Di Frank è stato detto: “Ha l’abitudine di spingere tutti oltre i limiti di ciò che sono in grado di fare, quindi devi crescere se vuoi restare nel gruppo“.
Qualcun altro ha ammesso: “A parte le prove, Frank è una persona meravigliosa. Ha le qualità uniche di un leader ma è in grado di rimanere umile … è molto strano“.
Si può definire Frank Zappa un artista anarchico, o quantomeno si può definire anarchica la sua musica? Iconoclasta, libero pensatore, antimilitarista, antirazzista, ipercritico nei confronti dell’Amerika dei Nixon e dei Reagan, acerrimo nemico dell’ordine costituito, della sessuofobia imperante nel suo Paese, del falso perbenismo e anche della diffusione e dell’uso di ogni tipo di droga, considerata uno dei tanti mezzi di controllo sociale: Zappa era tutto questo, e molto altro. E la sua musica? La sua musica ha molto a che fare con l’anarchia a patto di abbandonare l’assurdo luogo comune linguistico (e per molti non solo linguistico) che associa l’anarchia al caos. La musica di Zappa, come l’anarchia, è l’esatto contrario del caos, è l’ordine supremo delle cose. Supremo perché non vuole e non riconosce l’autorità di un pre-ordine, di un’istituzione che detti e imponga regole per il perfetto funzionamento del meccanismo, sociale o musicale che sia. La musica di Zappa è anarchica perché è un puzzle in cui ogni tassello/nota sembra sapere autonomamente dove andare con estrema precisione a collocarsi, come se esercitasse il diritto di avere uno spazio tutto suo, nel rispetto irrinunciabile dello spazio destinato a tutto ciò che ha intorno.
(tratto dall’articolo “Il mio Zappa dalla Z alla A” di Giuseppe Ciarallo, A rivista anarchica n. 401, ottobre 2015)
Steve Vai ricorda come Frank Zappa lo introdusse alla tecnica del tapping, prima che Eddie Van Halen arrivasse con un’epica trasmutazione della chitarra.
Parlando delle origini contestate del tapping, Steve Vai ha dichiarato di aver sentito per la prima volta provare questa tecnica su disco con Inca Roads di Zappa.
“Usava questo plettro e gli sarebbe piaciuto picchiettare sul collo con il plettro. Quello era uno dei miei assoli preferiti. E ‘stato un assolo grande, lungo, bellissimo e coinvolgente, registrato dal vivo a Helsinki. Quando ho sentito il tapping, ho detto ‘Va bene’ e ho iniziato a farlo, ma non era raffinato ed era più basato sulla novità”.
All’età di 18 anni, a Vai è stato chiesto di fare un’audizione per Zappa. Ci vollero due anni ed un susseguirsi di audizioni programmate per convincere Frank che Vai era pronto per il materiale e per la strada.
“E’ stata dura – ricorda Vai – Frank era un duro. Ho dovuto fare un sacco di mini-audizioni. Penso che la preoccupazione di Frank fosse portare un ragazzo di 20 anni in tournée. ‘Sarà in grado di esibirsi? Sarà in grado di imparare tutta questa musica e suonarla correttamente?’ Sono stato sottoposto a molte piccole audizioni diverse. Ricordo che c’era un passaggio davvero difficile in una canzone chiamata Wild Love, un pezzo composto da poliritmie. Ho dovuto suonarglielo al telefono”.
“Doveva anche vedere se sapevo come gestire il mio suono. Altre prove includevano l’apprendimento del primo movimento di Sinister Footwear e la trascrizione degli assoli di Zappa. Gli assoli di Frank duravano dai 5 ai 10 minuti… mi sono davvero divertito ad eseguire tutte queste cose impossibili”.
“Suonare con Zappa non era solo una questione di virtuosismo. Mi ha insegnato ad apprezzare le sfumature e ad essere in grado di prendere una direzione. Frank ha costruito la musica con ogni mezzo necessario. Entrava con del materiale scritto e diceva ‘Suona questo!’ oppure prendeva la chitarra e suonava in modo criptico qualcosa… Usava qualsiasi mezzo necessario solo per arrivare al punto e dovevi solo essere pronto”.
Secondo te, qual è la base primigenia della musica di Zappa?
La musica commerciale, la tv, la pubblicità. Lui ha mixato la muzak, la “musicaccia”, con Edgar Varèse, con una impostazione moderna, classica.
Mi avevi anche detto che la sua base era il rock’n’roll…
Certo! La base popolare, il blues. C’è un pezzo famoso, autobiografico Merely A Blues In A, che dice: quando sei perso e non sai che fare, suona un classico blues in Do. Lui l’ha recuperato dopo, ascoltando la musica. Se tu ascolti le prime cose, quando suonava al liceo con Captain Beefheart, era tutta muzak e generi degli spot commerciali, messi in forma classica. La sua grandezza era… i testi di denuncia, ironia e folklore, che vengono dal folk. Non a caso. quando Bob Dylan gli chiese di produrre un suo disco, lui mi disse: “No, no… sai che palle?”.
Mi racconti questa storia?
È una storia divertente. All’epoca avevano da poco ucciso John Lennon e la polizia era abbastanza in allarme negli USA. Gail diceva che aveva visto lo stesso tizio che gironzolava due o tre volte fuori dal cancello a Laurel Canyon e chiamò la polizia, che le disse di stare molto attenta. Allora lei diede a Frank una mazza da baseball, visto che dal cancello si arrivava subito al basement dove c’era lo studio e dove lavorava lui. E dunque Frank, che stava sempre lì, teoricamente poteva essere aggredito da chiunque avesse scavalcato il cancello. Frank aveva questa mazza da baseball e aveva Daggy, una grossa cagna che dovevi sapere che c’era perché era talmente buona, silenziosa e pigra ed era sempre ai piedi di Frank che stava seduto per ore al mixer con quella mazza da baseball accanto. Poi Frank non era proprio un tipo atletico, non aveva manualità però aveva la mazza da baseball… non si sa mai… io lo vedevo perché stavo lì con lui che stava editando un video, forse Uncle Meat, editava spezzoni da concerti, era bravissimo a fare queste cose. Squilla il telefono, lui risponde e mette giù e gli chiedo chi fosse e lui: “Un tizio che diceva di essere Bob Dylan…”. Il telefono squilla di nuovo, Frank risponde e mi guarda: “È davvero Bob Dylan!”. Finisce la telefonata e mi dice: “Viene qui perché vuole che gli produco un disco”. Io dico: “Bob Dylan?”, e lui: “Sì, sì, ma a me non va per niente”. Gail poi mi raccontò che Bob Dylan aveva già provato a chiamare a casa sette o otto volte e ogni volta diceva: “Buongiorno, sono Bob Dylan” e Gail tutta in paranoia per via del tizio che aveva visto bazzicare fuori dalla casa, gli riattaccava il telefono in faccia. A un certo punto Dylan disse: “Per favore non riattaccate!”. Comunque, riescono a darsi un appuntamento. Suona il campanello di casa, Frank, come gli avevano suggerito i poliziotti, si arma di mazza da baseball, io lo seguo e il cane Daggy comincia ad abbaiare come un matto e tutti insieme scendiamo per le scalette che portavano al cancello e dietro c’era, piccoletto, Bob Dylan che faceva fatica a entrare, guardava il cane che abbaiava e ringhiava.
Tu eri presente, giusto?
Sì, io ho assistito zitto zitto e dicevo tra me e me, “Madonna! Frank Zappa e Bob Dylan!”. Insomma, Dylan gli propose di produrre il suo nuovo album, doveva andare in sala di registrazione e cercava di fare una cosa diversa. “Apprezzo molto la tua musica e mi farebbe piacere che lo facessi tu”, e Frank per dirgli di no dice: “Io lo faccio a una condizione: io scrivo le parole e tu la musica”. Evidentemente non gli andava di farlo. Io rimasi a bocca aperta e pensavo, “Oddio Frank, ma che, sei matto?”. Continuarono la discussione, Bob Dylan gli dice: “Be’, interessante, vediamo, potrebbe essere un’idea però io le canzoni le ho già scritte…”, insomma capisce che era un no da parte di Frank e se ne va via così.
E perché, secondo te, FZ gli disse di no?
Io gli dissi proprio: “Frank! sei matto?”, e lui: “Ma quello è un ‘born again’, comincia a fare Gesù, Gesù di qua e Gesù di là”, e infatti l’album che doveva fare Frank è quello che poi ha prodotto Mark Knopfler, tutto basato sulla religione. Dylan si era convertito al cattolicesimo e aveva tutte le canzoni così. Parliamo di INFIDELS, un album famosissimo.
(tratto dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Frank aveva una visione globale della sua produzione, il disco usciva fuori da solo. Lui prendeva le registrazioni dei tour anche degli anni precedenti, le montava, mischiava lo stesso brano suonato in due o tre tour diversi, prendeva la batteria di Terry Bozzio, il basso di qualcun altro, la chitarra… e faceva i missaggi. Non eri in grado di comprendere cosa stesse facendo, a meno che non riconoscessi il ritmo della canzone. Lui mischiava tutto. E non sapevi mai dove andava a finire. Quando registrava con la band, poi, non sapevi dove finiva. ‘Tengo una minchia tanta’ è finita sul remake di un disco che aveva fatto. Era tutto nella sua mente. Lui suonava e registrava, continuamente. Chiamava il tecnico, andava allo studio e si metteva a suonare un assolo. Però poi quell’assolo tu non sapevi dove andava a metterlo, su quale brano. Era totalmente assorbito dalla sua musica. In albergo l’unica cosa che aveva, a parte qualche groupie che ogni tanto gli capitava, era un gigantesco spartito sul quale lui, in qualsiasi momento, scriveva. Frank trasformava qualsiasi rumore in note. Durante le tournée ci divertivamo con Smothers [la guardia del corpo di FZ, ndr] perché nelle conferenze stampa dopo un po’ si annoiava, noi lo capivamo perché quando si annoiava cominciava a battere il piede destro, stava con le gambe accavallate. Ma il piede destro non gli ballava a caso, lo faceva suonare e andava al ritmo musicale delle domande che gli facevano. Quando vedevamo questo, dicevamo “È finita… ora troverà il modo di staccare”. Ma quella cosa che lui suonava poi se la ricordava, hai capito la genialità di Frank quale era? Praticamente, lui prendeva dall’ambiente un ritmo musicale, delle note, che poi puntualmente diventavano una canzone.
(dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Tante volte ho visto Frank fare una smorfia mentre suonava la chitarra e non capivo con chi ce l’avesse. Poi alla fine diceva: “Tu in quel brano hai sbagliato questo…!”. E tutto questo era avvenuto mentre Frank faceva per esempio un assolo. Con un orecchio sentiva il suo assolo e con l’altro ascoltava il batterista e il bassista se sbagliavano i tempi. Il percussionista Ed Mann, che aveva una serie gigantesca di tamburi e percussioni che sembrava una cattedrale, suonava sempre guardando Frank, aveva il terrore di sbagliare”.
(tratto dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Quando lo incontrai a Capri per la presentazione del tour del 1982, mi raccontò che sull’elicottero che da Napoli lo portò a Capri ebbe come uno strano svenimento. Ridemmo del fatto che il dottore chiamato all’hotel Quisisana lo visitò e poi gli disse: “Take an Aspirine and go to bed”. Divenne il nostro tormentone per commentare ogni cosa che non ci sembrava giusta. Purtroppo era il primo segnale della malattia. Successe la stessa cosa anche a mio padre, che persi nel 1985. L’anno dopo persi anche mia madre e quando Frank mi chiamò per consolarmi accennò che anche lui aveva iniziato ad avere dei “fastidi”, ma non ci feci molto caso. Un po’ di tempo dopo mi disse che un dottore gli propose di “cut your dick” o almeno provare una terapia sperimentale meno invasiva. Lui ovviamente scelse quella… sbagliando. Alla fine della cura sperimentale decise per l’operazione alla prostata, ma ormai era troppo tardi, perché il tumore aveva attaccato la spina dorsale. Lo andai a trovare nel 1991: era a casa che scriveva musica, mixava brani e fumava, imperterrito, le sue 60 Winston al giorno. Ricordo che buttando un pacchetto vuoto chiese a Gail di portargliene uno nuovo e lei glielo tirò addosso con rabbia dal corridoio. Gail piangeva tutto il giorno in cucina, dove c’erano cassette piene di arance da tutte le parti: era la disperata dieta che le aveva suggerito il dottore. Frank non era allegro ma rideva, commentava la tv e con i suoi silenzi mi faceva capire che era consapevole di essere agli sgoccioli. Una pena terribile”.
(estratto dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Il genio di Frank non è solo nella composizione, nel sarcasmo, nell’orecchio perfetto. Il genio di Frank stava anche nella sua incredibile capacità di coinvolgere profondamente chi aveva intorno. Sto ancora aspettando qualcuno che riesca a suonare bene la musica di Frank anche senza Frank. Persino i suoi musicisti di sempre, quelli che hanno suonato per vent’anni con lui, quando, dopo la sua morte, sono andati in tour a suonare brani che avevano suonato per decenni NON SI POTEVANO SENTIRE. Come mai? Perché, come ti ho già detto, Frank era un artista puro, un tutt’uno con la sua musica”.
(estratto dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Frank prima rinchiudersi tre giorni nel Twickenham Film Studio di proprietà degli Who, per registrare quello che sarebbe diventato LSO Zappa Vol. 1, dovette affittare anche la Barbican Hall, metterci tutta l’orchestra per fare il concerto. Io assistetti a tutte le prove, dove Zappa ogni 5 minuti interrompeva Kent Nagano, il direttore, per fargli notare gli errori che ogni singolo elemento dell’orchestra faceva. Poi, nell’intervallo, tutta la sezione fiati decise di fare un salto al pub che sta di fronte al teatro…Tornarono tutti alticci, un disastro. Frank era sconvolto, io cercavo di sdrammatizzare facendolo ridere con le mie battute sull’alcolismo inglese. Comunque la sera del concerto, quando Nagano invitò Frank a dirigere l’orchestra per il bis, Strictly Genteel, io mi nascosi ai piedi degli orchestrali e riuscii a fotografare Frank con le lacrime agli occhi quando dirigeva l’apertura armonica di quella splendida melodia. In quel momento ho visto la realizzazione di un musicista che, nonostante gli errori e i problemi, sentiva la sua composizione eseguita da un’orchestra sinfonica. È stato un momento molto, molto emozionante”.
(estratto dall’intervista a Massimo Bassoli di Salvo Cuccia, Ciao 2001 marzo/aprile 2025)
“Le cose belle accadono quando vai oltre l’amore” disse Frank Zappa. La sua unione con la moglie Gail sembra confermare questo suo pensiero.
Frank Zappa ha definito sua moglie Gail “un’affascinante piccola volpe”. “Ci ho messo un paio di minuti per innamorarmi di lei (non scherzo)” (autobiografia, The Real Frank Zappa Book).
Si sposarono con una “cerimonia civile ridicola” nel 1967: Gail era incinta di nove mesi e non aveva una fede nuziale.
In realtà, non aveva una fede nuziale neanche quando Frank scrisse il libro pubblicato nel 1989.
“Mi sono innamorata di una delle persone più sporche che io abbia mai conosciuto” dichiarò Gail Sloatman, moglie di Frank Zappa. All’epoca, Frank non dava molta importanza all’igiene personale, apparendo spesso trascurato.
“Frank aveva un’energia nervosa, potevi sentirla quasi risuonare – ricorda Gail Zappa al telefono da Los Angeles – Quando lo incontrai la prima volta, aveva un aspetto molto strano: t-shirt stropicciata e pantaloni da smoking tenuti su da bretelle. Era così magro che ce ne potevano stare due nei pantaloni. E scarpe enormi, molto appuntite. La stranezza era amplificata dal modo in cui si muoveva: un ritmo tutto suo come un burattino appeso ai fili. Lavorava tutta la notte, io ero distrutta. Non ero fatta per vivere come un vampiro!”. (Classic Rock, luglio 2015)
Zappa si sveglia LENTAMENTE la mattina, si rade e poi fa una serenata alla piccola Moon Unit mentre Gail sgranocchia un’arancia e l’orecchio di Moon…
Gail ha incontrato il frontman dei Doors Jim Morrison all’asilo: i rispettivi padri erano entrambi ufficiali navali di alto rango.
Frank raccontò la vicenda in cui Gail colpì Morrison in testa con un martello.
Gail – che aveva vissuto i suoi anni formativi a Londra, nello stesso ambiente dei Beatles e dei Rolling Stones – era stata per qualche tempo una groupie.
“Una groupie eccellente – disse Frank in un’intervista – Non me ne fregava niente se era andata a letto con altri musicisti”.
In realtà, secondo Pauline Butcher, lui aveva idee assai più tradizionali sul matrimonio: “Se Gail avesse avuto anche altri uomini, la loro unione non sarebbe durata. Lui ebbe diverse storie, ma non ci fu mai nessuna possibilità che lasciasse Gail e la sua famiglia”. (Classic Rock, luglio 2015)
Come hai conosciuto tua moglie?
“Era una groupie”.
Era ad un concerto?
“Non era ad un concerto. Era una segretaria al Whisky A Go-Go ed è stata portata alla mia attenzione da un’altra ragazza, anche lei segretaria al Whisky A Go-Go, che all’epoca era la mia governante”.
E l’hai incontrata nel backstage?
“No, in realtà l’ho incontrata all’aeroporto, quando sono tornato a casa dal mio primo tour. In precedenza, l’avevo vista una sola volta; era a una festa a casa ma non le avevo parlato”.
È stato amore istantaneo?
“Beh, non lo so. Ma finora siamo riusciti a durare per 12 anni, stiamo andando bene”.
Ha i tuoi stessi gusti musicali?
Sì.
Socialmente, è introversa come te?
“No, è più socievole. Ha contatti con il mondo esterno: di solito, io lavoro in cantina, mentre lei è nella parte alta della casa, I vicini vengono a trovarla, non vengono a trovare me. Rimango solo laggiù e va bene così”.
Lei è una figura importante della tua vita.
“Sì, certo, è mia moglie. Il mio migliore amico”.
Litigate?
“Abbiamo avuto un paio di litigi, ma non ricordo quando è stato l’ultimo. Sono passati anni”.
(RAM, 4 aprile 1980)
Forse, una sorta di Santo Graal per i collezionisti sono i 45 giri registrati da te e Kim Fowley nel 1966…
La mia carriera discografica! (Gail ride) Mio padre suonava l’armonica blues e ha imparato da solo la chitarra, il banjo e il pianoforte. Eppure io non suono nessuno strumento, anche se ora mi chiedo se prendere lezioni di chitarra. Tuttavia, quando ho lasciato la scuola – nel Surrey – nel 1962, sono stata coinvolta in quella che posso descrivere come un’esperienza evolutiva – quel cambiamento di coscienza tra l’inizio e la metà degli anni ’60.
Come esempio del tipo di cose che stavano accadendo intorno a me, ricordo di essere stata colpita da una fotografia di Lenny Bruce in un piccolo articolo di giornale su come, dopo la sua apparizione all’Establishment Club di Londra, gli era stato rifiutato il rientro nel paese per oscenità – il che era ironico data la libertà di parola di cui teoricamente godi in Gran Bretagna e che non avevamo negli Stati Uniti.
All’epoca non l’avevo capito, ma questo si è rivelato un indizio, quasi, per il mio futuro immediato. Quando la mia famiglia si trasferì a New York nel 1965, ero alla periferia dell’industria musicale britannica. In effetti, sono andata a una festa organizzata per i Rolling Stones quando sono tornati dal loro primo tour negli Stati Uniti e ho frequentato brevemente Chris Stamp, il co-fondatore di Track Records.
Dopo che un mio amico, che aveva lavorato per Track, e io siamo andati a Los Angeles in autostop, ero praticamente pronta a tutto. Qualcuno mi ha detto che A&M voleva avviare una filiale R&B e stava cercando cantautori. Quindi, anche se non stavo attivamente cercando una carriera del genere, sono andata nei loro uffici e ho brandito un fascio di carta contenente alcuni dei testi e delle poesie che ho sempre scritto. Poi sono stata invitata in una stanza con un pianoforte verticale e un ragazzo chiamato Chester Pipkin, che era stato in vari gruppi di quel tipo negli anni ’50. Frank conosceva la sua produzione.
Chester e io provavamo presunte canzoni R&B in questa minuscola stanza. Ne abbiamo fatte diverse, forse quattro sono state registrate, ma non ho copie. In realtà ero presente in una baracca di uno studio nella Valley quando un gruppo chiamato Wooden Nickel ha fatto una delle nostre composizioni. Ho anche lavorato al Brill Building di New York per un po’, ma allora ero così ingenua. Non avevo idea del lato commerciale e non pensavo molto a fare soldi seri come cantautrice. Ero più impegnata a trovare lavoro come segretaria o cose del genere per pagare l’affitto.
Poi, un giorno, mentre camminavo lungo Sunset Boulevard Kim Fowley mi si è avvicinato e mi ha chiesto se volevo fare un disco … Aveva sempre desiderato gestire un gruppo rock di sole ragazze, quello che poi è successo con The Runaways.
(Gail Zappa, Record Collector, maggio 2009)
Qualche anno fa dicesti che Frank, così avanti rispetto ai suoi tempi, definì nuovi standard. Vedi qualche altro compositore, attualmente, assimilabile a lui?
“Frank aveva un forte interesse per la tecnologia applicata alla musica, guardava con grande attenzione alle innovazioni che gli permettevano di esprimersi sempre al meglio. I grandi compositori contemporanei come, ad esempio, John Cage, hanno saputo spingersi in avanti e settare a loro volta nuovi standard. Esistono comunità – scientifiche, artistiche, ecc. – che al loro interno condividono linguaggi e conoscenza. La differenza, per quanto riguarda Frank, era che lui non era parte di nessuna comunità, ha fatto da solo il proprio percorso e il suo amore profondo per la musica lo ha portato a percorrere una strada che comprendeva anche la sperimentazione”.
Saresti in grado di descrivere Frank con una sola parola?
“Presente”.
(Gail Zappa, Jam, settembre 2005)
“Frank aveva uno charme magnetico notevole”. (Gail Zappa)
Gail ci dà un’immagine fuori dagli schemi di Frank come genitore. Permetteva ai ragazzi di imprecare ma non potevano essere maliziosi.
“Frank credeva che non esistessero parole cattive, solo intenzioni cattive”.
(Gail Zappa, Classic Rock, luglio 2015)
“Per Frank, ogni album era solo una parte della stessa composizione: tutto faceva parte di un unico, grande pezzo musicale. Ma i tre ‘pezzi’, in particolare, che considerava i suoi capolavori assoluti erano Lumpy Gravy, We’re Only In It For The Money e Civilization Phase III” ha raccontato Gail Zappa.
“I testi di Frank erano solo proposte, ti incoraggiava a pensare… Dietro questo umorismo devastante c’era un discorso molto serio. Con l’umorismo evocava argomenti seri. Frank ha lavorato in questo modo… “.
(Gail Zappa, Rolling Stone, ottobre 2012)
Cosa motiva le decisioni per rilasci particolari? Ad esempio, perché Lumpy Money e perché adesso?
In parte perché stavamo cercando di avvicinarci il più possibile al quarantesimo anniversario. Lumpy Gravy è il mio disco preferito di Frank. Rappresentava la punta dell’iceberg di ciò che Frank era capace di fare come compositore. È stato sia il culmine di tutti i tipi di musica a lui collegati sia la musica che ha varcato un’altra porta. Immagina di dire una parola – qualsiasi parola – più e più volte finché non ha più significato – o acquisisce un altro tipo di significato.
Ho capito che Vaultternative era semplicemente uno sbocco per le numerose registrazioni di Frank durante i concerti.
È più di questo. Si estende alle cose che Frank ha messo insieme, che ci ha lasciato con poche idee di cosa volesse farci. Il mio primo obbligo è preservare l’opera originale di Frank così come la troviamo, anche se so che probabilmente l’avrebbe smontata e ci avrebbe fatto qualcosa di completamente diverso. Io e Joe Travers non stiamo cercando di fare dischi di Frank Zappa, ma stiamo cercando di fare dischi che rivelino Frank Zappa.
Frank preferiva registrare le sue opere orchestrali su un Synclavier?
È un po’ un mito. Non era la sua preferenza. Quando il Synclavier è uscito per la prima volta, è stato un mezzo conveniente per ascoltare ciò che aveva in mente, lo strumento definitivo per il compositore prima di consegnarlo a un’orchestra. Non doveva ascoltare i musicisti lamentarsi, ma solo l’idea originale per un dato pezzo. Il Synclavier finì per essere qualcosa che avresti programmato per suonare dal vivo dietro qualcuno come Michael Jackson.
Foto di Herman Selleslags
Risparmiavamo soldi per assumere orchestre. Non sono venuti a bussare alla porta per il lavoro di Frank. Ci sono molte prove nelle sue interviste che stava spendendo tutti questi soldi semplicemente perché come compositore voleva sentire come suonava.
Frank in realtà non proveniva da un background rock ‘n’ roll. Quello era proprio il tipo di musica che era più facilmente disponibile per lui quando ha iniziato. Frank aveva un’idea molto chiara di ciò che voleva fare, ed è capitato che fosse classificato come rock ‘n’ roll.
Frank parlava spesso di candidarsi alla presidenza. Lo avrebbe fatto?
Decisamente. Questa era la sua intenzione dal giorno in cui l’ho incontrato.
(Gail Zappa, Record Collector, maggio 2009)
“Sono il capofamiglia, ci puoi scommettere (ride). Se Gail dice ai bambini di fare qualcosa, potrebbero non obbedire e lei, probabilmente, urlerà. Se io dico ai bambini di fare qualcosa, lo faranno e non devo urlare. Non li sculaccio, non li prendo a calci e non li picchio, ma se fanno qualcosa di veramente stupido verranno puniti”.
I ragazzi ti chiamano Frank e chiamano tua moglie Gail.
“C’è chi mi chiama Frank e chi mi chiama papà. Siamo tutti buoni amici qui, conosciamo i nostri nomi (ride)”. (Frank Zappa, M.I., novembre 1979)
Da dove viene il titolo Barking Pumpkin?
“Gail fumava. Ha smesso. Fumava Marlboro e tossiva continuamente. L’ho sempre chiamata la mia zucca. Era una zucca che abbaiava”. (Best of Guitar Player, 1994)
A quanto ho capito, tu e Gail gestite tutto.
“In casa abbiamo tre uffici. Ne abbiamo uno al piano di sopra in camera da letto dove faccio tutte le note di copertina e lavoro di elaborazione testi. Gail ha un ufficio, poi c’è un altro ufficio subito dopo l’entrata dal cancello che usiamo per tutte le telefonate e la segreteria. Abbiamo un laboratorio, uno studio, una struttura di montaggio, tre caveau per nastri e film. Ci sono altri due edifici nella San Fernando Valley. Uno di questi è Joe’s Garage, la struttura per le prove. E poi c’è il nostro magazzino, da dove escono tutte le attrezzature, ecc. Gail gestisce tutto questo”. (FZ, Best of Guitar Player, 1994)
“A Frank non importava davvero di essere ricordato” ha detto Gail “ma ci tengo alla sua identità. Il mio motto è come quello del dipartimento di polizia di Los Angeles: proteggere e servire“.
(The Baltimore Sun, 17 settembre 2010)
“Sofa” era la canzone preferita di Gail Zappa.
Senza il contributo di Gail, la leggenda di Zappa non sarebbe stata esattamente la stessa.