“Essere amico di Frank era facile e difficile al tempo stesso… era troppo fuori dalle regole umane”.
“Sento la sua mancanza ogni volta che guardo il telegiornale o leggo un quotidiano; l’umanità non saprà mai quante battute ironiche ha perso dalla scomparsa di Frank Zappa. Ma per quelli che credono nel karma, come me, c’è la certezza che ci ritroveremo nella prossima esistenza”.
“Una delle cose fantastiche della sua opera musicale è la Conceptual Continuity. Una volta entrato nella musica di Frank, la dimensione temporale svanisce. I decenni tra un album e l’altro si percepiscono solo comparando le tecniche di registrazione. Tutta la musica di Frank è come il suono della sua chitarra: Bionic Funk”.
Zappa ha cambiato i suoi interpreti usandoli come strumenti di un’orchestra legata a triplo filo ai suoi umori, ma rendendoli immortali. E ricchi se è vero che chi ha saputo gestire il proprio talento, dopo di lui, ha fatto fortuna.
Zappa ha avuto i più grandi strumentisti al mondo, prima che al mondo fosse noto il loro talento. Non ha mai suonato due volte lo stesso assolo e altrettanto, quasi sempre, hanno fatto i suoi musicisti. Anche questa è una leggenda che vale per tanti altri, uno dei famosi “si dice”, ma che per Zappa è verità assoluta.
“Quando sono andato più a fondo nella musica di Zappa, ho sempre trovato grossi motivi di interesse. Mi piace molto, ad esempio, il suo atteggiamento ritmico. Usa moltissimi elementi jazzistici ma adattati ad un contesto sinfonico o rockettaro; per capirci meglio, li usa tutti in battere e non in levare, una caratteristica molto bizzarra. E poi un uso timbrico molto interessante, insieme alla grande scioltezza nel mettere insieme diversi generi”.
(Eugenio Colombo, jazzista – Mangiare Musica giugno 1994)
“Zappa esprime la musica del villaggio globale. Non è più musica strettamente americana o un genere ben definito. Frank suona musica sui generis che diventa di genere solo quando lui si diverte a farlo: è un qualcosa a sé stante, un non-genere. Non ci sono più limiti e non ci sono barriere. Questa è la lezione più grande che lui abbia dato perché, in qualche modo, coinvolgeva anche la musica colta, il jazz, quello che è stato e che sarà la musica rock commerciale, la musica delle radio, la muzak vera e propria, il kitsch, qualsiasi cosa. Tutto è buono se utilizzato nella maniera giusta”.
(Ernesto Assante, critico musicale, Mangiare Musica giugno 1994)
“Zappa è, in qualche modo, il Gershwin del rock alternativo, rappresenta la capacità di usare tutto nella stessa maniera. L’altra sua geniale intuizione fu quella di laicizzare il rock che, in quel momento, stava correndo grandi rischi di retorica, di mistica, nella stessa California dove operava lui. La California più altisonante, trionfalistica, che aspirava alla musica come tautologia globale dell’universo”.
“Mi piace definirlo come una sorta di anticorpo prodotto dal rock stesso nel suo momento di massima autocelebrazione. Zappa era questo, in senso totale, soprattutto attraverso gli strumenti della satira. La sua musica si è sempre espressa a un doppio livello, a volte compresente, a volte separato. Da una parte, affermazione, la proposta di strutture musicali innovative come, ad esempio, le composizioni di Grand Wazoo e Waka/Jawaka, dove c’è un valore di affermazione puro e semplice di nuove strutture musicali. Dall’altra, negazione con la satira, la derisione, la distruzione delle convenzioni”.
“Il suo rapporto con la psichedelia era molto ironico. Ha sempre detestato e combattuto l’uso delle droghe, un comportamento molto anomalo in quegli anni. Era un laico, predicava l’espansione della coscienza in un modo del tutto personale, dal punto di vista culturale, né mistico né psichedelico. Poi, dimostrò un gran carattere nel ridicolizzare da subito le pose delle rockstar. Metteva in scena la parodia di una certa prosopopea dello strumentista e del virtuosismo tecnico, un immediato controcanto alla retorica di quegli anni”.
(Gino Castaldo, critico musicale, Mangiare Musica giugno 1994)
Perché Zappa non ha mai creato una scuola di pensiero che proseguisse il suo cammino?
“Non è questo un problema soltanto di Zappa ma di tutti i grandi individualisti. Zappa ha sempre fatto una musica che era la diretta rappresentazione di se stesso e della sua personale visione del mondo, perciò può soltanto avere degli epigoni, non dei continuatori. Data invece la mole di opere che ci ha lasciato, gli studi zappiani continueranno ancora per decenni.
Qual è stato il ruolo della tecnologia nelle composizioni di Zappa?
“Zappa aveva imparato che la conoscenza degli aspetti matematici della musica non è niente di astrattamente neo-pitagorico, ma una sorta di fucina da cui si possono ottenere risultati profondi a patto di essere aggiornati sulle tecnologie esistenti e di avere la possibilità di sperimentare. Fu tra i primi ad utilizzare le tecnologie musicali elettroniche. Riguardo al Synclavier, la ditta che lo produceva accusò il musicista di sottoporre la ‘creatura’ a stress perché Frank pretendeva di usarlo in maniera impropria forzandone i circuiti per ottenere più di quanto il Synclavier potesse dare, pur essendo a tutt’oggi lo strumento digitale più complesso, almeno tra quelli che si producono in serie. Per usare un paradosso, ci si potrebbe chiedere quanto Zappa abbia influito sulle tecnologie, non viceversa. Come Ellington o Stockhausen, Zappa creava musica in base alle sonorità che aveva a disposizione, umane o tecnologiche che fossero. La ragione per cui molti suoi lavori recenti sono rimasti incompiuti sta nel fatto che lui ‘fabbricava’ i suoi suoni e così, ogni volta che riprendeva dalla memoria del Synclavier le composizioni in gestazione, non riusciva a portarle avanti perché il suo istinto gli suggeriva di modificarne radicalmente i timbri e ciò gli portava via moltissimo tempo”.
Frank Zappa, nato il 21 dicembre 1940 a Baltimora (Maryland) da Rosemarie Collimore e Francis Vincent Zappa, era il maggiore di 4 figli.
Negli anni ’40, il padre di Zappa lavorava presso l’impianto di guerra chimica Edgewood Arsenal dell’Aberdeen Proving Ground (Maryland). La loro casa era vicina all’arsenale, che immagazzinava gas mostarda, quindi tenevano in casa le maschere antigas in caso di incidente. Tutto questo ebbe un profondo effetto su Frank che fece numerosi riferimenti a germi, guerra batteriologica e industria della difesa in tutta la sua opera e nelle interviste.
Da bambino, era spesso malato: soffriva di asma, mal d’orecchi e problemi ai seni nasali. Un medico curò la sua sinusite inserendo una pallina di radio in ciascuna delle sue narici. A quei tempi, si sapeva poco sui potenziali pericoli anche di piccole quantità di radiazioni terapeutiche. Seppure nessuno studio abbia fornito prove ufficiali, è stato affermato che il trattamento nasale con radio ha connessioni causali con il cancro.
Zappa era convinto che le sue malattie infantili fossero collegate all’esposizione al gas mostarda rilasciato dall’impianto di Edgewood Arsenal.
Negli anni in cui visse a Baltimora, la salute di Frank Zappa peggiorò. Nel 1952, la famiglia si trasferì a Monterey (California), dove suo padre insegnava metallurgia alla Naval Postgraduate School. In seguito, si trasferirono a Claremont, poi a El Cajon e a San Diego.
Le foto d’infanzia di Frank pubblicate di seguito risalgono al periodo compreso tra gli anni ’40 e i primi anni ’50.
Siamo seduti sugli scalini del retropalco del Palazzo dello Sport di Roma. Fra poche ore Frank Zappa inizierà il concerto e ci sarà l’esplosione di note e colori.
Il suo volto è come una maschera magnifica e allucinante, un volto che ci è familiare: i capelli ricci e in disordine, i baffi rigonfi e all’ingiù, l’ombra di barba sotto il labbro. Il corpo asciutto e legnoso è quello di una marionetta che si muove a scatti, irregolare e ansiosa.
I sorrisi, le smorfie, i ghigni di Frank Zappa. La voce profonda, calda, posata, i pensieri, l’oltraggio, l’ironia di Frank Zappa, qui, accanto a me.
“Ci fu un’incredibile quiete appena Frank entrò nella stanza. Aveva un’aura di quelle che, se la potessi imbottigliare, ci faresti una fortuna. C’era qualcosa di lui, non solo l’aspetto. Appena entrò, la stanza cadde in silenzio. Era come essere in presenza di qualcuno di speciale”.
(Robert Davidson, fotografo della photo-session “FZ on the toilet”)
ZAPPA FIRST (rinominato FRANK ZAPPA FIRST il 17 gennaio 2025) è un gruppo pubblico presente su Facebook creato il 10 luglio 2017.
In poco tempo, questo gruppo nato e gestito con amore dall’amministratore Ron Dubas (grande conoscitore di Zappa) è diventato il gruppo numero uno a livello mondiale su FB.
Non lo considero solo un gruppo ma la CASA di Frank Zappa. E’ stato concepito per onorare il prolifico compositore, chitarrista e direttore d’orchestra, il genio di Baltimora.
Devo molto a FRANK ZAPPA FIRST. Mi ha stimolato quando ho conosciuto per caso la musica di Zappa tre anni fa.
Oggi considero quella di Zappa la mia musica assoluta. Mi sono tuffata nel suo oceano e non voglio riemergere… Questo gruppo me lo ricorda ogni giorno.
La grande partecipazione degli iscritti rende FRANK ZAPPA FIRST unico, inimitabile, speciale.
Tutto il materiale riguardante Zappa è ben accetto. Il gruppo è stracarico di notizie diffuse da coloro che Frank l’hanno vissuto realmente.