Frank Zappa's mustache - Music is the Best

Categoria: Deep Inside FZ

  • FZ su Vinnie Colaiuta: una prova della percezione extrasensoriale

    FZ su Vinnie Colaiuta: una prova della percezione extrasensoriale

    Frank Zappa su Vinnie Colaiuta

    Vinnie Colaiuta è stato il penultimo grande batterista di Zappa (è entrato a far parte della sua band nel ’78) e uno dei musicisti più stimati da Frank come persona: “un individuo veramente unico, capace di suonare con stile e attitudine”.
    Vinnie era stato presentato a Zappa da Tom Fowler ed era entrato immediatamente nelle sue grazie. Diversamente da tanti altri sidemen, Colaiuta trattava il leader da pari a pari riuscendo a non generare alcun tipo di tensione. Con lui Zappa trovò quello che cercava: un drumming articolato secondo criteri quasi architettonici, ma capace di muoversi anche in spazi ritmici ristretti con calibrate invenzioni estemporanee. Un animale ritmico impeccabile nella creazione di figure, nella distribuzione delle dinamiche, nelle combinazioni sonore che dal vivo riusciva a primeggiare senza invadenza.
    “E’ un mutante. Per suonare 13 contro 5 non deve neppure pensarci: se lo immagina e lo suona. Fa parte del linguaggio del suo corpo. Era in grado di suonare qualunque cosa gli chiedessi: 13 con una mano, 11 con l’altra, qualcos’altro ancora con i piedi, lo faceva con piacere e naturalezza. Non ho mai visto nessun altro con un tale fiuto quasi animale per i poliritmi e per il modo in cui dovrebbero suonare” (Frank Zappa).
    Emerge anche con evidenza la sua capacità di accompagnare gli assoli di Zappa creando movimento senza entrare in conflitto con la tipica asimmetria chitarristica del leader.
    “Sa sempre dov’è e dove sta andando, saprà rientrare al momento giusto” (Frank Zappa). Viene esaltata quella capacità quasi telepatica di sintonia con il solista di cui Colaiuta è dotato: “una prova positiva dell’esistenza della percezione extrasensoriale” come ha dichiarato lo stesso Zappa “io e lui suonavamo esattamente la stessa cosa in un certo numero di punti dove sarebbe stato impossibile prevedere cosa stava accadendo”.
    Riguardo alle figure chitarristiche utilizzate da Zappa, basta poi sfogliare il volume delle trascrizioni per trovare una quantità di raggruppamenti alquanto esoterici: gruppi di nove semibiscrome nello spazio di otto (Gee, I like your pants) e perfino quelle che lui chiama mystery hemiolas, cioè insoliti raggruppamenti su base 3 come 4:3, 8:3 e 27:3 che manderebbe al manicomio qualsiasi diplomato in solfeggio.
    (dal libro Frank Zappa Domani di Gianfranco Salvatore)

  • Frank Zappa: il direttore d’orchestra pazzo

    Frank Zappa: il direttore d’orchestra pazzo

    Frank Zappa direttore d'orchestra

    Un’idea precisa di Zappa se l’è fatta chi, un anno e mezzo fa, era alla U.C.L.A., l’università statale californiana, per l’incisione dal vivo di un album poi mai pubblicato con l’Abnucleas Emuukha Electric Symphony Orchestra.
    Ci trovammo davanti una specie di piccolo Palazzo dello sport illuminato a giorno.
    L’orchestra sul palco era una di quelle serie. Il maestro, per quanto bizzarro, pure. Perfino Zappa era serio mentre sedeva al centro della sala davanti pazzeschi macchinari per la registrazione di questo suo esperimento di musica contemporanea.
    Un’ora è filata liscia così fra una cascata di suoni sconnessi con Zappa che si alternava alla direzione dell’orchestra con il maestro sempre più sudato. Il tutto, per quanto strano, risultata divertente. Alla fine Zappa, quando nessuno sapeva più che pensare e i commenti sussurrati erano cessati per lasciare il posto a una sensazione a metà fra lo stupore e la noia, ha voluto spiegare come aveva composto quella musica. La domanda che mi ponevo era come (al di là del valore discutibile dell’esperimento) avesse potuto scrivere su uno spartito quell’ammasso di suoni irreali.
    Frank Zappa: “Il motivo per cui siamo qui lo sapete, vero? Era tempo che volevo cimentarmi in un lavoro che coinvolgesse una vera orchestra. La musica che avete ascoltato finora è stata composta di getto. Niente scervellamenti a tavolino per riempire gli spartiti. Qualcun altro ha pensato man mano a trascrivere una serie d’improvvisazioni culminate nell’esibizione di questa sera. Per essere più chiaro, eseguiremo adesso un pezzo improvvisandolo come abbiamo fatto durante la preparazione io e l’orchestra”.
    A quel punto Zappa introdusse il pubblico alla parte più interessante, più assurda di tutta la serata. Cominciò rivolgendosi prima ad un pezzo poi all’altro, poi a tutti contemporaneamente dell’orchestra. Con la voce e con i gesti chiedeva, ad esempio, al trombone, di ripetere una certa tonalità. Quindi, mentre a gesti e parole faceva capire al trombone di continuare così, si rivolgeva al violino, poi man mano, imitando con la voce i suoni e con le mani i tempi, al clarino, alla batteria, all’arpa, le trombe, l’oboe, le viole, il piano, la chitarra e così via. A quel punto Zappa scatenato, quasi in stato di trance, conduceva i 27 pezzi dell’orchestra, fra un «poh, poh, tzih, tzih, dlen, dlang, tunf, plin, tock, peeh, zum, din, fiuù …» nell’esecuzione più sconvolgente della intera serata. La curiosità del pubblico era stata soddisfatta. Per quanto pazzo possa essere condurre un’orchestra in quel modo, Zappa lo trovava divertente, e cosi i presenti.
    (Vincent Messina, Popster, settembre 1977) 

  • FZ: la sua teoria dei capelli lunghi

    FZ: la sua teoria dei capelli lunghi

    Frank Zappa e la teoria dei capelli lunghi

    “Facciamo molti più soldi di quanto la gente immagini basandosi sul nostro aspetto” dice ridendo Frank, probabilmente il rock n roller più strano che esista. È anche una delle persone più gentili e intelligenti in circolazione, un uomo la cui personalità è in netto contrasto con il suo aspetto.
    Ha una teoria interessante riguardo ai suoi capelli arruffati, lunghi fino alle spalle, che ha fatto crescere negli ultimi quattro anni.
    “Li ho lasciati crescere per vedere cosa sarebbe successo” ha spiegato con la sua consueta curiosità. “Sono sorti molti problemi da questo, ma ho presto scoperto che i capelli lunghi sono più che un semplice simbolo di stranezza. In realtà, ho scoperto che il tuo grado di percezione si estende in proporzione alla lunghezza dei tuoi capelli. Una volta ho letto un referto medico che affermava che il motivo per cui le persone hanno i peli pubici è per via di una comunicazione più sensuale: penso che i capelli lunghi aumentino la tua empatia. Sperimento di continuo su di me osservando le mie reazioni a stimoli emotivi di ogni tipo e la maggior parte delle volte ho trovato che le mie teorie sono corrette. Ho perfezionato alcune cose da quando ho iniziato a fare la cavia di me stesso”.
    (Frank Zappa, da un’intervista di ottobre 1967)

  • La peluria a forma di triangolo sul petto di FZ

    La peluria a forma di triangolo sul petto di FZ

    la peluria a forma di triangolo sul petto di Frank Zappa

    La peluria sul petto di Frank Zappa forma un triangolo con la punta verso l’alto.
    Il Triangolo con la punta verso l’alto rappresenta il Divino, il Fuoco e il Maschile.
    Sinonimi di divino sono soprannaturale, trascendente, ultraterreno. Non bisogna pensare per forza a un Dio in senso classico.

    Questa definizione è tratta dalla Storia dell’Arte.

  • Frank Zappa: il bambino che sognava di fare il chimico

    Frank Zappa: il bambino che sognava di fare il chimico

    Frank Zappa sognava di fare il chimico da bambino

    Quando Frank Zappa era un ragazzino voleva fare il chimico. Non poteva permettersi un set di chimica, ma disse con un luccichio negli occhi: “Potrei sempre ottenere i materiali di cui ho bisogno”.
    Viene da chiedersi se Frank Zappa possa aver, in un certo senso, realizzato il suo sogno d’infanzia. Non solo riesce a produrre bombe liriche mescolando elementi diversi da fonti improbabili, ma va anche oltre lo sterile laboratorio bianco di un tecnico fino al mondo sotterraneo di velluto viola di un mago alchemico, dove la materia primordiale nera viene trasformata in oro puro.
    (Berkeley Barb, 26 dicembre 1975) 

    Frank Zappa era appassionato di chimica. La sua vocazione scientifica lasciò il segno nella biologia (batterio P. Zappae), nelle scienze marine (pesce Zappa confluentus e la medusa Phialella Zappai), in aracnologia (il ragno Pachygnatha Zappa) e in astronomia (l’asteroide 3834 Zappafrank).

    Alcuni scienziati hanno associato il particolare comportamento di un batterio all’imprevedibilità di Zappa. Per altri, il punto nero su un ragno ricorda i suoi baffi.

    Frank si interessava a diversi argomenti, tra cui la fisica, e menzionava quark, elettroni, neutrini e il bosone di Higgs.

  • Frank Zappa e lo Zen

    Frank Zappa e lo Zen

    Frank Zappa e lo Zen

    “Ero interessato allo Zen da molto tempo. E’ ciò che fortunatamente mi ha allontanato dall’essere cattolico. Ma è mia osservazione che le religioni orientali sono meravigliose se vivi ovunque tranne che negli Stati Uniti. Il meglio che possono fare per te qui è darti una certa sensazione di calma, se riesci a praticare la meditazione e l’astinenza da solo, lontano da tutto ciò che sta accadendo. Il vero obiettivo della religione orientale, con l’esperienza mistica e tutto il resto, quegli obiettivi sono difficili se non impossibili da raggiungere in una società industriale. Penso che la maggior parte delle persone che affermano di aver fatto satori da qualche parte negli Stati Uniti oggi ti prenda in giro. Le persone tendono a identificarlo con una sorta di intelletto onnisciente. Cosa che non accade”.
    (East Village Other, 1-15 febbraio 1967)

    Zappa affermò il suo interesse per lo Zen a 18 anni, il 16 aprile 1959, nella lettera che inviò all’editore Grover Haynes insieme alla sua poesia “beat” dattiloscritta di quattro pagine intitolata “LA Night Piece” che firmò con lo pseudonimo di Vincent Beldon.

    11 giugno 1970 “200 Motels”, Frank Zappa con Zubin Mehta
    Frank nella posizione del loto (yoga)

    Il buddismo non assilla con divieti e peccati, rende apparentemente ogni uomo libero di compiere qualsiasi azione senza che questa assuma la connotazione di bene o di male.
    Questa caratteristica del buddismo potrebbe aver attirato l’attenzione di Frank. Probabilmente, a Frank interessava l’aspetto meno ‘romantico’ del buddismo, oltre allo studio e alla sperimentazione dei meridiani energetici, della circolazione energetica, dei chakra per un suo interesse personale. Nessuna devozione per nessuna religione o filosofia tranne la Musica.

  • Frank Zappa & Sinclair Lewis: “non può succedere qui”

    Frank Zappa & Sinclair Lewis: “non può succedere qui”

    Frank Zappa e Sinclair Lewis

    “La politica è il ramo dell’industria dell’intrattenimento” (Frank Zappa)
    “Certamente non c’era niente di esilarante nelle parole dei suoi discorsi, né niente di convincente nella sua filosofia. Le sue piattaforme politiche erano solo le ali di un mulino a vento”. (Sinclair Lewis, “It Can’t Happen Here”)
    Il brano di Frank Zappa “It Can ‘t Happen Here” tratta della crescente minaccia del fascismo ed è stato un chiaro appello a tutti gli americani.
    In merito a questo brano, Loren B. Thompson ha scritto: “Come l’omonimo romanzo satirico di Sinclair Lewis del 1935, la canzone di Zappa ha rappresentato un avvertimento. Non importa quanto possiamo pensare di essere al sicuro, non siamo immuni dagli shock che colpiscono le persone in altri luoghi”.
    “It Can’t Happen Here” di Zappa non è caduta dal cielo. Evidentemente, era un riferimento diretto al libro di Sinclair Lewis It Can’t Happen Here.
    Nel 1935, durante l’ascesa del fascismo in Europa, il romanzo politico distopico It Can’t Happen Here: What Will Happen When America Has A Dictator, fu pubblicato da Doubleday, Doran and Company.
    Ambientato negli anni ’30, il romanzo narra di un politico americano, Berzelius “Buzz” Windrip, che diventa il primo vero dittatore d’America, promettendo un ritorno alla grandezza americana, e di Doremus Jessup, un editore di un giornale americano, che dedica il suo lavoro a denunciare il fascismo delle politiche di Windrip.
    Sebbene il romanzo It Can’t Happen Here sia stato adattato in un’opera teatrale e prodotto dal Federal Theater Project della WPA, non è mai diventato un film.
    Secondo una storia del 1936 nel Santa Cruz Sentinel di Santa Cruz, California, It Can’t Happen Here (con un cast composto da Lionel Barrymore, Walter Connolly, Virginia Bruce e Basil Rathbone) era pronto per la produzione, quando il capo della Metro-Goldwyn-Mayer, Louis B. Mayer, l’ha rinviato a tempo indeterminato citando, tra le altre cose, i costi. Il regime nazista in Germania era chiaramente soddisfatto della decisione di Mayer.
    In una storia su Tabletdel giugno 2013 intitolata “Hollywood’s Creepy Love Affair With Adolf Hitler, in Explosive New Detail”, David Mikics ha scritto: “Adolf Hitler amava i film americani. … A quanto pare, l’amore di Hitler per i film americani è stato ricambiato da Hollywood”.
    Il libro di Mikcis Ben Urwand The Collaboration: Hollywood’s Pact with Hitler sostiene che “alcuni capi degli studi di Hollywood, quasi tutti ebrei, si schierarono con Hitler quasi dal momento in cui prese il potere, e lo fecero con entusiasmo, non con riluttanza. Quello che volevano era l’accesso al pubblico tedesco. Ciò che Hitler voleva era la capacità di modellare il contenuto dei film di Hollywood e l’ha ottenuto”.
    “Negli anni ’30, Georg Gyssling, console di Hitler a Los Angeles, fu invitato a visionare in anteprima i film prima che uscissero in sala. Se Gyssling si opponeva a qualsiasi parte di un film (e lo faceva spesso), le scene offensive venivano tagliate. Di conseguenza, i nazisti avevano il potere di veto totale sul contenuto dei film di Hollywood.
    Nel 1986, ospite di Crossfire della CNN, Frank Zappa avvertì che l’amministrazione Reagan stava “spostando l’America verso una teocrazia fascista”. L’editorialista conservatore e co-conduttore Robert Novak non riusciva a credere alle sue orecchie, mentre l’esperto di destra John Lofton era fuori di sé dall’incredulità.

    (Dailykos, 17 agosto 2023)

  • Frank Zappa, 1959: foto misteriosa

    Frank Zappa, 1959: foto misteriosa

    Frank Zappa 1959 foto misteriosa

    La famiglia Zappa era tornata a Claremont nel 1959. Frank stava visitando il suo vecchio mentore, George Denes, nella stanza dell’Orchestra il giorno in cui è stata scattata questa foto dell’annuario? Un “F. Zappa” è raffigurato per terzo da destra, in piedi nell’ultima fila, con lo sguardo basso sul pavimento, accanto a Terry Hodges e al futuro road manager di Frank, Dick Barber.

    Dal suo atteggiamento, Frank sembra non voler farsi notare distanziandosi dal gruppo. Tutti gli altri guardano in alto verso la telecamera, mentre lui guarda in basso. E’ noto che Frank visitasse il campus..
    ( El Spiritu 1959) Fonte: donlope.net

    1959. Lo stesso anno in cui Frank Zappa inviò una poesia ‘beat’ di 4 pagine dattiloscritta all’editore Grover Haynes (16 aprile 1959). Inviò all’editore alcune sue informazioni: “anticlericale, antinazionalista, anarchico, edonista, diversamente normale, penso che la vita sia una grande esplosione, approfondisco Pierre Boullez e Muddy Waters, la filosofia orientale, Modigliani, Ferlinghetti e il caffè denso”. Firmò la sua poesia con lo pseudonimo Vincent Beldon.

  • Steve Vai & FZ: “imparare canzoni nel sonno mi ha sconvolto…”

    Steve Vai & FZ: “imparare canzoni nel sonno mi ha sconvolto…”

    Steve Vai ha imparato canzoni di FZ nel sonno

    Steve Vai ha dovuto imparare canzoni nel sonno a causa del programma estenuante di Frank Zappa: “È stato un ottimo allenamento, ma mi ha sconvolto psicologicamente”
    Ha spiegato una tecnica che ha sviluppato per imparare nuove parti di chitarra nel sonno in modo da poterle avere pronte in qualsiasi momento.

    Fonte

    https://www.ultimate-guitar.com/news/general_music_news/steve_vai_had_to_learn_songs_in_his_sleep_because_of_frank_zappas_grueling_schedule_it_was_great_training_but_it_beat_me_up_psychologically.html?fbclid=IwY2xjawIhV1dleHRuA2FlbQIxMAABHVYQ_03q1LxmChaj32k5xLxHrid5TXz8_cC7878afT_YzM4FE-FaxBdD4w_aem_ea_Y7j3HH16wJtZEsD2wEg

  • Frank Zappa: “Ho visto un UFO, una volta…”

    Frank Zappa: “Ho visto un UFO, una volta…”

    Frank Zappa e gli UFO

    “Ho visto un UFO, una volta…

    Se mai riuscissimo a collegarci con un’intelligenza superiore da qualche parte, probabilmente farebbe un favore al resto dell’universo cancellando ogni forma di vita umana su questo pianeta il più velocemente possibile. Prima di diventare così abili da poter diffondere le cose cattive che facciamo in altri ambienti… Spenderemmo un sacco di soldi. Andremo là fuori. Prenderemo l’intelligenza superiore e penseremo che ci aiuterà. E lo farà semplicemente facendoci saltare in aria”,

    (Frank Zappa)