sono mai riuscito a capire cosa intendesse…”.

    https://wiki.killuglyradio.com/wiki/David_Walley’s_Exclusive_Interview

  • Strumenti vari e insoliti di Frank Zappa venduti all’asta

    Gong sinfonico di Paiste di Frank Zappa
    1. Gong sinfonico di Paiste

    Un Gong sinfonico di Paiste d’epoca da 28 pollici, suonato sul palco da Ruth Underwood (percussionista di Frank Zappa).

      Faceva parte del set di percussioni di Underwood. Il gong è presente in “A Token of His Extreme”, un album dal vivo registrato da Zappa il 27 agosto 1974 al KCET di Los Angeles, California.

      Il gong presenta due fori sulla parte superiore, utilizzati per il montaggio, sette fori aggiuntivi nella parte inferiore ed una leggera crepa tra alcuni di essi. 

      battuto all’asta Julien’s Auction per 11.700 dollari

      Fisarmonica Numana d'epoca di Frank Zappa

      2. Fisarmonica Numana d’epoca

      Fisarmonica Numana vintage, anni ’70, con 41 tasti e 120 bassi, completa di custodia rigida nera, appartenuta a Frank Zappa.  

      Questa fisarmonica è uno strumento di fabbricazione italiana, in ottime condizioni, con tracolla.

      battuta all’asta per 1.300 dollari

      arpa a ciotola d'epoca di Frank Zappa

      3. Arpa a ciotola d’epoca

      Una rara arpa a ciotola d’epoca appartenuta a Frank Zappa.

      L’arpa a ciotola ha una splendida finitura satinata naturale. È dotata di meccaniche per chitarra montate su un blocco di legno fissato alla ciotola con viti. Dall’altro lato della ciotola si trova un’asta di metallo montata su una graziosa cornice di legno intagliato, imbullonata su una piastra metallica sulla ciotola. Le corde partono dall’asta di metallo, attraversano il corpo cavo della ciotola e sono legate alle meccaniche sull’altro lato.

      All’interno della camera sono presenti tre pickup per chitarra DeArmond in stile tostapane, controllati da una manopola di tono e una di volume fissate sul fondo della camera. Un filo esce dal fondo della camera ed è dotato di un connettore da 1/4 di pollice che può essere collegato a un amplificatore per chitarra. All’interno della camera sono presenti un totale di dodici corde di spessore variabile.

      L’arpa a ciotola produce un suono quando è collegata alla presa di corrente; le manopole del volume e del tono funzionano.

      Alla fine degli anni ’60, Norman Stubbs fondò la East West Musical Instruments Company, nota per le sue giacche di pelle. Per un breve periodo, l’azienda produsse un innovativo strumento musicale chiamato Bowl Harp. Si trattava di un prodotto ispirato dalla passione di Norman per la musica indiana. L’impresa fu finanziata in gran parte dai “soldi facili” della prima iniziativa imprenditoriale di Stubbs, che vendeva un prodotto che prometteva di “chiudere la bocca e aprire gli occhi”. Lo stesso prodotto che, a quanto pare, aveva finanziato i Grateful Dead. La Bowl Harp si rivelò un disastro musicale e commerciale, secondo Stubbs.

      Abbiamo qui uno strumento musicale raro e d’epoca che riflette un’epoca in cui la sperimentazione e l’innovazione senza paura erano all’avanguardia del progresso. Questi sono attributi spesso associati a Zappa. Era un vero visionario e un innovatore coraggioso per la sua epoca. Questa arpa a ciotola testimonia la curiosità musicale di Zappa, la sua libertà e lo stupore infantile con cui si avvicinava alla composizione musicale. Non sorprende che Zappa possedesse un’arpa a ciotola tra il suo arsenale di strumenti eclettici.

      battuta all’asta Julien’s Auction per 3.810 dollari

      Sassofono baritono Buescher di Frank Zappa

      4. Sassofono baritono Buescher

      Sassofono baritono Buescher del 1925, numero di serie 194696, etichetta ICA 949, in una custodia da viaggio grigia. Si ritiene che questo sassofono sia stato suonato da Motorhead Sherwood, dei Mothers originali, e da Bill “Stumuk” Nugent. Lo si può vedere anche nel film ” Uncle Meat” (1987).

      battuto all’asta Julien’s Auction per 8.320 dollari

      Coppia di tamburelli di Frank Zappa

      5. Coppia di tamburelli

      Un paio di tamburelli, uno realizzato dalla CB Percussion e l’altro realizzato a mano in Messico da Velasso con finitura in legno scuro.

      battuti all’asta Julien’s Auction per 780 dollari

      Charango di Frank Zappa

      6. Charango

      Charango tradizionale a 10 corde con corpo ricavato da un guscio di armadillo.

      battuto all’asta Julien’s Auction per 384 dollari

      Marimba Musser 250 Concert Grand di Frank Zappa

      7. Marimba Musser 250 Concert Grand

      Marimba Musser 250 Concert Grand in palissandro utilizzata da Frank Zappa nel suo studio di casa, l’Utility Muffin Research Kitchen.

      battuta all’asta Julien’s Auction per 18.750 dollari

      Tubular Bells di Frank Zappa

      8. Tubular Bells

      Un set di cinque tubular bells (campane tubolari) in una custodia da viaggio blu con la scritta “P-15 Intercontinental Absurdities”. Usato da Ed Mann in tour con Zappa negli anni ’80.

      battuto all’asta Julien’s Auction per 1.875 dollari

      Vibrafono Deagan Commander di Frank Zappa

      9. Vibrafono Deagan Commander

      Un vibrafono Deagan Commander in una custodia da viaggio grigia con un adesivo che dice “Frank Zappa and the Mothers Est. 1960 Cucamonga CA” e la scritta “ICA, P2, DSR P02 Fragile”. Il vibrafono può essere visto nel film di Zappa Roxy the Movie.

      battuto all’asta Julien’s Auction per 56.250 dollari

      Campanelli Musser di Frank Zappa

      10. Campanelli Musser

      Un set di campanelli Musser da 1,5 ottave con quattro bacchette e una custodia bianca con la scritta “ICA P7 USC”. I campanelli furono utilizzati tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 nei tour di Frank Zappa e possono essere visti nel film Roxy: the Movie (Universal, 2015).

      battuto all’asta Julien’s Auction per 15.625 dollari